Materie: | Appunti |
Categoria: | Economia Politica |
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Data: | 03.12.2009 |
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INTRODUZIONE ALL’ECONOMIA POLITICA
Cos’è il problema economico:
L’interminabile progresso scientifico, verificatosi negli due secoli, ha posto al servizio dell’uomo tecniche e strumenti sempre più efficaci. Arrivando così ad un generale miglioramento economico, impiegando le nuove innovazioni per dare un nuovo volto a dei territori segnati dalla miseria e dalla povertà.
Questo vento di “innovazione culturale” fu denominato “Rivoluzione Industriale” che ebbe origine nel XVIII secolo. In modo del tutto parallelo, ci furono altre due “rivoluzioni”: quella agricola, iniziatasi prima del XVIII secolo e quella dei trasporti. Un fattore principale delle rivoluzioni fu l’esplosione demografica che ha portato i tassi di natalità a livelli mai raggiunti. Successivamente è subentrata nei singoli, come nelle collettività, l’ansia di raggiungere nel più breve tempo possibile ad una giusta ricchezza e perciò ad un elevato senso di benessere, queste tensioni hanno portato alla nascita del cosiddetto “Problema Economico”. Esso è riassunto in una fondamentale domanda: Come si può soddisfare nel miglior modo possibile i bisogni degli uomini con mezzi limitati?
Nelle società attuali il problema si è ingigantito al punto tale che solo con la Democrazia (ossia il potere del popolo) in sinergia con la politica, si può arrivare ad una discussione che vada a toccare i maggiori settori della società. La conoscenza economica, non forma solo il buon cittadino, ma al tempo stesso, una persona dotata di una tecnica per saper amministrare i propri interessi professionali e familiari.
Come detto da Robertson, l’economia è un utile bagaglio di cognizione per sapersi orientare intorno al mondo, è una tecnica di pensiero, ossia la formazione di un senso economico, che dal funzionario al dirigente, potrà valersi per promuovere l’umano benessere che può essere anche tramutato in azioni politiche.
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Da dove nasce l’economia politica
Il termine Economia Politica, nasce dal greco, ossia oikos-nomos-polis, che vuol dire l’arte del buon governare. Dall’economia politica, nasce come dicevamo precedentemente il “Problema Economico”, quello che oggi possiamo chiamare lo squilibrio sociale. Da questa disciplina nascono anche numerose scuole economiche, particolareggiate da diverse scuole di pensiero. Le prime due che nacquero all’inizio del 600 furono il Mercantilismo e la Fisiocrazia. Il Mercantilismo fu un’insieme di idee pratiche e di precetti basati sul libero mercato. La cosiddetta politica del lasciar fare, il lassez faire, che prende il nome di liberismo economico, principalmente basato sulla libera concorrenza. Uno scrittore, che prese il mercantilismo come argomento principale dei suoi scritti, fu Antonio de Monchrétien che nel 1615 impiegò per la prima volta il termine ECONOMIA POLITICA.
La fisiocrazia, nata in Francia nel XVIII secolo, sosteneva principalmente i pilastri fondamentali del Mercantilismo, aggiungendo e favorendo la nascita del liberismo economico, ossia la non ingerenza dello Stato negli affari economici (il suddetto lassez faire).
Nel corso degli anni, il pensiero economico si è fatto sempre più maturo, fino a divenire patrimonio della scienza. Nel 1776 lo scrittore scozzese, Adamo Smith (1723-1790) fonda la “Scuola Classica” economica, dove nella sua più famosa opera “La ricchezza delle nazioni”, dichiarava che la ricchezza poteva essere attribuita sia al sovrano che al popolo.
Successivamente, all’inizio del ‘900 inizia una nuova fase per la nostra scienza, la quale fu caratterizzata principalmente da J.M. Keynes, il quale rivoluzionava l’economia, avviando un processo moderno e di mercato, proponendo un liberismo economico più controllato da parte dello Stato, al fine di evitare lo sbaraglio dell’iniziativa economica, avvicinando così la presenza delle Istituzioni.