I Pitagorici ed Eraclito

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

I PITAGORICI
Pitagora nacque nell’isola greca di Samo nel 575 aC. Durante la giovinezza viaggiò molto. Intorno ai 40 anni lasciò Samo perché in disaccordo col tiranno che la governava e si trasferì nella colonia di Crotone, nella Magna Grecia.
Il problema centrale affrontato dai pitagorici è la ricerca dell’archè. Pitagora concorda con Anassimandro sul fatto che l’archè non può essere un elemento appartenente alla realtà sensoriale. Egli osserva che tutte le cose sono misurabili (esperienza sensoriale) quindi tutto può essere ricondotto a numeri o a relazioni tra numeri. Osserva che gli eventi naturali (stagioni, succedersi di giorno e notte, moti dei corpi celesti,…) hanno una regolarità matematica traducibile in rapporti numerici. Anche la musica è retta da rapporti numerici. Perciò il mondo è definito dai pitagorici cosmo (dal greco “kosmos” = ordine matematico).
Pitagora, come Anassimandro, considera il mondo come teatro della lotta fra contrari, riducibile alla lotta fra limitato ed illimitato. Limite ed illimitato coesistono, nel senso che il limite delimita l’illimitato, ed insieme generano l’armonia..
I numeri sono divisi in pari (divisibili in due parti uguali) e dispari. I numeri pari non incontrano ostacoli, cioè limiti, nella loro divisione. I numeri dispari incontrano l’ostacolo dell’unità rimanente. I numeri pari, in quanto illimitati, sono imperfetti. I numeri dispari, essendo limitati, rappresentano la perfezione

Un altro modo per spiegare la differenza fra numeri pari e numeri dispari è di disporli su una squadra. Si scopre che i numeri dispari generano dei quadrati (vi è un punto-vertice che limita gli altri punti). I numeri pari generano dei rettangoli. Abbiamo quindi il quadrato che rappresenta il limite e la perfezione ed il rettangolo che rappresenta l’illimitatezza e l’imperfezione.

Il numero 1, sorgente di tutti i numeri, non è ne pari ne dispari. Esso è definito parimpari. E’ infatti il più piccolo numero che sommato ad un numero pari lo trasforma in dispari e viceversa.
Un altro numero particolare è il 10. E’ composto dalla somma dei primi quattro numeri e quattro sono gli elementi base della geometria (punto, linea, superficie e volume), quattro sono gli elementi base della natura (acqua, aria, terra, fuoco). Inoltre il 10 contiene il primo numero pari ed il primo numero dispari, i primi due quadrati ed il primo cubo. La sua rappresentazione grafica è la tetrade, un triangolo equilatero il cui lato è costituito da quattro punti. La tetrade ha un valore sacro, tanto che su di essa si pronunciavano i giuramenti. Oltre a contenere gli elementi base della serie numerica il 10 rappresenta l’intero universo. Ci sono infatti, secondo i pitagorici, dieci corpi celesti. Oltre a quelli conosciuti allora (Terra, Sole, Luna, Mercurio, Marte, Giove, Venere, Saturno, stelle fisse) per far quadrare i conti il pitagorico Filolao aggiunge l’Antiterra.
Per i pitagorici esistono solo numeri interi; le frazioni altro non sono che rapporti fra numeri interi. Il teorema di Pitagora in realtà era conosciuto già molto tempo prima da babilonesi ed egiziani, inoltre prevede la possibilità di arrivare ad avere come risultato un numero irrazionale. Secondo la leggenda fu proprio un pitagorico; Ippaso di Metaponto, a determinare la crisi della scuola, svelando il segreto della scoperta dei numeri “incommensurabili” (irrazionali) fino ad allora tenuto nascosto perché contraddiceva i fondamenti della dottrina pitagorica.
Secondo Filolao, la Terra è sferica, perché la sfera è il solido più perfetto. Si muove con un moto di rivoluzione e non è il centro dell’universo. Tutti i corpi celesti si muovono intorno ad un fuoco centrale a noi invisibile. I corpi celesti muovendosi producono dei suoni (si osservò che un oggetto fissato all’estremità di una corda e fatto roteare produceva rumore). Più un pianeta è lontano dal fuoco, più gira velocemente e più alta è la nota che produce. La somma di tutti questi suoni è un armonia che noi non cogliamo perché siamo abituati ad udirla da sempre o perché i nostri sensi non sono in grado di percepirla.
I numeri, per i pitagorici, non sono entità astratte, ma punti fisici, sassolini con una precisa disposizione nello spazio (il termine “calcolo” deriva dal latini “calculus” che significa sassolino). Questo modo di rappresentare i numeri viene definito aritmogeometria. I numeri sono intesi come gli elementi materiali di cui è composta ogni cosa.
I pitagorici spiegano attraverso il numero ed i concetti di limite ed illimitato ogni aspetto della realtà, anche l’aspetto morale. Il limite corrisponde al bene ed all’ ordine. L’illimitato corrisponde al male ed al disordine. I pitagorici individuano 10 coppie di contrari (limite/illimitato – dispari/pari –unità/molteplicità – destra/sinistra - maschio/femmina – quiete/movimento – retta/curva – luce/tenebra –bene/male – quadrato/rettangolo). Il primo elemento di ogni coppia rappresenta il polo positivo, il secondo il polo negativo; la realtà è data dal rapporto fra questi contrari (dualismo).
Richiamando la tradizione dionisiaca ed orfica, i pitagorici considerano l’uomo come l’unione di due elementi contrapposti: l’anima ed il corpo. L’anima è la componente divina sepolta nel corpo come in una tomba. Durante la vita, mediante la purificazione essa si deve liberare del legame con il corpo e poi con la morte si separa da esso. L’anima è immortale e torna a reincarnarsi dopo la morte (dottrina della metempsicosi o trasmigrazione delle anima) seguendo il destino che si è costruita durante la vita precedente. Se ha ceduto alle passioni terrene si incarnerà in un essere irrazionale (animale) se si è sufficientemente purificata si reincarnerà in un uomo tanto più “elevato” quanto maggiore è il grado di purificazione. Solo la purificazione completa permette di uscire dal ciclo delle reincarnazioni. Questa dottrina risente di elementi di provenienza orientale (induismo).
Il corpo è la sede dei sensi, mentre l’anima è la sede della ragione. Per conoscere razionalmente bisogna purificarsi dai sensi e dalle passioni. la conoscenza razionale (matematica) costituisce una via privilegiata per la purificazione. Chi non si è purificato non può giungere da solo alla conoscenza, per questo nella scuola pitagorica c’è un rigido ordine gerarchico. I novizi possono ricevere la conoscenza solo da chi è loro superiore e fintanto che non hanno raggiunto un sufficiente grado di purificazione non possono intervenire o porre domande. Per questo sono detti acusmatici (ascoltatori). In seguito diventeranno matematici (coloro che apprendono) e potranno anche porre domande. I novizi devono rispettare delle regole molto rigide (non mangiare carne né fave, non indossare abiti di lana, fare ogni sera l’esame di coscienza, ecc.). Essi non sono ammessi alla presenza del maestro che parla loro dietro ad una tenda. Il suo insegnamento è considerato una rivelazione divina.
L’ORFISMO
Era un movimento religioso che prendeva il nome dal mitico poeta Orfeo. Secondo il mito egli scende negli inferi per riportare in vita la moglie Euridice. Sulla via del ritorno trasgredisce all’ordine di non voltarsi per guardare la sua sposa e così la perde per sempre. Secondo l’orfismo l’anima è un demone che è imprigionato in un corpo impuro in seguito ad una colpa originari. Per liberarsi dal corpo l’anima deve purificarsi vincendo le passioni e liberandosi dai piaceri sensibili. L’anima totalmente purificata ritorna presso gli dei. L’anima solo parzialmente purificata si reincarna in uomini o animali secondo il suo grado di purificazione. L’orfismo fa parte dei culti misterici, così detti perché i loro riti non possono essere svelati dagli iniziati.
Un altro culto misterico è quello legato a Dioniso. Il culto di Dioniso prevede il raggiungimento della salvezza attraverso l’estasi che consente il contatto con la divinità.
Questi culti, che si svilupparono intorno al VI sec. aC ebbero un notevole e duraturo successo perché rispondevano all’esigenza individuale di salvezza dell’anima e perché erano accessibili anche alle donne ed agli schiavi.
LA MUSICA
Musica significa “arte delle Muse”. Secondo la mitologia, le Muse erano le nove figlie di Zeus (sapienza) e Mnemosine (memoria). Esse ispiravano le varie arti (poesia, canto, musica, geometria, …). Esse intervenivano alle feste degli dei e degli eroi. Fra i miti riguardanti la musica vi è quello di Orfeo che con la sua musica ammansisce la bestie feroci e fa danzare gli alberi, anche la sua testa mozzata continua a cantare. Vi è poi il mito di Pan, dio dai piedi di capra. Si innamorò di una ninfa che per sfuggirgli fu trasformata in canna. Pan ricavò da questa canna un flauto che suonava ogni volta che era preso dalla passione. La musica aveva un importante ruolo pubblico (canti di nozze, di guerra, riti religiosi) ed era parte integrante della formazione dei giovani.

ERACLITO
Eraclito nasce nel 540 aC nella colonia greca di Efeso, in Asia Minore. La tradizione lo presenta come un uomo dal carattere altero spesso in contrasto con chi governava la sua città. Visse a lungo isolato nel tempio di Artemide dove scrisse un discorso sacro che offri in dono agli dei (un’opera poi chiamata “Sulla natura”).
Eraclito invita ogni uomo ad usare il logos, cioè la ragione, che è comune ad ogni essere umano. Partendo dall’esperienza sensoriale Eraclito nota un continuo avvicendarsi di opposti (giorno/notte, inverno/estate, salute/malattia, vita/morte, pace/guerra,…). Il divenire non è però un semplice scorrere di eventi, ma un conflitto fra opposti, ed un opposto esclude l’altro (la salute scaccia la malattia, il giorno scaccia la notte,…). Il mondo è il teatro di questi conflitti, ma nessuno degli opposti riesce a prevalere sull’altro, essi agiscono contemporaneamente. Eraclito lo spiega con l’esempio dell’arco dove la corda ed il legno esercitano nello stesso tempo delle forze l’uno sull’altro perché l’arco funzioni. Gli opposti si implicano a vicenda (non vi sarebbe il giorno senza la notte, la vita senza la morte,…) e insieme danno origine alla realtà. Usando il logos si comprende che gli opposti non sono che due aspetti di un’unica realtà (la luce e la tenebra sono due aspetti del giorno). La divinità è l’unione di tutti gli opposti (è contemporaneamente luce e tenebra, pace e guerra, …).
Eraclito individua l’archè nel “divenire” e lo paragona al fuoco che tutto trasforma e tutto distrugge:

I TRE SIGNIFICATI DI “LOGOS”
Il termine logos può avere il significato di ragione (grazie alla ragione l’uomo può comprendere le leggi della natura) oppure di discorso (il discorso permette all’uomo di esprimere le leggi che ha compreso, quindi non rappresenta l’espressione di un’opinione personale, ma della verità). In Eraclito ha anche il significato di legge (la legge che regola l’intero cosmo). Per i suoi vari significati questo termine ha dato origine a molte parole (teologia: discorso sugli dei).

Esempio