Parmenide ed Eraclito

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Categoria:Filosofia

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Testo

Parmenide ed Eraclito affrontano due ambiti della filosofia: quello gnoseologico e quello ontologico.
Il punto di vista gnoseologico è uguale per entrambi mentre per quanto riguarda l’ ontologia hanno due visioni completamente opposte.
Entrambi sono convinti che esistono due tipi di conoscenze: sensibile, che è la conoscenza dei sensi, e razionale, che si basa su concetti che prescindono dalla conoscenza sensibile.
La prima è quella che usiamo quotidianamente e afferma che i nostri sensi sono fallaci, e che quindi ci portano a sbagliare. Di conseguenza tutti coloro che vivono di illusioni, cioè la gente comune, vengono chiamati dormienti, mentre i filosofi, che conoscono veramente la realtà, sono gli svegli.
Riguardo questa teoria mi trovo un po’ incerta, nel senso che penso che è possibile che i nostri sensi ci possano ingannare ma è anche possibile che non lo facciano. Penso che sia difficile trovare un modo per dimostrare questa teoria e che molto spesso per quanto si cerchi di dare una spiegazione a certe cose non si arriva mai a un risultato attendibile.
Per quanto riguarda l’ontologia io mi avvicino di più all’idea di Parmenide, che nega la molteplicità, il divenire e il non essere, principi sostenuti invece da Eraclito.
Infatti egli afferma che l’unica cosa che accomuna tutte le cose è la loro diversità e da questo deduce che l’essere cambia continuamente e nello stesso momento è e non è.
Eraclito sostiene quindi la legge del divenire, che è il logos, cioè la legge razionale, che dice che se tutto diviene allora non possiede un’identità stabile.
Personalmente non condivido la sua idea perché, come dice Parmenide, qualcosa che non esiste non è neanche pensabile.
Inoltre egli dice anche che il cambiamento non esiste e che è solo un’illusione dei sensi e che la cosa più comune fra tutte le cose è l’esistere e non la diversità, come affermato da Eraclito.
A conferma delle sue teorie si aggiungono in seguito tre principi che racchiudono ciò che aveva affermato in precedenza Parmenide e cioè che ogni cosa è uguale a sé stessa (principio di identità), non può essere che una cosa sia uguale al suo contrario (principio di contraddizione), non esiste una terza possibilità tra l’essere e il non essere qualcosa (principio del terzo escluso).
Questi tre principi in sostanza negano la molteplicità, il divenire e il non essere.
Per concludere posso dire che mi avvicino maggiormente all’idea di Parmenide, anche se bisogna riconoscere che ci sono delle problematiche anche nei suoi principi e che ci sono alcune teorie che non condivido, per esempio la visione della storia circolare, perché a mio parere la visione della storia sia una linea retta che ha un inizio ancora non definito e non ha una fine.
Non penso sia circolare perché credo che le cose non si ripetino all’infinito ma che ci sia sempre qualcosa che cambi, un’evoluzione.
Inoltre non condivido il punto di vista logico di Parmenide perché il “non è” non ha solamente funzione esistenziale ma può anche indicare una qualità che non appartiene a una certa cosa.

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