Filosofi del 1500, 1600, 1700

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Testo

FILOSOFIA ==> CARTESIO
A Renè Descartes si fa risalire l’avvio del razionalismo moderno = indirizzo di pensiero per il quale la ragione umana costituisce il fondamento essenziale della verità e del sapere.
Cartesio C ha dato alla scienza della natura un fondamento metafisico nuovo basato sul cogito. Ponendo nello stesso soggetto pensante (il cogito) il fondamento dell’evidenza e della certezza ha compiuto il passaggio concettuale con il quale ha inizio la filosofia moderna. Ha inoltre espresso l’esigenza di un radicale rinnovamento del sapere scientifico e dei metodi d’indagine.
La vita e le opere di Cartesio
Nasce in Francia nel 1596. Compie i suoi in collegio e successivamente all’Università di Poitiers N è insoddisfatto dei suoi studi, prevalentemente di carattere umanistico = radicale critica dell’educazione di stampo gesuita ricevuta, sostiene di aver studiato senza ragione.
Si arruola come volontario e partecipa alla guerra dei Trent’Anni.
Soggiorna in Olanda dove riprende gli studi scientifici , convincendosi della possibilità di giungere ad un’unica scienza matematica. Decide di impegnarsi in una “scienza mirabile” (matematicizzazione della realtà) da compiere attraverso un approfondito studio di se stesso.
Lasciato il servizio militare si dedica completamente allo studio. Nel 1633 sta per pubblicare il mondo o Trattato sulla luce quando viene a conoscenza della condanna di Galilei. Decide di non dar luogo alla stampa del suo scritto, accettando anch’egli la teoria copernicana, per evitare uno scontro con la Chiesa n sceglie una linea prudente, facendo circolare le proprie idee ma senza creare uno scontro aperto con le autorità ecclesiastiche.
Tre saggi scientifici sulla Diottrica, sulle Meteore e sulla Geometria danno idea dell’impostazione generale delle ricerche cartesiane e vengono pubblicati insieme alla sua opera più famosa il Discorso sul metodo.
1641 1 un altro dei suoi scritti fondamentali Meditazioni sulla filosofia prima costituisce un originale e significativo esempio di pubblico confronto filosofico.
1649 1 Le passioni dell’anima affronta i problemi dell’etica.
Intesse per anni un confronto con Elisabetta del Palatino e Cristina di Svezia (eccezionale regina) I su invito di quest’ ultima si reca a Stoccolma ma non resiste al grande freddo invernale e l’11 febbraio 1650 muore.
La sfida della ragione
Sfida di Cartesio alla cultura del suo tempo = radicale S egli cerca in un’autonomia del proprio pensiero e nel in un’aperta e ricca esperienza di vita ciò che la cultura scolastica non è riuscita a dargli.
È necessario rompere con un’intera tradizione culturale e con un sistema di vita, compiere cioè un passo fondamentale per la ricerca di un nuovo sistema di pensiero.
In particolare la sua critica si rivolge al carattere prevalentemente umanistico – letterario del modello educativo, imbevuto di formalismo retorico e poco attento alle esigenze dell’indagine razionale della scienza.
Teologia T ancorata unicamente a dogmi e a verità rivelate,
Filosofia F appare lacerata da dispute continue,
Matematica i è riuscita a conseguire conoscenze certe ma queste sono state male impiegate e i risultati appaiono inferiori alle possibilità di quella scienza.
Dietro questa critica del sistema educativo c’è quella, ancora più netta e radicale, ad un intero sistema culturale.
Ha raggiunto la consapevolezza che l’intero edificio del vecchio sapere deve essere abbattuto, perché vicino al crollo, e che occorre costruire un nuovo edificio del sapere, su nuove basi. Queste devono essere solide per poter reggere una nuovo grande costruzione
Egli decide quindi di disfarsi delle “opinioni fino ad allora accolte senza esame” e di viaggiare per fare esperienza e per mettersi alla prova.
L’ambizione di Cartesio è di dare al nuovo sapere scientifico un fondamento metafisico solido e coerente quanto quello data alla scienza antica dalla filosofia aristotelica.
Adozione di un nuovo metodo d’indagine A semplice ed efficace poter essere esteso a tutti i campi del sapere e permettere un progresso delle conoscenze.
Presupposto fondamentale o la ragione è uguale per natura in tutti gli uomini come un buon senso (“facoltà di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso”) di cui tutti sono provvisti anche se non tutti lo usano bene è necessario usarlo con metodo per “condurre bene la propria ragione e ricercare la verità nelle scienze”.
Per Cartesio la scienza non è più patrimonio esclusivo di pochi P con modestia afferma di non voler insegnare ad altri il metodo per ben condurre la ragione “ma di far vedere soltanto in qual modo ho cercato di condurre la mia” m occorre scoprire la verità usando al propria testa e non quella di altri.
Geometria analitica e mathesis universalis
Importanti risultati in campo matematico grazie alla geometria analitica, in cui unifica la geometria con l’algebra.
Importanza teorica di questo tipo di ragionamento I 1) grazie al trattamento algebrico
della geometria vengono ricomposte due scienze (geometria – aritmetica) che erano state scisse fin dalle origini della scienza greca.
2) negli assi cartesiani ogni punto ha una posizione non assoluta ma solo relativa ad un altro punto.
Cartesio mira ad estendere ad altri campi del sapere l’applicazione di un metodo rivelatosi così efficace obiettivo è la mathesis universalis scienza universale dei rapporti quantitativi, nella quale è possibile unire l’aritmetica con la geometria e la meccanica razionale.
Obiettivo O unità del sapere, una scienza dell’ordine con la quale ogni conoscenza sia posta in relazione alle altre. La mathesis universalis è un ordine ed una misura matematica delle cose che la ragione è in grado di ricostruire, si tratti di numeri, figure, astri, suoni o di qualunque altro oggetto i la realtà materiale studiata dalla fisica è essenzialmente un ordine matematico, traducibile in numeri, figure e movimenti.
Il metodo (Il Discorso sul metodo)
Primo titolo: progetto d’una scienza universale per elevare la nostra natura al suo più alto grado di perfezione p ancora legato alla mathesis universale.
L’elaborazione del metodo è, dunque, la condizione fondamentale per guidare la mente la verità
Cartesio pone questa condizione come l’esigenza fondamentale in vista della fondazione di un nuovo sapere C il metodo è mutuato dai procedimenti matematici.
La matematica si pone perciò come modello da estendere all’intero sistema di produzione del sapere formulare regole fondamentali del metodo avendo ben presenti quelle della matematica, la cui efficacia è già stata accertata regole certe e facili da rendere impossibile di “prendere il falso per vero” e da consentire a chi osserva di giungere senza sforzi inutili “alla conoscenza vera di tutto ciò che sarà capace di conoscere”.
1. regola dell’evidenza “non accogliere mai nulla per vero che non conosca essere tale con evidenza”, che non sia un’idea chiara e distinta. Si ha chiarezza quando l’idea è “presente e manifesta ad uno spirito attento”.
2. regola dell’analisi riduzione di un problema complesso ai suoi elementi costitutivi, divisione di una difficoltà incontrata dall’indagine in problemi più semplici, in modo da poterla meglio risolvere.
3. regola della sintesi conduzione ordinata dell’indagine, il pensiero si muove da oggetti più semplici ed evidenti per salire per gradi all’oggetto e al problema più complesso, che viene così compreso in tutte le sue articolazioni.
4. regola dell’enumerazione e della revisione attento controllo dei procedimenti di analisi e sintesi che vengono effettuati, assicurandosi di non aver omesso alcun passaggio.
In queste quattro regole l’esperienza sensibile non ha alcuna funzione! Solo la ragione è fondamento di certezza, si annuncia così una nuova autorità per tutto il sapere: solo quello che la mente umana e la ragione dichiareranno per chiaro e distinto sarà accettato per vero.
Dal dubbio metodico al cogito
Cartesio ritiene che il nuovo metodo di indagine dovrebbe essere esteso dai procedimenti matematici ai problemi di altre scienze t ritiene però che alla nuova scienza fisico – matematica e allo stesso principio metodico dell’evidenza occorra dare un più solido fondamento teorico, capace di garantire loro un assoluto valore di verità e il metodo stesso deve essere giustificato, riportato ad un fondamento ultimo di tipo metafisico.
L’avvio di questa opera di fondazione è costituito dal dubbio metodico metodico in quanto è una procedura finalizzata alla ricerca di una verità assolutamente certa e, quindi, inattaccabile dal dubbio stesso e rimuovere la terra mobile e la sabbia delle opinioni e costruire sulla roccia e sull’argilla della certezza è l’intento primario del dubbio metodico.
In Cartesio l’epochè (sospensione del giudizio) è una fase transitoria della ricerca , alla fine della quale e grazie alla quale emergerà il fondamento della certezza.
Cogito, ergo sum
Le conoscenze sensibili invece di dare certezze variano e spesso sono ingannevoli o se le sensazioni sono ingannevoli i dati oggettivi della percezione sensibile sono anch’essi incerti (ex: in sogno abbiamo rappresentazioni che sembrano certe ma manca un criterio assoluto in base al quale distinguere le rappresentazioni sensibili che abbiamo da svegli e quelle semplicemente sognate).
Mette in discussione anche l’attendibilità delle conoscenze razionali, persino delle verità matematiche M constata che spesso effettuando procedimenti matematici essi richiedono l’ausilio della memoria che può ingannarci soprattutto non possiamo negare che esista un genio tanto potente quanto maligno capace di farci credere che sia vero ciò che invece è falso.
Genio maligno porta il dubbio metodico alle estreme conseguenze dubbio iperbolico, radicale, esteso a tutto il sapere.
Di fronte alla possibilità che tutto ciò che riteniamo vero sia in realtà falso dobbiamo dubitare di tutto Dsospendere ogni giudizio di verità.
Se è legittimo dubitare di tutto, di una cosa non potrema mai dubitare se dubitiamo, se pensiamo, allora esistiamo per poter essere ingannato devo esistere, e devo esistere come soggetto pensante.
Cogito, ergo sum C tale considerazione è caratterizzata da tale evidenza che nessuno può metterla in discussione.
Criterio della verità C evidenza.
Le idee della ragione
Il contenuto del mondo del pensiero è dato da idee I sono solo una realtà mentale di cui la coscienza è consapevole. Sono un atto del pensiero (soggettive) e rappresentano delle realtà (oggettive). Tre tipi di idee:
• idee innate, sono un patrimonio costitutivo della mente e provengono unicamente dalla facoltà di pensare, non dall’esperienza,
• idee avventizie, sono in noi ma come provenienti dal di fuori,
• idee fattizie, da noi inventate, immaginate.
Le idee innate sono le idee di Dio, dell’anima, sono trovate nella mente in se stessa mediante un’intuizione di carattere intellettuale, che ne coglie l’evidenza. Esse esprimono un carattere di universalità e da loro la mente procede mediante deduzione (argomentazione avente il carattere della necessità).
La metafisica
Pensiero come res cogitans sostanza assoluta ed autosufficiente. Percorso che va dalla certezza di sé alla certezza di Dio.
Se è nel pensiero che io avverto il fatto evidente della mia esistenza (cogito, ergo sum) allora il pensiero è il mio attributo essenziale, qualcosa che mi appartiene come la vera natura di cui sono costituito sono quindi una res cogitans, una sostanza pensante = attribuisce alla certezza esistenziale il carattere di una sostanza, quella del pensiero, che dipende solo da se stessa e da Dio.
Con il cogito la ragione è riconosciuta come l’essenza costitutiva della natura umana.
Oltre alla sostanza pensante c’è una seconda sostanza che costituisce l’universo cretao da Dio, la res extensa, la sostanza estesa.
Nessuno può disconoscere al mondo naturale un carattere assolutamente evidente: il fatto di essere una sostanza estesa, una realtà di natura spaziale (res extensa) e come tale matematicamente misurabile e calcolabile. Non le caratteristiche qualitative bensì quelle quantitative sono essenziali nella considerazione di un oggetto materiale: fra queste la proprietà di occupare uno spazio, cioè di essere sostanza estesa. Tutti i corpi naturali sono ricondotti all’estensione.
Sostanza è una realtà che esiste in modo tale da non aver bisogno di nessun altra realtà per esistere S Dio, il pensiero e l’estensione (in quanto realtà che per esistere non hanno bisogno di un’altra realtà che non sia quella del loro creatore, Dio) si afferma una visione dualistica della realtà = la sostanza estesa è irriducibilmente diversa dalla sostanza pensante, realtà parallele e in comunicanti.
L’unico luogo in cui esse si incontrano è la ghiandola pineale che si trova nel cervello dell’uomo qui il pensiero e gli stimoli sensoriali possono influire reciprocamente.
FILOSOFIA ==> BLAISE PASCAL
Blaise Pascal è scienziato e filosofo, ma anche uomo di profonda fede B si interroga continuamente sul senso sui limiti dell’indagine scientifica, sulle suggestioni ma anche sulle illusioni che offre all’uomo.
Pascal contesta la pretesa che tutto possa essere ridotto alla razionalità e pensato “geometricamente”: con il pensiero si possono conseguire alcune limitate conoscenze ma non una risposta sul perché e sul senso dell’esistenza ricerca e analisi della condizione umana.
Egli è convinto che il genere umano sia stato profondamente segnato dal peccato originale e che occorra prendere coscienza della debolezza della natura umana, della finitezza costitutiva dell’uomo e della sua opera: quindi modificare radicalmente la propria esistenza, ripiegare sulla propria interiorità, “scommettere” su Dio e abbandonarsi alla sua volontà.
Pascal: l’opera scientifica e il Giansenismo
Pascal nasce nel 1623. A 17 scrive un Saggio sulle coniche e a 22 realizza la pascaline, cioè una macchina calcolatrice, ideata per aiutare il padre nella contabilità: un dispositivo di notevole efficacia, capace di eseguire il rapporto automatico nelle operazioni di calcolo.
L’influsso del Giansenismo determina un nuovo impegno etico – religioso di Pascal, ma non implica un abbandono definitivo della ricerca scientifica.
1657 1 scritto metodologico, Sulla spirito geometrico e sull’arte di persuadere.
Dopo l’adesione al Giansenismo egli conduce una vita di meditazione e preghiera e partecipa attivamente alla difesa del Giansenismo dagli attacchi delle autorità ecclesiastiche o vivacissimo scritto polemico conto i Gesuiti: Lettere provinciali rifiuta in modo netto e radicale ogni atteggiamento accomodante nei confronti del peccato e della pratica religiosa.
Mororà a soli 39 ani nel 1662 M i frammenti da lui scritti verranno pubblicati nel 1670 con il titolo Pensieri.
Spirito di geometria e spirito di finezza
La conoscenza scientifica permette di conoscere risultati tangibili, senza dover sottostare a dettami teologici o a condizionamenti di tipo metafisico. Pascal distingue nettamente ciò che dipende dall’autorità da ciò che dipende dalla ragione e dall’esperienza. Nel primo caso il più alto grado di verità è raggiunto dalla teologia, che si basa sull’autorità delle Sacre Scritture, quindi sulla stessa Rivelazione divina a sbagliano coloro che vogliono ridurre la teologia ad argomentazioni razionali facendo a meno dell’autorità dei sacri testi. Nel secondo caso è dalla ragione e dall’esperienza che dipendono le conoscenze t sbagliano coloro che su questioni di fisica si affidano all’autorità e alla tradizione.
L’esercizio della conoscenza scientifica presenta limiti comunque invalicabili L quelli imposti dalla stessa natura umana e dal fatto che essa è situata fra i “due abissi dell’infinito e del nulla”. Essa è come sospesa tra due infiniti: l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. La coscienza di quegli infiniti sembra sovrastare e annichilire il pensiero che non può che essere finito e, di fronte all’infinito, vede mancare e venir meno ogni possibile punto d’appoggio.
Coloro che si sono impegnati a indagare la natura non hanno considerato questi due infiniti e hanno pensato di poter scoprire i principi delle cose e da questi arrivare a conosce il tutto solo Dio le comprende, nessun altro lo può.
Pascal sceglie la via di una conoscenza limitata, parziale, del mondo una prospettiva mai definitivamente compiuta, ma non per questo vana e priva di risultati s porta la filosofia e la ragione umana a cogliere tutti i suoi limiti, a riconoscere che esiste un’infinità di cose che la sorpassano.
Per Pascal vi sono due possibili forme di conoscenza non esiste solo l’esprit geometrique (spirito di geometria) ma anche un esprit de finesse (spirito di finezza). Al sfera dell’esistenza umana sfugge alle possibilità della ragione geometrica e si apre alla comprensione che ne ha il cuore: “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non è capace di intendere” a la ragione è in grado di dedurre in modo rigorose delle conseguenze da principi dotati di un alto grado di astrazione, ma non di cogliere ciò che richiede intuito, capacità di penetrazione immediata, “finezza” ragioni del cuore, la verità non si conosce solo con la ragione, ma anche con il cuore.
Miseria e grandezza dell’uomo
La concezione etico – religiosa di Pascal è strettamente legata all’idea della miseri dell’uomo L l’uomo vive perennemente nell’illusione e nell’errore: niente gli mostra la verità, lo ingannano i sensi e la ragione ma soprattutto è l’immaginazione fonte di menzogne i essa non può rendere savi i pazzi, ma li rende felici.
Lo stesso avviene con i principi dell’etica e della politica umane L se ne pretende la validità universale e la perennità.
L’idea della relatività dei principi etico – politici e della pluralità e varietà delle culture e dei costumi viene sostenuta da Pascal per mostrare i limiti costitutivi della ragione umana quando viene considerata a sé, come autosufficiente rispetto alla fede.
Il male più grande dell’uomo è che vuole illudersi e illudere I egli è sempre in movimento, ma se si ferma sente il nulla, la sua impotenza e il suo vuoto , cerca di uscirne con il divertissement (la distrazione) ) l’uomo cerca di distrarsi con il gioco, la guerra, la ricerca degli onori e del potere. Non accettando al propria condizione presente l’uomo fa di tutto per dimenticarsi, immaginando una realtà di comodo, facendosi un’idea di sé più gradita di quella a cui lo porterebbe la ragione r ma invano. Prima o poi torna ad assalirlo il senso del limite il divertimento non è un’alternativa valida perché rinunciando a pensare l’uomo rinuncia all’unica cosa su cui si fonda la sua dignità: il pensiero “l’uomo non è che una canna, la più fragile della natura, ma è una canna pensante”.
La ricerca di Dio
La miseria dell’uomo è di essere senza Dio L solo l’infinita pienezza del divino può riempire il vuoto esistenziale dell’uomo.
Gesuiti G li accusa di contravvenire alla severità delle norme evangeliche, con un atteggiamento comprensivo e accomodante verso le debolezze umane r riducono le responsabilità etiche dell’individuo.
Molte volte siamo chiamati a prendere decisioni senza certezza M nella religione non c’è maggiore certezza di quella che c’è in molti altri aspetti della vita. Bisogna dunque scommettere su dio, sulla sua esistenza , siamo chiamati a decidere: vivere come se Dio non ci fosse o vivere come se ci fosse bisogna decidere, non si può non scommettere, non scegliere è gia compiere una scelta. Poiché la ragione non ci aiuta a decidere, occorre usare il calcolo delle probabilità come fa ogni buon giocatore, cercando di vedere quale delle due puntate possibili sia la migliore ci accorgiamo che in questa scommessa la possibile perdita riguarda un bene finito mentre la possibile vincita riguarda il guadagno di un bene infinito = la beatitudine in Dio sulla questione dell’esistenza di Dio si richiede una decisione dell’uomo.
Se allo spirito manca la convinzione (fede) occorre cominciare dall’abitudine, cioè dalla formazione di automatismi (non siamo solo spiriti ma anche automi) tali da produrre con il tempo anche le convinzioni ) pratica di una routine capace di irrobustire la fragilissima natura dell’uomo, di combattere le tendenze al cedimento e al rilassamento dei costumi.
FILOSOFIA ==> THOMAS HOBBES
Hobbes è uno dei massimi esponenti del pensiero politico del ‘600, la sua teoria politica e morale viene sviluppata in modo completo e organico secondo un modello cartesiano. Intende, nell’etica e nella politica, affermarsi come il fondatore di un nuovo campo di analisi, mediante una filosofia ed una teoria etico – politica che si rifacciano al meccanicismo riconoscere sia il carattere egoistico della natura umana, sia la necessità dell’assolutismo o comunque dell’assoluta sovranità dello Stato sugli individui.
Nel 1642 pubblica il De Cive e successivamente nel 1651 il Leviathan in cui elabora compiutamene le sue tesi politiche.
Linguaggio e calcolo razionale
Il linguaggio è un prodotto umano in quanto usa “vocaboli stabiliti ad arbitrio” ed è lo strumento primario di selezione, classificazione e organizzazione dei dati sensibili s la ragione opera sui nomi = segni linguistici che hanno una doppia funzione contrassegnare i nostri pensieri e comunicarli agli altri.
La ragione opera mediante una procedura computazionale, cioè attraverso un calcolo dei segni linguistici , il ragionamento è un calcolo di nomi.
La conoscenza del mondo fisico poggia sui sensi e sulla memoria, trae cioè origine dai fenomeni e, attraverso un procedimento induttivo di generalizzazione, giunge a definire concetti che costruiranno i principi di un procedimento deduttivo , Hobbes tende a dare un valore diverso alla conoscenza matematica e alla conoscenza del mondo, in quanto limita la verità della fisica ai nomi, alla coerenza dei procedimenti logici, non riferendola alla realtà in sé.
La scienza morale
L’uomo non è affatto un animale politico è l’egoismo non la socievolezza a costruirne la natura e caratterizzarne l’operato. È sempre la ricerca di un vantaggio, in termini di potere o di guadagno, a motivare la condotta umana , il fondamento unico di tale condotta egoistica è costituito dal movimento vitale, che pervade interamente l’individuo e che si manifesta in ogni essere vivente come istinti di conservazione anche i sentimenti considerati altruistici come la pietà, la generosità e l’amore hanno il loro fondamento ultimo nell’egoismo.
Lo stato come Leviatano
Proprio dalla naturale tendenza all’egoismo degli essere umani derivano i caratteri dello stato di natura. Il principio etico fondamentale che governa lo stato di natura è quello dell’homo homini lupus, dell’uomo lupo per l’uomo. Per questo lo stato di natura è caratterizzato dalla guerra di tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes) a condizione che trae origine dal fatto che nello stato di natura ciascuno ha diritto a tutto, alle radici della condotta c’è sempre una motivazione egoistica.
Lo stato civile è più conveniente di uno stato di natura a si è giunti a un contratto con il quale ciascuno ha rinunciato al proprio diritto di natura su tutto e tutti, a condizione che gli altri facessero altrettanto.
1. cercare e conseguire la pace,
2. rinunciare al diritto di tutti a tutto,
3. mantenere i patti stipulati (pacta sunt servanda)
sovranità s il sovrano non partecipa alla stesura del patto e perciò non ne è vincolato, il suo potere è assoluto. Lo stato è un soggetto di volontà sovrana , che dispone su tutto ed è legge per tutti la legge è espressione e prodotto del potere, la libertà è quindi obbedienza al potere assoluto.
Solo in un caso si ha il diritto di non ubbidire S quando il sovrano vuole imporre ad un uomo di uccidersi o di fare cose contrarie alla vita quindi alle leggi naturali che sono leggi divine.
La sovranità assoluta rende lo stato simile ad un Leviatano L il regime migliore è quindi la monarchia la condizione di conflittualità permane però tra gli stati la guerra si sposta dalla società agli stati.
FILOSOFIA ==> BARUCH SPINOZA

Definizioni:
1. per causa di sé intendo ciò la cui essenza implica l’esistenza, ossia ciò lA cui natura non può essere concepita se non come esistente.
2. si dice finita nel suo genere quella cosa che può essere limitata da un’altra cosa della stessa natura. Per esempio un corpo si dice finito perché ne concepiamo un altro sempre maggiore. Parimenti, un pensiero è limitato da un altro pensiero. Al contrario un corpo non è limitato da un pensiero, né un pensiero da un corpo.
3. per sostanza intendo ciò che è in sé ed è concepito per sé: ovvero ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa, dal quale debba essere formato.
4. per attributo intendo ciò che l’intelletto percepisce di una sostanza come costituente la sua essenza.
5. per modo intendo le affezioni di una sostanza, ossia ciò che è in altro, per mezzo del quale anche è concepito.
6. per Dio intendo l’ente assolutamente infinito, ossia la sostanza che consta di infiniti attributi, ciascuno dei quali esprime un’eterna ed infinita essenza.iiiii
FILOSOFIA ==> JOHN LOCKE
Tradizione empiristica inglese T filosofia dell’esperienza.
In campo politico, religioso e pedagogico realizza una prospettiva di tipo liberale, attenta ai diritti dell’individuo, alle libertà di opinione e di fede e alle esigenze di una armonica formazione umana.
I limiti della conoscenza
Non esistono idee innate nella mente
Idee semplici I materiali forniti dall’esperienza (opera attraverso un senso esterno, la sensazione, ed un senso interno, la riflessione). Fra le idee semplici particolarmente importanti sono la percezione, il pensare e il volere.
Idee complesse prodotte dall’intelletto mediante la composizione di più idee semplici. Idee di modi sono quelle che non si pongono come sussistenti per se stesse ma solo come affezioni di una sostanza l sono idee astratte della realtà. I modi principali sono quelli di spazio, tempo, numero, forza e pensiero ogni idea positiva di spazio e tempo è finita. Idee di relazione le più importanti sono quelle di causa e di identità e le leggi morali.

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