Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
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Data: | 27.10.2000 |
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SHOPENAUER
IL MONDO COME VOLONTA’ E RAPPRESENTAZIONE: come il mondo è da un lato, in tutto e per tutto, rappresentazione, così è, dall’altro lato, in tutto e per tutto, volontà.
LA RAPPRESENTAZIONE è la realtà in quanto oggetto di conoscenza da parte di un soggetto. Fa coincidere l’ambito della rappresentazione con l’ambito del fenomeno, in senso kantiano. Fenomeno come di un’illusione che si frappone tra noi e la cosa in sé, coperto di un velo (il velo di Maya) che copre il volto vero delle cose.
LA COSA IN Se’ non è un concetto limite che serve a rammentarci i confini della conoscenza, ma una realtà assoluta che si nasconde dietro l’ingannevole trama del fenomeno. Se noi fossimo soltanto conoscenza e rappresentazione non potremmo mai uscire dal mondo fenomenico, ossia da una rappresentazione puramente esteriore di noi e delle cose. Noi ci viviamo anche dal di dentro, è proprio quest’esperienza di base che permette all’uomo di rompere il velo del fenomeno e di rendersi conto che la cosa in sé non è nient’altro che la volontà di vivere.
LA VOLONTA’ DI VIVERE è il noumeno del mondo, l’essenza nascosta dell’universo. La volontà è unica, aspaziale, atemporale ed incausata e si configura come un eterno e cieco impulso di cui tutto ciò che esiste è manifestazione ed oggettivazione. = energia impulso. La volontà cosmica può essere sia inconsapevole sia consapevole.
LE IDEE sono la prima ed immediata oggettivazione della volontà, ovvero come l’insieme degli archetipi delle cose.
DOLORE, PIACERE, NOIA.. Dire che l’essere è volontà equivale a dire che l’essere è costitutivamente dolore. Volere significa desiderare, e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione e di mancanza, che nessun appagamento può colmare. Una soddisfazione placa temporaneamente i desideri, ma manda l’uomo in uno stato ancor più negativo: la noia. O il dolore o la noia, ecco il destino dell’uomo. Ciò che gli uomini chiamano piacere non è altro che una cessazione momentanea dal dolore. Da tutto ciò il pessimismo.
IL PESSIMISMO METAFISICO deriva dalla constatazione che essere=dolore, in quanto l’universo è solo la volontà inappagata
L’AMORE, inteso come eros, non è altro che uno stratagemma di cui si serve il genio della specie per sedurre l’individuo e indurlo alla perpetuazione della vita. L’amore procreativo va condannato.
L’OTTIMISMO, in tutte le forme, è un pensare iniquo.
LE VIE DI LIBERAZIONE dal dolore sono le varie tappe attraverso cui l’uomo cerca di liberarsi dalla volontà di vivere e s’identificano con l’arte, la morale e l’ascesi.
IL SUICIDIO è respinto poiché rappresenta una malcelata forma di attaccamento alla vita.
L’ARTE è la contemplazione delle idee, ossia la conoscenza pura e disinteressata degli aspetti universali ed immutabili della realtà. L’arte riproduce l’essenziale e il permanere di tutti i fenomeni del mondo. L’arte libera l’individuo dalla catena dei desideri e dei bisogni, elevandolo al di sopra del dolore e del tempo.
LA MORALE non sgorga in un imperativo categorico dettato dalla ragione, ma da un sentimento di pietà o di compassione nei confronti del prossimo, ossia da una partecipazione ai dolori altrui. La pietà etica si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia e la carità. La giustizia consiste nel non fare del male agli altri e perciò costituisce l’aspetto negativo della pietà. La carità coincide con la volontà attiva di fare del bene al prossimo, ossia è l’aspetto positivo della pietà.
L’ASCESI è l’esperienza per la quale l’individuo si propone di estirpare il proprio desiderio mediante una serie di accorgimenti, al culmine dei quali si raggiunge il nirvana.