Appunti su Hegel

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Testo

Hegel
Stoccarda 1770 – Berlino 1831

Hegel nasce da famiglia protestante nella Carinzia della Restaurazione cattolica. Ha un’ottima istruzione umanistica: studia greco e latino (legge l’Iliade, Euripide, Tucidide, l’Etica di Aristotele, le Lettere di Cicerone e l’Agricola di Tacito).
Famosa è la Vita di Hegel di Rosenkranz nella quale si sostiene che Hegel lesse per tanto tempo Sofocle, lo tradusse in tedesco e il ricordo di questa lettura si vede dalle prime opere alla Fenomenologia.
Nel 1788 frequenta l’università di Tubinga dove studia due anni Filosofia e tre anni Teologia (esegesi biblica, teologia dogmatica e filosofia). Hegel non stimò l’insegnamento ricevuto a Tubinga ma ebbe occasione di entrare in un club politico in cui si ammirava la rivoluzione francese: tra i suoi compagni c’erano Hőlderlin e dal 1790 Schelling. A differenza di Schelling che era più giovane di Hegel di cinque anni, geniale, precoce scrittore e filosofo, Hegel matura lentamente.
Fa il precettore a Berna e a Francoforte e qui fa letture di storia politica e di economia. Dopo qualche esitazione si trasferisce a Jena per la carriera accademica (vi avevano insegnato Reinhold e Fichte, Schiller e gli Schlegel).
1788 – 1793 TUBINGA
1793 – 1796 BERNA
1796 – 1800 FRANCOFORTE
Gli Scritti teologici giovanili appartengono agli anni 1793 – 1800. Furono studiati da Dilthey 1905 e pubblicati da Nohl 1907 che li divise così:
1. Religione nazionale e Cristianesimo (5 frammenti 1793 – 94).
2. La vita di Gesù (1795).
3. La positività della religione cristiana (1795 – 96).
4. Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1798).
5. Frammento di sistema (1800).

Religione nazionale e cristianesimo
Per capire gli Scritti teologici giovanili di Hegel bisogna tenere presente la concezione kantiana della religione conosciuta a Tubinga. Kant aveva definito la religione come la conoscenza di tutti i nostri doveri come comandamenti divini, le riconosce solo un aspetto morale e distingue religione naturale da religione rivelata. La prima è quella che rientra nei limiti della pura ragione la quale è sufficiente per capire che cosa è mio dovere per riconoscerlo poi come comando divino. La religione rivelata è invece quella in cui io debbo sapere che una cosa è comandata da Dio per riconoscerla come mio dovere. Il cristianesimo nella sua origine è una religione rivelata ma per il suo contenuto è religione naturale quindi giustificabile con la sola ragione.
Nel primo frammento di Religione nazionale e cristianesimo di Hegel troviamo già opposizione alle idee kantiane sulla religione. Hegel è d’accordo con Kant nella svalutazione della religione positiva, ma ciò che gli interessa non è tanto una religione naturale fondata sulla ragione bensì una religione nazionale (Volksreligion), capace cioè di avere efficacia nella vita di un popolo. Per una religione nazionale, non è sufficiente la ragione, importanti sono anche il cuore e la fantasia. Hegel differisce da Kant anche per lo stretto legame che vede tra religione e politica: questo è uno dei motivi che fanno apprezzare a Hegel la religione greca molto più di quella cristiana. La religione greca è lieta, quella cristiana è triste; tipicamente hegeliano è già il concetto della religione come una forma dello spirito che presenta in veste fantastica ed emotiva le verità razionali. Hegel accentua le opposizioni al cristianesimo: elenca le malefatte (crociate e gli indiani d’America). Inoltre le dottrine morali di Gesù potranno ispirare la condotta di singoli uomini, non la vita di un popolo. Quindi la religione cristiana è originariamente una religione privata. Continuamente al cristianesimo è contrapposta la grecità e a Cristo è contrapposto Socrate.

La vita di Gesù e la positività della religione cristiana.
Gesù ci è presentato come un puro predicatore di morale e tutto il Vangelo è tradotto in termini di morale kantiana. Si assiste ad una riduzione pedantesca della predicazione di Gesù alla morale kantiana. In La positività… Hegel pur mantenendo il kantiano disprezzo per il cristianesimo positivo, manifesta comunque un interesse per il cristianesimo storico. Quindi il processo di positivizzazione del cristianesimo è pur sempre un fatto storico e come tale merita di essere studiato. Si manifesta l’importanza che per Hegel ha la storia. Secondo Hegel il motivo del positivizzarsi della religione cristiana fu l’ottusità del popolo ebraico, la sua incapacità a capire e ad accettare una religione puramente razionale. L’intento di Cristo di elevare a pura moralità la religione del suo popolo fallì totalmente e per farsi capire dai suoi uditori che pensavano di avere ricevuto leggi religiose da Dio e non dalla loro morale, Egli dovette presentarsi come il Messia, l’inviato di Dio: fu costretto cioè a presentare la sua dottrina come fondata sull’autorità divina, anziché sulla ragione. Dovette ricorrere anche ai miracoli e nulla più della fede nei miracoli ha contribuito a positivizzare la religione cristiana; come precedentemente, anche qui Hegel sostiene che il cristianesimo può adattarsi ad un piccolo gruppo che diventa setta all’interno della quale si dà importanza non a ciò che è comune a tutti gli uomini (la ragione) ma alle particolari dottrine della setta.
Insomma La positività è uno scritto di schietta intonazione illuministica: per l’insistenza sull’unità della ragione umana, per la contrapposizione fra ragione universale e religione storica, per la concezione dello stato inteso come mezzo per rispettare i diritti degli individui.

Lo spirito del cristianesimo e il suo destino
Il cambiamento di prospettiva hegeliano tra La positività e Lo spirito del cristianesimo è veramente brusco. Di comune fra i due scritti resta l’atteggiamento anti – giudaico: il giudaismo (ebraismo, Antico Testamento) è il mondo della scissione. La radice del giudaismo è l’oggettivo (l’estraneo opposto all’io di Fichte) ossia la servitù, la schiavitù dell’uomo di fronte all’altro: Mosè liberò gli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto ma li sottopose alla schiavitù della Legge. La legge mosaica è l’oggetto infinito di fronte al soggetto che è l’uomo. Ma il popolo ebraico e il mondo sono due oggettività, cose morte di fronte al soggetto che è Dio nella concezione ebraica. Quindi queste oggettività traggono ogni realtà solo da Dio. Hegel individua una scissione in questo processo, una coercizione dell’umanità allora introduce ancora la figura di Cristo che questa volta non concilierà più nel modo della positivizzazione, neppure in un dover essere bensì nella realtà, nell’essere. Questa conciliazione è indicata nel concetto cristiano di AMORE. Nell’amore la legge smette di essere puro dover essere e diventa essere; nell’amore la legge, l’universale si incarna nel particolare e non c’è più spazio per impulsi egoistici. Hegel spiega che l’amore è una forza di unione che esclude ogni opposizione, ma l’unità compiuta è quella che ha sofferto la separazione e l’opposizione. Per la prima volta vediamo qui applicata la dialettica hegeliana e nel frammento sull’amore è applicata all’individuo umano. Ma in tutto Lo spirito la dialettica è vista nella storia: non c’è più rimpianto per il mondo greco, qui la Grecia antica è paragonata all’unità non sviluppata né indifferenziata che deve attraversare e soffrire opposizioni prima di arrivare alla riconciliazione dell’unità riconquistata: l’Antico Testamento è la legge, l’antitesi, l’opposizione necessaria, senza di essa non si arriverebbe alla sintesi di Cristo.

La radicale rottura dell’unità è il DELITTO che si oppone sia alla legge sia all’amore. A questo punto Hegel introduce il concetto di destino tratto dalla tragedia greca: al delitto si oppone la pena, ma se la pena è data dalla legge essa resta qualcosa di esteriore al delitto; la pena non toglie la coscienza del male compiuto, il colpevole non si riconcilia. La pena riconcilia veramente solo quando si incarna nel destino: la pena come destino diventa qualcosa di individuale, non è l’applicazione di una legge astratta, ma è un dover essere che si realizza, un universale che si fa particolare. La pena diventata destino è una forza vitale e la vita può guarire le sue ferite, l’uomo può riparare le lacerazioni. Quindi per Hegel c’è una necessità storica, il destino, che è superiore al dovere morale.
La figura che raduna in sé l’ardire di colui che lotta contro il destino e la mitezza di chi accetta passivamente il dolore è l’ANIMA BELLA (figura tra religiosa ed estetizzante, importante nel Romanticismo – Goethe Jacobi Schiller). Ritroveremo questa figura dell’anima bella nella Fenomenologia e giudicata più severamente.

Nick: malva
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