Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
Download: | 829 |
Data: | 05.03.2009 |
Numero di pagine: | 3 |
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Testo
1. Quando Seneca afferma che bisogna scegliere la propria morte come la casa in cui abitare vuole farci riflettere sul senso delle scelte che ogni giorno prendiamo nella nostra vita. Ognuno di noi infatti sceglie la casa in cui abitare e questa scelta è obbligatoriamente dettata da qualcosa; puoi sceglierla perchè è confortevole, perchè è bella, perchè è economico o per tanti altri motivi. E uguale secondo Seneca dobbiamo scegliere la morte per un determinato motivo. Nessuno abiterebbe mai in una casa che non è di proprio gradimento e così è giusto che nessuno muoia di una morte che non gli piace. Se abbiamo la possibilità di scegliere qualcosa che ci piace perchè non dovremmo farlo? Perciò quello che vuole farci intendere il filosofo è che avendo ognuno dei propri gusti in fatto di ciò che è bello, di ciò che piace, se abbiamo la possibilità di scegliere qualcosa dobbiamo farlo. Io scelgo che la casa in cui vivo debba essere quella perchè è luminosa, io scelgo questo tipo di morte perchè è veloce. E cosi via, qualunque sia il motivo, importante o futile, quello che conta è che sia io a scegliere quello perchè è quello ciò che mi piace!
2. Il corpo è come una casa in cui abitare, questo ci dice Seneca. Noi abitiamo nel nostro corpo e come siamo desiderosi che la casa in cui abitiamo sia oltre che bella anche ridotta in buone condizioni lo stesso dobbiamo pretendere che il nostro corpo funzioni bene; se il nostro corpo sta male noi stiamo male quindi si deve preferire la morte alla sofferenza. Ci dice che siamo come inquilini trattenuti dall’affetto del luogo familiare e dalla forza dell’abitudine, nonostante gli incomodi. Vuole appunto dire che siamo così legati al nostro corpo che anche quando viverci fa male noi vogliamo continuare a farlo mentre invece quando il nostro corpo ci reca dolore dovremmo abbandonarlo per abbandonare con esso ogni nostra sofferenza.
3. Le scelte di Seneca sono dettate da una sorta di dignità che il filosofo pone come virtù superiore alle altre. La cosa che lui ritiene importante è infatti non il vivere, ma il vivere bene, senza sofferenze e senza mai ridursi in condizioni tali da sottomettere la propria dignità di uomo. Al contrario, visto che il mio pensiero riguardo al suicido si pone in netta contrapposizione con ciò che ritiene giusto Seneca, le mie scelte si fondano su dei valori etici quali l’amore per la vita e l’apprezzamento di un dono che ci è stato concesso indipendentemente da chi e perché che vanno al di là della dignità ma che basano tutto sull’essere grati per questa vita. Credo che la nostra esistenza sia un dono incomparabile e come tale non dobbiamo privarcene. Lui afferma che prima o poi tutti devono affrontare la morte e quindi ritiene giusto poterlo fare quando si vuole ma poiché tutti dobbiamo morire prima o tardi perché decidere di toglierci prima la vita? Arriverà per tutti il momento di andarsene ma fino a quel giorno dobbiamo amare la vita e apprezzarla in ogni suo particolare.
4. Per Seneca il suicido è talvolta doveroso, talvolta accettabile altre volte invece inaccettabile. Come già detto essendo per lui fondamentale il vivere bene diviene doveroso suicidarsi quando il vivere bene non è più possibile, quando restare in questo mondo vuol dire sotterrare la propria dignità comprando la vita a qualunque prezzo. In questo caso il suicidio è l’unica cosa che si può fare. Ed è accettabile non soltanto in casi estremi; si può infatti scegliere questa via quando riteniamo che la sorte si stia muovendo contro di noi. Al contrario è condannabile morire quando si sa di essere vicini alla morte. Potrebbe sembrare un paradosso eppure secondo il filosofo è una stoltezza togliersi la vita quando si è condannati a morte; presto arriverà qualcuno a togliertela come è stato deciso, quindi perché fare noi il lavoro che spetta ad un altro? In questi casi dunque la cosa giusta è aspettare che la vita ci venga tolta da chi ha il compito di farlo.