L'esistenzialismo: riassunto di filosofia

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Categoria:Filosofia
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Testo

13. L’ESISTENZIALISMO

Dal 1920 al 1950. L’esistenzialismo ha come precursore Kierkegaard, il quale critica la filosofia hegeliana. Lo sviluppo della tecnica è la caratteristica principale della società del 900. la tecnica apporta miglioramento nel benessere ma limita le scelte dell’uomo perché ricerca solo l’utile e il funzionale, mettendo in secondo piano i valori umani. La guerra interrompe l’evoluzione e il progresso e fa ripiombare l’uomo nella precarietà della vita.
I temi principali di questa corrente sono:

• Tecnica limita le scelte dell’uomo
• Precarietà della vita
• Esistenza
• Banalità esistenza
• Angoscia, disperazione, possibilità, speranza, naufragio, scacco (parola chiave da Kierkegaard)

Alcuni temi sono ripresi dal Romanticismo come:

• L’uomo è un essere singolo ma anche storico
• Assurdità della vita che paragona l’uomo alla figura di Sisifo (ripreso da Camus)

2. Caratteri generali dell’esistenzialismo

2.1. L’esistenzialismo come “atmosfera”

L’esistenzialismo può essere inteso come “clima” culturale poiché non comprende solo la filosofia, ma anche la letteratura, la psichiatria, la religione.
I temi dell’esistenzialismo come atmosfera sono: attenzione nei confronti della finitudine umana e dei dati che le caratterizzano, cioè la situazione limite e gli aspetti negativi della condizione umana.
Sull’esistenzialismo hanno influito parallelamente la delusione storica (guerra) e la delusione culturale nei confronti degli ideali dell’800 infatti:

• Il Romanticismo esaurì le sue risorse
• La guerra fece crollare le illusioni di ottimismo
• L’arte, con le influenze extraeuropee, vide dileguare la forma, lo spazio, le figure, il colore
• La scienza non ebbe più la pretesa di spiegare tutto
• La religione vide, con le guerre, il prevalere del male

Per questi motivi l’esistenzialismo si è collegato con libri in cui è più vivo il senso della problematicità della vita umana, come quelli di Dostoevskij e Kafka. In Dostoevskij (Fratelli Karamazov) è presente il problema dell’uomo che continuamente sceglie le possibilità della sua vita, le realizza e le porta a termine con tutte le conseguenze che esse comportano. In Kafka l’esistenza appare sotto il peso di una minaccia che finisce solo con la morte (Processo); un altro tema è quello della banalità quotidiana che toglie all’uomo perfino le sue sembianze umane (Metamorfosi).
Dopo la seconda guerra mondiale la letteratura esistenzialista collega la situazione di quel momento con i concetti esistenzialistici. Infatti questa letteratura sottolinea le vicende più tristi e peccaminose.
Questi temi sono presenti anche in Camus, il quale nel Mito di Sisifo, descrive l’eroe come simbolo dell’assurdità dell’esistenza. L’assurdo scaturisce da un divorzio tra le attese della ragione e la dura realtà dei fatti.
Esistenzialismo e Decadentismo sono accomunati dal tema della morte, infatti nel Decadentismo subentra la sensibilità di una presenza della morte dentro alla vita stessa.
Un’altra corrente che però si sviluppa in Italia, parallelamente all’esistenzialismo, è l’ermetismo e insiste su temi come: la solitudine, l’illusione del vivere, la morte, il mistero, l’oblio, l’irrevocabilità del tempo.

2.2. L’esistenzialismo come filosofia

I temi dell’esistenzialismo come insieme di filosofie sono:

1. la riflessione sull’esistenza, intesa come modo d’essere proprio dell’uomo e diverso da quello di tutti gli altri esseri viventi
2. tale modo d’essere viene descritto come un rapporto con l’essere. Infatti, gli esistenzialisti concepiscono l’esistenza come un’entità aperta ad un “oltre”. La relazione problematica fra l’uomo e l’essere rappresenta il binomio centrale dell’esistenzialismo.
3. il rapporto con l’essere viene interpretato come qualcosa che richiede da parte dell’uomo una certa scelta aperta al “rischio”.
4. di conseguenza, secondo gli esistenzialisti, l’uomo è un ente che si trova di fronte all’alternativa fra autenticità e inautenticità.
5. l’appello alla scelta e all’autenticità implicano che l’uomo viva come “singolo”, ossia come un ente irripetibile.
6. perciò l’esistenza si trova sempre in una situazione altrettanto individuata, racchiusa dalla nascita e dalla morte.
7. in quanto struttura relazionale caratterizzata dalla singolarità, dal possibile, dalla scelta, dalla situazione (e da stati affettivi come la paura, l’angoscia, la nausea, l’attesa,…), l’esistenza risulta segnata dalla finitudine e dal limite.

Perciò l’esistenzialismo filosofico è un concetto storiografico per indicare tutte quelle forme di pensiero che, dagli anni 20 ai 40, hanno condiviso la concezione di esistenza come modo d’essere proprio dell’uomo, qualificato da determinate caratteristiche, come il rapporto con l’essere. Modo d’essere in relazione a cui l’individuo, nella sua singolarità finita e irripetibile, è chiamato a decidere per la sua autenticità e realizzazione.
L’esistenzialismo polemizza le altre filosofie che:

1. non conoscono la finitudine esistenziale, identificando l’uomo con l’Assoluto
2. non tengono in considerazione il problema del singolo in quanto tale
3. non tengono conto delle situazioni-limite dell’esistenza (nascita, morte, solitudine) e degli stati d’animo che le accompagnano (angoscia, paura, speranza)
4. negano l’iniziativa e la scelta, ritenendo l’esistenza un veicolo di impulsi e strutture in cui l’uomo, più che pensare, risulta “pensato”

3. Date e precursori dell’esistenzialismo

• 1919: Epistola ai romani di Karl Barth e Psicologia delle visioni del mondo di Karl Jaspers. Questi 2 libri segnano l’inizio della Kiekegaard-Renaissance, ovvero movimento di idee che riconosce in Kierkegaard il capostipite della filosofia esistenzialista.
• 1943: L’essere e il nulla di Sartre e Il mito di Sisifo di Camus
• 1946: L’esistenzialismo è un umanismo di Sartre

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