Hegel

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Testo

Hegel
INTRODUZIONE
La vita, le opere e il pensiero in generale
Hegel, Georg Wilhelm Friedrich (Stoccarda 1770 - Berlino 1831), filosofo idealista tedesco, fu uno dei pensatori più influenti del XIX secolo. Dopo gli studi classici superiori, incoraggiato dal padre venne ammesso al seminario dell'università di Tubinga, dove divenne amico del poeta Friedrich Hölderlin e del filosofo Friedrich Schelling. Completati gli studi di filosofia e teologia, Hegel divenne precettore privato, dapprima a Berna nel 1793 poi a Francoforte nel 1797. Due anni dopo morì il padre, lasciandogli una rendita che gli permise di sospendere l'attività di precettore.
Nel 1801 si trasferì a Jena, dove portò a termine la Fenomenologia dello spirito (1807; trad. it. 1933-1936; ed. più recente 1995), un'opera tra le più importanti nella filosofia moderna. Si trattenne a Jena fino all'ottobre del 1806, quando l'occupazione francese lo costrinse alla fuga. Dopo aver soggiornato per un breve periodo a Bamberga, dove lavorò come giornalista presso la "Bamberger Zeitung", divenne professore di filosofia al ginnasio di Norimberga.
Negli anni di Norimberga pubblicò La scienza della logica (1812, 1813, 1816; trad. it. 1924-1925; ed. riveduta 1968). Nel 1816 accettò la cattedra di filosofia presso l'università di Heidelberg, dove pubblicò un'esposizione completa e sistematica della sua filosofia, l'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817; trad. it. 1907). Nel 1818 gli venne offerta la cattedra di filosofia che era stata di Johann Fichte all'università di Berlino, dove rimase fino alla morte.
L'ultima grande opera pubblicata da Hegel furono i Lineamenti di filosofia del diritto (1821; trad. it. 1913); dopo la morte videro la luce, a cura di alcuni dei suoi studenti, gli appunti delle lezioni: l'Estetica (1835-1838; trad. it. 1963), le Lezioni sulla storia della filosofia (1833-1836; trad. it. 1930-1945), le Lezioni sulla filosofia della religione (1832; trad. it. 1974-1983) e le Lezioni sulla filosofia della storia (1837; trad. it. 1941-1963).
In possesso di una profonda conoscenza della filosofia greca, Hegel incentrò dapprima i suoi studi e le sue analisi sulle opere di Baruch Spinoza, Jean-Jacques Rousseau, Immanuel Kant, Fichte, Friedrich Heinrich Jacobie Schelling. L'influenza di questi filosofi è evidente nelle opere di Hegel, benché egli non ne condividesse l'orientamento filosofico.
Intenti filosofici
Era intento di Hegel elaborare un sistema filosofico che potesse comprendere in sé le idee dei suoi predecessori, formando una cornice concettuale al cui interno potesse essere filosoficamente compreso il divenire storico. Un tale intento non poteva che sortire una comprensione completa della realtà, concepita quale totalità identificabile come l'oggetto della filosofia; a questa totalità egli si riferì come all'Assoluto, o Spirito assoluto. Secondo Hegel, il compito della filosofia è tracciare l'itinerario di sviluppo dello Spirito assoluto. Ciò implica in primo luogo il chiarimento della struttura intrinsecamente razionale dell'Assoluto; in secondo luogo una dimostrazione delle modalità con cui l'Assoluto si manifesta nella natura e nella storia; in terzo luogo, un'illustrazione del carattere teleologico dell'Assoluto, che esibisca il finalismo intrinseco alla dinamica, al "movimento" dell'Assoluto nella storia.
Dialettica
Riguardo alla struttura razionale dell'Assoluto, Hegel affermò che "ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale". Quest'affermazione può essere interpretata considerando l'assunto hegeliano secondo cui l'Assoluto deve essere concepito come pensiero puro, o Spirito puro, coinvolto nel processo della sua stessa crescita. La logica che è sottesa a questo processo di sviluppo è la dialettica. Il metodo dialettico implica che il movimento, il processo, sia il risultato del conflitto tra opposti. Questa dimensione del pensiero hegeliano è analizzabile secondo le categorie di tesi, antitesi e sintesi. La tesi, che può essere ad esempio un'idea o un movimento storico, ha in sé un'incompiutezza che genera il suo opposto, l'antitesi, un'idea o un movimento opposti. Il risultato della contraddizione, del movimento degli opposti, è un terzo momento, la sintesi, che supera e risolve il conflitto a un livello superiore conciliando in una verità più comprensiva la verità dei due poli opposti (tesi e antitesi). La sintesi è una nuova tesi che innesca un ulteriore movimento dialettico, generando in questo modo un processo di sviluppo storico e intellettuale continuo. Lo stesso Spirito assoluto si sviluppa con un movimento dialettico verso il fine ultimo.
Per Hegel, quindi, la realtà è intesa come l'Assoluto che si dispiega dialetticamente in un processo di sviluppo di sé. In questo processo lo Spirito assoluto si manifesta sia nella natura sia nella storia. La natura è l'Idea assoluta o l'Essere che oggettiva se stesso in forma materiale. Le coscienze finite e la storia dell'uomo sono il movimento in cui si manifesta l'Assoluto stesso in ciò che gli è più affine, cioè la coscienza o spirito. Nella Fenomenologia dello spirito Hegel contrassegnò i momenti successivi di questo manifestarsi, dal livello di coscienza più semplice all'autocoscienza assoluta, fino alla ragione.
Autocoscienza dell'Assoluto
La meta del divenire dialettico può essere compresa più chiaramente nello stadio della ragione: mentre la ragione finita progredisce nella comprensione, l'Assoluto progredisce in direzione dell'autocoscienza. L'Assoluto infatti giunge a conoscere se stesso mediante l'accrescersi della capacità di comprensione della realtà da parte dell'intelletto umano. Hegel analizzò i tre stadi di questo progresso del pensiero: arte, religione e filosofia. L'arte coglie l'Assoluto nelle forme materiali, esprimendo la razionalità nelle forme sensibili del Bello. L'arte viene superata dalla religione, che coglie l'Assoluto per mezzo di immagini e simboli; la religione più filosofica è per Hegel il cristianesimo, poiché in esso il manifestarsi dell'Assoluto nel finito è riflesso simbolicamente nell'incarnazione. La filosofia, tuttavia, è lo stadio speculativo supremo, poiché coglie l'Assoluto razionalmente. Quando si è realizzato questo momento, l'Assoluto è pervenuto alla piena autocoscienza e il processo ha raggiunto il proprio fine. Solamente a questo punto Hegel identificò l'Assoluto con Dio. "Dio è Dio", Hegel affermò, "solo nella misura in cui conosce se stesso".
Filosofia della storia
Nel corso dell'analisi delle manifestazioni dello Spirito assoluto, Hegel contribuì significativamente a molte discipline filosofiche, che comprendono la filosofia della storia e l'etica. Per la storia le due categorie-chiave sono ragione e libertà. "L'unico pensiero", sostenne Hegel, "che la filosofia reca alla riflessione sulla storia è il semplice concetto di 'ragione'; che la ragione è sovrana del mondo, che la storia del mondo, quindi, si presenta a noi come un processo razionale". In quanto sviluppo razionale, la storia documenta della crescita della libertà umana, poiché la storia umana è un processo dalla schiavitù alla libertà.
Etica e politica
Il pensiero etico e politico di Hegel emerge con chiarezza nella discussione sulla moralità (Moralität) e l'eticità (Sittlichkeit). Al livello della moralità, ciò che è giusto o sbagliato riguarda la coscienza individuale. Si deve tuttavia procedere oltre, fino al livello dell'eticità, poiché il dovere, secondo Hegel, non è nella sua essenza un risultato del giudizio individuale: gli individui si completano solo all'interno di un contesto sociale; di conseguenza, la sola cornice entro la quale il dovere può esistere davvero è lo stato. Hegel considerava la partecipazione alla gestione dello stato uno dei doveri civili supremi. Idealmente, lo stato è la manifestazione della volontà generale, che è l'espressione più alta dello spirito etico: l'obbedienza alla volontà generale è pertanto l'atto di un individuo libero e razionale.
Fortuna del pensiero hegeliano
Alla sua morte, Hegel era il filosofo più importante in Germania. Il suo pensiero era diffuso e studiato e i suoi allievi godevano di un'alta reputazione. Gli hegeliani, tuttavia, si suddivisero presto in due correnti note come destra e sinistra hegeliana: teologicamente e politicamente l'interpretazione che gli hegeliani di destra fornirono dell'opera del maestro ne accentuò gli aspetti conservatori: essi evidenziarono il ruolo del cristianesimo nella filosofia hegeliana e l'ortodossia politica del pensiero di Hegel. Molti hegeliani di sinistra, invece, approdarono a posizioni atee e politicamente rivoluzionarie. Dalla sinistra hegeliana emersero figure come Ludwig Feuerbach, Bruno Bauer, Arnold Ruge, Moses Hess e Karl Marx. Marx in particolare approfondì la concezione hegeliana secondo la quale lo sviluppo storico è un movimento dialettico, ma rifiutò l'idealismo di Hegel in favore di un deciso materialismo.
La metafisica idealistica di Hegel ebbe un forte impatto sulla filosofia italiana, francese e inglese del XIX e del XX secolo, influenzando filosofi come Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Francis Herbert Bradley e persino americani come Josiah Royce. Seppure nell'ambito di un deciso rigetto delle sue posizioni filosofiche, Hegel ebbe grande influenza sul filosofo danese Søren Kierkegaard e, attraverso questi, sull'esistenzialismo; la fenomenologia riprese e sviluppò il concetto hegeliano di coscienza. Il notevole impatto dell'opera di Hegel sulla filosofia successiva è fedele testimonianza della straordinaria fecondità e profondità del suo pensiero.1
L'importanza degli scritti giovanili…
Gli scritti giovanili (dal 1793 al 1800) sono stati rivalutati solo nel corso del 1900. Questi sono importanti perché evidenziano molto chiaramente la personalità e il pensiero del filosofo.
Il tema principale è la teologia, strettamente connessa alla politica: infatti, per Hegel, la rigenerazione morale e religiosa dell'umanità è alla base della rigenerazione politica.
(Costituzione della Germania)
COME AVVIENE LA RIGENERAZIONE POLITICA?
solo se il popolo riesce a tradurre la propria ansia di libertà interiore in un nuovo ordine giuridico esteriore
si realizzeranno programmi di riforma che sostituiscano ai vecchi impianti sociali (basati sul potere nobiliare e la stabilità delle classi) NUOVE ISTITUZIONI, fondate sull'eguaglianza e che garantiscano libertà e vita migliore
QUAL È IL NESSO TRA RELIGIONE E POLITICA?
quando gli uomini impareranno a vivere la religione come comunanza dei cuori e a partecipare con la propria vita interiore alla vita di Dio, che si riflette su quella di ciascun uomo
nascerà un ORDINE POLITICO EGUALITARIO
(Vita di Gesù - Positività della religione cristiana)
➢ CRITICA AL CRISTIANESIMO: La Chiesa cristiana non ha seguito lo stesso messaggio che predicava Gesù, ma ha costruito una religione positiva, che si avvale di dogmi, leggi morali e precetti puramente esteriori. Al contrario il sentimento religioso deve essere vissuto soggettivamente, ovvero basato su un'intensa vita interiore.
(Spirito del cristianesimo e il suo destino)
➢ L'EBRAISMO: Hegel tratta della storia degli ebrei dal diluvio universale sino alla distruzione del Tempio e alla diaspora. Egli critica il rapporto che gli ebrei hanno posto tra Dio, l'uomo e la natura: il Signore degli ebrei è estraneo e contrapposto alla natura. Essi si considerano il popolo eletto di Dio, verso il quale hanno una fedeltà esclusiva; vivere in serena fiducia nella natura insieme agli altri popoli, però, significa per loro tradire questa fedeltà. Di conseguenza hanno scelto di vivere in inimicizia con la natura e in ostilità con gli altri uomini; in questo senso sono vittime di un destino che loro stessi hanno scelto. Infatti, ricordiamo che il DESTINO, per Hegel, è la forza con cui la natura reagisce quando l'uomo o il popolo le si pongono contro.
➢ GESÙ: Gesù ha predicato la legge dell'amore: tra l'uomo e Dio, così come tra Dio e la natura, tra l'uomo e la natura, vi è un profondo legame. Per colmare il divario che la religione cristiana ha creato tra un Dio severo e trascendente, e l'uomo è necessario considerare Dio come uno Spirito infinito dinamico, che comprenda in sé il finito, e con esso prende coscienza della propria onnipotenza. Il finito è dunque una parte dell'infinito, che da esso viene oggettivato. In questo modo l'infinito è vero infinito, poiché contiene il finito, mentre non lo sarebbe se il finito, trascendendo dall'infinito, fosse per esso un limite. Hegel è dunque dell'idea che una sola vita accomuna tutti gli esseri viventi, e nel momento in cui gli ebrei si sono inimicati gli altri popoli si sono posti contro la vita stessa; questa, vendicandosi, li condanna ad un destino di infelicità. Il superamento di tale frattura è predicato da Gesù secondo la legge dell'amore e il concetto dell'unità della vita.
➢ IL MONDO GRECO: Al contrario degli ebrei, i greci hanno stabilito un rapporto di fiducia nei confronti della natura e della vita, non creando così nessuna scissione tra sé e l'unica vita del tutto.
➢ lo SPIRITO DI BELLEZZA: Tuttavia, sia la cultura greca, assorbita da quella occidentale, sia la figura di Gesù, ucciso dal suo popolo, sono storicamente sconfitti. E' necessario dunque, per Hegel, riproporre l'autentico messaggio d'amore di Gesù, dato che i suoi seguaci, sia le Chiese che gli ebrei, hanno commesso l'errore della separazione e dell'inimicizia.
I CAPISALDI DEL SISTEMA
• FINITO E INFINITO
L'Infinito e l'Assoluto rappresentano un organismo unitario che comprende tutte le realtà. Il finito non esiste come tale, ma non è altro che manifestazione dell'Infinito ed esiste unicamente nell'infinito e in virtù di esso. Perciò anche l'uomo non ha un'esistenza indipendente, ma esiste ed ha senso solo in rapporto al Tutto.
Questa teoria, che vede nel mondo la manifestazione di Dio, si definisce MONISMO PANTEISTICO. L'Assoluto si identifica con un Soggetto spirituale in divenire, significa cioè che solo alla fine di un processo di auto-produzione, attraverso l'uomo, esso prende coscienza della sua identità, della sua onnipotenza.
• RAGIONE E REALTÀ'
"Ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale"
Per RAGIONE Hegel intende, non la ragione finita dell'individuo, ma la realtà stessa in quanto Idea, ovvero l'Assoluto, concepito come Ragione in atto, come unità dialettica di pensiero ed essere, concetto e cosa, ragione e realtà, ecc.
Analizziamo l'aforisma:
a) nella prima parte Hegel intende che la razionalità non è qualcosa di astratto, ma la forma stessa di ciò che esiste;
b) la realtà, dunque, non è caotica, ma è il dispiegarsi di una struttura razionale (l'Idea o Ragione) che si manifesta inconsapevolmente nella natura e consapevolmente nell'uomo.
Per cui per Hegel RAGIONE = REALTÀ': il mondo, ad esempio è allo stesso tempo ragione reale e realtà razionale, nel senso che i momenti con cui manifesti non possono essere diversi da quello che sono
Dunque la REALTÀ costituisce una totalità processuale necessaria, formata da una serie di momenti, che sono il risultato di quelli precedenti e il presupposto di quelli successivi.
IDEA, NATURA E SPIRITO
I tre momento dell'Assoluto sono:
a) TESI: E' l'Idea in sé per sé, o Idea pura: è l'Assoluto considerato a prescindere dalla sua concreta realizzazione nella natura e nello spirito; rappresenta il programma o l'ossatura logico-razionale della realtà, ovvero una concezione dell'Idea pura come modello del mondo. Questo ricorda la metafisica platonico-cristiana che concepiva un mondo delle idee come modello del mondo reale. Ma, ovviamente, Hegel non concepisce tale modello trascendente al mondo stesso.
b) ANTITESI: E' l'Idea fuori di sé o Idea nel suo esser altro: è la Natura, ovvero la manifestazione dell'Idea nelle realtà spazio-temporali del mondo.
c) SINTESI: E' l'Idea che ritorna in sé: dopo essersi alienata nella Natura, l'Idea torna presso di sé nell'uomo, ovvero lo Spirito.
N.B: Idea, Natura e Spirito non vanno intesi in senso cronologico ma in senso ideale.
Le tre sezioni della filosofia:
1) LOGICA - Lo studio dell'Idea considerata nel suo essere implicito e nel suo graduale esplicarsi, ma a prescindere della sua concreta realizzazione nella natura e nello spirito.
- dottrina dell'essere
- dottrina dell'essenza
- dottrina del concetto
2) FILOSOFIA DELLA NATURA - Lo studio dell'Idea nella sua estrinsecazione spazio-temporale.
- meccanica
- fisica
- organica
3) FILOSOFIA DELLO SPIRITO - Lo studio dello Spirito considerato come libertà e secondo la triade di:
- soggettivo
• antropologia
• fenomenologia
• psicologia
- oggettivo
• diritto
• moralità
• eticità
- assoluto
• arte
• religione
• filosofia

LA DIALETTICA
Per Hegel la dialettica è la legge che governa il divenire dell'Assoluto. Essa consiste in:
a) TESI: Affermazione di un concetto astratto e limitato, in cui il pensiero si ferma alle determinazioni rigide della realtà, limitandosi a considerarle secondo il principio di identità e non-contraddizione. (momento astratto o intellettuale)
b) ANTITESI: Negazione di questo concetto perché limitato e finito, e passaggio ad un concetto opposto. Si procede dunque oltre il principio di identità e si mettono in rapporto le varie determinazioni con quelle opposte. (momento dialettico o negativo-razionale)
c) SINTESI: Unificazione della precedente affermazione e negazione, che consiste nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte, ovvero rendersi conto che queste sono aspetti di una realtà che comprende o sintetizza entrambi. (momento speculativo o positivo-razionale)
HEGEL IN RAPPORTO AGLI ALTRI FILOSOFI
• L'ILLUMINISMO
Gli illuministi affermavano che il reale non è razionale e che la ragione doveva insegnare alla realtà e alla storia come dovrebbe essere. Ma per Hegel invece la realtà è necessariamente ciò che deve essere e la vera ragione è presente in ogni momento della storia.
• KANT
Hegel critica in Kant la filosofia del finito che poneva un'antitesi tra il dover essere e l'essere. Hegel invece afferma che la realtà si adegua sempre alla razionalità, cioè ciò che è si adegua sempre a ciò che dovrebbe essere.
• ROMANTICISMO
Hegel critica nei romantici il primato che essi davano al sentimento, affermando invece che la filosofia è la scienza dell'Assoluto e rappresenta dunque una forma di sapere razionale e mediato. Inoltre critica anche l'atteggiamento individualista di alcuni romantici, dato che egli è del parere che l'individuo deve integrarsi nelle istituzioni sociali e politiche del proprio tempo.
Tuttavia Hegel condivise con i romantici, da cui fui influenzato, il tema dell'infinito.
• FICHTE
Hegel critica Fichte in due punti:
- l'oggetto viene ridotto a ostacolo dell'Io, rischiando di formare un nuovo dualismo;
- l'infinito è ridotto a una meta ideale dell'io finito, in progresso che non finirà mai. Per cui non si raggiungerà mai una piena coincidenza fra finito e infinito, essenza dell'idealismo.
• SCHELLING
Hegel critica a Schelling il suo concetto di Assoluto, poiché egli lo considera un'entità astratta e priva di vita, per cui non può essere in grado di generare la molteplicità e la differenziazione delle cose.
La fenomenologia dello spirito
Nella Fenomenologia dello Spirito Hegel tratta la via che la coscienza umana ripercorre per giungere allo spirito infinito, e viceversa, ovvero la via che lo spirito infinito segue per riconoscersi nella sua infinità attraverso le manifestazioni finite della realtà.
Tale via fa parte della realtà, quindi anche la fenomenologia dello spirito fa parte della realtà e della filosofia dello spirito.
Hegel tratta la fenomenologia dello spirito sottoforma di storia romanzata che narra del perscorso della coscienza. Questa è inizialmente definita infelice, poiché, non sapendo di essere tutta la realtà, vive al suo interno contrasti, infelicità, opposizioni; superando questo momento la coscienza esce dalla sua individualità e si riconosce nella sua vera natura, ovvero Coscienza infinta o universale.
FUNZIONE DELLA FENOMENOLOGIA: la fenomenologia coincide con il divenire della filosofia e aiuta l'individuo a percorrere le tappe che lo portino a riconoscersi e a risolversi nello spirito universale.
La Fenomenologia si divide in tre momenti:
1. COSCIENZA (tesi) attenzione verso l'oggetto
a) la certezza sensibile: Essa sembre apparentemente la più ricca e sicura, mentre in realtà essa non è la certezza della cosa particolare ma di un generico questo presente ora e qui davanti a noi. Il questo dunque è generico, universale, e non dipende dalla cosa, ma dall'io che la considera, il quale è anch'esso un io generico ed universale.
b) la percezione: Nel momento in cui l'io riconosce che esso stesso percepisce e stabilisce l'unità dell'oggetto, nella molteplicità delle sue qualità, allora il soggetto inizia ad esaurire la realtà in se stesso.
c) l'intelletto: La coscienza risolve l'intero oggetto in se stessa, diventando autocoscienza, nel momento in cui vede nell'oggetto un semplice fenomeno, che esiste solo nella coscienza e mai indipendentemente da essa, e vi contrappone l'essenza ultrasensibile dell'oggetto (noumeno).
2. AUTOCOSCIENZA (antitesi) attenzione verso il soggetto, ovvero l'attività concreta dell'io in rapporto con gli altri
a) signoria e servitù: Le autocoscenze necessitano di un riconoscimento reciproco, che deve avvenire tramite un conflitto. Infatti l'amore non è sufficiente per attuare la separazione e il successivo riconoscimento delle autocoscienze, perché manca di un carattere drammatico. Questa fase deve invece avvenire tramite un conflitto che implica dolore, pazienza, travaglio e soprattutto il subordinarsi di una rispetto all'altra:
IL RAPPORTO SERVO-SIGNORE
il signore
il servo
ha affermato la propria indipendenza rischiando la propria vita
ha rinunciato alla sua indipendenza pur di salvarsi la vita
inversione dei ruoli
perde l'indipendenza
diventa dipendente dal servo perché non può fare a meno del suo lavoro
acquisisce l'indipendenza
ha la padronanza del lavoro per il quale riceve il sostentamento dal padrone.
a) paura della morte: per la paura della perdita assoluta della propria essenza, ha acquisito la propria auto-coscienza;
b) servizio: vincendo gli istiniti, l'auto-coscienza si auto-disciplina;
c) lavoro: imprime nelle cose una forma che rispecchia la sua raggiunta autonomia rispetto agli oggetti.
b) stoicismo e scetticismo: Il raggiungimento dell'indipendenza dell'io nei confronti dell'oggetto in filosofia è rappresentato dallo STOICISMO, ovvero una visione del mondo in cui il saggio si ritiene autosufficiente e libero rispetto alla realtà che lo circonda. Tuttavia tale libertà interiore è solamente astratta poiché permangono i condizionamenti della realtà esteriore (passioni, ricchezze, ecc.).
Lo SCETTICISMO invece nega tutto ciò che comunemente è ritenuto vero e reale. Ma così facendo lo scettico cade in contraddizione, perchè pretende di dire qualcosa di reale e di vero quando nello stesso tempo lo nega.
c) la coscienza infelice: La scissione presente nello scetticismo assume la forma di una separazione tra uomo e Dio.
Così accade nell'ebraismo, in cui vi è un Dio trascendente, lontano dalla coscienza, inaccessibile all'uomo, il quale si trova in uno stato di dipendenza.
Anche nel Cristianesimo medievale vi è la figura di un Dio incarnato, vissuto in un preciso ed irripetibile periodo storico, e perciò lontano dai posteri.
Manifestazioni dell'infelicità:
1. la devozione: il pensiero a sfondo religioso che non ha ancora preso coscienza dell'unità tra finito e infinito;
2. il fare: il momento in cui la coscienza si esprime con il lavoro, il cui frutto tuttavia è considerato dono di Dio, così come le proprie forze e capacità;
3. la mortificazione di sé: è la completa negazione dell'io in favore di Dio.
3. RAGIONE (sintesi) unità fra soggetto ed oggetto
A questo punto tutta la realtà è stata interiorizzata dall'autocoscienza. La ragione è appunto la certezza di essere ogni realtà; nel tentativo di far diventare questa certezza verità, la coscienza cerca nella realtà l'essenza delle cose. Questo tentativo non è altro che la ricerca della coscienza stessa; poiché la coscienza ancora non fa della ragione l'oggetto della sua ricerca, si rivolge in primo luogo alla natura (fase del Rinascimento e dell'Empirismo).
La vera ragione, dunque, non è quella dell'individuo, ma quella dello spirito e dello Stato, su cui si poggia ogni atto individuale. Per questo è l'individuo che si fonda sulla realtà storico-sociale e non viceversa.
1)La logica
La logica è la scienza dell'Idea "pura. La logica esamina i "concetti" o "categorie" che formano il programma o l'impalcatura originaria del mondo. Tali concetti non sono pensieri soggettivi, ma pensieri oggettivi, che esprimono la realtà stessa nella sua essenza.
Per Hegel invece la fusione tra pensiero e realtà si raggiunge mediante un momento dialettico, che si basa sul principio di CONTRADDIZIONE. Se ci si basa sul principio di non contraddizione (come avviene nella logica aristotelica e in Schelling) le differenze si annullano. Al contrario il principio di contraddizione permette superare tali differenze e ricomprenderle in un'unica unità di pensiero e realtà; in questo modo la logica non ha solo il compito di descrivere le modalità del pensiero, ma rappresenta anche il modo di svilupparsi della realtà.
(
LOGICA (studio del pensiero) = METAFISICA (studio dell'essere)
Momenti della logica:
1. Dottrina dell'essere: è il concetto più vuoto ed astratto, senza nessun contenuto. In questo modo l'essere è il nulla; il concetto di tale unità è il divenire (passaggio dal nulla all'essere).
2. Dottrina dell'essenza: Nel momento in cui l'essere, riflettendo su se stesso, si riconosce identico e diverso e il pensiero si fa oggetto, e dall'essere si passa all'essenza.
3. Dottrina del concetto: Si ha identità tra pensiero e essere. In seguito alle due prime categorie (oggettivo, soggettivo), si ha l'ultima categoria: l'Idea, concepita come la ragione, che ha in sé tutta la realtà.
3)La filosofia dello Spirito
Lo spirito oggettivo
Nello spirito oggettivo si realizza la volontà di libertà dello spirito e lo Spirito si concretizza nelle istituzioni sociali raccolte sotto il concetto di diritto. Il termine DIRITTO in Hegel si riferisce sia al diritto vero e proprio dei giuristi, sia a tutte le materie della filosofia pratica (politica, economia e morale).
MOMENTI DELLO SPIRITO OGGETTIVO:
➢ Diritto astratto (tesi): Esso riguarda l'esistenza esterna della libertà della persona. Gli individui vengono concepiti da Hegel come soggetti astratti di diritto, cioè privi delle loro proprie caratteristiche che li differenziano gli uni dagli altri.
➢ Moralità (antitesi): Essa è la volontà soggettiva che si manifesta nell'azione. Essa si articola in:
a) IL PROPONIMENTO: ovvero il personale proposito del soggetto da cui scaturiscono le azioni;
b) L'INTENZIONE E IL BENESSERE: il proponimento è intenzione, perché deriva da un essere "pensante"; il benessere è lo scopo a cui mira l'azione;
c) IL BENE E IL MALE: sollevandosi dall'universalità, l'intenzione e il benessere hanno come fine assoluto il bene in sé per sé, che per uscire dalla sua astrazione, deve passare ad una volontà soggettiva incapace di realizzare il dovere.
Nella moralità vi è dunque la separazione tra la soggettività (che deve realizzare il bene) e il bene (che deve essere realizzato). Da qui deriva la contraddizione kantiana tra essere e dover-essere: in questo modo, infatti, la moralità diventa formale ed astratta, cioè, non ha riscontri concreti nella realtà.
➢ Eticità (sintesi): Il bene si concretizza nell'eticità, dove si annulla la sua separazione con la soggettività. L'eticità rappresenta la moralità sociale, ovvero la concretizzazione del bene nelle forme istituzionali della famiglia, della società civile e dello Stato. E' la più alta manifestazione dello spirito oggettivo e in essa vengono superati gli aspetti diametralmente opposti del diritto e della morale.
a) LA FAMIGLIA (tesi): In essa si raggiunge è un'"unità spirituale" fondata sull'amore e sulla fiducia.
b) LA SOCIETÀ CIVILE (antitesi): Il sistema unitario della famiglia si frantuma nel momento in cui i figli lasciano la famiglia originaria e formano dei nuovi nuclei familiari. Essi coesistono in una sfera economico-sociale e giuridico-amministrativa, ovvero uno spazio intermedio tra l'individuo e lo Stato, dove si scontrano e si incontrano i propri interessi particolari. Dunque la società civile è il momento antitetico dell'eticità, che in essa è comunque compresa.
c) LO STATO (sintesi): E' la riaffermazione dell'unità della famiglia. Esso rappresenta una sorta di famiglia in grande, in cui i particolarismi della società civile non vengono soppressi, ma indirizzati verso il bene collettivo.
La concezione etica dello Stato, visto come l'incarnazione suprema della moralità e del bene comune, si differenzia dal:
- modello liberale: secondo tale modello lo Stato viene confuso con la società civile, e ridotto a semplice tutore dei particolarismi della società civile. E' dunque una concezione negativa dello Stato, che esiste in seguito alla sua fondazione da parte degli individui:
INDIVIDUI ( STATO
per Hegel invece…
STATO ( INDIVIDUI
All'origine dello Stato vi è una teoria "ORGANICISTICA" secondo la quale è lo Stato a fondare gli individui, nel senso che gli individui nascono già nel suo ambito e che lo Stato, come il tutto, è superiore alle parti che lo compongono, ovvero gli individui. Dunque lo Stato si basa sulla sua stessa idea di bene universale e trova in se stesso la propria ragione di esistenza e il proprio scopo.
- modello democratico: secondo il quale la sovranità risiede nel popolo.
per Hegel invece…
Il popolo, al di fuori dello Stato, è solo una moltitudine informe.

- modello contrattualistico: secondo il quale lo Stato è il frutto di un contratto che scaturisce dalla volontà arbitraria degli individui..
per Hegel invece…
Lo Stato viene prima degli individui.

- modello giusnaturalistico: secondo il quale i diritti naturali esistono prima ed oltre lo Stato.
Dunque nello Stato hegeliano non sono gli uomini a governare ma le LEGGI: in questo modo viene garantita la salvaguardia della libertà individuale e della sua proprietà.
LA COSTITUZIONE
La costituzione, ovvero l'organizzazione dello Stato, è frutto della vita collettiva e storica di un popolo, ed ognuno ne ha una adeguata. Per cui è sbagliato imporre a priori una costituzione ad un popolo.
Per Hegel la forma statale più "razionale" è la monarchia costituzionale moderna, con 3 poteri (legislativo, governativo, monarchico) distinti, ma non divisi tra di loro.
La filosofia della storia
Dal punto di vista di un intelletto finito, come quello dell'individuo, la storia appare come un insieme di fatti contigui dominato dal disordine. In realtà, la storia del mondo possiede un piano razionale, poiché è la manifestazione dell'attività dello spirito (della ragione).
IL FINE DELLA STORIA: è la realizzazione della libertà dello spirito, il quale si incarna negli spiriti dei popoli.
Tale libertà si concretizza nello Stato, che rappresenta dunque il fine supremo dello spirito. Dunque la storia del mondo è la successione di forme statali che costituiscono momenti di un divenire assoluto.
I tre momenti della storia sono:
1. il mondo orientale ( uno solo è libero
2. il mondo greco-romano ( alcuni sono liberi
3. il monto cristiano-germanico ( tutti sono liberi, poiché la monarchia moderna ha abolito i privilegi dei nobili e tutti gli uomini sono messi allo stesso piano, rendendo così libero ogni individuo.
La libertà si realizza solo nello: STATO ETICO
l'individuo è risolto nella collettività

STATO LIBERALE
l'individuo pretende di far valere i suoi particolarismi
I MEZZI DELLA STORIA: Lo spirito si serve degli individui e delle loro passioni. L'uomo non è in grado di agire sul proprio destino, poiché tutto è già stato stabilito secondo il disegno dello spirito. Vi sono uomini dal destino eccezionale, che sanno la verità del proprio mondo. Questi uomini sembrano seguire la propria passione, ma in realtà essi sono soli uno strumento della Ragione, che si serve delle loro ambizioni per attuare i propri fini.
Lo spirito assoluto
E' il momento in cui l'Idea prende piena coscienza della sua infinitezza. L'auto-sapersi dell'Assoluto è il risultato di un processo dialettico. Queste tappe si differenziano per la forma nella quale esse rappresentano lo stesso contenuto (l'Assoluto o Dio):
• arte: Lo Spirito acquista coscienza di sé nella forma dell'intuizione sensibile, in cui spirito e natura vengono concepiti come un tutt'uno.
• religione: Lo Spirito acquista coscienza di sé nella forma della rappresentazione. Questa è un modo di pensare a metà fra l'intuizione sensibile ed il concetto. Un esempio è la rappresentazione cristiana del Dio-Padre che crea il mondo, è il frutto di immagini metaforiche del fatto che la natura costituisce un momento dialettico della vita dello spirito.
• filosofia: Lo Spirito acquista coscienza di sé nella forma del concetto.
La forma del concetto è più adeguata per esprimere l'Assoluto rispetto alla religione.
La storia della filosofia
La storia della filosofia è l'insieme delle tappe necessarie della verità dell'Idea dai greci fino ad Hegel. L'ultima filosofia è il risultato delle precedenti e contiene i principi di tutte.
1"Hegel, Georg Wilhelm Friedrich," Enciclopedia® Microsoft® Encarta © 1993-1997 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.
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