Hegel

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Testo

HEGEL
Il giovane Hegel fu abbastanza partecipe agli avvenimenti del suo tempo (Rivoluzione Francese) e studiò e riconobbe la grandezza della filosofia cristiana e del mondo greco e di come il modo di pensare di Gesù assomigliasse alla filosofia greca.
Il vecchio Hegel critica l’unità differenziata di Schelling e riprende l’Io di Fichte. Egli vuole affrontare e risolvere tre problemi:
1. Risoluzione del finito nell’infinito. Hegel intende dire che la realtà non è un insieme di sostanze autonoma, ma un organismo unitario (cioè assoluto o Infinito) di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione. Quindi il finito esiste solo se paragonato all’infinito. Quindi esso è una forma di monismo panteistico che vede, come in Spinoza, nel mondo una realizzazione di Dio, ma contrariamente ad egli il Dio di Hegel è un dio in divenire dove tutto ciò che esiste è un momento di realizzazione.
2. Identità tra ragione e realtà. Il Soggetto Spirituale sta alla base della realtà e viene denominato “ Idea” o “Ragione”, intendendo con ciò che la Ragione governa il mondo e lo costituisce e che essa si manifesta in modo inconsapevole nella natura e in modo consapevole nell’uomo. Hegel inoltre afferma che la realtà è una totalità di momenti necessari (tutto ciò che è è come deve essere e non può essere diversamente da quello che è). Quindi la filosofia deve prendere atto di ciò e limitarsi a raccontare lo sviluppo dello spirito che diviene (Hegel si ritiene l’ultimo dei filosofi, perché con lui l’assoluto ha raggiunto l’autocoscienza).
3. La funzione giustificatrice della filosofia. Il compito del filosofo, quindi, è quello di far rientrare e giustificare secondo un programma razionale tutta la realtà.
Posto ciò, bisogna chiarire alcune caratteristiche della sua filosofia. Infatti essa è chiamata “panlogismo”, perché fondata su ragione (dove la logica studia la ragione) e per Hegel l’antitesi non è il male ma soltanto la molla per il vero sviluppo della realtà.
Hegel, quindi, ritiene che il farsi dinamico dell’Assoluto (il divenire della realtà) passa attraverso tre momenti: per l’idea in sé (tesi, logica), per l’Idea fuori di sé (antitesi, natura), per l’idea in sé e per sé (sintesi, spirito). L’idea in sé è l’assoluto considerato a prescindere della sua realizzazione del mondo ed assimilabile al programma della realtà. L’idea fuori di sé è la Natura, cioè l’alienazione dello spirito (fattosi altro da sé) ed il suo distendersi nello spazio e nel tempo o la realizzazione dello Spirito in Natura. L’idea in sé e per sé è il momento in cui lo spirito, avendo conosciuto la natura, ritorna in sé.
LA DIALETTICA
Quindi l’Assoluto è divenire e la legge che regola tale divenire è la dialettica, che Hegel utilizzò nei vari settori della filosofia.
Inoltre Hegel distingue tre aspetti del pensiero e della dialettica:
1. L’astratto o intellettuale. Consiste nel concepire le cose come determinazioni statiche e separate
2. Il dialettico o negativo – razionale. Consiste nel mostrare come queste siano unilaterali e debbano essere relazionate con altre determinazioni.
3. Lo speculativo o positivo – razionale. Consiste nel cogliere l’unità delle determinazioni opposte cioè nella consapevolezza di tali determinazioni solo aspetti di una realtà unica che vive attraverso le molteplicità. Sintesi che si afferma nella riaffermazione della tesi e quindi nel superamento dell’antitesi (sintesi arricchita).
La dialettica non fa che illustrare il principio fondamentale della filosofia hegeliana: la risoluzione del finito nell’infinito. Infatti ogni spicchio di realtà sussiste solo in un contesto di rapporti che formano tutta la realtà (la dialettica quindi rappresenta la crisi del finito e la sua risoluzione necessaria nell’infinito). Essa ha un significato globalmente ottimistico poiché il negativo sussiste solo come un momento del farsi positivo. Questa sintesi anche se può apparire una sintesi aperta (sintesi = tesi di altre sintesi), Hegel pensa che con ciò si toglierebbe allo spirito il possesso di sé medesimo, quindi egli opta per una dialettica e sintesi finale chiusa.
CRITICA ALLE FILOSOFIE PRECEDENTI
La filosofia di Hegel implica un oggettivo rifiuto alla visione illuministica del mondo. Essi, facendo dell’intelletto il giudice della storia, sono costretti a ritenere che il reale non è razionale, dimenticando che la ragione prende corpo nella storia ed abita in tutti i momenti di essa.
Hegel si oppone a Kant perché questi aveva costruito una filosofia del finito, e gli rimprovera che egli ha la pretesa di voler conoscere i meccanismi della conoscenza prima di procedere a conoscere.
Il dissenso di Hegel verso i romantici verte su due punti: 1) contesta il primato del sentimento, sostenendo che la filosofia non può che essere una forma di sapere razionale; 2) contesta la loro ricerca dell'individualità, affermando che l’intellettuale deve tenere d’occhio il corso del mondo, integrandosi nelle istituzioni del proprio tempo (NB: Hegel non costituisce un superamento del Romanticismo, ma solo il diverso esito dello sviluppo della cultura romantica).
Hegel muove a Fichte due critiche: 1) accusa il suo soggettivismo, cioè il ridurre l’oggetto a semplice ostacolo per l'autoconscenza dell'Io, con il rischio di un nuovo dualismo fra spirito e natura; 2) lo accusa di aver ridotto l’infinito a semplice meta ideale dell’io finito (processo che definisce falso perché non supera veramente il finito).
Hegel critica Schelling perché egli concepisce l’Assoluto in modo adialettico, cioè come unità indifferenziata e statica da cui derivano in modo inesplicabile le cose e risulta incapace di dar ragione alla molteplicità delle cose.

Nelle sue due opere (La Fenomenologia dello Spirito e l’Enciclopedia delle scienze filosofiche) Hegel vuole principalmente illustrare il percorso che la coscienza fa per giungere all’autocoscienza. Nella Fenomenologia ciò viene descritto come una storia romanzata della coscienza che, superati dei percorsi accidentali, riesce a giungere all’autocoscienza. La Fenomenologia dell Spirito si basa su delle figure, e una delle più importanti, dove si può vedere riassunto questo ciclo, è la coscienza infelice, che non essendo consapevole di avere tutta la realtà in sè e ritrovandosi scissa in varie opposizioni, sarà felice solamente quando avrà coscienza di sé, cioè di essere l'Univerale o il Soggetto Assoluto.
LA LOGICA
Nella Enciclopedia Hegel prende in considerazione la logica come scienza dell’idea pura, e tramite essa egli esamina l’impalcatura originaria del mondo, che si specifica tramite concetti e categorie.
In concreto, la logica hegeliana (logica = metafisica, essendo razionalità = realtà), che si divide in logica dell’essere, dell’essenza e del concetto, procede mostrando come, partendo dai concetti più astratti (essere, nulla e divenire) si giunge secondo uno sviluppo dialettico ai concetti più ricchi.
Hegel pensa che per fare qualcosa vi è bisogno di un punto di partenza; egli quindi pone come punto di partenza il nulla, da cui si forma il concetto più povero di tutti, cioè l'essere indeterminato (definito "ciò che è"). Questo essere indeterminato è molto simile al nulla, e l'unione tra essi provoca il divenire (filosofia che risale ad Eraclito con il suo divenire del mondo).
Questo essere indeterminato pian piano va determinandosi tramite le sue categorie: la qualità, che specifica l'oggetto, la quantità e la misura, che determina la quantità della qualità.
Ma a questo essere oramai determinato si contrappone l'essenza. Anche l'essenza ha delle sue categorie: essenza come ragione dell'esistenza, fenomeno, realtà in atto.
L'essere e l'essenza uniti si sintetizzano nel concetto.
Il concetto si divide in concetto soggettivo, oggettivo, quale si manifesta negli aspetti fondamentali della natura, e in Idea, che rappresenta l'unione del soggettivo con l'oggettivo.
La logica di Hegel prende il nome di “logica del concreto”, perché piano logico e piano ontologico coincidono. Infatti, mentre in Aristotele il soggetto, che si trovava sul piano logico, dopo la conoscenza dell’oggetto astraeva dal piano ontologico e formava il concetto delle cose, in Hegel ogni oggetto è un momento dell’universale (tutti gli uomini fanno parte del concetto “uomo”), così non vi è un astrazione da uno o più particolari, ma il concetto è formato dalle singole determinazioni. Quindi le categorie non sono più il risultato ultimo del processo astrattivo (da cui si astraeva l’essenza) ma hanno mani e piedi perché sono la realtà e più precisamente il fenomeno è uguale al fenomenizzarsi dello spirito.

LA FILOSOFIA DELLA NATURA
Nella filosofia della natura, Hegel considera il passaggio dall’Idea alla natura come un’alienazione, cioè l’Idea si fa altro da sè, spazializzandosi e temporalizzandosi. Questo passaggio, non essendo definito chiaramente, rappresenta una sorta di rompicapo. Comunque la natura in Hegel è sostanzialmente definita come pattumiera del sistema dove il filosofo ha fatto rientrare tutto ciò che non gli era spiegabile razionalmente.
La filosofia della natura si divide in: meccanica (che considera l’esteriorità della natura), la fisica (che comprende le proprietà degli elementi della materia) e la fisica organica (che si divide in natura, geologica, vegetale e organismo animale).
LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO
La filosofia dello Spirito è lo studio dell’Idea che sparisce come natura per farsi autocoscienza, soggettività e libertà. Lo sviluppo dello spirito avviene attraverso tre momenti: lo spirito soggettivo (spirito al livello individuale che emerge dalla natura e raggiunge l’autocoscienza), lo spirito oggettivo (spirito a livello sociale) e lo spirito assoluto (spirito che si conosce attraverso l’arte, la religione e la filosofia).
Nello Spirito soggettivo abbiamo un richiamo della figura della “coscienza infelice” presente nella Fenomenologia. Esso si sviluppa in tre parti: l’antropologia (tesi; che studia l’uomo o l’anima), la fenomenologia (antitesi; studio dello spirito come coscienza e autocoscienza), psicologia (sintesi; che studia l’uomo sia come essere che come coscienza). In questa parte della filosofia di Hegel, la figura della coscienza infelice si può richiamare alla figura dell’uomo che prende coscienza di essere finito, allora fuoriesce da sé e cerca di legarsi agli altri, cercando la possibilità di ricongiungersi all’infinito.
Lo Spirito oggettivo si sviluppa attraverso tre momenti: il diritto (tesi; inteso come insieme delle leggi che uniscono esteriormente l’individuo), la moralità (antitesi; morale in senso kantiano: insieme di norme che l’individuo si dà), eticità (sintesi; diritto e moralità coincidono, cioè, diversamente dalla morale di Kant, è il superamento della spaccatura tra interiorità ed esteriorità).
L’etica da all’uomo delle istituzioni come famiglia (tesi; prima organizzazione, insieme di coloro che hanno vincoli di sangue), società (antitesi; costituita da più famiglie con interessi particolari e indipendenti, i quali si trovano a dover coesistere fra loro), stato (sintesi; che dà valore a famiglia e società; è la più alta sintesi dell’etica).
Hegel rifiuta una concezione di stato liberale come quello decantato da Locke, Kant, in cui si afferma che lo stato è un mezzo per salvaguardare i diritti dei cittadini; rifiuta il modello democratico in cui la sovranità risiederebbe nel popolo; rifiuta il modello contrattualistico, ovvero uno stato fondato su un contratto scaturiente dalla volontà arbitraria degli individui; Hegel rifiuta anche il modello giusnaturalistico che afferma la preesistenza di diritti naturali esistenti prima e oltre lo Stato.
Lo Stato tipo per Hegel è uno stato etico e monarchico, fondato sulle leggi e che trova la sua giustificazione proprio nell'Idea stessa di Stato, dove il capo di esso cerca il benessere di tutti attraverso le leggi ma è al di sopra di esse; anche se Hegel non definisce il sovrano del suo stato ideale un despota, comunque ciò che egli ricerca non sarà mai il reale bene collettivo ma il bene secondo la sua concezione.

La Storia di Hegel si sviluppa attraverso momenti tutti unicamente necessari ed il fine di essa è la fine della storia del mondo, che si avrà quando lo spirito avrà raggiunto l’autocoscienza.
Secondo Hegel infatti, ogni nazione ha uno spirito che la rappresenta ed ogni qualvolta uno dei tanti spiriti ha le caratteristiche necessarie affinché lo spirito del mondo si incarni in essa, questa nazione diventa una nazione leader, procedendo alla conquista degli altri stati, finché non avrà finito il suo corso. A questo punto lo spirito del mondo trasmigra in un altro stato con caratteristiche simili e così via.
Hegel ritiene che lo spirito del mondo finirà la sua trasmigrazione solo quando si incontrerà nella nazione prussiana, dove si stabilizzerà, essendo essa portatrice di tutte le caratteristiche necessarie (stato ideale; da ciò la fine della storia).
La contraddizione presente in questa parte del pensiero di Hegel sta nel fatto che secondo la sua definizione di concetto (cioè l’insieme di tutti i particolari esistenti), lo stato ideale è l’insieme di tutti gli stati esistenti; come, quindi, lo stato ideale essere unicamente lo stato prussiano?
Inoltre, per Hegel le grandi figure come Cesare o Napoleone presenti nella storia sono soltanto dei mezzi di cui l’astuzia della Ragione si serve per attuare i propri fini (autodeterminazione).
Lo Spirito assoluto è il momento in cui lo Spirito giunge alla piena autocoscienza. Tale è il risultato del processo dialettico composto da: arte (tesi; che conosce l’assoluto nella forma dell’intuizione sensibile: intuizione dell’infinito nel finito), la religione (antitesi; rappresentazione dell’infinito nel finito) e la filosofia (sintesi; nella forma del puro concetto: permette all’infinito di essere trasparente a sé stesso). L’arte rappresenta il primo gradino dell’autocoscienza dello spirito; nell’arte lo spirito vive in modo immediato ed intuitivo la fusione tra soggetto e oggetto. Hegel dialettizza la storia dell’arte in tre momenti: arte simbolica, romantica e classica.
La seconda forma dello spirito assoluto è la religione, quella in cui l’assoluto si manifesta nella forma di rappresentazione. Lo sviluppo della religione è lo sviluppo dell’idea di Dio nella coscienza umana.
Nella filosofia l’idea diventa trasparente a se stessa. Per Hegel la filosofia è nient’altro che l’intera storia della filosofia giunta a compimento con Hegel stesso. Di conseguenza, i vari sistemi filosofici che si sono succeduti nel tempo costituiscono le tappe necessarie del farsi della Verità, dove si supera il momento precedente che viene superato a sua volta dal successivo. Quindi l’ultima filosofia è quella di Hegel.
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Questi appunti appaiono per gentile concessione di Luca e Laura Bruno. Hegel –

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