nietzsche

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

Friedrick Nietzsche nacque nel 1884 a Rocken, presso Lipsia. Studiò filologia classica a Bonn e a Lipsia, appassionandosi letture de Il mondo come volontà e rappresentazione di Shopenhauer. A soli 24 anni divenne docente di filologia classica all’università di Basilea, dove conobbe il grande storico del rinascimento italiano Jacob Burkhardt e si legò in amicizia con Wagner, che si era ritirato con la moglie sul lago dei Quattro Cantoni. Nel 1872 pubblicò la sua prima opera, La nascita della Tragedia, che destò l’ostilità dei filologi e in cui Nietzsche esprime la sua ammirazione per l’arte Wegneriana. Negli anni successivi, con Le Considerazioni Inattuali e Umano troppo umano , matura la rottura con Wagner e si allontana dalla filosofia di Shopenhauer. Dimessosi dall’insegnamento nel 1879, a causa di una serie di disturbi nervosi che si fecero sempre più gravi col trascorrere degli anni, iniziò una serie di viaggi tra la Svizzera e l’Italia, dedicandosi alla stesura delle se opere, nella speranza, destinata a non realizzarsi, di circondarsi di un circolo di seguaci.
Nel 1882 Nietzsche conobbe Lou Salomè, una giovane finlandese, in cui ritenne di aver trovato un discepolo e una compagna d’eccezione. Dopo aver rifiutato la proposta di matrimonio da parte i Nietzsche, Salomè si sposò con Paul Reè, l’amico più cari di Nietzsche, che uscì da questa esperienza amareggiato e deluso. Nel 1889, a Torino, città in cui si era stabilito, Nietzsche fu colto da un attacco di follia che lo gettò incosciente al collo di un cavallo maltrattato dal padrone.
Da allora Nietzsche visse per oltre dieci anni nel buio della follia, assistito a Weimar dalla madre e dalla sorella, mentre la sua fama si diffondeva per il mondo, senza che egli se ne potesse rendere conto. Morì il 25 agosto 1900.

Filosofia e malattia
Nel passato la malattia di Nietzsche ha rappresentato un argomento per screditare il suo pensiero. La malattia veniva considerata come qualcosa di negativa, da mettere il correlazione necessaria col suo pensiero; per cui una filosofia dovuta ad una mente malata sarebbe per ciò stesso malata.
In seguito la situazione però è radicalmente mutata , tanto che si tende a valorizzare la malattia, trovando in essa una condizione creativa del suo filosofare. Questa era anche la convinzione di Nietzsche. E’ comunque un dato di fatto che la filosofia di Nietzsche va giudicata per quello che oggettivamente dice e non per le vicissitudini esistenziali che ne stanno alla base.

Nazificazione e denaficazione
Il nome di Nietzsche è stato spesso associato alla cultura nazifascista, tanto che si è arrivato a parlare del nazismo come di un “esperimento nietzscheano”. Questa lettura è stata agevolata dalle operazioni della sorella che ha contribuito a diffondere l’immagine di Nietzsche come teorico e propugnatore di una palingenesi reazionaria dell’umanità.
Risulta però eccessiva la pretesa di attribuire a Nietzsche la paternità dell’ideologia nazionalsocialista.
Anche se bisogna ammettere che nei testi di Nietzsche si trovano spunti antidemocratici e antiegualitari atti a favorire una lettura reazionaria.
Negli ultimi decenni, alla figura di Nietzsche nazista è subentrata la figura di Nietzsche progressista. Questo a volte ha portato ad alcune esagerazioni che in certi casi si sono risolte in una sorta di manipolazione ideologica , antitetica, ma complementare rispetto a quella nazista.

Caratteristiche del pensiero e della scrittura di Nietzsche
Il pensiero di Nietzsche risulta caratterizzato da una sorta di discussione riguardante la civiltà e la filosofia occidentale, che si traduce in una distruzione delle certezze del passato.
Quest’opera di demolizione introduce alla delineazione di un nuovo tipo di umanità: il “superuomo” o l’ “oltreuomo”. A ciò si accompagna la ricerca di nuove modalità espressive e di nuove forme di comunicazione filosofica all’interno delle quali si alternano generi e stili diversi.
A partire da Umano, troppo umano, Nietzsche utilizza la forma breve dell’aforisma, ovvero l’illuminazione istantanea finalizzata a cogliere le cose al volo. Egli paragona l’aforisma alle figure in rilievo che, essendo incomplete, esigono dall’osservatore di integrare col pensiero ciò che gli si trova davanti. L’aforisma esige quindi un’arte dell’interpretazione.
Così parlò Zarathustra, ce si ispira alla scrittura in versetti dei Vangeli, si basa sul modello della poesia in prosa e dell’annuncio profetico, ricco di simboli, allegoriw e parabole. Negli ultimi scritti invece prevalgono l’esposizione autobiografica e l’invettiva polemica. Questi diversi stili hanno, come attributo comune, un tono personale e coinvolgente che testimonia l’esistenzialità del filosofare di Nietzsche.
Nietzsche ha schernito le illusioni e le presunzioni della filosofia sistematica. Proprio negli stessi anni in cui progettava La volontà di potenza, che avrebbe dovuto raccogliere le sue riflessioni egli scrive che diffida da tutti i sistemi e i sistematici e che quindi si allontana da loro.
Dietro il sistema, Nietzsche trova una forma specifica di volontà di potenza, cioè un desiderio di impadronirsi della totalità del reale. Desiderio che egli considera illusorio e destinato all’insuccesso.
In virtù della sua fisionomia asistematica , il pensiero di Nietzsche non formula una costruzione architettonica conclusa. Inoltre il suo discorso multidimensionale presenta una pluralità di significati e di direzioni di marcia non totalizzabili univocamente. Per cui in relazione a questa sorta di pensiero nomade esistono solo tracce o ipotesi di lettura.

Fasi o periodi del filosofare nietzscheano.
L’opera di Nietzsche viene convenzialmente suddivisa in alcune fasi:
• Gli scritti giovanili del priodo wagneriano-schopenhaueriano
• Gli scritti intermedi del periodo “illuministico “ o “genealogico”
• Gli scritti del meriggio o di “Zarathustra”
• Gli scritti del tramonto o degli ultimi anni

Il periodo giovanile – tragedia e filosofia

a) Nascita e decadenza della tragedia
La nascita della tragedia dallo spirito della musica è un’opera nella quale coesistono filologia, filosofia, estetica e teoria ella cultura. L’ispirazione dominante dello scritto è comunque di tipo filosofico, d’altra parte Nietzsche non si era mai identificato con la filologia accademica, egli intendeva la filologia in un ottica filosofica.
Il motivo centrale di La nascita della tragedia è la distinzione fra apollineo e dionisiaco.
Con questa coppia di opposti, egli intende i due impulsi di base dello spirito e dell’arte greca. L’apollineo, che scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al divenire , si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia epica.
Il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell’esaltazione creatrice della musica.
Nietzsche insiste sul carattere originariamente dionisiaco della sensibilità greca, portata a scorgere ovunque il dramma della vita e della morte e gli aspetti orribili dell’essere. Tant’è vero che l’apollineo nasce solo sul terreno di una visione dionisiaca dell’esistenza e dallo sforzo di trasfigurare l’assurdo in un mondo definito e armonico, capace di rendere accettabile la vita.
Gli stessi dei olimpici sono nient’altro che un modo per sopportare la caducità dolorosa dell’essere uomini.
In un primo tempo, impulso apollineo e impulso dionisiaco convivono separati e opposti. In un secondo tempo, apollineo e dionisiaco si armonizzano fra di loro , dando origine a capolavori sublimi.
Infatti, la grande tragedia manifesta un perfetto “accoppiamento” fra apollineo e dionisiaco.
Come attesta la tragedia attica , che è, nello stesso tempo apollinea (nelle parti sceniche e nel dramma) e dionisiaca (nella musica e nella danza del coro) in quanto riunisce sia la rappresentazione del mondo, propria dell’apollineo, sia il furore orgiastico, proprio del dionisiaco.
Secondo Nietzsche , l’origine della tragedia deriva dal coro tragico, ovvero dal coro dei seguaci di Dioniso, mascherati da capri.
Quando Nietzsche afferma che la genesi della tragedia greca risiede in un “coro dionisiaco che sempre di nuovo si scarica in un mondo apollineo di immagini, egli intende dire che il dramma tragico diviene veramente tale allorquando Dioniso è rappresentato tramite una serie di immagini che trasformano in un mondo di ideale compiutezza e bellezza il vissuto di sofferenza dell’eroe.
Nell’arte successiva, la sintesi fra dionisiaco e apollineo viene messa in forse in forse dal prevalere dell’apollineo, che trionfa sul dionisiaco fin quasi a soffocarlo. Questo processo di decadenza si concretizza nella tragedia di Euripide (che trasforma sulla scena l’uomo in mito tragico) e attinge nell’insegnamento realistico e ottimistico di Socrate , ossia del filosofo con il quale si compie l’uccisione delle profondità istintuali della vita.
La decadenza della tragedia funge da spia rivelatrice della decadenza della civiltà occidentale, e trova il suo simbolo nell’opposizione irriducibile fra spirito dionisiaco e spirito socratico, ossia fra un uomo tragico, portato a dir si alla vita, e un uomo teoretico, portato a violentare la vita con i sillogismi.

b) Spirito tragico e accettazione della vita - “La metafisica da artista”
La celebrazione nietzschiana dello spirito tragico e dionisiaco coincide con una forma di celebrazione della vita che non può venir definita né pessimista né ottimista.
Da ciò il problema dei rapporti fra Nietzsche e Schopenhauer.
Da Schopenhauer , Nietzsche prende la tesi del carattere doloroso e raccapricciante dell’essere; invece respinge la tematica dell’ascesi. Infatti alla noluntas di Shopenhauer egli contrappone un atteggiamento di entusiastica accettazione dell’essere nella globalità dei suoi aspetti. La vita è dolore , lotta, non ha ne ordine ne scopo, la domina il caso.
Di fronte ad essa sono possibili due atteggiamenti , il primo è quello della rinuncia e della fuga, che mette capo all’ascetismo.
Nietzsche vuole essere un discepolo di Dioniso, poiché nell’antica figura greca egli vede il simbolo del suo SI totale al mondo. Dioniso è il dio dell’ebbrezza e della gioia, il dio che canta , ride e danza. Egli è l’incarnazione di tutte le passioni che dicono “SI” alla vita e al mondo.
Ma se il mondo è una sorta di lotta fra gli opposti primordiali , ne segue che solo l’arte riesce a comprendere veramente il mondo.
Da ciò la natura metafisica dell’arte e la sua funzione di organo della filosofia.
Il fenomeno dell’arte viene posto al centro , con esso a partire da esso viene spiegato il mondo.
Questa esaltazione della tragedia di tipo socratico-platonico, sfocia nell’ideale di una rinascita della cultura tragica incentrata sull’arte, in particolare sulla musica, di cui Nietzsche scorge un incarnazione emblematica in Wagner. Artista wegneriano e filosofo shopenhaueriano appaiono a Nietzsche come due fari, due maestri ispiratori di ogni possibile opera di rinnovamento. L’aspetto negativo risiede nella sua presunzione

Le considerazioni inattuali: storia e vita
Fra il 1873 e il 1876, N. scrive le quattro considerazioni inattuali, un’opera di critica della cultura contemporanea.
Nella prima inattuale, N. attacca il vecchio Strauss, il cui libro gli appare intriso di un eccessivo ottimismo.
Nella seconda inattuale, Sull’utilità e il danno della storia per la vita, N. si schiera apertamente contro lo storicismo e storiografismo, sostenendo che l’eccesso di storia indebolisce le potenzialità creatrici dell’uomo fino ad diventare una vera e propria “malattia”. Secondo N. la cultura storicistica, come quella positivistica , favorisce “l’idolatria del fatto”, e fa dell’uomo il risultato di un processo necessario costretto a chinare la testa davanti alla potenza della storia e alla dialettica razionale che la costituisce. Sentendosi in balia del passato, l’uomo risulta incapace di creare qualcosa di nuovo con il presente finendo per accontentarsi di una sorta di consumismo della storia.
Secondo N. il fattore “oblio” è indispensabile per la vita, poiché senza una certa dose di incoscienza non c’è felicità e anche perché per poter agire efficacemente nel presente bisogna saper dimenticar il passato. Questo non significa però che la storia sia sempre pericolosa per la vita , N. infatti non ne ammette solo il danno, ma anche l’utilità; a patto però che la storia sia al servizio della vita e non viceversa, ovvero che la storia non si ponga davanti all’uomo come una scienza pura incurante dei suoi bisogni.
La vita è quindi l’ottica con cui bisogna rapportarsi alla storia e instaurare un rapporto proficuo con il passato.
Esistono tre tipi di storia: la storia monumentale, la storia antiquaria, e la storia critica.
• La storia monumentale cerca maestri e modelli, che non trova nel presente, nel passato,come esempi per il proprio repertorio. Le potenzialità negative di questa specie di storia sono molte , tra le quali c’è quella di tendere a mitizzare o ad abbellire il passato, cancellandone alcune zone. Oppure stimola il coraggioso alla temerarietà e al fanatismo.
• La storia antiquaria, vede il passato come erede di una tradizione. L’aspetto negativo di questo tipo di storia consiste nella sua tendenza a paralizzare l’agire.
• La storia critica , guarda al passato come ad un peso da cui liberarsi per poter vivere; trascina il passato davanti al tribunale, lo interroga scrupolosamente e poi lo condanna. In questo caso chi giudica è la vita , la quale è sempre giusta poiché la sua sentenza deriva dalle passioni che la costituiscono e non da una sorgente di conoscenza. L’aspetto negativo consiste nella presunzione di poter condannare il passato, senza tenere conto del fatto che noi siamo il risultato di precedenti generazioni e che non è possibile liberarsi dal loro condizionamento.
Ognuno di questi tre generi di storia è nel suo diritto se rimane sul suo terreno, in caso contrario genere solamente atteggiamenti malsani che vanno corretti con l’intervento degli altri due.
La terza e la quarta inattuale rappresentano l’ultimo omaggio di N. ai maestri della sua giovinezza.
In Shopenhauer come educatore, N. esalta il filosofo per il suo anticonformismo intellettuale e per il suo amore della verità.
In Richard Wagner a Bayreuth, N. parla di Wagner come di un redentore della cultura e come incarnazione del sentimento tragico.
Quello che caratterizza questi due scritti è la celebrazione del genio come prototipo inattuale di un’umanità superiore (abbozzo della concezione del superuomo)

Il periodo illuministico

Il metodo "genealogico" e la "filosofia del mattino"
Umano troppo umano segna l'inizio di un nuovo periodo del pensiero di N che può essere definito illuministico. N. inizia a distaccarsi da Shopenhauer e da Wagner fino ad errivare a definire quest'ultimo come una malattia che ammala tutto ciò che tocca.
Questo mutamento dipende dal fatto che N adesso tende a privilegiare l'ottica della scienza rispetto a quella dell'arte. La scienza, la riflessione critica, e la diffidenza metodica assumono il ruolo di guida, mentre metafisica, religione e arte vengono sottoposte a giudizio e considerate illusioni.
Adesso il redentore della cultura non è più l'artista ma il filosofo che viene educato agli ideali della scienza.
N. diventa "illuminista", poichè è impegnato in un'opera di critica della cultura attraverso la scienza, e dedica la prima edizione della sua opera a Voltaire.
Per N la scienza non è l'insieme delle dottrine particolari ma è un metodo di pensiero che è in grado di liberare gli uomini dagli errori delle loro menti. La scienza inoltre viene identificata con un procedimento critico di tipo genealogico e storico, poichè ritiene che non esistano realtà immutabili, ma che ogni cosa sia il risultato di qualcosa d ricostruire.
I concetti in cui si incarna la fiosofia illuminista sono lo spirito libero e la filosofia del mattino.
Lo spirito libero si identifica con lui che riesce a liberarsi dale tenebre del passato , inaugurando una filosofia del mattino secondo la quale la vita è un libero esperimento senza certezze precostituite. Fra le tenebre e gli errori dell'uomo, N colloca la morale e la metafisica.

La morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche
a) realtà e menzogna
Per N., Dio è:
• il simbolo di qualcosa che dia un senso all'aldilà, ovvero ad un mondo opposto al nostro - (Dio e l'oltremondo sono una via di fuga dalla vita)
• la personoficazioni di tutte le credenze che danno senso alla vita - (lìimmagine di un cosmo benefico è solo un illusione della nostra mente)
Gli uomini per sopravvivere alla durezza dell'esistenza hanno dovuto convincere se stessi e i loro figli che il mondo è qualcosa di logico e benefico, l'uomo per nammetter questo dovrebbe essere di natura un mentitore.
Di fronte al filosofo la metafisica e le religioni non sono nient'altro che bugie di sopravvivenza, Dio è la più antica delle bugie vitali.
La coscienza di vivere in un mondo privo di divinità per N è talmente evidente per mezzo della realtà che egli ritiene inutile una controdimostazione della non esistenza di Dio.

c)Morte di Dio e avvento del superuomo
Secondo N. la morte di Dio è un trauma solo per quegli uomini che non sono ancora diventati superuomini. Solo grazie alla morte di Dio un uomo può diventare tale; infatti secondo N la morte di Dio coincide con la nascita del superuomo, ovvero quest'ultimo ha come condizione necessaria del suo essere la morte di Dio. Questo discorso si pone come il frutto di una persuasione filosofica di una consapevolezza epocale, ne segue che l'ateismo, prima di essere un evento è una sorta di istinto filosofico.
Per N. l'uomo può diventre superuomo soltanto dopo esser passato sui cadaveri della divinità, e lasciare in piedi una qualsiasi ipotesi della possibilità di Dio significherebbe minare alla base di tutto il discorso di N.
L'ateismo di N è così radicale che egli non rifiuta solamente Dio, ma anche tutti suoi sostituti, poichè gli uomini, abbattutre le divinità antiche tendono inevitabilmente a crearne altre. Quindi Dio è morto ma stando alla natura degli uomini ci sarà sempre la sua ombra e noi dobbiamo imparare a sconfiggere queste ombre.

d) Come il "mondo vero" finì per diventare una favola e "l'autosoppressione della morale"
La morte di Dio, coicide anche con il tramonto definitivo del platonismo (metfisica per eccellenza dell'occidente).
Anche il cristianesimo è una sorta di platonismo per il popolo.
E' stato difatti lo stesso platone a calunniare questo mondo contraopponendogli l'idea di un altro di mondo opposto a questo. Quest'ultimo poi alla fine si è veificato una sorta di favola.
Secondo N questo è storicamente avvenuto in un processo che gli definisce crepuscolo degli idoli e divide in sei tappe.
• Si ritiene che il mondo vero sia capibile solamente attraverso i saggi
• Con il cristianesimo, il mondo vero , che momentaneamente non è attingibile, viene promesso ai saggi e ai virtuosi.
• Il mondo vero, ritenuto indimostrabile , viene ridotto ad un postulato morale (soluzione compromissoria di Kant)
• Con l'avvento del positivismo, il mondo vero viene definito inconoscibile
• Il mondo vero viene visto come un idea inutile e già confutata. E' il trionfo di tutti gli spiriti liberi per aver smentito Platone.
• Tempo di Zarathustra. Si ha la definitiva sconfitta di ogni prospettiva che faccia del nostro mondo la copia negativa di un altro mondo.

In Aurora, N, presenta la fine del mondo vero (e quindi della morte di Dio) in termine di "soppressione della morale" intendendo dire che è proprio grazie ai valori morali e cristiani dell'onesta che noi siamo riusciti a sbarazzarci delle idee morali e metafisiche di tipo platonica-cristiana, ovvero siamo giunti all'ateismo.

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