Pico della Mirandola

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

Voto:

2.5 (2)
Download:312
Data:06.12.2000
Numero di pagine:4
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
pico-mirandola_1.zip (Dimensione: 5.37 Kb)
trucheck.it_pico-della-mirandola.doc     25 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Pico della Mirandola

Uno dei massimi esponenti del Rinascimento e forse il principale teorico del tema di cui ci occupiamo, riguardante la dignità dell’uomo, è sicuramente Pico della Mirandola. Egli infatti nella sua Oratio de hominis dignitate (opera dal titolo emblematico) affronta soprattutto il tema della centralità dell’uomo nel mondo, della sua eccellenza e dignità, tenendo ovviamente conto dell’insegnamento ricevuto da Marsilio Ficino. Quindi già da questo primo breve accenno al suo capolavoro, si può facilmente desumere il motivo per il quale esso sia stato a buona ragione considerato per così dire il manifesto più compiuto degli ideali dell’Umanesimo quattrocentesco. Tale dottrina della dignitas umana, motivo centrale dell’orazione, è presentata da Pico come una derivazione della filosofia dell’Oriente ed in particolare è ripresa, come è evidente, dalla sentenza dell’Asclepio, opera attribuita ad Ermete Trismegisto, secondo cui: Magnum miraculum est homo.
Che Pico si sia rifatto a tale testo, si può facilmente capire senza possibilità di dubbio da una sua stessa dichiarazione:
“ Negli scritti degli Arabi ho letto, Padri
venerandi, che Abdalla saraceno, richiesto
di che gli apparisse sommamente mirabile
in questa scena del mondo, rispondesse che
nulla scorgeva di più splendido dell’uomo. -grandezza dell’uomo e sua
E con questo detto si accorda quello famo- esaltazione.
so di Ermete: “Grande miracolo, o Asclepio.
È l’uomo”. (Reale-Antiseri pg44 vol.II)
Secondo il nostro autore il motivo per il quale l’uomo debba ritenersi un grande miracolo è il seguente. Tutte le creature sono, in base al loro essere, ben determinate ad essere ciò che sono e non altro. L’uomo invece, unico fra le creature, non ha una sua natura particolare, ma costituita in modo tale da potere egli stesso plasmarsi e scolpirsi secondo la forma prescelta. È stato inoltre posto da Dio al centro del mondo, dove gode di un’assoluta libertà che gli consente di raggiungere la suprema perfezione divina ed anche di abbassarsi alla condizione dei bruti. Per questo l’uomo può essere un angelo, ma anche un essere bestiale e ciò significa che la natura umana è ambivalente (concetto questo che si rifà alla medietas hominis di Platone, secondo cui l’uomo è a metà tra l’umano ed il divino).
Quindi la grandezza, il miracolo dell’uomo sta proprio nell’essere artefice di se stesso (homo faber ipsius fortunae). Perché ciò risulti più chiaro può essere utile riportare il discorso posto da Pico in bocca a Dio e rivolto all’uomo:
“Non ti ho dato, o Adamo, né un posto determina-
to, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua
perché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative
che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto ed il
tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limita-
ta degli altri è contenuta entro le leggi da me prescrit-
te. Tu te la determinerai da nessuna barriera costretto, -affermazione del libero
secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà io ti consegnai. arbitrio
Ti posi nel mezzo del mondo perché di là meglio tu -centralità dell’uomo
scorgessi tutto ciò che è nel mondo. Non ti ho fatto nel mondo
né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché -potenzialità e libertà di
da te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi costruirsi da solo
e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai
degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai,
secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che
sono divine”. (Reale-Antiseri pg.44 vol.II)
Tentando inoltre di stabilire alcuni collegamenti con altri autori, si può ricorrere ad una celebre affermazione di Garin:
“ Giannozzo Manetti aveva parlato di -Giannozzo Manetti è un umanista
un uomo creatore del mondo dell’arte; che esalta l’eccellenza del corpo
Ficino di un orizzonte dei mondi. Per dell’uomo, concezione questa da
Pico la condizione umana è di non ave- cui deriva una rivalutazione del
re condizione, di essere veramente mondo terreno, entro cui si col-
un quis, non un quid, una causa, un loca anche la rivalutazione dei
atto libero. E l’uomo è tutto. Perché piaceri sensibili.
può essere tutto, animale, pianta, pietra;
ma anche angelo e “figlio di Dio”. E la
immagine e somiglianza di Dio è qui:
nell’essere causa, libertà, azione; nell’es-
sere risultato del proprio atto. (L’Umane-
simo italiano Eugenio Garin pg.124 edizione Laterza)
Quindi se l’uomo risulta l’artefice della propria fortuna, la principale delle prerogative umane secondo l’Umanesimo, viene messa in evidenza l’autonomia del proprio comportamento e delle proprie scelte, privilegiando in tal modo la “virtù” rispetto alla “fortuna”, l’agire rispetto alla contemplazione. Inoltre per quanto riguarda la sua posizione nel l’universo, l’uomo grazie alla propria centralità nel cosmo, acquista anche una condizione di equilibrio, che lo rende un essere privilegiato (l’equilibrio infatti, insieme all’armonia è uno dei valori principali della civiltà umanistico-rinascimentale).
Quindi, dopo aver completato l’analisi della concezione mirandoliana dell’uomo, se ne può notare, osservando l’opera di altri autori, la profonda influenza che ha esercitato su questi e l’interesse che ancora oggi tale personaggio continua a riscuotere.

Esempio



  


  1. anna

    sto cercando de hominis dignitate per tesi. mi serve il commento