Aristotele: i gradi del sapere

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
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Testo

ARISTOTELE
VITA E OPERE
Aristotele nacque a Stagira. All’età di 18 anni si recò ad Atene ed entrò quasi subito nell’accademia platonica. Fu nella scuolo di Platone che consolidò la sua vocazione tant’è che rimase nell’accademia per ben 20 anni, ossia fino a che Platone rimase in vita. Alla morte di Platone, A. si recò in Asia Minore dove prese dimora dapprima ad Asso dove fondò una scuola, e poi a Mitilene, nell’isola di Lesbo dove fece ricerche di scienze naturali. Nel 343 a.C., Filippo il Macedone lo chiamò a corte e gli affidò l’educazione del figlio Alessandro che allora aveva 13 anni: con lui A: condivise l’idea di unificare le città greche sotto lo scettro macedone. A. rimase fino al 336 essendo ormaio Alessandro attivamente impegnato nella vita politica e militare.
Nel 335 A. ritornò ad Atene e qui aprì la scuola “Liceo” cosiddetta perché costruita vicino al tempio dedicato ad Apollo Licio. E poiche A. impartiva i suoi insegnamenti passeggiando nel giardino della scuola, la scuola fu anche detta “Peripato” e i seguaci furono detti “peripatetici”.
Nel 323, morto Alòessandro, ci fu ad Atene una fortye reazione contro tutti i suoi seguaci, tra cui A. Per sfuggire ai nemici si ritirò a Calcide dove morì dopo pochi mesi di esilio.
Gli scritti di A: si dividono in due grandi gruppi:
- Scritti essoterici che erano destinati al grosso pubblico.
- Scritti esoterici che erano destinati solo ai discepoli e quindi erano patrimonio esclusivo della scuola. Ne fanno parte opere di filosofia naturale, morale e politica e di psicologia.

I GRADI DEL SAPERE
Tutti gli uomini aspirano alla conoscenza ma non tutti arrivano alla sua forma suprema. La conoscenza delle cose si può ottenere in varia maniera:
- i sensi: essi ci permettono di percepire il “che” delle cose ma non ancora il “perché”. Tra i sensi A. riconosce importanza al senso dell’udito: con l’udito noi riceviamo insegnamenti e quindi apprendiamo.Tuttavia maggiore capacità di conoscenza la otteniamo con la vista che ci permette di cogliere le differenze tra gli oggetti.
- La memoria: questa ci permette di conservare una informazione tramite la percezione di un oggetto anche quando è assente l’oggetto stesso.Per esempio si sa che il fuoco brucia anche quando il fuoco non c’è: La memoria è presente nell’uomo ma anche in alcune specie animali.
- L’esperienza: è l’insieme dei ricordi di una medesima cosa. Dall’esperienza si genera la “tèchne” caratterizzata dal aver l’Universale come oggetto della propria conoscenza. Esempio: la medicina raggiunge il livello di techne (o tecnica) quando conosce un rimedio terapeutico che è valido non solo per Socrate o Platone ma per tutti i malati. In pratica quel medico conosce la “causa” di quella malattia e quindi sa che il rimedio è uguale per tutti.
Tuttavia anche la techne non rappresenta per Aristotele il livello più alto del sapere perche essa tende all’utilità (in medicina) o al piacere o diletto (per esempio nella musica).
Il livello più alto del sapere è per Aristotele il conoscere per conoscere ossia la conoscenza veramente libera che mira soltanto a se stessa. Aristotele definisce questa conoscenza “sophia” cioè conoscenza delle cause di tutte le cose.
Per poteer ricercare questo sapere occorre la “scholè” ossia il tempo libero da ogni attività lavorativa o pubblica. Tutti gli uomini aspirano al sapere ma alla fine soltanto i filosofi realizzano questa aspirazione.
VERITA’ E DISCORSI
La spinta al sapere ci viene dalla “meraviglia” : questa rappresenta la transizione dal “che” al “perché” delle cose anche quelle più semplici.
Per Aristotele è necessario a questo punto che si sappia bene spiegare questo “perché” delle cose. La scienza, per questo, ricorre al linguaggio o ai discorsi .
Questi non devono essere però del tipo dei discorsi retorici che miravano solamente alla persuasione degli ascoltatori. I discorsi di cui parla Aristotele sono quelli che mirano esclusivamente alla verità. Essi si basano sulle cosiddette proposizioni apofantiche.
Queste proposizioni:
- Affermano (proposizione catafatica) o negano qualcosa (proposizione apofatica). Es: Socrate corre; il cavallo ha quattro zampe ; questa mela non è rossa.
- Possono essere vere o false. Es:
il cavallo ha 4 zampe è proposizione sempre vera.
Socrate corre è vera ora, è falsa quando Socrate non corre.
Le proposizioni apofantiche si distinguono ancora:
- secondo la quantità in
a) universali: es: tutti gli uomini sono mortali.
b) Particolari. Es qualche uomo è bianco.
- secondo la qualità in
a) affermative. Es: tutti gli uomini sono mortali.
b) Negative. Es; qualche uomo non è bianco.
- secondo la modalità:
a) possibili. Es: è possibile che ora piova.
b) Contingente. Es: è contingente che ora piova (è ma potrebbe non essere).
c) Impossibile. Es: è impossibile che la diagonale è ugualòe al lato del quadrato.
d) Necessario. Es: esprime ciò che è e non può non essere.(2+2=4).
- secondo la relazione tra prop. Universali e particolari
a) contrarie quando due proposizioni non possono essere entrambe vere , ma possono essere entrambe false. Es tutti gli uomini sono bianchi e nessun uomo è bianco Entrambe false)
b) contraddittorie quando una di esse è necessariamente vera e l’altra falsa. Es.: tutti gli uomini sono bianchi e qualche uomo è bianco.
IL SILLOGISMO
Per creare ragionamenti corretti Aristotele inventa il sillogismo.
Questo è ragionamento concatenato costituito da tre proposizioni.
Le prime due proposizioni sono dette premesse.
La terza proposizione è detta conclusione o illazione.
La caratteristica principale del sillogismo consiste nel fatto che ,
se le premesse sono vere, vera sarà la conclusione. Es.:
- tutti gli animali sono mortali (premessa maggiore).
- Tutti gli uomini sono animali (premessa minore)
- Tutti gli uomini sono mortali. (conclusione).
Questo sillogismo è detto di prima figura perché il termine medio (cioè quello che nelle due premesse fa da intermediario: nel nostro esempio “animali”) è una volta soggetto e poi predicato.
Si parla di sillogismo di seconda figura se il termine medio (nell’esempio che segue “virtuoso”) è due volte predicato. Es.:
- nessun bruto può essere virtuoso.
- Cesare è virtuoso.
- Cesare non è un bruto.
Si parla di sillogismo di terza figura se il termine medio (nell’esempio che segue “uomini”) è due volte soggetto. Es.:
- tutti gli uomini sono animali.
- Tutti gli uomini sono ragionevoli
- Alcuni animali sono ragionevoli.
Affinchè un ragionamento sia corretto è necessario che esso parta da premesse vere. Queste tuttavia dovranno essere dimostrate con un nuovo sillogismo le cui premesse dovranno essere provate da altri sillogismi, e così via. Ma non si dovrà procedere all’infinito: basterà giungere a principi logici fondamentali, cioè a quei giudizi che non hanno bisogno di alcuna dimostrazione in quanto hanno la verità in se stessi. Tali principi (PRINCIPI DELLA SCIENZA) sono:
- PRINCIPI PROPRI di ogni singola scienza
Riguardano per esempio le definizioni delle figure geometriche nel campo della geometria o le definizioni dei numeri (pari, dispari) nel campo dell’aritmetica.
- PRINCIPI COMUNI a ogni singola scienza (assiomi).
Esempio: il tutto è maggiore di una parte
Un principio del genere è autoevidente, è colto facilmente dall’intelletto e non richiede di essere dimostrato.
Uno dei principi comuni è il principio di non contraddizione.
Aristotele ne da due formulazioni:
a) A è A e non può essere non-A. (principio d’identità).
b) A o è B o non è B (principio del terzo escluso secondo il quale non esiste un termine intermedio tra i due opposti sicchè uno di essi è necessariamente vero e l’altro falso).
Partendo da questi principi, ogni scienza enuncia dei teoremi attraverso i quali si dimostrano le proprietà dell’oggetto della scienza.
Esempio: partendo dalla definizione di triangolo si dimostra che a tutti i triangoli appartiene la proprietà di avere la somma degli angoli interni equivalente a due retti.
Per cogliere queste premesse o principi occorre l’intelletto che è una dote non innata che si acquisisce con l’esercizio.
L’intelletto coglie questi principi per via induttiva , dove induzione significa passaggio dal particolare all’universale (al contrario la deduzione parte dall’universale per giungere al particolare).
In pratica con l’induzione si ha una raccolta di dati che una volta ordinati con coerenza ci permettono di “sapere”.
Il sapere si fonda però anche sulla conoscenza di che cosa si dice o è stato detto da altri su un determinato argomento. Per questo Aristotele da particolare importanza ai libri (a contrario di Platone)
Accanto alla consultazione dei libri e alla raccolta dei dati occorre affiancare la discussione su di essi. Per questo motivo Aristotele ribadisce l’importanza della dialettica che è la tecnica di discussione delle opinioni sostenute dalla maggior parte degli uomini. Queste opinioni vengono considerate come premesse per dimostrare i molteplici problemi attinenti ai più svariati campi del sapere.

LE SCIENZE
Aristotele distingue due grandi classi di scienze:
1) scienze teoretiche: esse hanno per oggetto il necessario ossia studiano ciò che non può essere o avvenire diversamente da come avviene.
Appartengono a questa classe la filosofia prima, la fisica e la matematica.
2) scienze pratiche e poietiche: esse hanno per oggetto il possibile ossia ciò che può essere in un modo o nell’altro.
Appartiene a questa classe l’etica, la politica e la poesia
La poesia
La poesia è una forma di produzione. Il genere più alto di poesia è la tragedia perché essa induce la purificazione dell’anima dello spettatore che identificandosi con i suoi personaggi riesce nella vita reale ad evitare i loro errori. Per Questo la poesia è superiore alla Storia: infatti mentre quest’ultima consiste nel racconto di eventi realmente accaduti a singoli individui, la poesia ha per oggetto ciò che può con verosimiglianza accadere.
La filosofia prima.
E’ la principale tra le scienze teoretiche. Il compito della filosofia prima (o metafisica) è che cosa è l’essere. Per dare una risposta, Aristotele introduce i concetti di Categorie che esprimono i predicati dell’essere.
Secondo A. esse sono dieci:
1) Sostanza esempio Socrate è un uomo.
2) qualità Socrate è alto un metro e mezzo.
3) quantità Socrate è bianco, è filosofo.
4) relazione Socrate è figlio di Sofronisco.
5) luogo Socrate si trova in carcere.
6) tempo Socrate è morto nel….
7) situazione Socrate sta seduto
8) avere Socrate ha il mantello.
9) agire Socrate bagna
10) subire Socrate è bagnato.
La categoria più importante è la sostanza: erssa è formata da materia e forma.
a) la materia è il substrato di un oggetto non ancora formato, soggetto ai sensi, e pronto a ricevere una determinata forma. Per esempio, in una statua la materia è il marmo; in un fiore la materia è il seme; in un mobile la materia è il legno.
Per questo la materia è “potenza”; ha cioè la possibilità di assumere o ricevere la forma:
- il marmo è potenza della statua perché ha la potenzialità di assumere o ricevere la forma della statua.
- Il seme è potenza del fiore perché ha la potenzialità si assumere o ricevere la forma di fiore.
- Il legno è potenza del mobile perché ha la potenzialità di assumere o ricevere la forma del mobile.
b) la forma è il principio che attua e realizza la materia.
Per questo la forma è “atto” ossia attuazione o realizzazione compiuta di un oggetto rispetto al suo essere precedente di potenza.
In tal modo, visto che una sostanza è composta da materia e forma, essa sarà contemporaneamente potenza e atto.
Esempio. Il fiore è contemporaneamente atto e potenza.
- il fiore è atto rispetto al seme perché ha attuato la forma di fiore che era in potenza nel seme.
- Il fiore è potenza rispetto al frutto perché ha la potenzialità di produrre il frutto.
Come il fiore, ogni sostanza e ogni individuo sarà potenza e atto:
- atto rispetto alla sostanza o individuo che lo segue nella gerarchia degli esseri
- potenza rispetto alla sostanza o individuo che lo precede.
Si forma così una catena di esseri (ciascuno dei quali è contemporaneamente potenza e atto). Questa catena tuttavia non può procedere all’infinito e si deve per forza ammettere l’esistenza di un primo e ultimo anello.
Il primo anello è un “atto puro” cioè la perfezione suprema che ha attuato in sé tutto ciò che c’era da attuare. Tale atto puro è un atto senza potenza perché altrimenti si dovrebbe ammettere ancora un nuovo e superiore anello della catena.
L’ultimo anello è “una potenza pura” cioè una materia prima che è priva di ogni forma ma che ha l’atto ossia l’attitudine di realizzare una materia superiore a quella originaria.
L’atto puro aristotelico è DIO. Vediamo qui di seguito le sue qualità:
- Dio, in quanto atto puro, è la perfezione suprema, libero da ogni contaminazione della materia.
- Dio, in quanto atto puro, è un atto senza potenza perché altrimenti si dovrebbe ammettere un dio superiore.
- Dio, proprio perché atto puro, non deve attuare alcun fine; sarà invece il mondo a tendere verso di lui come al suo fine ultimo o come alla causa finale di ogni essere.
- Dio, essendo perfetto, non interviene nelle cose di questo mondo. Per tale motivo Aristotele lo chiama anche “motore immobile”.
Motore perché muove il mondo attraendolo a sé come causa finale;
immobile perché, essendo perfezione suprema, non è mosso da nulla.
- Dio è causa di se stesso cioè non dipende da nessun altro; se cos’ non fosse non sarebbe più perfetto.
- Dio, in quanto atto puro, non ha niente da attuare e perciò non rappresenta un’attività pratica. Dio sarà dunque attività teoretica cioè “pensiero”. E Dio, in quanto atto puro, pensa sempre alla cosa più eccellente e cioè a se stesso. Dio, dunque, pensando a se stesso, è “pensiero di pensiero”.
- Nei riguardi del mondo, Dio è estraneo ed indifferente.
Dio è oggetto d’amore ma non ama o al massimo ama se stesso.
Per altro Dio non può amare perché è “intelligenza pura” e, secondo Aristotele, l’intelligenza pura è impassibile e come tale non ama.
- Dio è unico. Tuttavia Aristotele concepisce l’esistenza di 55 sostanze motrici inferiori a Lui, che si muovono, per suo ordine, con movimenti differenti fino a garantire l’ordine dell’universo.
Tali divinità non sono oggetto di culto o di venerazione

Le cause del divenire.
Grazie alle categorie messe a punto da Aristotele, il divenire non è più inteso come un passaggio dal non essere all’essere dall’essere al non essere. Il divenire, per A., consiste nel passaggio dall’essere in un certo modo, ossia in potenza, all’essere in un altro modo, ossia in atto.
Secondo Platone le cause del divenire stanno nelle idee.
Aristotele non riconosce queste entità che per altro creano molte difficoltà, ed ammette, facendo l’esempio della statua, quattro tipi di cause:
La prima causa è la causa materiale.
La materia è condizione necessaria dell’esistenza della statua; se non ci fosse questa materia non ci sarebbe neppure la statua.
Ma perché ci sia la statua occorre che il marmo assuma una determinata forma. Perciò subentra la causa formale.
La causa formale rappresenta l’essenza di un dato oggetto, ossia denota le proprietà che un oggetto, in questo caso, la statua, deve possedere per essere quello che è.
Materia e forma hanno bisogno però di un agente per divenire (nel nostro caso una statua). L’agente in questo caso è lo scultore che attraverso la sua azione fa assumere al pezzo di marmo quella determinata forma. Aristotele chiama questa azione causa efficiente.
Ma la causa principale del divenire è la causa finale ossia il fine a cui tende questo divenire; nel nostro caso è il fine che lo scultore si propone di raggiungere con la statua.
Aristotele ammette queste cause anche nel mondo naturale che non fa nulla invano, anzi realizza sempre i propri fini.
La Politica
Per Aristotele l’uomo non è in grado di sopravvivere se vive isolato, l’uomo per natura è un “animale politico” cioè in grado di vivere solo all’interno della polis ossia delle piccole città-stato di cui la Grecia del tempo era costellata.
La Polis è in particolare una formazione naturale che risulta dall’unione di più villaggi; ciascuno dei villaggi, inoltre, è costituito da un insieme di più famiglie.La Polis è costituita da cittadini liberi e uguali. Essi partecipano alle funzioni politiche e giudiziarie, che esercitano a turno.
Per Aristotele, la forma più stabile di costituzione nella polis è data dalla mescolanza di elementi aristocratici e democratici; essa deve contenere un ampio ceto medio di piccoli proprietari terrieri, né troppo ricchi né troppo poveri, in modo da evitare rovinosi conflitti tra ricchi e poveri.
La famiglia è composta da un adultomaschio libero, dalla moglie, dai figli e dagli schiavi: Nei confronti della moglie, figli e schiavi il capofamiglia esercita la propria autorità.Per esempio, nei confronti dei figli la sua autorità varrà soltanto sino al momento in cui essi, diventati adulti, saranno a loro volta cittadini a pieno titolo. Lo schiavo invece e in uno stato di perenne dipendenza dal padrone, così come gli sconfitti in guerra o tutti coloro che sono incapaci di prendere decisioni.
L’economia è l’arte che permette di procurarsi i beni indispensabili per la casa; si attua attraverso gli scambi e l’uso della moneta. Tuttavia Aristotele condanna chi cerca di accumulare senza limitazione le ricchezze.
QUESITI SU ARISTOTELE.
a) Perché le proposizioni non apofantiche non sono né vere né false?
b) Le proposizioni modali possono dare origine a verità scientifiche?
No, perché si basano su verità possibili (ciò che non è ma può essere), su verità contingenti (ciò che è ma potrebbe non essere), su verità impossibili o su verità necessarie.
c) perché il sillogismo è lo strumento del sapere scientifico?
Perché esso è un ragionamento deduttivo (che va dall’universale al particolare) e che deriva le sue premesse da principi veri, cioè che non hanno bisogno di alcuna dimostrazione (principio di non contraddizione, principio di identità, principio del terzo escluso).Partendo da principi veri (premesse) arriverà ad un terzo giudizio sicuramente vero: e ciò è alla base del sapere scientifico.
d) Quale differenza viene evidenziata tra il sillogismo scientifico e quello dialettico.
Il sillogismo scientifico parte da da premesse vere che non hanno bisogno di dimostrazioni. Il sillogismo si dirà dialettico se le premesse da cui parte sono probabili cioè sembrano verosimili a tutti gli uomini o alla maggior parte di essi o ai dotti. Se le premesse sembrano probabili ma non lo saono, esso assumerà il nome di sofistico.
e) Qual è la funzione del linguaggio nel pensiero di Aristotele.
Il linguaggio ha la funzione di costituire il corpo della scienza. Il linguaggio precedentemente attuava tale funzione attraverso i discorsi retorici che però miravano solo alla persuasione degli ascoltatori. Il linguaggio di A. mira invece alla verità e si basa su proposizioni (apofantiche) suscettibili di essere vere (catafatica) o false (apofatica).
d) Qual è il percorso che ci porta alla scoperta della verità.
La verità si raggiunge attraverso quel ragionamento (sillogismo) che partendo da premesse vere arriva ad una conclusione vera. Per Aristotele la verità scientifica propriamente detta si raggiunge solo con il sillogismo di prima figura dove la verità si trasmette dalle premesse alla conclusione.

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