Materie: | Riassunto |
Categoria: | Filosofia |
Voto: | 2.5 (2) |
Download: | 679 |
Data: | 30.12.2005 |
Numero di pagine: | 4 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
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Testo
Emancipazione femminile
Due gli avvenimenti di grande importanza sul piano del costume e della mentalita' della societa' di fine anni sessanta. Una negativa che "mal si concilia con la realta' del mondo di oggi" scrivera' La Stampa il 29 luglio a proposito della enciclica di Paolo VI, la Humana vitae, e l'altra positiva quando il 19 dicembre la Corte costituzionale abolisce il primo e secondo comma dell'art.559 del codice penale, che stabiliva le pene per la donna adultera e il suo correo; e il secondo comma dell'art. 151 che non ammetteva la separazione per adulterio del marito. E' il primo piccolo ma grande passo verso l'istituzione del divorzio, che riconosce alla donna la parita' di diritto (e dignita') dell'uomo a separarsi dal congiunto se gli e' infedele.L'altra questione delicata dove e' stato invece chiamato il capo della Chiesa Cattolica a decidere in merito all'uso dei contraccettivi (e in primo piano la "pillola") non riceve la stessa comprensione che invece dal Papa il mondo cattolico si aspettava. La Stampa cosi' commenta il giorno dopo a firma di Vittorio Gorresio "Un documento che mal si concilia con la realta' del mondo di oggi. Il divieto e' piu' drastico del previsto. L'enciclica e' dura, la pillola non e' lecita. La lunga attesa dei cattolici per la decisione del papa non ha contribuito a creare quell'atmosfera di serena obbedienza o remissione, che avrebbe giovato alla Chiesa in una causa tanta controversa e delicata. C'e' chi non ha aspettato, e oggi si ha quindi l'impressione che il divieto papale sia arrivato un po' tardi. Non riesce facile conciliare il documento vaticano con la mentalita' moderna, o per dir meglio con la mentalita' di oggi. Una di queste e' indubbiamente che i contraccettivi sono di uso tanto largo che la loro condanna appare arduo da applicare, e' improbabile che basti frenare il consumo, facendolo considerare peccato".
(nessuno ha dimenticato che non era peccato frequentare una casa di tolleranza. Ndr.)Si torna nel documento a mettere l'accento sulla procreazione come fine primario ed esclusivo del matrimonio. E c'e' un punto, addirittura in cui l'amore fisico e' degradato a mancanza di rispetto per la donna qualora non sia destinato al fine unico della prole: ed e' un concetto difficile da condividere, anche dal punto di vista morale"Il movimento femminista (ma meglio sarebbe dire "Movimento di liberazione della donna") si sta preparando a entrare sulla scena italiana di questa "realta' del mondo di oggi"; lo fara' con una mobilitazione collettiva, manifestazioni, sfilate, cortei, rivolte. E se per gli studenti l'anno da ricordare e' il '68, per la donna sara' il '69 e il '72 a essere ricordato come l'anno dell'emancipazione femminile.Il Movimento punta quasi esclusivamente sulla contraccezione, sull'aborto e sul divorzio, fondamentalmente come una liberta' della donna, senza il controllo statale e tanto meno quello religioso, che stabilisce questo è morale e quest'altro no. Una legislazione - affermano le donne del movimento -su queste liberta', non costringerebbe nessun cattolico e nel nostro movimento ci sono cattoliche -se e' veramente cattolico- a rinnegare i suoi principi, ma la stessa legislazione non puo' impedire (e lo Stato dovrebbe difendere la sua sovranita' nella sfera che gli e' propria) ai non credenti di ricorrervi a pieno titolo e con diritto.
Il 21 aprile del 1967, fra l'altro, il Consiglio Superiore della Sanita' aveva dato parere favorevole all'uso della "pillola", ed era il primo passo per togliere le norme restrittive sulla propaganda e sul commercio dei farmaci anticoncezionali sul territorio italiano. L'enciclica del papa fu dunque interpretata come un'ingerenza. Non solo ma anche dentro la Chiesa c'erano correnti di pensiero diverse. Sempre nel 1967 in Civilta' Cattolica, i Gesuiti, non avevano preso posizioni drastiche, e il resto dei cattolici -leggendole- le aveva interpretate come una liberta' di coscienza individuale. Ecco perche' l'enciclica arrivava in ritardo. Paolo VI adduceva anche alla non certezza scientifica del farmaco, ma gli scienziati risposero "in nessuna scienza c'e' la certezza, inoltre le teorie scientifiche non devono di sicuro essere confermate dalla Chiesa, e' semmai l'ultima a doverlo fare, da Galileo in poi; non e' certo la scienza materia di discussione della Chiesa".
COSTUME - Il comune senso del pudore è decisamente cambiato in Italia in questo '68; alcuni attenti giudici (anche se ancora pochi) seguono l'evoluzione del costume; questo dopo l'anno della prima foto di un casto pube di una fanciulla su una rivista, subito sequestrata. Rivista che ando' a scandalizzare gli ipocriti, i moralisti che si erano sempre abbeverati a una morale bigotta o erano diventati tali per opportunismo politico. Se la presero tanto per un casto pube che qualcuno ironicamente disse "fanno gli intransigenti e gli scandalizzati perche' forse devono rimuovere il loro vergognoso complesso di essere da quel pube usciti dopo un amplesso maldestro della propria madre... lucciola". Intervengono alcuni giudici del "nuovo regime" che recitano la parte; con zelo ordinano sequestri, processi, falo', e certi intellettuali, sempre pronti a salire sul carro che "fa la storia" si affiancano allo sdegno del potente, che da' loro da vivere, e scrivono tante scemenze. Basta leggere sui giornali dell'epoca alcune grandi firme.Sono piu' intellettuali e sociologi i cronisti di alcuni giornali di provincia. Sapientemente con le loro notizie in cronaca fotografano l'ambiente, la vera "realistica" nuova societa'. Sono loro a permettere che si allentino i cordoni, sono i primi a capire (seguendo i -banali ma mica tanto- fatti quotidiani, che il cambiamento della mentalità e' un processo inarrestabile.Del resto, il mondo dei consumi preme. In qualche nicchia di alcune redazioni c'e' ancora qualche bigotto, ma per fortuna altri capiscono, e sono i giornalisti attenti, che sanno che è cambiato il comune senso del pudore, e certi processi li trasformano abilmente in vere e proprie barzellette. Faranno (ecco qui la grande abilita' e intelligenza del cronista) sempre piu' spesso notizia quei magistrati che hanno preso certi provvedimenti che non il fatto in se stesso incriminato; anzi per quest'ultimo c'è sempre più comprensione, se non addirittura complicità e solidarietà con la vittima. Il costume sta cambiando: rileggendo oggi le pagine interne dei giornali ci si accorge che furono proprio questi cronisti a determinare i grandi cambiamenti, dalle borgate della grande città fino all'ultimo paese di provincia.Come non ridere e compiangere quel magistrato che ha fatto sequestrare i manichini da una vetrina; e come non essere solidale con il povero malcapitato negoziante!
Emancipazione della donna