Raddrizzatore ad una semionda

Materie:Appunti
Categoria:Elettronica

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Testo

Istituto Tecnico Industriale Statale
“E. Majorana”
Data: 04/02/06
Lab. Elettronica
Relazione
di
Elettronica
Alunno:Catenacci Oreste
Classe: 5^B
Titolo:
Raddrizzatore ad una semionda,e a due semionde di precisione.
Scopo:
Verificare il funzionamento del raddrizzatore ad una semionda e di quello a due semionde di precisione.
Schema elettrico:

Componenti utilizzati:
• 2 diodi 1N4002;
• 6 Resistenze = 10 KΩ;
• Amplificatore operazionale tipo 351;
Strumenti utilizzati :
• Oscilloscopio a doppia traccia(UNAOHM,G 5020,);
• Generatore di funzione(LAEL,712A);
• Alimentatore duale ±15 V;
• Bread Board;
• Tester;
Cenni teorici sui raddrizzatori ad una e a due semionde
Raddrizzatore ad una semionda:
Lo schema elettrico del raddrizzatore ad una semionda è il seguente:
In figura è rappresentato un raddrizzatore ad una semionda di precisione.
Fase A:Esso trasferisce in uscita solo la semionda negativa del segnale in ingresso e la inverte.
Quando Vi > 0 D1 è polarizzato direttamente,e ai suoi capi c’è una tensione leggermente superiore alla tensione di soglia,e questo fa si che D2 risulta polarizzato inversamente,quindi si ha una Vo=0 poiché la corrente scorre tutta in D1.
Quando la Vi < 0 il diodo D1 diventa polarizzato inversamente,mentre D2 diventa polarizzato direttamente.
Il circuito in questo stato si comporta come un amplificatore invertente,e quindi avremo in uscita una tensione Vu che ci sarà data da questa relazione:Vu = -Vi.
Fase B:Nel secondo caso abbiamo usato sempre un raddrizzatore ad una semionda ma abbiamo variato la Rr che in questo caso era di 100K.
Pero durante lo svolgimento di questa prova è sorto un problema perché la tensione di ingresso che era di 4V risultava essere troppo grande e quindi siamo dovuti scendere a 3V,altrimenti sull’oscilloscopio non potevamo leggere il segnale di ingresso.
Raddrizzatore a due semionde:
Lo schema elettrico del raddrizzatore a due semionde è il seguente:
E’ un circuitola cui funzionalità può essere sfruttata non solo per raddrizzare segnali di piccola ampiezza, ma anche per varie applicazioni nell’elaborazione dei segnali.
Esaminando il circuito si può osservare che e’ costituito sostanzialmente da un blocco raddrizzatore ad una semionda (A) e da un blocco sommatore invertente(B),presentando,rispetto a quello,i diodi invertiti.
Quando Vi è positivo, D2 conduce e D1 è interdetto: pertanto la tensione nel punto x riproduce il segnale di ingresso invertito; la tensione nel punto x è dunque sempre negativa.
L’amplificatore operazionale del blocco B provvede a combinare le tensioni Vi e Vx e ad invertirle. La tensione di uscita nella semionda positiva risulterà quindi Vu=Vi.
Per tensioni Vi negative,D1 conduce e D2 è interdetto cosicché la tensione nel punto x risulta nulla. L’amplificatore B inverte soltanto il segnale Vi. Pertanto la tensione di uscita risulterà Vu = -Vi.
In uscita si avrà quindi una forma d’onda sempre positiva con ampiezza pari a quella del segnale di ingresso. Naturalmente,se si desidera ottenere in uscita una tensione sempre negativa,basta invertire i diodi.
Descrizione Operazione
Dopo aver montato il circuito del raddrizzatore ad una semionda sulla basetta abbiamo collegato il tutto ad un oscilloscopio, ad un generatore di funzione e all’alimentazione duale abbiamo in seguito preso le relative misure confrontando i valori reali con quelli ideali .Verificato il comportamento del raddrizzatore ad una semionda,siamo passati allo studio del raddrizzatore a due semionde. La modalità operativa è simile a quella del raddrizzatore ad una semionda ma con l’aggiunta del sommatore a due ingressi invertente;montato il circuito sulla basetta e collegato tutto all’oscilloscopio,al generatore di funzione e all’alimentatore duale,abbiamo notato all’oscilloscopio che le forme d’onda in uscita non avevano la stessa ampiezza,quindi abbiamo sostituito un trimmer al posto della R\2 per ottenere in uscita delle forme d’onda con le stesse ampiezze .Risolto il problema siamo passati ad analizzare i valori reali con quelli teorici.
Conclusione: Possiamo,infine,concludere dicendo che l’esperienza è stata effettuata perfettamente visto che abbiamo raggiunto il nostro scopo che ci eravamo prefissati all’inizio della prova.

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