Hannah Arendt

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

HANNAH ARENDT
Nasce nel 1906 a Hannover da famiglia ebraica e ciò sarà fondamentale nella sua vita.
Studia filosofia in svariate università con i più grandi maestri dell’epoca, tra cui anche Heidegger con il quale ebbe anche una relazione sentimentale intensa e sofferta, poiché egli era un nazista mentre la Arendt patisce sulla sua pelle le persecuzioni.
Questo amore resisterà anche alla totale diversità di scelte biografiche e culturali dei due, tant’è che dopo la guerra questa relazione durerà ancora.
La Arendt costretta ad emigrare per le persecuzioni nazista, va prima in Francia e poi negli Usa dove insegna in diverse università, continuando a far ciò fino alla morte avvenuta nel 1975.

Il suo percorso intellettuale ha inizio con la tesi di dottorato su cosa intendesse S Agostino con il concetto di amore, ma l’opera sicuramente più importante è LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO.

Nel 1958 scrive un saggio intitolato “La vita active” dedicato all’analisi della dimensione politica, che è il luogo della realizzazione dell’identità umana, e che è soprattutto libertà.

Nel 1963 scrive alla fine del processo ad Eichmann, un testo intitolato “ La banalità del male”.
Infatti nel 1960 era accaduto che fosse stato arrestato questo Eichmann in argentina, un tenente delle S.S., che aveva avuto la responsabilità di destinare gli ebrei ai campi di concentramento, responsabilità che per quanto tecnica, era comunque enorme.
Egli viene arrestato e processato in Israele, poi condannato e impiccato. La Aredt viene inviata come inviato speciale da un giornale “Il New Yorker” a seguire il processo, ala cui fine ella scrive questo testo già evocativo nel nome convincendosi di una tesi che susciterà tantissime polemiche soprattutto nell’ambito dell’ebraismo.
La Arendt infatti si convince del fatto che i crimini nazisti non sono dovuti tanto alla crudeltà dei loro carnefici, ma al fatto che essi fossero piatti cerebralmente , cioè privi di pensiero, tant’è che inseriti all’interno del meccanismo nazista diventano capaci di commettere atrocità inaudite.
Quindi i nazisti non sono affatto incarnazioni degli aspetti più spregevoli dell’animo umano, ma sono banali individui perché privi di qualsiasi capacità di pensiero, e proprio perché persone banali all’interno di un meccanismo infernale posso fare atrocità, meccanismo infernale che affida alle macchine la responsabilità delle scelte.
La Arendt quindi si chiede se è possibile che i tedeschi siano tutti diavoli, la risposta è no, e la spiegazione di tutti i crimini nazisti sta nella loro totale assenza di pensiero. Infatti, quando viene chiesto ad Eichmann il perché degli stermini, egli rispose “io eseguo gli ordini”, esplicazione perfetta di piattezza, e poiché questi ordini provenivano dalle macchine, la responsabilità era probabilmente soprattutto di queste macchine.
Tutto ciò scatena un putiferio nella comunità ebraica perchè le si imputa che nei suoi scritti ci sia una quasi assoluzione ad eichmann e una riduzione delle responsabilità dei nazisti, oltre che un’accusa implicita anche x gli ebrei.
In realtà ciò non era affatto vero perché ella voleva sottolineare un fatto tremendo, cioè che per fare il male non era necessario essere malvagi.
Infatti un buon padre di famiglia, un burocrate quindi una persona normale e banale può fare del male se si trova inserito in un meccanismo politico – sociale o in un apparato poliziesco che lo spingono ad agire senza pensare.
Il nazismo aveva quindi tolto ai tedeschi la capacità di pensare, ovvero di giudicare le proprie azioni.
I campi di concentramento non solo hanno distrutto fisicamente ma soprattutto hanno spogliato l’identità di essere uomini, svilendo alla radice la capacità di giudicare i propri atti, tant’è che le azioni commesse erano crudeli, ma chi le commetteva non era affatto demoniaco, e ritenerlo tale sarebbe anche pericoloso perché lo sgraverebbe delle colpe. E’ troppo comodo far coincidere i nazisti con il demonio, e gli angeli con gli ebrei.
La grande responsabilità dei nazisti sta quindi in definitiva nel non pensar più alla sussistenza morale dei propri atti, e tralasciando così completamente di avere dei principi morali. Ciò però non accade perché sono pazzi, ma perché vivono uno spossessamneto della propria identità.
In conclusione Eichmann è un uomo comune, superficiale e mediocre, incapace di pensare al valore morale dei propri atti. Dietro questa mediocrità, vi è la banalità del male, poiché sono individui banalmente comuni a poter compiere il male.
Il guaio del caso eichmann era che come lui ce ne erano tanti altri, che non erano affatto pazzi ne sadici ma erano terribilmente normali.
Il nazismo non incarna il male in sé, ma il fatto di aver condotto uomini banali, a compiere del male atroce.
Tutto questo discorso sarebbe appropriato anche x gli scienziati che lavorano alla bomba atomica.

LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO
Questa opera appare nel 1951 nel periodo della guerra Fredda, ovvero quel momento storico caratterizzato da un profondo conflitto politico – ideologico tra i paesi che facevano riferimento al blocco atlantico e quindi al primato americano(liberal – democratico) e i paesi del blocco continentale vicina all’URSS.
La fortuna di quest’opera non fu affatto immediata,anzi inizialmente fu accolta con non poco scetticismo perché in quest’opera si stabilisce equiparazione tra esperienze totalitarie del 900, cioè comunismo e nazismo tentando di rintracciarne radice comune. Quindi questa tesi della Arendt non ha successo perché non riusciva a capire come il comunismo che aveva avuto un ruolo importante nella distruzione del nazismo, dovesse essere giudicato alla stregua dei nazisti ed inoltre perché si riteneva che la radice culturale dei due fenomeni fosse diversa, mentre la Arendt dirà l’esatto contrario.
L’Europa però in quegli anni presentava una guerra appena finita con la vittoria degli alleati grazie anche all’appoggio della Russia, e quindi l’idea della Arendt non era vista affatto bene nonostante iniziassero a giungere notizie del clima non certo liberale dell’URSS, delle persecuzioni e delle torture, poiché si pensava comunque che in Russia si era aperta una nuova stagione della liberazione dell’uomo.
Quindi questa tesi della Arendt non ebbe successo fino a metà degli anni 70, quando il carattere profondamente totalitario dell’esperienza russa è venuto fuori, con il dispiegarsi dei campi di concentramento russi e l’emergere delle strutture oppressive nei confronti delle opposizioni sia esterne che interne al Part. Comunista, con le uccisioni da parte di Stalin di Trolsky, poi l’esponente della sinistra e poi anche quello di destra, Burakin. Solo Gruschov alla mort4e di Stalin rivelerà la deriva totalitaria russa.
Man mano che il comunismo mostrava il proprio lato totalitario, più prendeva corpo l’ipotesi della Arendt, ma bisogna comunque dire che fino a qualche anno fa gli ambienti della sinistra si ostinavano ad affermare che un conto è l’idea comunista ed u conto è la sua applicazione, tant’è che in Russia l’idea comunista era degenerata in chiave oppressiva e anti – liberale, senza che fosse possibile fare paragoni tra nazismo e comunismo.
Martelli a tal proposito dice: “ nazismo e comunismo (fascismo discorso a parte perché non riuscì ad essere così penetrante) pur non essendo intrinsecamente totalitari favorivano il diventarne e pur essendo profondamente diversi quanto a base sociale politica ed culturale, interessi rappresentati(il comunismo rappresenta quelli del proletariato, il nazismo della piccola media borghesia uscita con le ossa rotte dal primo conflitto mondiale) e tendenze, svilupparono prassi politiche e forme politiche di controllo sociale fondamentalmente analoghe.
Pur essendo ideologia comunista fondata sul materialismo dialettico(filosofie di Hegel e di Marx) e quella nazista fondata sul razzismo volgare( si definisce volgare perché pur non essendo la prima volta che si sviluppano idee razziste, quello dei tedeschi è diverso in quanto è biologico, ovvero discrimina una persona in base all’appartenenza ad una determinata razza,e entrambi però giungono ad una legge dell’esclusione per cui chi non sta dalla loro parte non è solo un avversario contro cui combattere, ma è un nemico da distruggere e annientare perché dannoso nel progetto di costruire un astratto nuovo uomo.
Infatti, il comunismo identifica il bene con il proletariato e il nazismo solo con la razza ariana, e quindi considerando ogni altra razza o ogni altro soggetto un ostacolo alla realizzazione del bene, esso deve essere distrutto.
Quindi il presupposto è folle(presupposto è l’idea che il bene si identifichi in una trazza o in una classe), ma la conseguenza è logicamente ineccepibile.
Quindi bisogna dire che i milioni di morti in Russia non sono affatto solo frutto di una degenerazione, ma sono una conseguenza intrinseca nella idea marxista.
Infatti, ogni tentativo di costruire un uomo radicalmente nuovo, pensando che il male fosse definito in qualcosa di preciso, è follia.
Quindi si può affermare che la radice del totalitarismo sta nell’idea che l’uomo sia fondamentalmente buono mentre se si giungesse ad accettare l’idea che l’uomo è un impasto inestricabile di tendenze al bene e al male, tutto ciò forse sarebbe evitabile.
Quindi in conclusione quest’opera fino agli anni 70 fu vista come un tentativo di fare un processo al comunismo che invece per l’Europa aveva avuto un ruolo fondamentale nell’abbattere il nazismo, ed u tentativo di diminuire le colpe le critiche del nazismo, mentre la Arendt voleva scandagliare a fondo le radici del fenomeno totalitario.
Oggi invece quest’opera viene ritenuta una dei testi più importanti per comprendere le radici di questo fenomeno, tant’è che non c’è nessun intellettuale che mette in dubbio importanza di questo testo.

La tesi centrale della Arendt è che il totalitarismo è una forma politica del tutto nuova, che non deve essere messo sulla stessa lunghezza d’onda delle esperienze dispotiche, dittatoriali, autoritarie,tiranniche, e illiberali che abbiamo avuto nella storia d’Europa.
La specificità del totalitarismo sta nei seguenti elementi:
1. mentre queste vecchie esperienze avevano ambizione di essere in linea con la tradizione( baluardi a difesa della tradizione), il totalitarismo laddove si è insediato ha creato un rapporto eversivo e rivoluzionario con la tradizione, distruggendo ogni radice giuridico, politico, sociale e creando istituzioni del tutto nuove.
2. non ha solo preteso la subordinazione politica tramite la sostituzione dei partiti con movimenti di massa, ma ha anche invaso la sfera privata. Infatti, non c’è stato solo un controllo ferreo sulla società, politica e l’economia, ma il totalitarismo ha anche espresso un enorme capacità di controllo sulla vita privata dei cittadini.
3. il totalitarismo si differenzia dall’autoritarismo nonostante intrattenga con esso delle somiglianze.
SOMIGLIANZE:
- personalizzazione del potere che si identifica in una persona, a differenza dei regimi liberali dove c’è una concezione impersonale per cui il potere è dato alle istituzioni.
- violazione delle garanzie e dei diritti dei cittadini
- abolizione del pluralismo politico e quindi repressione di ogni forma di contrasto interno.
DIFFERENZE:
- mentre i regimi autoritari favoriscono la passivizzazione politica degli individui ovvero non incitano alla partecipazione politica,anzi temono la militanza attiva dei cittadini, il totalitarismo saia nazista che comunista ha espresso una gran capacità di mobilizzazione permanente politica e quindi favorisce la poilitizzazione dei cittadini sebbene questa politizzazione sia governata dall’altro(es. Il cammino dei giovani che fin da piccoli vengono cresciuti in organizzazioni para – militari che sviluppo il loro sentimento di nazionalismo).

Questo testo è diviso in 3 parti dedicate a :
1. ANTISEMITISMO
2. IMPERIALISMO
3. TOTALITARISMO, che secondo la Arendt è spiegabile in base ad un intreccio perverso tra terrore e ideologia.
Bisogna inoltre precisare che la Arendt non ne parla come un qualcosa ormai che è passato e non ritornerà mai più, ma analizza un qualcosa che potrebbe anche ritornare, poiché è intrinsecamente legato allo sviluppo della società moderna, è una delle sue varianti, e può scaturire dalla crisi della società in cui viviamo. In altre parole, la Arendt non scrive con lo spirito di chi studia qualcosa che non tornerà più, ma lo scrive con la consapevolezza che esso è stato una risposta perversa ad un problema tipico della società moderna.
Quindi non è folle pensare che il totalitarismo possa tornare , ed è sui problemi che potrebbero riportarlo alla luce che la arendt richiama la nostra attenzione.

ANTISEMITISMO
Viene considerato dalla Arendt la lontana premessa al fenomeno totalitario. L’odio anti – ebraico ed il disprezzo biologico non sono solo del nazismo tedesco poiché esso inizia a diffondersi a partire dal caso Dreyfuss, un capitano dell’esercito francese dell’800 che viene accusato di aver rivelato segreti militari al nemico tedesco. Viene fatto un processo, l’opinione pubblica si spacca in due, e a sua difesa si pone Zola. Dopo la fine del processo e la morte del capitano si scopre che egli non aveva fatto nulla ma che il problema era il fato che egli fosse un ebreo.
Nasce così il filo avvelenato dell’antisemitismo.

IMPERIALISMO
Questo fenomeno caratterizza l’Europa dall’ 800 fino alla prima guerra mondiale, nel momento in cui la borghesia non si accontenta più di sfera economica soltanto ma vuole anche la sfera politica, cosicché ciò sta alla base dello scoppio di conflitto tra gli stati europei che è la base delle idee imperialistiche.

TOTALITARISMO
è l’intreccio diabolico tra terrore e ideologia, terrore esercitato sia dalla polizia segreta, che pervade anche la sfera privata sia attraverso i campi di concentramento che non hanno solo la funzione di perpetrare torture fisiche, ma hanno soprattutto il ruolo di nullificare l’uomo sul piano dell’identità umana. Infatti, in passato vi erano state altre forme di oppressione politica, ma la novità del totalitarismo sta proprio in questa nullificazione umana.

Infine, per capire quali sono i problemi della società moderna che potrebbero portare ad un ritorno del totalitarismo bisogna tener conto che la società moderna nel corso dello sviluppo umano va incontro a delle crisi, in cui c’è un collasso di quelle organizzazioni dove gli individui rappresentano non solo i suoi interessi, ma anche la propria identità.
Ad esempio in Germania vanno in crisi i partiti, sindacati, le classi, e poiché essi rappresentano non solo l’interesse dei cittadini, ma anche una loro identificazione simbolica, si perde la protezione, cosicché il cittadino è atonizzato, e può facilmente suscettibile alle suggestioni carismatiche di chi si propone come il salvatore della situazione.
Il totalitarismo quindi non nasce di punto in bianco, ma perché l’individuo perde quelle relazioni che ne costituiscono l’identità, e ciò lo espone facilmente a derive totalitarie, poiché si trova in una condizione di isolamento e solitudine.
In altre parole, lo sradicamento e l’atomizzazione dell’individuo dal contesto d’identità, dove nasce e cresce, è il terreno ideale per il totalitarismo, tant’è che di solito chi aderisce a nazismo e comunismo è un tipo riservato, frustato ed con un atteggiamento di rivalsa. Le masse di uno stato totalitario sono frutto della frammentazione del tempo e delle perverse modifiche attuate dal totalitarismo
Questo problema però non è affatto passato, poiché oggigiorno viviamo in una società di massa nella quale ogni individuo sembra esser solo.

Esempio



  


  1. Luisa Colombo

    sto cercando materiale su Arendt e Kant. Sostengo l'esame di filosofia presso l'Universita La Sapienza di Roma

  2. Moro Stefano

    sto acercando appunti sul male di hannah arendt

  3. Nadia Landonio

    Tesi di filosfia il caso Eichmann. Sostengo l'esame alla facoltà di Filosofia Università Cattolica di Brescia