Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
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Data: | 26.05.2005 |
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Testo
Aristotele
In un quadro di Raffaello:
• Platone guarda verso l’alto guarda alle Idee.
• Aristotele guarda verso il basso guarda la Terra.
Questa interpretazione non è del tutto esatta perché Platone guardava anche a una realtà da realizzare, perché vuole creare uno Stato ideale.
La differenza è che: Platone vuole cambiare la realtà perché non gli piace; Aristotele dice che il mondo così come è, è teleologicamente (finalisticamente) organizzato.
Le scienze sono suddivise da Aristotele in tre gruppi:
TEORETICHE (metafisica, fisica e matematica) volte al sapere per il sapere, contemplare, hanno per oggetto il necessario e come obiettivo soltanto l’osservazione (theorìa).
PRATICHE (etica e politica) volte all’agire: l’etica, l’ambito dei comportamenti umani per il singolo, e la politica, per la collettività. Hanno per oggetto il possibile, come anche le poietiche
POIETICHE (le arti e le tecniche) volte al fare: l’arte. Sono collegate agli oggetti materiali e alle tecniche.
LA LOGICA
Per Aristotele la logica, la scienza del discorso, è la disciplina che accomuna ed è strumento indispensabile per tutte le scienze, per questo non fa parte di esse. Scopre una nuova facoltà della ragione umana: la capacità di analisi: il ragionamento viene scomposto nei suoi elementi, le proposizioni, che a loro volta sono scomposti in elementi ancora più semplici, i nomi. È un procedimento di tipo deduttivo, parte quindi dall’universale, che però si ottiene grazie al processo induttivo. Individua inoltre un principio di cui è impossibile dubitare e che sta a fondamento nel modo di procedere della ragione umana: il PRINCIPIO DI NON CONTRADDIZIONE: È impossibile che una cosa a un tempo appartenga e non appartenga alla medesima cosa, secondo lo stesso rispetto. (B o è a o è non A, non può essere A e non A allo stesso tempo). I logici medioevali lo hanno chiamato Tertium non datum, non viene data una terza possibilità. Questo principio non può essere dimostrato partendo da principi più certi, però a confermarne la propria Verità è il fatto che se si volesse dimostrarne che il principio non è vero, si dovrebbe utilizzare il principio di non contraddizione stesso. Il principio di non contraddizione sembra che sia stato accettato, anche se ancora non formulato, da tutti i pensatori precedenti ad Aristotele, tranne Eraclito che sosteneva che Bene e Male sono la stessa cosa, negando questo principio.
La logica aristotelica è costituita dalle proposizioni nominali, non verbali, e quindi dai predicati nominali, che lui chiama categorie e sono: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, l’essere di una situazione, avere, agire, patire. Esse al di fuori di una proposizione non hanno un significato, e perciò non possono affermare il vero o il falso. La più importante è la sostanza, perché è il centro di riferimento di tutte le altre.
Aristotele ricerca un metodo sicuro di argomentare partendo da asserzioni vere o da opinioni espresse in proposizioni generalmente accettate (sillogismi). Ci sono 4 tipi di sillogismi: apodittico, che parte da elementi veri e primi; dialettico, dimostrativo, che si fonda sull’opinione, un principio che appare credibile a tutti, o alla maggioranza, o ai sapienti; eristico, che può essere quello che parte da elementi che sembrano fondati sull’opinione ma non lo sono (che può dirsi sillogismo) o quello che si presenta come originato da elementi fondati sull’opinione (che non può dirsi sillogismo, ma sillogismo eristico, perché si presenta come fondato sull’opinione, mentre non lo è); e il paralogismo, che sorge da argomenti propri di una scienza, come la geometria, ma ha un ragionamento errato perché parte da elementi ritenuti veri, ma che in realtà non lo sono.
Il sillogismo è costituito da 3 proposizioni, ciascuna costituita da un soggetto e un predicato: una premessa maggiore (di contenuto universale), una premessa minore e una conclusione (entrambe di soggetto particolare).
LA FISICA
Platone sosteneva che la fisica non era una scienza esatta come la matematica perché guardava la realtà che è in movimento e per lui una scienza esatta doveva essere immutabile. Per Aristotele invece la fisica è una disciplina teoretica, universale e necessaria, la scienza del divenire. Per i primi pensatori il movimento era una negazione dell’Essere (immobile e immutabile), per Platone apparteneva solo alla doxa (opinione) ora con Aristotele, è il punto di partenza per ogni forma di conoscenza. Aristotele dice che potenza ha diversi significati, parla del significato primario, potenza intesa come principio di movimento, ma non solo movimento di un corpo nello spazio, ma trasformazione di qualcosa in qualcos’altro (albero in tavolo). Essa può avvenire per potenza di patire (subisce una forza esterna) o di fare (agisce con una forza propria). Distingue anche la differenza tra paziente e agente. Il legno ha la potenza di essere bruciato (paziente), e il fuoco di bruciare (agente), ma il fuoco non può bruciare se stesso, perché nessun unità naturale può patire nulla ad opera di se medesima. L’impotenza è privazione di potenza: il non passaggio all’atto di alcune caratteristiche insite nella natura di un oggetto.
Potenza è quando la trasformazione è possibile ma non avviene, atto quando la trasformazione avviene (energheia) e quando la trasformazione è già avvenuta (entelecheia).
Le quattro cause individuate da Aristotele sono: materiale (bronzo per la statua), formale (il concetto, le definizioni), efficiente (il padre per il figlio, ciò che genera cambiamento) e finale (lo scopo per cui avviene il cambiamento).
LA METAFISICA
Giovanni Reale, studioso del pensiero greco classico, dice che Aristotele attribuisce alla metafisica 5 significati diversi: scienza delle cause e dei principi primi, scienza dell’essere in quanto essere, scienza teologica, scienza della sostanza e scienza della Verità, che si riferisce a tutte le altre. Prima di trattare la metafisica, che Aristotele chiama “la filosofia prima”, fa un elogio dell’esperienza sensibile. Dice infatti che alcuni animali hanno l’intelligenza e la capacità di imparare, l’uomo ha in più la capacità di produrre oggetti e ragionamenti, grazie all’esperienza. Poi formula con precisione la gerarchia del sapere. Fra una conoscenza teorica degli universali e una conoscenza pratica basata sull’esperienza è preferibile quest’ultima e la prima è superiore solo se include anche la conoscenza dei particolari contenuti negli universali. Poi però dimostra la superiorità della conoscenza filosofica, quindi teorica, su tutte le altre, perché conosce le cause, infatti per Aristotele la conoscenza, la scienza è la conoscenza delle cause. L’arte e la scienza sono superiori alla semplice esperienza. Fra le scienze sono superiori quelle che tendono a rendere più piacevole la vita dell’uomo a quelle che hanno come scopo il soddisfare le necessità della vita. Sono ancora più superiori quelle che non mirano né alla necessità né all’utile. La sapienza è la forma di conoscenza più alta, ed è la filosofia prima, la metafisica. Aristotele distingue poi sostanza da accidente. Accidente ha due significati: è ciò che non avviene né sempre né per lo più, qualcosa che può appartenere e non appartenere a soggetto senza che l’identità di questo soggetto venga messa in discussione; ed è anche l’attributo che appartiene a ciascuna cosa di per sé, ma che non rientra nella sostanza stessa della cosa (quest’accidente è eterno, come il caso della somma degli angoli interni di un triangolo). Sostanza invece rimane invariata nel tempo, mentre sono solo gli accidenti che cambiano. Sostanza è il sostrato ultimo, materia e forma di tutte le cose. Sostrato e materia sono però sostanza in potenza, mentre forma è sostanza in atto. Sostanza è però anche il sìnolo, cioè l’unione di materia e forma. La sostanza di un singolo ente è detta sostanza prima, quella della specie e del genere, sostanza seconda. La sostanza è anche sensibile e immobile, quella dei principi primi e che consente di definire Dio motore immobile.
L’ETICA
Non è necessaria e universale come per Platone, perché è una scienza pratica. Aristotele dice che il fine della morale non è né il piacere, né l’onore, né la ricchezza, ma la felicità. Perché mentre i primi dipendono dagli altri o non sono fini a se stessi, la felicità è propria della natura umana. Per Aristotele, la virtù è una via di mezzo tra l’eccesso e il difetto. La medietà però non va sempre bene, perché deve essere riferita anche ai singoli individui.
LA POLITICA
La politica è legata all’azione, per esempio nella costituzione di Atene, l’aristocrazia può diventare tirannide e la politeia democrazia. Aristotele non è democratico e immagina una società di proprietari terrieri non del demos, perché hanno disponibilità di tempo di occuparsi dello Stato.
LA POETICA
Aristotele dice che nella poesia c’è un’attività teoretica superiore rispetto alla storia, perché si fonda sui miti, che sono degli universali, spesso dei sentimenti. Analizza anche la tragedia individuando 3 unità: tempo, luogo e azione, senza le quali la tragedia non può essere tale. La tragedia per lui non è dannosa per i giovani, come per Platone, ma catartica, purificatrice.