Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
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Data: | 31.01.2001 |
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La prima opera di Kant è del 1746 ed è intitolata: Pensieri sulla vera valutazione delle forze vive.
Kant già definisce la sua prima opera un trattato del metodo in quanto egli già si pone il problema di un procedere sicuro e dimostrativo da adottare nella metafisica. La “forza viva” è il nome con cui veniva chiamata nel ‘700 l’energia cinetica. Il tema principale dell’opera è il problema se la forza viva è uguale a MxV (massa per velocità), come aveva affermato Cartesio, oppure a MxV2 (massa per velocità al quadrato) , come aveva affermato Leibniz. Kant propende per la tesi di Leibniz, Nei Pensieri troviamo una originale idea che riguarda lo spazio; Kant ritiene che lo spazio risulti dall’ordine delle sostanze che lo compongono e che la tridimensionalità dello spazio sia un dato di fatto.
Nel 1754 Kant scrive Ricerca sulla questione della causa del mutamento della terra nel suo movimento intorno all’asse e Se la terra invecchia. In quest’ultimo Kant ipotizza l’esistenza di un “Weltgeist” (spirito della terra) che egli definisce come materia sottile, la quale usurandosi farà estinguere la terra.
Il capolavoro di questi anni è Storia universale della natura e teoria dei cieli in cui Kant avanza l’ipotesi di una nebulosa originaria dalla quale sarebbe nato il sistema planetario. L’opera è divisa in tre sezioni. Essa si distingue filosoficamente per la connessione tra meccanicismo, determinismo, e finalismo. Kant segue la lezione di Democrito, Epicuro e Lucrezio spiegando la struttura del mondo come materia in movimento. Dio non ha creato il mondo come lo conosciamo noi ma ha creato una sorta di materia indifferenziata dotata di nessi causali. Questi nessi, queste leggi progressivamente tendono a realizzare un fine, quello di dare un ordine al mondo. La differenza con Democrito, Epicuro e Lucrezio è che essi mettono a principio di tutto il caso e non le leggi deterministiche.
L’opera Principiorum primorum cognitionis mataphysicae nova delucidatio si divide in tre sezioni: la prima dedicata al principio di contraddizione, la seconda dedicata al principio di ragion determinante, la terza dedicata al principio di successione e di coesistenza. Nella prima sezione Kant afferma che non c’è un principio unico a fondamento di tutte le verità. Una proposizione o è negativa o è positiva; se è positiva non si possono ricavare conclusioni negative e viceversa. Per questo motivo un principio non basta ma ne occorrono due: 1) Quicquid est est (valido per le proposizioni affermative); 2) Quicquid non est non est (valido per le proposizioni negative) Questi due principi costituiscono quello che comunemente si chiama principio di identità, che per Kant è logicamente anteriore a quello di contraddizione perché costituito da termini più universali e semplici. Kant ritiene di dover riformulare il principio di contraddizione (E’ impossibile che una cosa sia e insieme non sia) in questi termini: Ciò di cui l’opposto è falso, è vero e ciò di cui l’opposto è vero, è falso. Riducendo il tutto ad una formulazione più sintetica: Ciò che non non è, è; ciò che non è, non è.
Una più ampia sezione è dedicata al principio di ragion determinante che egli deriva dal principio di ragion sufficiente di Leibniz. La ragione è ciò che determina un soggetto rispetto ad un predicato; cioè è ciò per cui ad un soggetto compete un certo predicato. La ragione è determinante quando pone il predicato come esclusione del predicato opposto. Kant giunge alla conclusione che “Nihil est verum sine ratione determinante”. La ragione determinante viene ad essere quella ragione in virtù della quale io spiego perché ad un soggetto compete un predicato e non il predicato opposto.