Empedocle e Anassagora

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Empedocle e Anassagora

Numero inteso come misura. Il logos dei pitagorici coincide col numero, che è al tempo stesso l’uno, l’intero e ogni numero. Quindi, coincide con la possibilità che il numero così inteso ci dà di misurare. Dunque, il logos dei pitagorici è la misura. Per i pitagorici il numero è la misura di tutte le cose, ovvero la possibilità di usare il numero per misurare. Pitagora viene ricordato anche come uno dei primi teorici della musica, nel senso che, anziché estrarre suoni a caso da oggetti risonanti, misura i suoni, ovvero coglie la relazione di lunghezza e misura che c’è tra un determinato suono e una determinata corda, misurato secondo certi criteri. Perciò è considerato un po’ l’inventore della lira, della cetra, ma anche lo scopritore della aritmetica e quindi dei numeri posti alla base della musica. Questa regolarità, corrispondenza dei suoni, senza la quale non esiste la comunicazione musica, lo induce a ridurre il mondo in tutte le sue parti, sia quelli percettibili, sia quelle astratte, al principio di armonia. Quindi, l’armonia è la misurabilità di ogni cosa. Nella società, essa corrisponde a un rapporto di reciproca soddisfazione per cui ognuno vive rispetto agli altri nella maniera relativamente più confortevole. Ed ecco che l’astronomia, l’osservazione della natura ma anche i comportamenti individuali e sociali, possono essere ridotti alla misurabilità. Quindi, la misurabilità diventa la base per dire che tutto funziona come deve. Ad esempio, quando uno stato è ben governato, c’è armonia tra i cittadini. Se essa non c’è, vuol dire che qualcuno è soddisfatto e qualcun altro no. E quindi, tra loro si apre un conflitto che può anche sfociare, come conseguenza della disarmonia, nella guerra. Quindi, armonia = pace, ordine, equilibrio, serenità; disarmonia = sconvolgimento, rottura, guerra. In termini dinamici, cioè di movimento, se tutti i moti armonici, misurabili, sono tra loro correlati, ne consegue che la forma perfetta del moto è quella a somma zero, cioè lo stato di quiete; se invece i moti non sono correlati non si può raggiungere la forma perfetta del moto e il moto diventa sconvolgimento, disordine e dunque rivela una disarmonia che deve essere necessariamente corretta per regolare i rapporti tra le varie parti della realtà. In questa realtà anche l’agire del corpo umano viene fissato secondo un ordine fortemente misurabile. Quindi, si dice bello ciò che può essere misurato secondo rapporti regolari. L’impossibilità di misurare crea la disarmonia.
Nel mondo greco, che non è uno stato unitario, la filosofia comincia ad avere contatti con le altre culture e, quindi, comincia ad avvicinarsi al centro. È in questo periodo che emergono due filosofi pluralisti: Empedocle e Anassagora. Con il numero si ha il logos nella sua forma perfetta. Rotta questa, bisogna cercarne un’altra che non c’è. Una volta messo il logos nel numero, ma il numero non riesce a misurare ogni cosa, vuol dire che il logos non esiste o non è conosciuto dall’essere umano. Dunque, la successiva generazione di filosofi parte dal presupposto della impossibilità della singolarità del logos, ovvero il principio primo non può essere uno solo, e quindi dall’ammissione della sua molteplicità: c’è più di un logos. Empedocle per comprendere qualsiasi aspetto della natura circostante, dice che bisogna essere in qualche modo partecipe di esso. Per esempio, attraverso i sensi si può comprendere la rigidità o leggerezza di un oggetto perché sono presenti nell’essere di una persona. Il problema sta nell’individuare il principio primo perché tutto quello che si conosce è per assimilazione, ovvero lui dice che il simile conosce il simile. Se il percettore non ha una certa capacità, non può percepire una cosa. Il cervello, può solo percepire tramite i sensi che l’uomo ha. Quindi, se si può conoscere solo ciò che già si possiede, la conoscenza non consiste nel percepire qualcosa che non si ha, ma piuttosto nel determinare qualcosa che già si ha in relazione a qualcos’altro. Questo meccanismo comporta dunque che la conoscenza sia conoscenza dei contrari. Il simile conosce il simile e una volta stabilita la somiglianza è possibile ammettere il contrario. Quindi il principio primo è l’ugualità, cioè a ogni percezione è possibile dare un senso grazie al suo contrario. Questo tipo di conoscenza non è misurabile direttamente, ma solo attraverso coppie di contrari che consentono di percepire e rappresentare la realtà. Quindi esistono due logos che per Empedocle sono due forze grandiose e contrarie: amore e odio. Le due forze, però, sono strettamente legate tra loro; infatti non può esistere amore senza odio, né odio senza amore. L’intero universo è dato dal rapporto: se si va verso la guerra, si va dall’amore verso l’odio; al contrario se si va dall’odio verso l’amore si ha la pace. Teoricamente, esiste un regno puro dove non c’è per nulla odio e per nulla amore. Però, l’esistenza di questo punto non è possibile praticamente, non c’è un momento in cui non c’è nessuno dei due elementi. Quindi, la conoscenza è l’andare verso una direzione o l’altra. I due elementi sono misurabili solo se messi in rapporto l’uno con l’altro, sviluppando un moto bidirezionale. E visto che tutto si riduce a questo, la terra si può definire formata da due elementi che si oppongono, ovvero il fuoco e l’acqua insieme alla terra. Per Parmenide, il principio primo è l’essere che non è fisico, ma logico. La realtà che vediamo non è ma sembra essere. Quindi, l’esperienza contiene illusione e descrivendo una esperienza si dà una opinione che è allo stesso tempo vera e falsa. Il problema dei filosofi successivi è unificare i problemi della logica con i problemi della natura. Quindi, dicendo che regnano amore e odio, si fa insieme un ragionamento logico e una osservazione empirica. Quando si mettono in rapporto questi elementi, ci devono essere due punti di riferimento che rappresentano gli estremi, i contrari, ovvero l’amore e l’odio. Per cui la conoscenza dei contrari, è necessaria allo sviluppo di un ragionamento logico.
Con Anassagora, la filosofia giunge ad Atene. I filosofi in seguito cominciano a trasferire ad Atene e incominciano a nascere ad Atene. Il primo di questi a trasferirsi, fu Anassagora che visse fino a novant’anni e tentò la prima mediazione tra la filosofia naturalistica dell’Asia minore e le concezioni logiche della filosofia della Magna Grecia e della Sicilia. Secondo Anassagora, la realtà è fatta di particelle piccolissime che contengono in sé le qualità degli oggetti. La particella si trova in un rapporto di somiglianza con l’oggetto, ovvero le particelle sono simili agli oggetti a cui appartengono. Questa particella non è quantitativamente misurabile, ma è una qualità nel senso che ha in comune con l’oggetto tutte le sue caratteristiche. Quindi, la sua misurabilità è di tipo qualitativo e non quantitativo.

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