Hegel

Materie:Riassunto
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Testo

HEGEL (1770-1831)
==> Studia in seminario a Tubinga ed ha come compagni di stanza Holderlin e Schelling→influenza dei suoi primi scritti di carattere religioso
==> Precettore a Berna
==> 1800→ è a Jena dove entra a contatto con il mondo accademico e si confronta con gli altri intellettuali romantici→ “Sulla differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Shelling”
==> 1807 Fenomenologia dello spirito
==> 1817 Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio→ summa dell’intero sistema filosofico di Hegel
I capisaldi della filosofia hegeliana:
==> Rapporto finito-infinito: per Hegel l’infinito è l’unica realtà concreta che accoglie al suo interno il finito, espressione parziale dell’infinito. La realtà è quindi come un organismo le cui parti finite non esistono che in relazione del Tutto. L’intelletto è quella facoltà limitata che dà una conoscenza astratta delle singole parti finite non come parti riconducibili al Tutto. E’ invece la ragione che dà una conoscenza concreta del Tutto che non è un Tutto indistinto ma un Tutto a cui si perviene attraverso la conoscenza faticosa /”la difficoltà del concetto”) delle sue determinazioni.
==> Importanza della contraddizione: riprendendo la sentenza “contradictio est regula veri, non contradictio falsi”, Hegel afferma che solo il passaggio attraverso la contraddizione, ossia la negazione, permette che la filosofia giunga non ad un Tutto indistinto, ma un Intero concreto in cui le sue determinazioni siano conosciute. La verità, la conoscenza concreta sta dunque nell’intero a cui si perviene attraverso un processo dialettico faticoso. Hegel critica quindi Fichte accusandolo di non aver saputo trovare un completo accordo tra ogg e sogg; critica più aspramente Schelling che riteneva che il Tutto si dovesse cogliere in modo intuitivo: in questo modo però – ritiene Hegel – il Tutto è un Tutto indistinto e astratto come "la notte nella quale tutte le vacche sono nere”(da Fenomenologia) in cui non si distinguono le determinazioni (il Tutto è uno e non molti)
==> Identità tra reale e razionale: il processo dialettico è legge ontologica dello sviluppo della realtà e legge logica del pensiero, ossia allo stesso tempo modo in cui l’Io pone il tutto attraverso il superamento delle contraddizioni, anche nella realtà si ha questo procedimento dialettico di scissione e di superamento della scissione (per es. nella storia). Questo perché secondo una massima hegeliana “tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale”: con la prima parte Hegel intende che nella realtà si può individuare una struttura razionale (la Ragione o Idea che permea tutto), nella seconda parte invece Hegel puntualizza che la razionalità, tutto ciò che è nel pensiero non è pura idealità ma è la forma di ciò che esiste ossia ribadisce che la Ragione permea il tutto e che quindi si ha la sostanziale identità tra razionale e reale.
==> Filosofia è il proprio tempo appreso attraverso il pensiero: la filosofia è per Hegel la scienza per eccellenza che permette di cogliere l’Assoluto nel reale; così la filosofia deve partire dal concreto e dalla realtà prendendone atto e deve comprendere le strutture razionali che la compongono passate attraverso un procedimento dialettico. In questo modo la filosofia giustifica la realtà e gli eventi perché essi sono parte di un Tutto razionale.
LA DIALETTICA HEGELIANA
Il procedimento dialettico formulato da Hegel si distingue in tre momenti:
1. momento intellettuale – astratto (tesi) in cui, tramite l’intelletto, la realtà è concepita come un insieme di molteplicità separate e non in contatto tra loro secondo il principio di identità (A=A) e quello di non contraddizione.
2. momento negativo – razionale (antitesi): il vero momento dialettico e necessario perché dà il via alla comprensione della realtà come un Tutto organico, è quello negativo – razionale; attraverso la ragione, per determinare il Tutto, è necessario mettere in relazione le varie determinazioni con le determinazioni opposte: se nel primo momento veniva affermato A è uguale ad A, nel secondo momento viene determinato ciò che non è A per comprendere in verità che cosa sia A (come aveva detto Spinoza “omnis determinatio est contradictio”). E’ quindi l’espressione del principio di contraddizione dal momento che A è sia A sia ciò che non è A.
3. momento positivo – razionale (sintesi): determinato che cosa sia A e che cosa esso non sia, viene riproposta la tesi iniziale con il superamento delle contraddizioni e con l’aggiunta dell’apporto di esse. Con il terzo momento si giunge quindi all’affermazione di un Tutto comprendente tutte le sue determinazioni. La riaffermazione della tesi con l’apporto della contraddizione è chiamata Aufhebung (=superamento) che porta con sé sua il significato di togliere (eliminare l’opposizione tra tesi e antitesi) sia conservare (la verità della tesi e dell’antitesi, sintetizzate nel terzo momento). Per questo la filosofia di Hegel è vista come una filosofia a spirale in cui si ha un continuo superamento della tesi iniziale con l’apporto però delle verità contenute in essa e nell’’antitesi.
Il procedimento dialettico è sia la legge logica della comprensione della realtà quanto la legge ontologica di sviluppo della realtà: infatti, come si comprende che il tutto non è un tutto indistinto ma determinato, così è possibile leggere la storia come una continua posizione di un’unità indistinta (tesi) che poi subisce una scissione (antitesi) necessaria per ritornare all’unità iniziale ma completa e determinata.
Così Hegel, attraverso un’attenta analisi, nota che nel mondo greco era presente l’unita uomo-polis e uomo-dio (rilettura dell’Antigone sofoclea) ma era un’unità incompleta. E’ poi avvenuta la scissione necessaria con l’impero di Alessandro Magno in cui l’uomo non si sente più cittadino ma suddito (scissione politica) e dal punto di vista religioso con l’affermarsi dell’ebraismo in cui il dio è completamente scisso dall’uomo, trascendentale. Dal punto di vista politico, è la rivoluzione francese che secondo Hegel permette agli opposti di ritornare realtà e il suddito ritorna consapevolmente cittadino.
Con l’affermazione della realtà e del pensiero come processo dialettico, Hegel si stacca dal pensiero romantico criticando in particolar modo l’amico Schelling.
I romantici, infatti, come nota Hegel nella fenomenologia temono il termine “mediazione” dal momento che ritengono che l’Assoluto si debba cogliere intuitivamente e che ogni mediazione sia allontanamento dall’Assoluto. In verità Hegel ritiene che alla comprensione dell’Assoluto si debba giungere attraverso un percorso difficoltoso (Hegel parla di “difficoltà del concetto”) che passa attraverso la contraddizione e che trova confluenza nel divenire, nella compresenza di identità e non identità. Il vero sta quindi solo nell’Intero, nell’Assoluto che è il risultato del processo.
LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO (1807)
Nella Fenomenologia dello Spirito Hegel rintraccia le tappe compiute dallo Spirito (collettivo/storico e individuale) per farsi Assoluto mentre nell’Enciclopedia del 1817 inserisce come prefazione la Fenomenologia in quanto in quest’opera espone il principio della risoluzione del Finito nell’Infinito (già spiegato nella Fenomenologia) come appare nella realtà.
La Fenomenologia può essere considerata una sorta di “storia romanzata” delle tappe (figure) che la coscienza compie per farsi Assoluto, ossia per rendersi consapevole della propria natura infinita. E’quindi "la scienza dell’esperienza della coscienza” che mostra il progresso della coscienza nella via verso l’Assoluto nella storia, educando l’uomo ad un cammino difficile e lungo.
Nella Fenomenologia si ha quindi la compresenza del piano storico-collettivo e del piano individuale, ossia dello Spirito universale e della coscienza che attraversano le medesime figure. Le tappe delineate de Hegel formano quindi una sorta di percorso della coscienza e parallelamente un percorso dello sviluppo dell’umanità.
La prima figura è la coscienza in cui lo spirito cerca di riappropriarsi dell’oggetto: nella certezza sensibile la coscienza coglie l’hic et nunc, dando così la conoscenza di una realtà generica e vuota di contenuto applicata nel tempo e nello spazio. Con la percezione la coscienza oltre alla certezza sensibile, possiede la conoscenza di un oggetto come unico formato da diverse caratteristiche. L’intelletto coglie il fenomeno come unità di molteplicità governata da leggi e forze e riconduce il fenomeno alla coscienza.
Con la figura dell’autocoscienza, la coscienza si considera come una tra le tante coscienze: per essere tale quindi ha bisogno di essere riconosciuta dalle altre coscienze; questo può avvenire grazie all’amore ma Hegel riconosce che con l’amore manca il travaglio e la difficoltà dello scontro, oppure tramite la figura del servo-padrone, in cui le coscienze mettono in gioco la propria libertà e la propria vita: una delle coscienze sottomette le altre coscienze, avendo così la massima consapevolezza di sé; Hegel nota però che si ha un capovolgimento di ruoli grazie al lavoro e il signore diventa a sua volta servo del servo il quale così si rende autocosciente.
Nella figura della coscienza stoica e scettica, la scissione e l’indipendenza tra l’Io e l’oggetto si fa marcata: la prima si rende totalmente indifferente al mondo, la seconda nega l’esistenza di ogni realtà e verità cadendo in un’evidente contraddizione, proponendo una propria verità. La coscienza vive quindi una scissione tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere, cioè Assoluto: questa figura chiamata coscienza infelice, è stata presa come simbolo dell’intera Fenomenologia e può essere assunta come modello del tipico conflitto dell’uomo romantico che aspira all’Infinito. Nella storia, la coscienza vive una scissione religiosa: con l’ebraismo, infatti, Dio è completamente trascendentale; con il cristianesimo, l’Assoluto si è mostrato attraversi Cristo e si è incarnato: ma questa è stata una ricongiunzione temporanea, circoscritta nel tempo. L’uomo ha cercato la prova di Cristo con le crociate, cercandone il corpo; non trovandolo, si è chiuso in rituali e atteggiamenti di assoluta devozione (Medioevo) e poi, per affermare se stessa, ha cercato di esprimersi attraverso il lavoro (etica protestante). Per affermare la divinità, giungerà a negare se stessa e ad umiliarsi attraverso atti di mortificazione. Con il Rinascimento, la coscienza capirà di essere lei stessa Assoluto, lei stessa creatrice della realtà e diventerà Ragione; deve però giustificare in che senso può darsi Assoluta, come si possa dare come ogni realtà: prima come Ragione osservativa cerca le essenze della natura poi riconducibili a se stessa (è il Rinascimento), osservando la Natura; in seguito diventerà Ragione attiva quando capirà che è lei stessa che deve produrre la realtà e che questa non è data (Rivoluzione Scientifica).
L’approccio individuale della coscienza però porta al fallimento dal momento che vuole farsi Assoluta; deve quindi porsi in una posizione universale facendosi Spirito oggettivo che si realizza nello Spirito del Popolo. La coscienze è quindi giunta alla fine del suo percorso diventando Spirito.
ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE FILOSOFICHE IN COMPENDIO (1817)

L’Enciclopedia, edita nel 1817, si tripartisce in Logica, Filosofia della Natura e Filosofia dello Spirito. Essa è l’analisi dell’Idea, la Ragione, la trama razionale che soggiace all’intera realtà dal momento che “tutto ciò che è reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale”
1. LOGICA
La logica è lo studio dell’Idea pura ossia dell’Assoluto considerato in se stesso, senza tener conto delle sue realizzazioni nella Natura e nello Spirito. E’ quindi l’indagine della struttura immanente della realtà.
Dal momento che per il filosofo tedesco, reale e razionale corrispondono, è facile intuire come LOGICA e METAFISICA corrispondano poiché studiare il pensiero (→logica) è studiare l’essenza della realtà (→metafisica).
Mentre la logica aristotelica e kantiana studia i meccanismi attraverso cui l’uomo conosce la realtà, nella logica hegeliana è necessario fare lo sforzo per separare la realtà dall’aspetto logico-razionale.
La logica hegeliana analizza i concetti più generali e indeterminati ossia l’essere, l’essenza e il concetto e per questo la logica è tripartita in Logica dell’Essere, Logica dell’Essenza, Logica del Concetto.
Con Essere Hegel si riferisce al concetto più astratto: è l’Essere di Parmenide, vuoto e indeterminato che corrisponde al Nulla; Essere e Nulla trovano sintesi nel Divenire.
Per determinare la sua Logica, Hegel scarta:
- la posizione realistico-ingenua che ha la presunzione di affermare che mediante il pensiero è possibile cogliere l’intera realtà e che realtà e pensiero sono due idee completamente separate;
- la posizione empirista-kantiana che sostiene che l’Essere esiste ma lo riduce ad un qualcosa di imperscrutabile:
- la posizione fideistica in cui il pensiero dell’Essere è possibile solo nella fede.
2. FILOSOFIA DELA NATURA
L’Idea si fa altro da sé (alienazione dell’idea); poi ritorna in sé arricchita delle contraddizioni facendosi Spirito.
3. FILOSOFIA DELLO SPIRITO
La Filosofia dello Spirito si articola in tre parti: la Filosofia dello Spirito Soggettivo, la Filosofia dello Spirito Oggettivo e la Filosofia dello Spirito Assoluto che si manifesta nell’arte, nella religione e nella filosofia, massima espressione dello Spirito.
a. Lo Spirito Soggettivo è quello Spirito ancora individuale legato alla Natura, che intraprende un percorso progressivo per emergere dalla Natura. La Filosofia dello Spirito Soggettivo si articola in Antropologia dell’Anima, Fenomenologia dello Spirito e Psicologia dello Spirito.
Lo Spirito Soggettivo è ancora coscienza individuale ma è consapevole dell’identità soggetto-oggetto che vuole si traduca in un’azione collettiva.
b. Lo Spirito Oggettivo è la manifestazione dell’Idea (Spirito, Ragione) nelle istituzioni sociali concrete. Si ha quindi la piena identità tra Reale e Razionale. I momenti dello Spirito Oggettivo sono il diritto astratto, la moralità e l’eticità la quale si esplica nella famiglia, nella società civile e nello Stato.
Il diritto astratto è quel diritto di cui ogni persona in quanto persona è portatrice: è quindi astratto in quanto non ha differenziazioni.
Moralità ed Eticità in Hegel hanno due significati ben precisi: la Moralità (Moralität) è infatti intesa in senso kantiano, soggettiva: è una morale vissuta dal soggetto come imposizione, imperativo; è infatti interiorizzata e fa scaturire le intenzioni: rimane però aperto nell’uomo un dissidio interiore tra ciò che vuole e ciò che deve fare (contraddizione fra essere e dover-essere).
L’Eticità invece (Sittlichkeit) è il bene perseguito dalla moralità che trova realizzazione nelle istituzioni e nelle leggi di un popolo; è quindi la moralità nelle forme del diritto astratto: in questo modo ciò che vuole il cittadino è ciò che rende buona l’istituzione e si è appianata la spaccatura tra interiorità ed esteriorità.
Le tre forme di collettività in cui trova realizzazione l’Eticità sono la famiglia, la società civile e lo Stato.
La prima forma, la famiglia, può essere considerata la tesi: la famiglia è infatti una collettività e un’unità temporanea destinata a disgregarsi. Con l’unione di più famiglie si ha la società civile (antitesi) definita da Hegel “un campo di battaglia dell’interesse privato individuale di tutti contro tutti” dove si ha un continuo cercare di guadagnare di più a discapito degli altri: la società civile è luogo di scontro perché ciò che determina l’azione dei cittadini è il bisogno. Il superamento della contraddizione si ha con lo Stato etico che è la riaffermazione dell’unità della famiglia al di là della dispersione della società civile: nell’istituzione Stato, infatti, i particolarismi individuali della società civile dettati dal bisogno sono indirizzati verso un unico fine. Per Hegel, quindi lo Stato è un sistema organicistico che non è fondato dagli individui ma sul concetto di Stato e sullo Spirito: non sono quindi gli individui a formare lo Stato.
In questo modo Hegel rifiuta la concezione liberale e contrattualistica dello Stato dal momento che lo Stato preesiste agli individui e non è basato su alcun contratto e il modello democratico che è il tentativo di dar voce a tutti creando una moltitudine e non un’unità.
Nello Stato, per Hegel, si realizza la massima libertà dello Spirito: lo Stato è dunque il fine assoluto perseguito dallo Spirito che ordina in modo razionale il corso della Storia.
La libertà dello Spirito si è attuata gradualmente attraverso forme di Stato più progredite e con continua maggior libertà, arrivando all’istituzione perfetta: negli antichi imperi orientali la libertà era estesa ad una sola persona, l’imperatore, nelle poleis greche e nell’impero romano invece la libertà è estesa a pochi -all’aristocrazia e al senato-; nel mondo germanico contemporaneo a Hegel, la libertà essendo estesa a tutti e dal momento che tutti si sentono parte di un popolo, si è giunti allo Stato migliore in cui l’individuo si trova all’interno di un organismo e ciò che vuole fare è ciò che è più adatto allo Stato e allo Spirito Assoluto.
c. Lo Spirito Assoluto è il compimento del ciclo: l’Idea infatti è venuta completamente a conoscenza della sua natura assoluta ossia che tutto è Spirito e nulla è al di fuori di esso. L’auto-riconoscersi Assoluto è frutto di un processo che si articola attraverso l’arte, la religione e la filosofia le quali non differiscono nel contenuto: sono infatti manifestazioni diverse -rispettivamente nell’intuizione sensibile, nella rappresentazione e nel concetto- dello Spirito Assoluto.
Nell’opera d’arte è infatti contenuto lo Spirito dell’artista sotto forma di intuizione sensibile: immediata e intuitiva è l’unione tra soggetto (Idea dell’artista) e oggetto (materia). Attraverso la materia, l’artista fa emergere il proprio Spirito: nella statua il marmo, l’oggetto, è natura spiritualizzata ossia manifestazione sensibile dello Spirito, mentre il soggetto, l’Idea dell’artista, è gi Spirito naturalizzato, reso visibile. Il bello artistico sta quindi nell’Idea dell’artista. Anche l’arte si è evoluta attraverso un processo dialettico in cui soggetto e oggetto si scontrano: l’arte simbolica orientale presenta una sovrabbondanza di materia rispetto al contenuto; nell’arte greca classica invece si ha l’equilibrio materia-idea; nell’arte romantica, la sovrabbondanza di Spirito cerca espressione in altre forme (musica, poesia) portando così alla crisi dell’arte (avanguardia, cubismo). Ma anche l’arte, in quanto ancora imperfetta dal momento che lo Spirito è limitato dalla materia, è destinata ad essere superata dalla religione.
Nella religione, lo Spirito Assoluto vive la sua natura infinita attraverso la rappresentazione di Dio (miti, testi sacri): è ancora però presente uno scarto fra l’essere Assoluto e viverlo attraverso le rappresentazioni. Per questo la religione trova il suo naturale sbocco nella filosofia: di per sé la religione è già filosofia, lo Spirito ha già compiuto il suo percorso man non si è ancora completamente reso consapevole della sua natura infinita. Hegel traccia un percorso dell’evoluzione della religione sostenendo che la migliore è quella attuale perché nel complesso è la più completa: nelle religioni naturali (tesi) Dio era vissuto come un Dio nella natura, con le religione panteistiche e poi l’ebraismo (antitesi) Dio è divenuto un essere trascendentale; con la venuta di Cristo, l’infinito e lo Spirito Assoluto si sono rivelati in lui: nel dogma della Trinità –Padre, Figlio, Spirito Santo (Padre+Figlio)- è possibile scorgere il movimento dialettico. Il limite della religione è però quello di scorger l’Assoluto in qualcosa di ancora finito, la rappresentazione.
E’ compito della filosofia svelare l’Assoluto nella forma adeguata al concetto. Hegel afferma in Lineamenti di filosofia del diritto che la filosofia è “come la nottola di Minerva che spicca il suo volo sul far della sera”: la filosofia è tale quindi dopo che la realtà si è dispiegata; il suo compito non è dunque quello di prevedere ma di spiegare ciò che è già successo. In questo modo dunque filosofia, storia della filosofia e storia coincidono. Anche per la filosofi Hegel traccia un percorso dialettico che partendo dalla filosofia antica, passa per la filosofia moderna di Cartesio e degli empiristi, trovando coronamento nell’Idealismo.
LA FILOSOFIA DELLA STORIA
All’interno della filosofia della storia contenuta in Lineamenti di filosofia dei diritto, Hegel afferma che apparentemente la storia è un insieme di fatti privi di razionalità; questo però è solo per una coscienza finita; in verità la Storia è un corso ordinato e razionale guidato dello Spirito che è la Ragione e che è stato interpretato dai Romantici come uno Spirito divino-provvidenziale (si pensi alla Provvidenza di Manzoni).
La coscienza deve saper cogliere il fine e i mezzi della Storia: il fine della storia è che lo Spirito giunga a capire la sua natura Assoluta che deve essere vissuta all’interno delle istituzioni e dei popoli per giungere così alla massima libertà. Per fare ciò, lo Spirito si serve degli eroi e delle loro passioni, i quali credendo di perseguire le proprie ambizioni, in verità no sono altro che gli strumenti della Storia per attuare i propri fini. Lo Spirito si serve anche della guerra, chiamata l’Astuzia della Ragione, in quanto essa mantiene vivo il movimento dialettico della Storia: come “il movimento dei venti preserva il mare dalla putredine” così la guerra tiene in continuo movimento i popoli (diversamente dal pensiero di Kant; cfr. “Per la pace perpetua”).
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Filosofia - Hegel

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  1. giovanna

    studio filosofia del diritto presso l'università telematica uninettuno giurisprudenza