Discorso sull'origine della disuguaglianza

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Categoria:Filosofia
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Testo

Discorso sull’origine della disuguaglianza - Rousseau

Scritto in occasione di un concorso bandito dall’Accademia di Digione nel 1754 sul tema: «Qual è l'origine dell'ineguaglianza tra gli uomini e se essa è autorizzata dalla legge naturale », il Discorso fu pubblicato ad Amsterdam nel 1755. L'opera, divisa in due parti, è preceduta da una dedica alla repubblica di Ginevra e da una breve introduzione in cui Rousseau evidenzia le difficoltà che presenta lo studio dell'uomo come le troppe circostanze che lo hanno modificato nel corso del tempo, alterandone le caratteristiche sia fisiche sia intellettuali e il progresso, che l'ha inevitabilmente allontanato dallo stato di natura. Secondo Rousseau, proprio in queste trasformazioni è da ricercare la spiegazione della disuguaglianza tra gli uomini che, per natura, sono uguali tra loro. L’autore ipotizza così l’esistenza di due diverse forme di disuguaglianza: naturale o fisica, vale a dire stabilita dalla natura e che consiste nelle differenze a livello fisico, del corpo;
morale o politica, cioè dipendente dall’uomo stesso, dalla quale sorgono le differenze sociali e di potere. Sempre da questa diversità, secondo Rousseau, sono nate le società e l’idea di sottomettere la volontà dei singoli al volere di un solo uomo o in ogni caso di un gruppo ristretto.
Nella prima parte del Discorso, Rousseau parla dell’uomo considerando la disuguaglianza tra gli uomini un processo indotto naturalmente. Scontrandosi con l’opinione della maggior parte dei filosofi, i quali sono convinti che la vera natura dell'uomo sia la razionalità, Rousseau, crede che l'uomo nello stato di natura sia guidato da due soli sentimenti prerazionali: l'amor di sé, ossia la tendenza alla propria conservazione, e la pietà, cioè la naturale repulsione “a vedere perire o soffrire ogni essere sensibile e principalmente i nostri simili".
L’uomo, contrariamente agli animali, ha la possibilità d’esercitare la sua volontà, di scegliere e quindi ha il potere di perfezionarsi. Nella perfezione si uniscono indissolubilmente progresso e corruzione, ed è proprio in questo che s’individuerebbe il principio della disuguaglianza tra gli uomini: nel momento in cui a questi elementi si sono aggiunte delle "qualità nuove" del tutto estranee alla natura umana, è iniziato il processo di diversificazione degli uomini fra di loro. Alcuni sono "progrediti" di più, altri di meno, ma gli elementi naturali della nostra personalità e gli altri che Rousseau chiama "artificiali" si sono, con l’andare del tempo, talmente mescolati tra loro che non è semplice distinguere ciò che c'è di originario e ciò che c'è di artificiale nella natura umana.
Una delle fonti di differenziazione è scuramente l'educazione che può essere particolarmente dannosa per la formazione morale: Rousseau, sostenendo cha “ai giovani si insegna di tutto fuorché l'arte di rafforzare il proprio giudizio, di ottemperare ai propri doveri e di coltivare virtù quali la magnanimità, l'equità, la temperanza e l'umanità” si pone chiaramente in contrasto con gli illuministi, fiduciosi nel progresso e nella civilizzazione.
Nella seconda parte del Discorso, Rousseau parla del processo di civilizzazione come di un aumento delle capacità tecniche e intellettuali dell'uomo, cui corrisponde un graduale peggioramento delle relazioni sociali e delle condizioni morali e spirituali.
A generare la cosiddetta “disuguaglianza sociale”, causa fondamentale di tutti i mali, è la legittimazione del principio di proprietà. Per l’autore, questo è il vero peccato originale commesso dall'umanità: da questo, infatti, sono derivati tutti i mali che hanno a poco a poco snaturato l'umanità, rendendola “schiava” di interessi e sollecitazioni estranee.
Secondo il pensiero del Rousseau, l’unico responsabile della perdita delle inclinazioni comportamentali naturali degli uomini è il progresso delle scienze e delle arti, le quali sono state prodotte dai peggiori sentimenti umani( “L'astronomia è nata dalla superstizione; l'eloquenza dall'ambizione, dall'odio, dall'adulazione, dalla menzogna; la geometria dall'avarizia; la fisica da una vana curiosità; tutte le scienze, ed anche la morale, traggono origine dall'orgoglio umano”).
Ad incrementare la disuguaglianza tra gli uomini vi è lo Stato; questo, costituito da un patto sociale, permette ai forti e ai ricchi, tramite l’uso delle leggi, di rafforzare il loro potere, rendendo gli altri uomini loro schiavi e sfruttandoli per trarne profitto. Con questa tematica si delinea il termine estremo della disuguaglianza: l’abuso politico. Rousseau termina il suo “discorso” sostenendo che, essendo la società arrivata ad un grado talmente elevato di depravazione e di corruzione, torna ad essere in vigore la legge del più forte: si torna per così dire ad un nuovo stato di natura, diverso però da quello primitivo, in quanto nato da un eccesso di corruzione.

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