Lo sport: una professione

Materie:Tesina
Categoria:Educazione Fisica

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Testo

Introdotto in Italia nel XX secolo, il termine inglese sport deriva, analogamente alla parola italiana “diporto” (sopravvissuta solo in ambito letterario e in quello marinaresco e aeronautico per indicare le imbarcazioni e i velivoli di uso non commerciale), dal francese antico desport o déport ( “divertimento”, “svago”), designa le discipline e i giochi, individuali o di squadra, praticati a livello amatoriale o agonistico e regolati da norme codificate.
Lo sport, e non solo quello agonistico, è connesso all’idea della sfida o del confronto e ha come obiettivo l’ottenimento di un risultato (coprire una distanza, migliorare un tempo, superare un ostacolo, battere un avversario). In origine inteso prevalentemente come attività ludica, oppure come modo per curare la forma fisica, lo sport è diventato, soprattutto nel corso del XX secolo, una professione e un’impresa economica di elevata importanza.
LA CLASSIFICAZIONE DEGLI SPORT
Ogni tentativo di classificazione degli sport è reso difficoltoso dal fatto che una disciplina può appartenere nello stesso tempo a più categorie, a seconda del criterio di tipologizzazione scelto. È soltanto per tradizione dunque che si riconoscono sei categorie: gli sport “atletici o ginnici”, come l’atletica leggera, la ginnastica, la pesistica, il nuoto, il ciclismo ecc.; gli sport di “contrapposizione”, come il pugilato, la lotta, la scherma, il judo, il karate e le altre arti marziali; gli sport giocati con la palla, dal calcio al rugby, dalla pallacanestro alla pallamano e alla pallavolo, dal tennis al ping-pong, dalla pallanuoto al baseball; gli sport “motoristici” come l’automobilismo e il motociclismo; gli sport di “scivolamento”, come tutte le discipline dello sci alpino e nordico, il bob e il pattinaggio; e, infine, gli sport “nautici”, dalla vela allo sci nautico, dal surf al canottaggio e alla canoa.
Nel corso degli ultimi decenni sono nate e si sono affermate nuove discipline – come il beach-volley, la mountain-bike e lo snowboard, una sorta di surf sulla neve –, di cui alcune sono state accolte nel novero degli sport olimpici. Molte sono inoltre le discipline che si situano a cavallo tra lo sport e l’avventura esplorativa, come l’immersione subacquea, l’alpinismo, il volo a vela, il paracadutismo; o tra lo sport e il gioco di abilità, come il biliardo o il bowling.
FAIR PLAY - IL MODO VINCENTE
CHI GIOCA LEALMENTE E’ SEMPRE VINCITORE
(Codice Europeo di Etica Sportiva)
INTRODUZIONE
• Il Codice di Etica Sportiva del Consiglio d’Europa é una dichiarazione di intenti,
adottata dai Ministri europei responsabili per lo Sport.
• Il principio fondamentale del Codice é che le considerazioni etiche insite nel “gioco
leale” (fair play) non sono elementi facoltativi, ma qualcosa d’essenziale in ogni attività
sportiva, in ogni fase della politica e della gestione del settore sportivo. Queste
considerazioni sono applicabili a tutti i livelli di abilità e impegno, dallo sport ricreativo a
quello agonistico.
• Il codice fornisce un solido quadro etico per combattere le pressioni che sembrano
minare le basi tradizionali dello sport - base costruite sul fair play, sullo spirito
sportivo e sul movimento volontario - nella società contemporanea.
IL GIOCO LEALE - INTERESSE CENTRALE DEL CODICE
• Il principale interesse ed elemento centrale del Codice é il fair play dei bambini e dei
giovani, in riconoscimento del fatto che i bambini e i giovani del presente saranno i
praticanti e le stelle dello sport di domani. Tuttavia il Codice é rivolto alle istituzioni e
agli adulti che hanno un’influenza diretta o indiretta sulla educazione e la
partecipazione dei giovani allo sport.
• Il Codice presuppone sia il diritto dei bambini e dei giovani a pratica uno sport e a
trarne soddisfazione, sia le responsabilità delle istituzioni e degli adulti nel promuovere
il fair play e nel garantire che questi diritti vengano rispettati.
DEFINIZIONE DEL FAIR PLAY - IL GIOCO LEALE
• Fair play significa molto di più che giocare nel rispetto delle regole. Esso incorpora i
concetti di amicizia , di rispetto degli altri e di spirito sportivo. Il fair play é un modo di
pensare, non solo un modo di comportarsi. Esso comprende la lotta contro l’imbroglio,
contro le astuzie al limite della regola, la lotta al doping, alla violenza (sia fisica che
verbale), allo sfruttamento, alla diseguaglianza delle opportunità, alla
commercializzazione eccessiva e alla corruzione.
• Il fair play é un concetto positivo. Il Codice riconosce lo sport quale attività socioculturale
a carattere collettivo che arricchisce la società e aumenta l’amicizia tra le
nazioni, a condizione di essere praticato lealmente. Lo sport viene anche riconosciuto
quale attività individuale che – praticata nel modo giusto – offre l’opportunità di
conoscere se stessi, esprimersi e raggiungere soddisfazioni; di ottenere successi
personali, acquisire capacità tecniche e dimostrare abilità; di interagire socialmente,
divertirsi, raggiungere un buono stato di salute. Con la sua vasta gamma di società
sportive e di operatori volontari, lo sport é occasione di partecipazione e di assunzione
di responsabilità. Inoltre, un coinvolgimento consapevole in alcuni sport può contribuire
a promuovere la sensibilità nei riguardi dell’ambiente.
RESPONSABILITA’ PER IL FAIR PLAY
Il Codice riconosce che la partecipazione sportiva dei bambini e dei giovani si svolge
nell’ambito di un più ampio contesto sociale. La società e l’individuo potranno godere
appieno dei potenziali vantaggi che lo sport può offrire soltanto quando il fair play sarà al
centro dell’attenzione e non un concetto marginale. Al fair play deve essere attribuita la
massima priorità da tutti quelli che, direttamente o indirettamente, favoriscono e
promuovono esperienze sportive per i bambini e i giovani. Si tratta, in particolare:
• dei Governi a tutti i livelli, compresi gli altri organismi che operano in tali ambiti. Coloro
che si occupano delle strutture educative hanno una responsabilità speciale;
• delle organizzazioni sportive o connesse allo sport, come le federazioni sportive e gli
altri organismi di governo sportivo; le società sportive e di educazione fisica, gli istituti
di formazione, gli organi delle professioni sanitarie e farmaceutiche, i mezzi di
comunicazione di massa. Anche i settori commerciali - inclusi i fabbricanti, i rivenditori
e le agenzie del marketing di beni sportivi – devono assumere una responsabilità nel
contribuire alla promozione del fair play;
• delle singole persone, ossia genitori, insegnanti, allenatori, arbitri, giudici di gara,
dirigenti sportivi, amministratori, giornalisti, medici e farmacisti, compresi gli atleti di alto
livello che costituiscono modelli di comportamento. Il Codice é applicabile a tutti coloro
che operano nello sport sia su base volontaria, sia professionistica. Anche gli spettatori
possono assumere una responsabilità rispetto al fair play;
Ogni istituzione e ogni singola persona hanno una responsabilità e un ruolo da svolgere.
Questo Codice di Etica si rivolge a loro. Esso é efficace soltanto se tutti coloro che
operano nel mondo sportivo sono disposti ad assumersi le responsabilità che vengono
indicate.
GOVERNI
I Governi hanno le seguenti responsabilità.
• stimolare l’adozione di criteri elevati in tutti i settori della società in cui é presente lo
sport;
• incoraggiare e sostenere quelle organizzazioni e quelle persone che, nella loro attività
con lo sport, dimostrano sani principi etici;
• incoraggiare e sostenere quelle organizzazioni e quelle persone che, nella loro attività
con lo sport, dimostrano sani principi etici;
• incoraggiare gli insegnanti a considerare la promozione dello sport e del fair play
quale componente centrale dei programmi scolastici di educazione fisica;
• sostenere le iniziative mirate alla promozione del fair play nello sport, particolarmente
tra i giovani e di incoraggiare le istituzioni a porre il fair play come priorità;
• incoraggiare la ricerca a livello nazionale e internazionale per migliorare la
comprensione dei complessi problemi della pratica sportiva giovanile, per identificare i
comportamenti anti-sportivi e indicare le opportunità per promuovere il fair play.
ORGANIZZAZIONI SPORTIVE O CONNESSE ALLO SPORT
Le organizzazioni sportive, o comunque connesse allo sport, hanno le seguenti
responsabilità:
creazione di un contesto idoneo per il fair play
• pubblicare linee guida chiare per definire i comportamenti conformi o non conformi
all’etica e verificare - in tutte le forme di sport e a tutti i livelli di partecipazione –
l’applicazione di incentivi e/o sanzioni coerenti e appropriate;
• garantire che tutte le decisioni vengano prese nel rispetto di un codice nazionale di
etica sportiva che rifletta il Codice europeo e sia applicabile alle varie discipline;
• incrementare la coscienza sul fair play nell’ambito della propria sfera d’influenza
tramite campagne d’opinione, premi, materiale educativo e opportunità di formazione,
sorvegliando e valutando l’impatto di queste iniziative;
• creare sistemi che premiano il fair play e la progressione personale, oltre che il
successo agonistico;
• fornire aiuto e sostegno ai giornalisti perché promuovano il fair play;
Codice Europeo di Etica Sportiva)rtare qui sotto una sorta di azioni verso i giovani
• garantire che la struttura agonistica riconosca le esigenze speciali del giovane e del
bambino che cresce e che consenta livelli graduali di partecipazione, dal livello
ricreativo a quello altamente agonistico;
• promuovere la modifica dei regolamenti perché rispettino i bisogni particolari dei
giovani e perché l’enfasi venga posta sul fair play, oltre che sul successo agonistico;
• adottare misure di salvaguardia per prevenire lo sfruttamento dei bambini,
particolarmente di quelli che dimostrano attitudini precoci;
• garantire che tutti i membri dell’organizzazione con responsabilità versono bambini e
giovani siano ben qualificati per guidare, formare, educare e allenare queste fasce
d’età e sappiano capire, in particolare, i cambiamenti biologici e psicologici implicati nel
processo di maturazione dei bambini.
SINGOLE PERSONE
Le singole persone hanno le seguenti responsabilità di carattere individuale:
comportamento personale
• avere un comportamento esemplare che costituisca un modello positivo per i bambini e
i giovani; non premiare in alcun modo i comportamenti sleali, né adottarli
personalmente, né chiudere gli occhi su quelli di altri; applicare sanzioni appropriate
contro ogni comportamento sleale;
• garantire che la propria qualificazione sia adatta ai bisogni dei bambini in funzione dei
diversi livelli di impegno sportivo;
azioni verso i giovani
• garantire che la salute, la sicurezza e il benessere dei bambini o dei giovani atleti
vengano prima di ogni altra considerazione, come il successo – anche per interposta
persona – o la reputazione della scuola, della società sportiva, dell’allenatore o del
genitore;
• far vivere ai bambini un’esperienza di sport che li incoraggi a partecipare per tutta la
vita ad una sana attività fisica;
• evitare di trattare i bambini semplicisticamente come piccoli adulti, essere coscienti sia
delle trasformazioni fisiche e psicologiche implicate nella maturazione giovanile sia
dell’influenza di questi cambiamenti sulla prestazione sportiva;
• evitare si suscitare nel bambino aspettative sproporzionate alle sue possibilità;
• mettere in risalto il piacere e la soddisfazione di fare sport, e non esercitare pressioni
indebite o contrarie al diritto del bambino di scegliere liberamente sulla sua
partecipazione;
• dedicare un interesse uguale ai giovani con maggiore o minore talento; sottolineare e
premiare, oltre che i successi agonistici più evidenti, la progressione individuale e
l’acquisizione di capacità personali;
• incoraggiare i giovani e i bambini a elaborare propri giochi con proprie regole, ad
assumere i ruoli di allenatore, giudice di gara e arbitro, oltre che quello di partecipante;
a elaborare propri incentivi e sanzioni per il fair play o per atti di slealtà; ad assumersi
la responsabilità personale delle proprie azioni;
• fornire ai giovani e alle loro famiglie la maggiore informazione possibile sui rischi e sui
benefici potenziali relativi al raggiungimento di elevate prestazioni sportive.
CONCLUSIONE
Il fair play é essenziale se si vuole promuovere e sviluppare lo sport e la
partecipazione.
La lealtà nello sport - il fair play - é benefica per l’individuo, per le organizzazioni
sportive e per la società nel suo complesso.
Abbiamo tutti la responsabilità di promuovere il FAIR PLAY, IL MODO VINCENTE
(CHI GIOCA LEALMENTE E’ SEMPRE VINCITORE).
RISOLUZIONE DEI MINISTRI D’EUROPA SUL CODICE DI ETICA SPORTIVA
I Ministri europei responsabili per lo Sport, riuniti a Rodi per la loro settima
Conferenza il 13-15 maggio 1992,
• augurandosi di veder svolgere lo sport nello spirito della “Carta Europea dello Sport”
• consci delle pressioni che la società moderna – contrassegnata, tra l’altro, dalla corsa
al successo e dai mezzi di comunicazione di massa – esercita sullo sport
• convinti della necessità di offrire agli sportivi un quadro di riferimento che permetta loro
di fare scelte responsabili quando affrontano dette pressioni
• convinti che l’integrazione dei principi enunciati dal Codice nei programmi di
educazione fisica e nelle politiche delle organizzazioni sportive non mancherà di
influenzare in senso positivo le attitudini dei partecipanti e del grande pubblico riguardo
lo sport
DECIDONO
• di dare il loro pieno sostegno al Codice di Etica Sportiva;
• di diffondere il Codice nella propria lingua nell’ambito delle organizzazioni sportive e di
promuovere la sua diffusione in tutti i settori opportuni, particolarmente quelli in cui si
opera con i giovani;
• di cooperare a livello europeo al fine di promuovere un’ampia diffusione del Codice;
INVITANO
• ad adottare il presente Codice di Etica Sportiva quale Raccomandazione ai Governi;
• ad incoraggiare le autorità responsabili per l’insegnamento scolastico ed extrascolastico
a far inserire i principi enunciati nel Codice di Etica Sportiva nei programmi
di educazione fisica;
• ad incoraggiare le organizzazioni sportive regionali, nazionali e internazionali a tenere
conto dei principi delineati dal Codice, nelle proprie campagne in favore del
rafforzamento dell’etica sportiva.
In ottemperanza a quanto disposto dal CIO, la pratica del doping è in contrasto con l'etica sia dello sport che della scienza medica.
Il doping consiste nella somministrazione di sostanze appartenenti alle classi proibite di agenti farmacologici, e/o nell’utilizzo di vari metodi proibiti.
Secondo il CIO e il CONI, quindi l'atleta che attua il doping (comunemente indicato come soggetto “dopato") si caratterizza per l'assunzione volontaria o suggerita di farmaci inseriti nelle “Classi di sostanze proibite”, oppure l'utilizzo volontario o suggerito di “Metodi proibiti”, come indicato nella Tabella.
Ovviamente la lista sia dei farmaci che dei metodi illeciti subisce delle variazioni in relazione alle diversificate e sempre nuove condizioni di uso.
Le Autorità Sportive comminano sanzioni variabili (sospensione temporanea dall'attività, radiazione, ecc.) agli atleti nei quali lo stato di "dopato" viene dimostrato dalla rilevazione analitica nei liquidi biologici (urina, sangue) di sostanze inserite nelle ”Classi di sostanze proibite” oppure nei “Metodi proibiti”. Ai fini di comminare le sanzioni, la rilevazione analitica è valida solo se è effettuata nei Laboratori Antidoping accreditati dal CIO.
Per la maggior parte dei farmaci la rilevazione analitica del doping si configura con il ritrovamento qualitativo nei liquidi biologici (per lo più, l'urina) dei farmaci stessi e/o dei loro prodotti di demolizione intraorganica (metaboliti).
Per altri medicamenti, invece, la rilevazione analitica del doping si configura solo se nelle urine viene superata una certa concentrazione (Tabella).

Concentrazioni urinarie di particolari sostanze al di sopra delle quali i laboratori accreditati dal CIO sono tenuti a comunicare il riscontro di positività
catina
efedrina
epitestosterone
fenilpropanolamina
metilefedrina
morfina
pseudoefedrina
rapporto testosterone/epitestosterone
>5 >g /ml
>5 >g/ml
>0,2 >g/ml
>10 >g/ml
>5 >g/ml
1 11/ml
>10 >>/ml
>6
1 1g = g 0,000001

Per alcuni farmaci, infine, l'uso può essere concesso o meno a seconda della via di somministrazione e della preventiva notifica scritta da parte del medico alle competenti autorità sportive (Tabella).
Tutti gli atleti devono assumere solo medicine prescritte da un medico ed, in ogni caso, devono assicurarsi che queste contengano solo principi attivi che non siano proibiti dal CIO o dalle autorità competenti.
Qualora un atleta debba sottoporsi ad un controllo antidoping è essenziale che tutti i trattamenti medici ed i farmaci assunti o a lui somministrati nei precedenti tre giorni siano dichiarati nel verbale ufficiale del controllo antidoping.
Gli androgeni e gli steroidi anabolizzanti
Allo scopo di eliminare la confusione terminologica che esiste in tema di agenti anabolici è opportuno differenziare gli ormoni androgeni dagli steroidi anabolizzanti.

Si definiscono androgeni gli ormoni sessuali maschili (il cui prototipo è il testosterone) dotati di effetti mascolinizzanti in quanto favoriscono sia lo sviluppo degli organi genitali maschili (pene, prostata, vescichette seminali, ecc.), sia la comparsa dei cosiddetti "caratteri secondari del sesso maschile" (peli, timbro della voce, conformazione scheletrica, ecc.). Va comunque notato come gli ormoni androgeni siano prodotti dalle ghiandole genitali o sessuali (gonadi) sia maschili (testicoli) che femminili (0vaie). Da un punto di vista chimico, gli ormoni androgeni hanno una struttura molto complessa che viene detta "steroidea”.
Accanto all'azione mascolinizzante (attività androgena), gli ormoni in questione hanno anche un notevolissimo effetto sul "ricambio organico". Come nel bilancio di una azienda esistono le due ben distinte partite contabili delle "entrate" e delle “uscite”, analogamente nel ricambio dell'organismo esistono le due ben distinte partite metaboliche dette "anabolismo" per le entrate e "catabolismo" per le uscite. Gli androgeni agiscono sull'anabolismo (attività anabolica), ossia su quella complessa serie di trasformazioni biochimiche che utilizzano a scopo energetico e costruttivo le varie sostanze nutritive introdotte con gli alimenti.
Gli ormoni androgeni, come gli anabolizzanti in genere, agiscono in particolare sul ricambio delle proteine, che sono delle sostanze organiche di origine animale o vegetale formate da quattro costituenti fissi (azoto, idrogeno, ossigeno e carbonio) che, unitamente ad altri (zolfo, fosforo, iodio, ecc.), originano dei complessi molecolari detti "aminoacidi". Le proteine risultano strutturalmente come un aggregato di molti aminoacidi, legati fra loro in forma concatenata o ramificata.
Si definiscono steroidi anabolizzanti i farmaci che, pur presentando la struttura chimica steroidea degli androgeni, se ne dovrebbero differenziare per una minore azione mascolinizzante e per un maggior effetto sul ricambio organico. È stato proprio l'effetto degli androgeni sull'anabolismo proteico a stimolare in campo accademico ed industriale la sintesi e la sperimentazione dei medicamenti anabolizzanti nel tentativo, non riuscito, di separare l'effetto anabolico dall'attività androgena .
L'EMOTRASFUSIONE
La somministrazione dolosa di eritropoietina rappresenta il proseguimento della pratica dopante dell'emotrasfusione su cui vi è una grande disparità di opinioni circa l'efficacia nelle prestazioni di fondo ove sono importanti sia il rifornimento dell'ossigeno ai muscoli, sia l'utilizzo dell'ossigeno da parte dei processi bioenergetici muscolari. In particolare si parla di "autoemotrasfusione" qualora si utilizzi il sangue prelevato in precedenza dallo stesso atleta per poi reiniettarglielo in concomitanza della gara.

I presupposti dell'emotrasfusione

La pratica dopante dell'emotrasfusione si basa sull'ipotesi che l'adattamento all'allenamento di fondo (endurance) modifichi in modo adeguato i vari fattori fisiologici centrali (apparati cardio-respiratorio e cardio-circolatorio) e periferici (diffusione nei muscoli dell'ossigeno e sua utilizzazione nei sistemi biochimici interessati alla contrazione muscolare) lasciando però inadeguato il rifornimento dell'ossigeno ai muscoli a mezzo dei suoi naturali trasportatori: i globuli rossi. L'emotrasfusione porrebbe riparo a questo supposto (e non dimostrato) “errore" fisiologico.
In realtà, è ben noto che l'incremento dell'attività muscolare indotto dall'allenamento determina un parallelo incremento nel coefficiente di utilizzazione dell'ossigeno che può migliorare anche dell'80 % per l'intervento di svariati fattori sia di tipo morfologico (capillarizzazione ?!), che di tipo biochimico (enzimi, temperatura, equilibrio acido/basico, pressione dell'ossigeno, ecc.).
I DIURETICI
Si possono comunemente definire "diuretici" quei medicamenti che, indipendentemente dal loro meccanismo d'azione, aumentano la "diuresi", ossia la produzione del liquido urinario da parte del tessuto renale.

In campo sportivo il cattivo uso dei diuretici fa riferimento:
a) all'intento di modificare surrettiziamente il peso corporeo laddove questo costituisca un fattore determinante l'appartenenza ad una certa categoria di competitori, oppure origini l'handicap da utilizzare;
b) al tentativo di accorciare i tempi di eliminazione di medicamenti dopanti, oppure di diluire gli stessi per renderne difficile il riscontro nell'urina, ecc.
GLI STIMOLANTI PSICOATTIVI
A scopo di doping vengono molto impropriamente usati i farmaci psicoattivi in quanto influenzano simultaneamente svariati processi del sistema nervoso centrale e, a dosi diverse, determinano effetti diversificati sul comportamento dell' uomo.
Questi farmaci sono stati studiati e sviluppati per scopi ben lontani da quelli per cui se ne fa improprio uso in campo sportivo. Sono medicamenti talvolta molto potenti che si impiegano in particolari situazioni patologiche, tanto che in base ai loro effetti comportamentali più caratteristici, oppure al loro uso clinico principale.
In base a quanto su esposto circa l’ampia sfera di influenza dei farmaci antidepressivi tipici, risulta facile capire come siano enormemente diffusi ed importanti gli effetti collaterali che si verificano già alle dosi terapeutiche (Tabella).

Antidepressivi ed effetti collaterali alle dosi terapeutiche
- aggressività
- astenia
- atonia vescicale
- aumento del peso corporeo
- confusione mentale
- parestesie
- sedazione
- stipsi
- tachicardia
- tremori
- visione offuscata
- xerostomia

Nel caso di iperdosaggio dei farmaci antidepressivi tipici, si evidenziano anche altri effetti dannosi e tossici (Tabella).

Antidepressivi ed effetti da iperdosaggio
- agitazione
- agranulocitosi
- alloritmia
- amenorrea
- convulsioni
- ginecomastia
- ipotensione
- ittero colostatico
- sindrome astinenziale
- sonnolenza
- tolleranza al farmaco
Descrizione semplificata degli effetti collaterali, dannosi e tossici dei medicamenti antidepressivi
Sistema di stimolazione o di inibizione
Tipo di effetti negativi
SISTEMA NERVOSO CENTRALE
- affaticabilità ansia
- astenia
- cefalea
- confusione mentale
- convulsioni
- disturbi della coscienza
- parestesie
- sindrome astinenziale
- sonnolenza
SISTEMA NERVOSO VEGETATIVO SIMPATICO
- aggressività
- agitazione
- insonnia
- psicosi
- sudorazione
- tachicardia
- tremori
SISTEMA NERVOSO VEGETATIVO PARASIMPATICO (VAGALE)
- confusione ideativa
- diarrea
- nausea
- ritenzione di urina
- secchezza alle fauci
- stitichezza
- urinazione difficile
- visione annebbiata
- vomito
SISTEMA CARDIOVASCOLARE
- alterazioni miocardiche
- aritmie
- ipotensione arteriosa
- rallentamento impulsi
SISTEMA NEUROENDOCRINO & METABOLICO
- amenorrea
- aumento di peso
- disturbi sessuali
- ginecomastia
- ittero colostatico
- agranulocitosi
La violenza nel tifo sportivo
Nella seconda metà del XX secolo un altro fenomeno allarmante è apparso a contorno degli eventi sportivi: quello della violenza esercitata negli stadi dai tifosi, soprattutto nel mondo del calcio. Il fenomeno degli hooligans (le frange più violente del tifo calcistico in Gran Bretagna), si è diffuso in altri paesi dove il calcio ha largo seguito di pubblico. La violenza del tifo organizzato ha provocato negli ultimi decenni gravi incidenti e sciagure, tra cui si ricorda la strage dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles che nel 1985 fu teatro, nel corso della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, della morte di 39 spettatori, perlopiù tifosi italiani travolti sugli spalti da una furiosa carica degli hooligans inglesi. Il fenomeno, talmente complesso da essere spesso analizzato anche alla luce della sua portata sociologica e politica, è continuamente oggetto di provvedimenti di tipo repressivo e alla vigilanza delle autorità di polizia e giudiziarie.
I GRANDI EVENTI SPORTIVI E LA LORO ORGANIZZAZIONE
Le Olimpiadi
Con il passare degli anni le Olimpiadi, limitate a sole 43 prove nella prima edizione del 1896, si sono arricchite di nuove discipline, dal calcio al tennis, dalla vela al ciclismo. All’edizione dei giochi olimpici di Sydney, nel settembre del 2000, più di 10.200 atleti si sono cimentati in 275 prove. Nel 1924, a Chamonix, si tenne la prima edizione dei Giochi olimpici invernali, manifestazione che viene riproposta ogni quattro anni e, a partire dal 1994, con cadenza alternata di due anni rispetto all’edizione “estiva”.
Oggi le Olimpiadi rappresentano un evento di portata mondiale e connesso a uno straordinario giro di affari. Alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 la concessione dei diritti televisivi fruttò una cifra pari a 650 milioni di dollari; quattro anni dopo l’edizione dei giochi di Atlanta venne totalmente finanziata da una multinazionale. Infatti l’organizzazione delle Olimpiadi costituisce un’eccezionale ritorno d’immagine per lo sponsor, per il paese e soprattutto per la città ospitante: per questo motivo la presentazione delle candidature delle sedi olimpiche si trasforma spesso in una vera e propria guerra senza esclusione di colpi – e talvolta con retroscena non sempre trasparenti – per aggiudicarsi l’incarico.
Analogamente, per gli atleti un titolo olimpico rappresenta il culmine della carriera agonistica. Se originariamente, in scrupolosa osservanza dello spirito olimpico sintetizzato dal motto decoubertiniano “l’importante non è vincere ma partecipare”, non si imponevano restrizioni alle iscrizioni degli atleti, già da molti anni le federazioni impongono dei criteri di selezione atti ad assicurare la partecipazione dei maggiori protagonisti delle diverse discipline sportive, benché continui a essere salvaguardata la presenza di atleti di tutti i paesi .
La Coppa del Mondo di calcio
In termini economici e mediatici il successo delle Olimpiadi è tuttavia secondo a un altro evento sportivo internazionale: la Coppa del Mondo di calcio. Organizzata anch’essa ogni quattro anni a partire dalla prima edizione del 1930, la competizione mette a confronto in un torneo che dura circa un mese le migliori squadre internazionali (selezionate attraverso un apposito torneo). Se l’edizione delle Olimpiadi di Atlanta del 1996 è stata seguita, lungo tutto il suo svolgimento, da 19,6 miliardi di telespettatori, la Coppa del Mondo di calcio del 1994, la prima svoltasi negli Stati Uniti, ha raggiunto un’audience di 31,7 miliardi di spettatori, di cui 1 miliardo e mezzo nella sola finale Brasile-Italia. L’edizione 1998 della Coppa del Mondo, tenutasi in Francia, ha potuto disporre di un budget di circa 600.000 miliardi di lire.
Sport estremi
Espressione che indica sport di estrema difficoltà e spesso di elevata spettacolarità. Rientrano sotto questa denominazione il bungee jumping, che consiste nel saltare da un ponte legati per i piedi a un elastico, e il base jumping, praticato da chi si lancia con il paracadute da grattacieli, ponti o picchi. Ad alto rischio sono il paracadutismo in caduta libera con apertura ritardata e lo sky surf, cioè il lancio da 4500 m con la tavola ai piedi ideato da Patrick De Gayardon. Fra le discipline no limits da eseguire in montagna si segnalano il carving, una forma di snow board attuata utilizzando una tavola sensibilmente più larga, la scalata di cascate di ghiaccio e il free climbing, cioè l'arrampicata libera (praticabile anche in città su muro sintetico). Più comunemente praticato è il rafting, cioè la discesa in gommone tra le rapide di un fiume, mentre è ancora poco diffuso l'hydrospeed, che consiste nel discendere torrenti appoggiati a una tavoletta simile a un piccolo bob.
Caterina Borgi
IA

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