Ms-dos

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INDICE
• File nell’’MS-DOS pag. 2
• Breve rassegna dei comandi principali del DOS 3
➢ Principali comandi del DOS 4
• Le (sotto)directory 5
• La gestione della memoria 6
• Configurazione del sistema con MS-DOS 7
➢ Comandi BUFFERS e FILES 7
➢ Device drivers (piloti di dispositivi) 7
➢ Configurazione flessibile 8
• Gestione delle memorie di massa 8
• Protezione dai virus 9
• L’editor di MS-DOS 6.2 9

I file nell’MS-DOS
Un file è qualunque complesso di dati che venga considerato come un tutto unico per particolari scopi.
Nel DOS un file è individuato dal suo nome e dalla sua estensione; quest’ultima definisce il tipo del file. Il nome è formato al massimo da 8 caratteri, eventualmente seguiti dall’estensione, costituita al massimo da tre caratteri, separati da quelli del nome con un punto (.).
Le estensioni .COM e.EXE sono riservate ai programmi eseguibili. Per essere eseguiti, i programmi .COM e .EXE devono essere caricati nella memoria di lavoro della macchina; la differenza tra i due tipi è che i .COM possono avere una lunghezza massima di 64 kbyte, mentre gli .EXE non soffrono di questa limitazione.
La formattazione si suddivide nelle quattro aree di seguito descritte.
••Un'area riservata. Occupa almeno un settore a partire dallo 0 e contiene una serie di informazioni relative all'organizzazione logica del disco.
••Un'area root directory. Contiene essenzialmente un catalogo dei contenuti del disco e riserva a ciascun file una “voce” contenente il suo nome, la sua estensione, la sua data, i suoi attributi.
Poiché lo spazio riservato a questa area è limitato, il numero di file catalogati dalla directory radice è limitato.
••La FAT (File Allocation TabIe = tabella di allocazione dei file). Costituisce la mappa4ufl di come i vari cluster sono allocati ai file: è una lista di voci, di solito di 2 byte ciascuna, una per ogni cluster del disco (più due iniziali riservate).
Ovviamente, le voci della FAT corrispondenti a cluster ancora vuoti sono marcate da un identificatore particolare (0000); un altro identificatore è riservato per individuare i cluster guasti, che possono essere individuati e marcati, per esempio, durante la formattazione.
La FAT è un punto dedicato del sistema: una sua alterazione può rendere inaccessibile il contenuto del disco; per questo, di solito, su un disco ci sono due copie della FAT.
Fisicamente, le due copie della FAI risiedono sul disco immediatamente dopo l'area riservata e prima della directory radice.
• Un'area dei file. Occupa tutto il resto del disco e contiene per l'appunto i file.
In questa area possono esservi anche delle sottodirectory, cioè dei “sottocataloghi” che elencano file non elencati dalla directory radice.
Le “sottodirectory” sono strutturate esattamente come la radice ma dal punto di vista della gestione del disco appaiono come file di tipo particolare. Come apparirà più chiaro nel seguito, le “sottodirectory” sono organizzate in una struttura ad albero.
Lo stesso sistema operativo MS-DOS è costituito essenzialmente da tre files di seguito descritti.
• IBMBIO.COM (lO.SYS nei PC IBM- compatibili). Il suo compito è installare in memoria quelle routine che, in unione ad altre contenute in una apposita ROM (Read Only Memory = memoria di sola lettura), costituiscono il cosiddetto BIOS (Basic Input Output System = sistema base di ingresso/uscita), cioè il gestore a basso livello del video, della tastiera, della memoria, dei drive dei dischi e di ogni altro dispositivo di ingresso e/o di uscita. È di fatto l'interfaccia fra l'hardware e il software che costituisce il sistema operativo vero e proprio.
• IBMDOS.GOM (MSDOS.SYS nei compatibili). Si situa a un livello immediatamente superiore: fa in sostanza da tramite fra i programmi applicativi e le routine di basso livello del BIOS e rende le operazioni di input/output (specie quelle di gestione dei dischi) più semplici e più efficienti.
••COMMAND.COM. E’ l'interprete dei comandi del DOS. È anche in grado di distinguere i comandi interni da quelli esterni.
All'atto dell'accensione un piccolo programma di bootstrap (inizializzazione) contenuto nella ROM lancia IBMBIO e IBMDOS e carica in memoria COMMAND.COM.
IBMBIO e IBMDOS risiedono sul disco come programmi nascosti e protetti, nel senso che non sono modificabili dalla quasi totalità dei comandi DOS e non vengono visualizzati dalla normale procedura che lista i files su disco.
2 Breve rassegna dei principali comandi del DOS
Quando si è in ambiente di lavoro MS-DOS il fatto è segnalato da un prompt che indica l'unità a dischi attiva in quel momento.
Si può passare da una unità all'altra battendo la lettera che indica la nuova unità seguita da due punti e dal tasto Enter o Invio.
MS-DOS accetta istruzioni (righe di comando) composte da:
•• il nome del comando (o programma) da eseguire;
••i nomi (completi di eventuale estensione) dei file che il comando deve elaborare;
••qualsiasi altra informazione di cui ha bisogno il comando.
Battendo dopo aver impostato l'istruzione, il comando o il programma va in esecuzione.
Particolarmente importanti sono i comandi DOS che servono a gestire la macchina e i dischi. Come già detto, possono essere contenuti nel file COMMAND.COM (comandi interni), oppure risiedere indipendentemente su disco sotto forma di altri files eseguibili (comandi esterni); in ogni caso è COMMAND.COM che eventualmente li carica in memoria e li manda in esecuzione.
Per comprenderne la sintassi dei comandi DOS, si tengano presenti alcune convenzioni (sono quasi standard, ma in qualche manuale si possono trovare notazioni un po’ diverse).
••Termini in lettere Maiuscole (eventualmente in neretto) rappresentano comandi o parti di comandi che vanno scritti tali e quali.
••Termini in minuscolo vanno sostituiti con oggetti specifici.
••Termini fra parentesi quadre [] sono opzionali.
• Nel corso dell'esecuzione di alcuni comandi, il calcolatore (cioè il DOS) può emettere messaggi per indicare cosa sta facendo, per chiedere dati aggiuntivi o per segnalare errori.
••Molti comandi che operano su file accettano nella specifica del nome e dell'estensione dei file stessi i caratteri jolly “*” e “?”. In particolare “*” sta per qualunque combinazione di caratteri (anche vuota), dalla posizione in cui è scritto alla fine del nome più l’eventuale estensione). Il carattere “?”sta per qualunque carattere nella posizione in cui è scritto.
• Principali comandi del DOS
DIR (comando interno).
Elenca sul video i file, producendo anche alcune informazioni su di essi (normalmente lunghezza in byte, data e ora di creazione) nonché sul disco (numero di file presenti, spazio rimasto libero).
Il comando DIR permette molte altre varianti; eccone alcune:
DIR B:
Elenca tutti i file (non nascosti) sul disco B.
DIR *.COM
Elenca tutti i file di estensione COM.
DIR MIAO.*
Elenca tutti i file di nome MIAO ed estensione qualunque.
DIR GAT??.*
Elenca tutti i file il cui nome è di 5 lettere e comincia con CAT, di estensione qualunque.
DIR *
Elenca tutti i file che non hanno estensione.
E’ inoltre possibile impostare opzioni particolari, per esempio:
DIR A:/P
Se i file del disco (in questo caso A) sono molti in questo modo vengono visualizzati una pagina alla volta.
DIR A:/W
In questo modo vengono visualizzati solo i nomi dei file e lo spazio di memoria che occupano e quindi è possibile condensare in una sola videata molti file.
DIR A:/AS
Lista gli eventuali file di sistema presenti sul disco in A.
i
Per avere un quadro completo delle varianti e delle opzioni, si può utilizzare l'help:
DIR/?
(non DIR?, perché DIR riconosce ? come carattere jolly !)
Il risultato è una intera videata di spiegazioni.
RENAME (comando interno) Cambia il nome (e l'estensione) di un file
COPY [unità 1:] nomefile1 [unità2:] [nome file2 ] [/V] (comando interno) Copia il file nomefile1 sul disco unità1 nel file nomefile2 nel disco unità2.
COPY ammette i caratteri jolly
L’opzione /V causa una lettura di verifica post-scrittura del file destinazione, con conseguente segnalazione di errori.
COPY può essere usato anche per concatenare più file sorgente in un unico file destinazione; si tratta tuttavia di un'operazione che ha poche probabilità di essere utilizzata da un utente iniziale, per cui si rimanda all'help in linea per una descrizione completa delle opzioni.
Per verificare che in TESTO.DOC c'è effettivamente il testo scritto è possibile visualizzarlo sul video con il comando TYPE:
TYPE [unità:] nomefile (comando interno)
cioè , nel presente caso, TYPE TESTO.DOC.
Si può notare che TYPE visualizza il file rispettando la suddivisione in righe che è stata impostata all'atto della creazione del file testo. Infatti in un file testo le righe sono terminate da due byte (13 e 10) che nel codice ASCII non corrispondono a caratteri visualizzabili, ma che vengono interpretati dal controllo video come caratteri di comando, che provocano rispettivamente il ritorno del cursore a inizio riga e il suo spostamento in giù di una posizione). Il file termina poi con un altro carattere non visualizzabile, che corrisponde al inserito in fase di creazione.
Si tenga comunque presente che TYPE non visualizza i byte dei file ma i caratteri ASCII corrispondenti. Se lo si usa su un file che non è stato creato come file di testi, il risultato è privo di senso. Inoltre, come si è già accennato, molti dei 256 valori che un byte può assumere sono interpretati come controlli al video (o in generale alle unità di output), per cui si potranno osservare comportamenti errati, come salti di pagina, emissioni di suoni (il "beep" è il carattere ASCII 7) ecc.
DISKCOPY [unità 1:] [unità2:] [/1] [/V] (comando esterno)
Copia tutto il disco nell'unità i sul disco nell'unità 2; vengono copiati tutti i settori, quindi tutto quanto c'è sul disco, compresi gli eventuali files nascosti (per esempio del sistema operativo), che invece non vengono "visti" da COPY. Si osservi che questo comando esegue una copia fisica settore per settore, traccia per traccia di due dischetti, mantenendo la posizione reciproca dei vari byte presenti. In altre parole esegue la “fotocopia” di un dischetto.
È importante osservare che, visto che si esegue la fotocopia2 del disco, DISKCOPY non è utilizzabile con l'unità C: (disco rigido o hard disk); in questo caso si deve utilizzare il comando COPY. In linea di principio per utilizzare DISKCOPY con il disco rigido bisognerebbe avere a disposizione un secondo disco rigido fisicamente identico al primo.
Si tenga anche presente che DISKCOPY formatta automaticamente il disco ricevente e in questo modo viene perso tutto quanto eventualmente già presente sul disco stesso.
DEL (comando interno)
Cancella il file sul disco.
Attenzione il comando DEL *.* cancella tutto (tranne i file nascosti), però prima di procedere il DOS chiede conferma:
Ovviamente se si risponde sì (S) non è più possibile cambiare idea.
Le utilities del DOS 6.2 comprendono anche un programma per recuperare i files cancellati. Non c'è nulla di miracoloso in tutto ciò: la cancellazione di un file consiste semplicemente nel “barrare” il suo nome nella lista della directory; sostituendone il primo carattere con un carattere riservato (ASCII 229); tale operazione rende “invisibile” il file e, soprattutto, dichiara disponibili alla riscrittura i cluster a esso allocati. Tuttavia, se tali cluster non sono stati ancora occupati da nuovi files, è possibile recuperare quello cancellato, ripristinandone semplicemente il nome nella directory Il che è appunto quello che fa il comando:
FORMAT [unità:1 [opzioni] (comando esterno).
Formatta il disco nell'unità specificata (cioè ne inizializza la directory e la tavola di allocazione dei file).
La formattazione condotta su un disco non vuoto determina la perdita dei dati in esso contenuti. Tuttavia esiste la possibilità di recuperare, a certe condizioni, i files di un disco formattato per errore. In effetti, l'operazione di formattazione non è di per sé distruttiva: i dati contenuti nell'area dei files non vengono fisicamente cancellati, ma solo resi inaccessibili dalla cancellazione (questa sì effettiva) della directory e della FAT (cioè delle "coordinate" che permettono di rintracciare i cluster allocati ai singoli files). All'atto della formattazione di un disco, le informazioni contenute nella directory e nella FAT (la cosiddetta area di sistema) vengono salvate in un file speciale (immagine MIRROR), allocato in una zona protetta del disco stesso, inaccessibile alle normali operazioni di scrittura/lettura del DOS.
4 Le (sotto)directory
Un disco può essere organizzato in “spazi” indipendenti, dette sottodirectory, ma anche semplicemente directory o direttrici. Una directory può contenere altre sottodirectory e così via. la directory principale, quella in cui si è supposto di lavorare finora e che contiene tutta la struttura è la root (directory radice). Si può quindi dire che le directory sono organizzate secondo una struttura gerarchica ad albero.
Directory principale
sottodirectory A sottodirectory B sottodirectoryC
sottodirectory A’
Directoryis diverse possono contenere file dello stesso nome, non necessariamente uguali come contenuto.
In generale i comandi DOS che operano sui file agiscono di default (ovvero senza ulteriori specificazioni) all'interno della directory in cui il sistema è posizionato (directory corrente).
Per essere concreti, la cosa migliore è provare a organizzare in sottodirectory il disco di sistema, che per il momento si suppone avere solo la root con i files nascosti, COMMAND.COM, AUTOEXEC.BAT e qualche comando esterno del DOS. Si supponga di voler creare le sottodirectory di nome ANDREA, DIEGO e ROSA. La sintassi per creare una sottodirectory della directory corrente (quella in cui ci si trova, ovvero nel nostro caso la root) è:
MKDIR nomedir (MakeDlRectory), dove nomedir (massimo 8 caratteri) è il nome della sottodirectory da creare.
Si noti che le sottodirectory sono indicate come file speciali . Per entrare in una sottodirectory il comando è:

CHDIR ( Change DIrectory )
Può essere molto utile avere una indicazione immediata della directory in cui si è, senza ricorrere ogni volta a CHDIR; questo può essere fatto con il comando DOS:
PROMPT $P$G
che è un caso particolare di un comando che permette di "persona1izzare" il prompt; nello specifico l'effetto è di visualizzare nel prompt del DOS, oltre al drive corrente, anche la directory.
TREE
Il DOS dispone inoltre di un comando esterno, non a caso di nome TREE, che permette la visualizzazione diretta sullo schermo della struttura delle directory.
5 La gestione della memoria
Un PC dispone (o può disporre) di vari tipi di memoria.
• Una memoria convenzionale, fino a 640 kbyte, che costituisce l'area di lavoro primaria in cui normalmente "girano" i programmi sviluppati sotto DOS e in cui normalmente si installa la parte residente del sistema operativo stesso.
••Una memoria estesa, nel senso che dal punto di vista della sua organizzazione costituisce un'estensione di quella convenzionale, disponibile solo su macchine che montano un microprocessore dall'S0286 in su. Un programma deve essere appositamente progettato, per poterla utilizzare.
••Una memoria espansa, che è organizzativamente, fisicamente e logicamente separata dalle prime due e viene "vista" in blocchi da 16 kbyte solo da particolari programmi applicativi.
••Una memoria superiore, 384 kbyte fra il limite superiore della memoria convenzionale e l’inizio (eventuale) di quella estesa, normalmente usata dal DOS per la gestione dell'hardware (in particolare del video), ma mai completamente utilizzata; le parti inutilizzate della memoria superiore sono chiamate UMB (Upper Memory Block: blocchi di memoria superiore).
La memoria espansa costituisce il primo tentativo di superare il limite progettuale di 1MByte scelto inizialmente per i Personal Computer. Il limite era dovuto inizialmente al primo microprocessore utilizzato (8086-8088) che all'accensione cominciava a elaborare le istruzioni a partire dall'alto della memoria: ciò imponeva al BIOS di risiedere nella pane alta della memoria. La posizione del BIOS imponeva una "barriera" all'espansione della memoria utilizzata da programmi con necessità di grandi disponibilità di memoria. La prima soluzione è stata quella di aggiungere "in parallelo" una memoria detta appunto memoria espansa. La gestione ditale memoria avviene con particolari driver interni ai programmi che la utilizzano. A partire dalla versione 5.0 del DOS esiste un simulatore di memoria espansa EMM386.EXE che utilizza la memoria estesa per tale funzione: è da usare per programmi che utilizzano la memoria espansa quando si dispone invece di memoria estesa.
In ogni caso esiste sempre la "barriera" del BIOS che anche nel caso di memoria estesa impedisce di fatto l'espansione diretta dei programmi con grandi necessità di spazi. Il problema è stato superato solo recentemente con l'introduzione di microprocessore dal 80486 e del sistema operativo Windows '95 che consente il bootstrap a partire dalla parte bassa della memoria.
Il DOS 6.2 dispone di un device driver HIMEM.SYS che è un gestore della memoria
estesa con varie funzioni:
••permette anzitutto ai programmi che richiedono tale tipo di memoria di accedervi
senza conflitti l'uno con l'altro;
••permette di installare il DOS quasi completamente nella memoria estesa, liberando il più possibile la memoria convenzionale per il funzionamento dei programmi applicativi. Nella memoria estesa possono anche essere installati dischi virtuali e programmi per la velocizzazione dell'accesso ai dischi (SMARTDRIVE.SYS).
Su macchine dall’80386 in su, in connessione con il simulatore di memoria espansa
EMM386.EXE:
• permette di usare parte della memoria superiore per installarvi alcuni programmi residenti, liberando ulteriormente la memoria convenzionale;
••permette di simulare la memoria espansa tramite la memoria estesa, velocizzando ulteriormente l'uso di programmi che traggono vantaggio dall'esistenza della memoria espansa.
6 Configurazione del sistema con MS-DOS
Il sistema operativo MS-DOS ha da sempre consentito di adattare le esigenze di ogni utente sia nei confronti dell'aspetto software sia nei confronti dell'aspetto hardware. L’operazione di adattamento viene detta configurazione e consiste in certi casi in operazioni molto semplici (personalizzazione del prompt, visualizzazione della versione DOS ecc.) oppure in operazioni più avanzate come l'impostazione di un nuovo dispositivo hardware inserito nel computer.
La maggior parte delle informazioni relative alla configurazione del computer viene fornita attraverso due file: file CONFIG.SYS e file AUTOEXEC.BAT. Nel file CONFIG.SYS sono contenute informazioni per la configurazione dei dispositivi hardware memorizzate sotto forma di file di testo. Nel file di configurazione sono inseriti diversi comandi.
Tra i molti comandi di configurazione che si possono specificare nel CONFIG.SYS si cercherà di illustrare quelli di uso più comune:
• Comandi BUFFERS e FILES
Quando il DOS scrive o legge i dischi, ricopia i settori coinvolti in apposite aree di memoria (una per settore) dette buffers; alla successiva operazione di lettura su disco, il DOS verifica se i dati cercati sono già presenti in un buffer, nel qual caso li recupera direttamente dalla memoria, senza ripassare dal disco (è il cosiddetto cache del disco); il risultato è ovviamente quello di velocizzare le operazioni su disco. Normalmente, se non altrimenti specificato (di "default"), i buffer sono 2 o 3, ma si possono aumentare (o diminuire) con il comando di configurazione:
BUFFERS=n dove “n” è il numero di buffer desiderati, da 1 a 99
Tanto più sono i buffer, tanto meno il sistema farà ricorso diretto ai dischi. In programmi che fanno uso intensivo di dati su disco, tipicamente quelli di archiviazione di informazioni (data base), il guadagno di velocità può essere notevole. Però i buffers "rubano" memoria ai programmi stessi. Un buon compromesso è in genere BUFFERS=1O.
FILES=n (n = 8 + 255, defalt 8)
dove “n” è il massimo numero di file che possono essere contemporaneamente aperti, cioè coinvolti in operazioni di trasferimento dati (in realtà il discorso è un po' più complicato e se si desiderano ulteriori chiarimenti occorre consultare un manuale DOS); poiché la gestione dei file richiede delle particolari strutture in memoria, anche questo comando «ruba memoria". In genere va bene FILES=20.
COUNTRY= nnn
Questo comando di configurazione, dove nnn è un prefisso telefonico internazionale (039 per l’Italia), fissa alcune caratteristiche "nazionali" nella presentazione dell'output di alcuni programmi. In alcuni programmi per applicazioni commerciali il comando Country fissa anche il simbolo della valuta.
• Device drivers (piloti di dispositivi)
Normalmente il DOS (più esattamente IO.SYS o IBMBIOS.COM) carica in memoria dei programmi standard (drivers) che controllano i dispositivi (devices) standard di ingresso/uscita (video, tastiera, unità dischi, stampante, orologio interno).
Un device driver che viene di solito fornito con i dischi di sistema e che è utile in diverse occasioni è quello per la creazione di un disco virtuale. Un disco virtuale è una zona di memoria organizzata come un disco, cui è possibile accedere con tutti i comandi DOS relativi alla gestione dei dischi e dei file (con l'esclusione di FORMAT e DISKCOPY).
I drivers specifici sono spesso inseriti automaticamente dal programma di installazione del dispositivo nel file. Esistono poi anche drivers di utilità generale che sono forniti col sistema operativo (DBLSPACE.SYS, HIMEM.SYS ecc.) e la cui trattazione viene affrontata nei paragrafi specifici.
Il file AUTOEXEC.BAT è un file batch che viene eseguito all'atto del bootstrap subito dopo l'esecuzione dei comandi contenuti nel file CONFIG.SYS. È importante ricordare l'ordine di esecuzione dei due file dì configurazione per comprendere esattamente come venga realizzata la funzione di configurazione.
La scelta dei caratteri della tastiera e la disposizione dei tasti su di essa viene invece operata tramite il comando KEYB.COM da inserire nel file AUTOEXEC.BAT. La sintassi del comando è:
KEYB identificatore, [tabella] [unità:] [percorso] KLYBOARD.SYS
dove:
••identificatore è un insieme di due lettere che stabilisce la nazione (IT per l’Italia);
••tabella è il codice di tre cifre installato anche per il monitor (se non viene precisato
si utilizza quello di default installato dal BIOS);
••unità e percorso sono il cammino di ricerca per il file KEYBOARD.SYS che contiene
la disposizione dei tasti (più esattamente il legame tra il codice numerico emesso dalla
tastiera e la posizione del tasto su di essa).
• Configurazione flessibile
La versione 6.2 di MS-DOS consente di stabilire diverse configurazioni del personal computer in accordo alle esigenze di diversi utenti o di diverse applicazioni. Tale possibilità viene spesso indicata col nome di configurazione flessibile oppure configurazione multipla. La realizzazione pratica di una configurazione flessibile avviene tramite un menu di configurazione che consente di scegliere, tra diverse possibilità quella che si desidera.
7 Gestione delle memorie di massa
DBLSPACE: compressione di file.
La possibilità dì eseguire la compressione di informazione contenuta nei files è in larga parte, dovuta alla ripetizione di determinate sequenze binarie all'interno dei files stessi. Tale possibilità esiste anche nella lingua italiana dove, per esempio, sono molto più frequenti alcune sequenze di lettere rispetto ad altre.
La compressione di files su una determinata unità a disco può essere eseguita direttamente sull'unità stessa oppure creando una nuova unità. Con tale sistema è quindi possibile creare nuovi dischi apparenti che risiedono comunque sullo stesso disco rigido.
Occorre tenere però presente che tutte le unità sono fisicamente diverse e che quindi se durante la memorizzazione di un file si esaurisce lo spazio disponibile su un disco, questo non può proseguire su un'altra unità a disco contenuta sullo stesso hard disk. L'unità compressa è contenuta sul disco rigido come un file compresso indicato con la sigla CVF (Compressed Volume File). Tale file è del tipo hidden (nascosto) e pertanto può essere visualizzato sul monitor solo con un comando apposito.
Al momento della compressione il programma DBLSPACE.FXE chiede quanto spazio si desidera riservare all'unità in fase di compressione e, se esistono già file contenuti in tale unità, provvede alla compressione e alla loro memorizzazione. Il programma calcola allora il rapporto di compressione esistente tra lo spazio utilizzato in modo compresso e quello originario ottenendo un risultato che può essere poi visualizzato.
SCANDISK: verifica delle condizioni del disco
La scrittura e la cancellazione di file su unità a disco (in special modo sull'hard disk) può creare nel tempo zone di dati che non sono più utilizzate, soprattutto quando si utilizzano unità compresse. Nell’MS-DOS è presente un comando che consente di analizzare la struttura del disco e individuare se esistano dati che possono essere rimossi per liberare spazio. SCANDISK.EXE esegue dapprima una lettura della FAT (File Allocation Table) per verificare l'affidabilità della struttura del disco e successivamente esegue un controllo incrociato delle concatenazioni dei file nei vari clusters. Se vengono riscontrati errori SCANDISK.EXE li segnala e comunica quanto è lo spazio sull’unità interessata che non è più concatenabile. I dati contenuti in tale spazio possono essere in genere rimossi senza alcun danno e quindi SCANDISK.EXE chiederà se deve procedere a tale rimozione.
MOVE spostamento di files.
Se si vuole eseguire lo spostamento di alcuni files da una directory a un’altra si può utilizzare il comando MOVE.EXE. tale operazione è semplice ed efficiente poiché basta entrare nella directory sorgente e dare il comando MOVE seguito dall’indicazione relativa ai files da spostare.
UNDELETE recupero di files eliminati.
Esistono tre diversi gradi di protezione contro l’eliminazione accidentale di file: il metodo Sentry, il metodo Traker e il metodo standard.
Per default MS-DOS configura il metodo standard, ma dando il comando di UNDELETE seguito dall’opzione desiderata è possibile cambiare il grado di protezione.
Per il recupero dei files basta dare il comando UNDELETE seguito eventualmente da path-name in cui si vuole il recupero dei files.
MSBACKUP archiviazione dei files.
In MS-DOS esistono tre diversi tipi di backup utilizzabili:
• Backup completo;
• Backup incrementale;
• Backup differenziale.
Mediante un Backup completo si esegue la copia di tutti i files selezionati prima di iniziare l’operazione. Il Backup incrementale copia solo i files che hanno subito modifiche dall’ultimo Backup completo o incrementale. Con il Backup differenziale si esegue sempre una copia dei soli files che hanno subito modifiche rispetto a un precedente Backup completo, ma viene conservata solo la versione più recente.
8 Protezione dai virus
I virus sono programmi scritti in linguaggio macchina e costruiti in modo tale da accodarsi ad altri programmi senza dare prova della loro esistenza. Per produrre il contagio è necessario partire da un programma che contenga il virus e all’atto del suo caricamento in memoria viene offerta la possibilità per il contagio di altri programmi che siano caricati successivamente in memoria per la loro esecuzione.
MS-DOS ha introdotto un programma che consente di verificare la presenza di virus ed eseguire, eventualmente, la rimozione sia dalla memoria sia dall’unità a disco.
Il suddetto programma prevede due possibilità operative:
• Rileva: consente di individuare la presenza di virus, fornendo la loro identificazione ma non li rimuove;
• Rileva e libera: individua i virus e procede alla loro eliminazione sia dalla memoria RAM sia dal file infetto.
10 L’editor di MS-DOS
Sono ormai disponibili in commercio programmi applicativi orientati alla elaborazione di testi, che permettono funzioni come l’impostazione tipografica del testo e la correzione ortografica, ma che di solito non producono file ASCII puri . il loro uso, viste le molteplici funzioni che sono chiamati a svolgere, risulta abbastanza complesso e richiede una buona dose di esperienza. In alcune circostanze non è necessario disporre di tutte le risorse di un Word Processor, perché si desidera ottenere files di struttura relativamente semplice oppure di uso riservato. In tali circostanze è indicato l’uso di un semplice editor di testi che risulta disponibile in tutte le versioni DOS secondo realizzazioni più o meno accurate.
Sistemi e modelli
Ambrosini - Perlasca
Lorenzi – Ocera
tramontana
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Esempio