La componente antropologica del pensiero politico

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

LA COMPONENTE ANTROPOLOGICA DEL PENSIERO PLATONICO
La teoria della conoscenza
Una volta guadagnata una certa struttura metafisica dell'universo resta da vedere come collocarvi l'uomo e il problema non è di facile soluzione, tanto che subito si incontrano due ostacoli nel determinarne l'esatto identikit metafisico:
- dove collocare l'uomo? (nel mondo delle idee o nel mondo materiale?)
- quale è la sua origine e quale il suo destino?
Nell'affrontare l'antropologia platonica si tenga comunque presente che, se anche l'universo viene pensato dal nostro filosofo in un quadro metafisico unitario, ciò non vuol dire che il punto di partenza di ogni considerazione sia sempre quel quadro: si potrebbero tracciare numerosi "itinerari platonici" che prendono le mosse dalla "periferia" (il mondo delle apparenze sensibili) e convergono verso il "centro" (punto d'approdo della "seconda navigazione", ma non ritengo nè possibile nè utile inquadrare in una sorta di schema apodittico unitario tutte le considerazioni che Platone propone sull'uomo per riportarle puntigliosamente alle conclusioni del discorso metafisico.

- IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA E L'ANAMNESI
Il problema della conoscenza in Platone prende le mosse da alcuni quesiti: come avviene e che cos'è la conoscenza? in che cosa la conoscenza del sensibile differisce da quella dell'intellegibile?
La dottrina dell'anamnesi costituisce la risposta platonica al dilemma sofistico per cui sarebbe impossibile conoscere alcunché, che risulta così formulato:
"E in quale maniera ricercherai, o Socrate, questo che tu non sai affatto che cosa sia? E quale delle cose che non conosci ti proporrai di indagare? O, se anche tu ti dovessi imbattere proprio in essa, come farai a sapere che è quella, dal momento che non la conoscevi?"1
La suddetta dottrina viene espressa in due modi, secondo una formulazione mitica e secondo una dimostrazione dialettica:
-1- il mito riportato dal "Menone" si rifà alle dottrine orfico-pitagoriche e parla di una "caduta" dell'anima, in esilio da quel mondo delle idee in cui aveva potuto contemplare ogni cosa e a cui anela ritornare; l'anima possiede da sempre tutte le verità, la caduta nel corpo gliele fa dimenticare, ma vedendo le copie sbiadite di tali realtà essa se ne ricorda;
-2- gli argomenti dialettici sono sostanzialmente di due tipi:
a) c'è un "esperimento maieutico" in cui Platone interrogando uno schiavo totalmente ignaro di geometria riesce a fargli risolvere un complesso problema (attraverso il teorema di Pitagora, che egli non aveva mai appreso); donde gli derivava tale conoscenza? non da studi precedenti, non dalla comunicazione di chi lo interrogava (che non ha detto la soluzione) dunque, se tale conoscenza non ha potuto trarla dall'esterno, l'aveva in se stesso, nella propria anima, ossia se n'è "ricordato";
b) il secondo tipo di argomento muove dalla natura delle verità contenute nell'anima: noi possediamo dei concetti matematici molto precisi (es. l'idea di "perfettamente uguale" o di "perfettamente quadrato") che nella realtà non hanno altrettanta precisione, dunque non è dalla realtà esterna che possiamo averli guadagnati, ma dovevano essere dentro di noi.
Conseguenza diretta dell'anamnesi è la dottrina dell'immortalità dell'anima: tutte quelle idee che sono nella nostra anima come congenite e connaturali ci rivelano la natura dell'anima stessa, che non può essere materiale e peritura, sennò giammai avrebbe contemplato tali idee. L'anima dunque è immortale, anzi diciamo permanente nell'essere, come la verità, ma svilupperemo meglio questo punto.

- I GRADI DEL CONOSCERE
La conoscenza è proporzionale all'essere, in modo tale che ciò che massimamente è sia anche massimamente conoscibile, mentre il non essere è assolutamente inconoscibile; i diversi gradi della conoscenza corrispondono dunque ai diversi gradi dell'essere:

piani del conoscere
piani dell'essere
dòxa
(opinione)
eikasìa (immaginazione)
immagini sensibili
mondo sensibile
pìstis (credenza)
oggetti sensibili
epistème (scienza)
diànoia (conoscenza mediata)
oggetti matematici
mondo intelligibile
nòesis (intellezione)
Idee e Idea del Bene

Gli uomini comuni si fermano ai primi due gradi della conoscenza, i matematici ascendono fino alla diànoia, solo i filosofi pervengono alla nòesis.

Origine e destino dell'anima umana

- L'IMMORTALITA' DELL'ANIMA
L'esperienza comune ci offre lo spettacolo di un'esistenza in cui risultano "vincenti" soprattutto gli ingiusti, quelli che sanno farsi beffe di tutto e di tutti, chi sa cogliere dalla vita ogni soddisfazione e ogni piacere. Il giusto Socrate è morto, ingiustamente ucciso e i suoi avversari prosperano. Ma, viene da chiedersi, è proprio questa la vera vita? O forse non è vero che la vera vita incomincia con la morte? E allora vivere per i beni di questa vita significa vivere per ciò che è irrimediabilmente destinato a morire. Sono tematiche affini a quelle orfico-pitagoriche, ma la differenza è sostanziale: Platone dimostra filosoficamente quell'immortalità dell'anima che altri potevano solo osare sperare.
Nel Fedone, oltre a riprendere le considerazioni psicologiche fatte nel Menone sulla reminiscenza, vengono fornite altre due prove dell'immortalità dell'anima:
-1- la prima si basa sull'analisi delle sue capacità operative:
- l'anima umana è capace di conoscere le cose immutabili ed
eterne,
- per poter fare ciò deve assolutamente avere una natura a
loro affine (sennò tali oggetti rimarrebbero al di fuori
della capacità dell'anima),
- dunque l'anima umana è in se stessa immutabile ed eterna2.
-2- la seconda si basa su alcune caratteristiche strutturali delle idee:
- le idee contrarie non possono stare insieme, nè combinarsi
tra loro, ma si escludono a vicenda;
- l'anima ha come carattere essenziale la vita e l'idea del-
la vita (visto che essa è per definizione il principio
della vita di un corpo);
- la morte è il contrario della vita;
- l'anima non può accogliere in sè l'idea della morte, ma è,
pertanto, immortale ed eterna.

- IL PROBLEMA DEL DESTINO DELL'ANIMA
Posto e dimostrato che l'anima è immortale resta da chiedersi quale sia il suo destino, ma il logos da solo non può risolvere questo problema, ed è qui che Platone chiede aiuto ai miti3:
-1- la "fede ragionata" nell'Ade:
- la vera vita è nell'aldilà, nell'Ade,
- dopo la morte l'anima viene giudicata in base al solo cri-
terio della giustizia/ingiustizia (la virtù socratica, ciò
che di più alto può esserci nella vita terrestre) di altro
i giudici dell'aldilà non si curano (potenza, onore...),
- secondo l'esito di tale giudizio tre saranno i destini:
a) chi avrà vissuto in piena giustizia riceverà un pre-
mio e andrà nelle Isole dei Beati o in luoghi di i-
nimmaginabile bellezza, totalmente affrancato dalle
catene del corpo;
b) se avrà vissuto in piena ingiustizia, tanto da ri-
sultare inguaribile, verrà gettata nel Tartaro per
un'eterna sofferenza che non avrà mai fine;
c) se avrà vissuto parte giustamente e parte ingiusta-
mente, pentendosi delle colpe commesse, sarà tempo-
raneamente punita per poter poi accedere al meritato
premio4.

-2- la dottrina della metempsicosi:
2a- nella formulazione fatta nel Fedone:
- le anime che hanno vissuto una vita eccessivamente legata
al corpo non riescono, con la morte, a liberarsi completa-
mente da esso;
- queste anime hanno paura dell'Ade e vagolano per un certo
tempo attorno ai sepolcri, finché, attratte dal desiderio
del corporeo,
- si legano nuovamente a dei corpi, non solo di uomini, ma
anche di animali, a seconda della bassezza del tenore mo-
rale della precedente vita;
2b- nella formulazione fatta nel Timeo:
"E chi vivesse bene il tempo assegnato, tornato nuovamente nell'abitazione dell'astro proprio, vi condurrebbe la vita felice e consueta: ma chi a ciò fallisse, nel secondo nascimento trapasserebbe in natura di donna; e se neppure allora cessasse la sua malvagità, secondo il modo della sua corruzione si muterebbe ogni volta in qualche natura ferina, a somiglianza delle cattive inclinazioni che in lui si fossero generate, nè mutandosi cesserebbe dai travagli prima che, lasciandosi dominare dal periodo del medesimo e simile, che si svolge in se stesso, e superando con la ragione la molta congerie, anche dopo in esso ingenerata, di fuoco e d'acqua e d'aria e di terra, tumultuosa e irragionevole, fosse pervenuto al genere della prima e ottima indole."5
2c- nella formulazione fatta nella Repubblica:
- le anime sono in un numero limitato,
- se tutte avessero nell'aldilà un premio o un castigo eter-
ni, non ne resterebbe più nessuna sulla terra,
- premio e castigo ultraterreni devono avere, come la vita
terrena, una durata limitata e un termine fisso:
- vita terrena =

Esempio



  


  1. pippo

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