Sistema bancario: appunto di economia aziendale

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Categoria:Economia Aziendale

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Testo

RUOLO DEL SISTEMA FINANZIARIO
Il sistema economico può essere rappresentato con questi flussi intersettoriali.
Il sistema finanziario che rappresenta un sottosistema del sistema economico raggruppa in un medesimo settore gli operatori che hanno comportamenti finanziari omogenei. Le famiglie, in quanto settori in surplus finanziario, offrono mezzi finanziari, le imprese e la PA, in quanto settori in deficit finanziario, richiedono mezzi finanziari.
I soggetti in surplus o avanzo finanziario sono DATORI DI FONDI, mentre quelli in deficit o disavanzo finanziario sono PRENDITORI DI FONDI.
Il sistema finanziario è definibile come l’insieme di organismi, strumenti o tecniche che consentono di raccogliere risorse finanziarie dai settori in surplus per farle affluire ai settori in deficit.
L’insieme delle negoziazioni di risorse finanziarie o capitali fra soggetti datori e prenditori di fondi rappresenta il mercato dei capitali, che può essere diretto o indiretto.
Qualora i soggetti offerenti e richiedenti fondi si incontrino direttamente o con l’intervanto di un semplice mediatore, che presta a favore delle parti un semplice servizio, consentendone l’incontro, si ha un finanziamento diretto.
Tuttavia le esigenze dei settori in surplus e quelle dei settori in deficit finanziario spesso non coincidono in termini di natura, durata, garanzie, modalità di rimborso, remunerazione e grado di rischio del finanziamento.
Da qui la necessità non di un semplice mediatore ma di un vero e proprio intermediario che, stipulando due distinti contratti con ciascuna delle due parti (soggetti offerenti e soggetti richiedenti risorse finanziarie), si interpone fra soggetti datori e prenditori di fondi nel trasferimento del credito.
L’intermediario assume in proprio le posizioni, costituendosi debitore nei confronti dei soggetti offerenti fondi e creditore nei confronti dei soggetti richiedenti, così facendo elimina le incompatibilità originarie fra le esigenze delle parti, riuscendo a soddisfarle entrambe ed attuando un vero e proprio processo di TRASFORMAZIONE QUALITATIVA DEL CREDITO.
NORMATIVA BANCARIA
Il mercato del credito si suddivide poi in monetario e finanziario.
La legge bancaria del 1936 prevedeva la SEPARAZIONE FUNZIONALE DELL’ATTIVITA’ CREDITIZIA, cioè la SPECIALIZZAZIONE TEMPORALE - FUNZIONALE DEGLI INTERMEDIARI: separazione fra istituti di credito ordinari (banche),abilitati a concedere finanziamenti a breve termine e istituti di credito speciale abilitati al credito a medio/lungo termine.
Il divieto alle banche di erogare finanziamenti a medio/lungo termine voleva evitare, a tutela dei risparmiatori-depositanti, l’eccessivo coinvolgimento dell’attività bancaria nel rischio d’impresa e quindi assicurare alla banca condizioni di liquidità e solvibilità.
Per aggirare il descritto limite temporale alla loro operatività , le banche nel tempo hanno acquisito partecipazioni di controllo in istituti di credito speciale , in modo da soddisfare le esigenze della clientela di finanziamenti a medio lungo termine .
Inoltre nel tentativo di sostenere la propria redditività , in periodo di calo di importanza della funzione creditizia ( disintermediazione bancaria), le banche hanno ampliato la quantità e diversificato le caratteristiche dei servizi offerti alla clientela , mediante l’acquisizione di partecipazioni di controllo in società finanziarie specializzate nella prestazione dei servizi collaterali richiesti dalla clientela ( leasing, factoring, forfaiting,confirming, gestiono patrimoniali di fondi, fondi comuni di investimento etc…..).
La struttura organizzativa bancaria ,affermatasi nel passato sia in risposta ad una normativa rigida che limitava l’operatività delle banche al solo credito a breve termine , che in adeguamento all’evoluzione delle esigenze della clientela verso l’ottenimento di servizi particolari , collaterali, è stata quella del GRUPPOP BANCARIO PLURIFUNZIONALE, FORMATO DA UN INSIEME DI ISTITUTI DI CREDITO SPECIALE E SOCIETA EROGANTI SERVIZI FINANZIARI CONTROLLATI DA UN ISTITUTO DI CREDITO ORDINARIO ( banca).
La società capogruppo , costituita da un istituto di credito ordinario,riusciva a entrare in contatto con la clientela grazie ad un’ampia e diversificata rete di sportelli aperti al pubblico e offriva ad essa , direttamente, finanziamenti e breve termine e servizi tradizionali e indirettamente , tramite società controllate, finanziamenti a lungo termine ( società controllate = istituti di credito speciale ) e servizi collaterali ( società controllate = società eroganti servizi finanziari collaterali).
Per lungo tempo si è parlato di SETTORE PARABANCARIO , per individuare l’insieme delle società controllate dalla banca che ne integravano l’attività .
Il decreto legge 14-2-92, introdotto in attuazione alla seconda direttiva CEE, prevede, all’opposto, il modello organizzativo della BANCA UNIVERSALE, così chiamata in quanto in grado di offrire alla clientela una gamma di finanziamenti e di servizi ampia e diversificata. Banche e istituti di credito speciale possono erogare finanziamenti a breve e a medio-lungo termine ed offrire un grande numero di servizi.
Ciò si è reso indispensabile per consentire alle banche nazionali di operare in condizioni di parità con quelle europee con cui erano entrate in competizione in seguito alla liberalizzazione dei movimenti di capitali ed in vista del più ampio processo di integrazione europea.
Con la nuova normativa aumentano le aree di sovrapposizione fra l’attività delle banche e quella degli istituti di credito speciale.
L’accrescersi della pressione competitiva, anche fra intermediari bancari e non, incrementa i costi per fronteggiare la concorrenza e danneggia conseguentemente la redditività degli enti creditizi. Allo scopo di conseguire più elevati livelli di efficienza operativa le aziende di credito si sono poste in due obiettivi:
a) Accrescere le proprie dimensioni per realizzare le c.d. economie di scala (fusioni, acquisizioni di aziende);
b) Ampliare e diversificare i servizi offerti alla clientela, sia direttamente sia tramite società controllate e collegate, esercenti servizi nell’ambito di attività collaterali: leasing, factoring, credito al consumo, fondi comuni di investimento, servizi informatici, consulenza finanziaria, compagnie di assicurazione e SIM.
La crescita operativa delle aziende bancarie deve essere accompagnata tuttavia da un adeguata opera di ricapitalizzazione: il patrimonio netto infatti assume una particolare rilevanza strategica come strumento principale per la definizione dei margini di operatività ( il patrimonio netto definisce, per un vincolo di legge, l’ammontare massimo di finanziamenti erogabili alla clientela ed il suo aumento consente alla banca di aumentarne il volume ).
Il rafforzamento dei mezzi propri, sia mediante l’autofinanziamento che ricorrendo direttamente al mercato dei capitali (aumento capitale sociale), è strettamente dipendente dalla produzione di adeguati flussi di reddito.
Proprio per favorire la ricapitalizzazione e migliorare le condizioni di economicità delle banche sono state realizzate privatizzazioni di istituti di credito di diritto pubblico e non sono stati ostacolati gli apporti di capitale nelle aziende di credito da parte di imprese non finanziarie, purché non superino determinati limiti quantitativi, a salvaguardia dell’autonomia della funzione bancaria e del principio della separazione fra banca e industria.
FUNZIONI DELE BANCHE
Le banche sono intermediari finanziari che trasferiscono fondi dai soggetti in avanzo finanziario a quelli in disavanzo finanziario, assumendo una posizione attiva; acquistando, cioè, del denaro da chi ne offre e rivendendolo a chi ne fa domanda (diventando debitrice nei confronti dei primi e creditrice nei confronti dei secondi).
In particolare la banca è un’azienda di produzione indiretta, in quanto realizza due attività:
1)una di trasformazione economica e qualitativa del credito ottenuto: l’utilità dei mezzi raccolti viene aumentata attraverso la loro destinazione a varie forme di impiego.
2)un’altra di produzione del credito: l’ammontare dei finanziamenti che la banca è in grado di erogare alla clientela è superiore a quello dei depositi raccolti, per effetto del moltiplicatore dei depositi.
LE FUNZIONI SVOLTE dalla BANCA SONO:
1. FUNZIONE DI POLITICA ECONOMICA:

Le banche rappresentano lo strumento di realizzazione della politica economica , prima solo del paese di appartenenza, poi anche dell’unione monetaria europea ,attraverso la traduzione nella pratica operativa delle decisioni delle relative autorità monetarie.
2. FUNZIONE STIMOLANTE DEL RISPARMIO E DELLA PRODUZIONE:
Il risparmio viene incoraggiato ,garantendo alle somme raccolte:
o Remunerazione
o Un elevato grado di liquidità
o Esonero dai rischi di insolvenza connessi alle operazioni di prestito
La produzione viene stimolata ,fornendo alle imprese mezzi finanziari per effettuare investimenti produttivi in misura superiore a quella consentita dai mezzi propri.
3. FUNZIONE MONETARIA:
Le banche facilitano i pagamenti creando la cosiddetta moneta bancaria (assegno bancario e circolare) , moneta scritturale( scritturazioni contabili, chiamate giroconti bancari, che realizzano il trasferimento dei fondi, addebitando il conto del debitore e accreditando quello del creditore) e la moneta elettronica ( trasferimenti effettuati in modo elettronico senza, cioè, l’utilizzo di strumenti cartacei grazie al progresso realizzato nel settore dell’automazione).
4. FUNZIONE CREDITIZIA:
. Le operazioni bancarie che consistono nello svolgimento della funzione finanziaria o creditizia si distinguono in :
1) operazioni di RACCOLTA, mediante le quali gli istituti di credito raccolgono capitali dai soggetti in avanzo finanziario , datori di fondi, diventando loro debitori.
Tali operazioni fanno sorgere debiti per le banche e impongono loro il pagamento ai depositanti di interessi passivi, che rappresentano il COSTO DELLA RACCOLTA FONDI e costituiscono la remunerazione riconosciuta ai depositanti dalle banche.
2) Operazioni di IMPIEGO FONDI, mediante le quali gli istituti di credito investono i capitali raccolti , concedendo finanziamenti ai soggetti in disavanzo finanziario , renditori di fondi, diventando loro creditori e finanziando il loro fabbisogno finanziario .
tali operazioni fanno sorgere crediti per le banche e danno loro il diritto di riscuotere dalla clientela finanziata interessi attivi, che rappresentano il RICAVO DELL’IMPIEGO FONDI.
Poiché il tasso degli interessi attivi è maggiore di quello degli interessi passivi , la differenza positiva fra gli interessi attivi e quelli passivi rappresenta il risultato economico conseguito dalla banca nello svolgimento della propria funzione creditizia e si chiama MARGINE DI INTERESSE.
La banca svolge non solo una funzione intermediaria di raccolta e impiego fondi, ma soprattutto un’azione di trasformazione del credito, in quanto rielabora il credito ricevuto adattandolo,nelle operazioni di credito, alle esigenze del mercato.
La banca,inoltre, è in grado di offrire credito in misura superiore di quello dei depositi raccolti e pertanto svolge anche una funzione di creazione o produzione del credito:
ipotizzando che le somme concesse a prestito ritornino integralmente al Sistema Bancario e che solo una parte dei depositi raccolti debba essere tenuta in forma liquida sotto forma di riserve di liquidità, per assicurare alla banca la capacità di far fronte alle eventuali richieste di rimborso degli stessi, si viene e determinare una vera e propria moltiplicazione del credito.
Il processo di moltiplicazione dei depositi e del credito, evidenzia non solo che i depositi sono la base su cui vengono accordati i crediti, ma anche che i prestiti creano depositi.
Dimostrazione:
D = depositi iniziali (=1)
K = parte di D che si reinveste in crediti alla clientela (=0.80)
1-K= parte di D che viene trattenuta dal sistema bancario sotto forma di riserve di liquidità (0.20
S = somma dei depositi che affluiscono al sistema bancario
N = numero dei depositi raccolti
S = D + K D + K2 D + K3 D + … + K(N-1) D
S = 1000 + 800 + 640 + 512 + …
Trattasi di una progressione geometrica , quindi risolvibile con la seguente formula:
S = (1 – KN) * D
1 – K
Poichè K è inferiore all’unità (K AMMONTARE MASSIMO DEL CREDITO CONCEDIBILE
Come volevamo dimostrare, i finanziamenti erogabili (4000) sono ben superiori ai depositi raccolti inizialmente (1000), poiché i prestiti creano depositi .
La Banca Centrale Europea prende decisioni in tema di politica monetaria comunitaria, con l’obiettivo prevalente di contenere il tasso d’inflazione e di controllare la quantità di mezzi di pagamento esistenti all’interno dell’UME, esercitando così sull’attività creditizia un controllo quantitativo e qualitativo , influenzando, cioè, rispettivamente ,la misura complessiva del credito e la sua distribuzione nei vari settori dell’economia.
Gli strumenti di politica monetaria indirizzati soprattutto ad un controllo quantitativo del credito sono:
a) La manovra del tasso praticato dalla BCE alle banche nelle operazioni di rifinanziamento: un aumento limita la capacità di accordare credito alle imprese a causa del conseguente aumento dei costi di finanziamento alle imprese;
b) Le operazioni di mercato aperto: consistenti in acquisti o vendite di titoli a reddito fisso da parte della Banca d’Italia rispettivamente per immettere o assorbire liquidità sul mercato;
c) Le operazioni di pronti contro termine: sono volte ad immettere o assorbire liquidità sul mercato per limitati periodi di tempo (max. 10 giorni) consistenti in due operazioni di compravendita di titoli pubblici di segno opposto stipulate l’una a pronti e l’altra a termine con altre banche e per elevati importi (min. 5 milioni di €);
d) La manovra di riserve obbligatorie: alzando il coefficiente di riserva obbligatoria si riduce il volume di credito che le banche possono offrire e aumenta il livello dei tassi applicati alle operazioni di impiego.
In anni recenti si è assistito alla cosiddetta deregulation consistente nel progressivo alleggerimento degli interventi e dei vincoli alla operatività delle banche in vista soprattutto della realizzazione del processo di integrazione europea.
La funzione creditizia viene esercitata dalle banche sul mercato dei capitali. Tale mercato, come noto, si suddivide in MONETARIO, per le negoziazioni di capitali a breve scadenza (max. 18 mesi), e FINANZIARIO per quelle a m/l scadenza.
La legislazione bancaria del 1936 prevedeva la SPECIALIZZAZIONE TEMPORALE DEGLI ENTI CREDITIZI e cioè la netta distinzione fra credito a breve termine (formalmente max. 18 mesi) e credito a m/l termine, il primo riservato alle aziende di credito ordinario (banche) e il secondo ai cosiddetti istituti di credito speciale. Lo scopo di tale principio-cardine era quello di “instaurare una correlazione di carattere qualitativo, e cioè in termine di durata, fra operazioni di impiego e di raccolta per realizzare condizioni di equilibrio finanziario e di solidità all’interno degli istituti di credito”.
In altri termini, gli istituti di credito che effettuavano operazioni di impiego a breve termine , raccoglievano fondi a breve scadenza, viceversa quelli che effettuavano operazioni di impiego a medio- lungo termine , raccoglievano fondi a medio- lunga scadenza.
Gli istituti di credito speciale, che concedevano finanziamenti volti alla copertura del fabbisogno finanziario fisso delle imprese (tramite la sottoscrizione di obbligazioni emesse dalle società finanziate o la concessione di mutui ipotecari in quanto garantiti da ipoteche su proprietà immobiliari della società finanziata), attuavano la raccolta di fondi mediante l’emissione di proprie obbligazioni, senza , tuttavia, essere dotate di sportelli aperti al pubblico.
Le banche di credito ordinario ,invece, concedevano finanziamenti destinati a fronteggiare il fabbisogno finanziario di capitale circolante delle società finanziate, cioè il fabbisogno finanziario connesso all’acquisizione di fattori produttivi a veloce ciclo di utilizzo, raccogliendo risparmi rimborsabili a vista o con brevi termini di preavviso, tramite operazioni passive di deposito o di conto corrente di corrispondenza e concedendo finanziamenti mediante operazioni la cui durata non superava, almeno formalmente, i 18 mesi.
Per lo svolgimento di tale attività intermediaria ,le banche sono sempre state dotate di una vasta e diversificata rete di sportelli aperta al pubblico.
Gia dai primi anni ’80, tuttavia, era consentita alle banche di credito ordinario una certa operatività oltre il breve termine ed un provvedimento del CICR del 11.06.93 ha fatto cadere tale divieto completamente per i crediti al consumo ed ha limitato al 20% dell’ammontare dei depositi raccolti le altre operazioni oltre il breve termine.
Una strategia da tempo perseguita nel campo del credito a m/l termine fu comunque quella di detenere consistenti e significative quote di partecipazione al capitale di istituti di credito speciale.
Tali istituti, pertanto, pur dotati di autonomia giuridica, agivano nel rispetto delle direttive generali delle società controllanti, che, utilizzando i propri sportelli creavano le opportunità di contatto fra la clientela interessata ad operazioni di investimento e/o finanziamento nel m/l termine e gli istituti finanziatori.
La tendenza delle banche a svolgere attività alternative a quelle classiche attraverso società controllate si ampliò in modo consistente nel corso degli anni ’80 per effetto del manifestarsi del cosiddetto fenomeno di “disintermediazione bancaria”. Con tale termine si intende la riduzione di importanza della funzione creditizia delle banche sia dal lato della raccolta (minore crescita dei depositi) sia dal lato degli impieghi (minore concessione di finanziamenti).
Le cause sono da attribuire, dal lato della raccolta, alla preferenza dei risparmiatori per investimenti in beni reali (beni rifugio), considerati più sicuri in presenza di inflazione, e/o più remunerativi (azioni / obbligazioni) e, dal lato degli impieghi, alla crescente tendenza delle imprese di grandi dimensioni di finanziarsi mediante canali diretti (borsa) piuttosto che con il ricorso a prestiti bancari.
Parallelamente a questo fenomeno si sviluppava sul mercato l’esigenza di disporre di nuovi strumenti finanziari: leasing, factoring, consulenze finanziarie ad imprese e famiglie, gestioni personalizzate di patrimoni, gestione di fondi comuni di investimento (FCI) elaborazione dati, etc… Le banche per partecipare al descritto processo di innovazione finanziaria hanno sviluppato una strategia operativa volta contemporaneamente all’incremento degli impieghi creditizi alle piccole e medie aziende e alle famiglie (prestiti personali al consumo) e al consistente ampliamento dell’area dei servizi bancari.
5) FUNZIONE DI SERVIZI:
Accanto ai servizi tradizionali, quali l’incasso degli effetti, l’amministrazione di titoli, etc., se ne sono sviluppati di nuovi, sia con riferimento ai moderni strumenti di utilizzazione delle disponibilità monetarie (servizio cassa continua, sportelli automatici, carte di credito, etc.) e di incasso-pagamento, nonché servizi collaterali che identificano il cosiddetto settore parabancario, in quanto realizzati attraverso la partecipazione al capitale di società giuridicamente distinte e operanti in vari campi (leasing, factoring, SIM, FCI, banche d’affari, società fiduciarie, società di consulenza, etc.).
I riflessi sui bilanci bancari consistono, per quanto riguarda il C.E., nell’aumento del peso delle provvigioni e commissioni rispetto agli interessi, e per quanto riguarda lo S.P., nell’aumento dell’importanza delle cosiddette attività fuori bilancio (impegni, rischi, beni di terzi), indicate nei conti d’ordine, rispetto ai tradizionali impieghi creditizi.
L’assunzione di partecipazioni di controllo nelle società che non esercitano attività creditizia ma operano in settori nei quali la banca è interessata, ha contribuito alla nascita ed allo sviluppo dei GRUPPI BANCARI PLURIFUNZIONALI: la capogruppo che detiene direttamene o indirettamente quote significative del capitale delle aziende del gruppo costituisce il centro unitario di direzione e coordinamento delle società controllate e di elaborazione delle strategie del gruppo.
In tema di partecipazioni da parte delle banche la legge bancaria del ’36 prevedeva un unico inderogabile divieto: quello di assumere tali partecipazioni in imprese operanti fuori dal campo finanziario-creditizio (es: industriali , commerciali e di servizi) per l’elevato grado di rischio connesso a simili impieghi.
La normativa, pertanto, sanciva il principio della “separatezza tra banche e industrie”.
Il modello di banca mista, con partecipazioni in imprese industriali , commerciali e di servizi, caratterizzò il sistema bancario fino all’entrata in vigore della legge bancaria del ’36.
In seguito alla grande crisi del ’29, tale modello provocò il dissesto di numerose banche, travolte dal fallimento delle industrie alle quali erano legate da consistenti rapporti di partecipazione e venne , quindi, vietato dalla legislazione bancaria del 1936.
La nuova legge bancaria, invece, introdotta in applicazione della 2^ direttiva CEE , ha reintrodotto il modello di BANCA MISTA , ammettendo la legittimità di partecipazioni bancarie in società non finanziarie.
Il legislatore moderno, infatti, allo scopo di consentire agli istituti di credito di reagire alla forte pressione competitiva venutasi a creare per effetto dell’integrazione europea e per aiutarli a sostenere la redditività, ha ritenuto utile favorire un ampliamento ed una diversificazione della loro operatività anche mediante l’acquisizione delle partecipazioni in esame.
Poiché, tuttavia, il principio di separatezza fra banche e industrie deve essere , comunque, salvaguardato, per garantire continuità e solvibilità alle banche, a tutela dei risparmiatori- depositanti, la normativa vigente ha introdotto dei vincoli quantitativi alle sopra citate partecipazioni: la banca mista è ammessa , quindi, a condizione che le partecipazioni in società non finanziarie non superino determinati limiti massimi.
Non esistono, invece, limiti alle partecipazioni in società finanziarie , che possono anche essere totalitarie.
6) FUNZIONE DI INVESTIMENTO:
Trattasi di forme durevoli di impiego costituite da investimenti strutturali-organizzativi (immobilizzazioni) e investimenti di carattere finanziario (valori mobiliari e partecipazioni in altre banche e in società costituite per l’esercizio di attività parabancarie).
Poiché la gestione della banca si traduce in un sistema unitario di operazioni e di scelte economiche, tutte le funzioni svolte dalle banche presentano profonde interconnessioni ,in quanto tutte concorrono al conseguimento delle finalità aziendali.
La base di tutta l’attività bancaria è la massa dei mezzi che la banca riesce ad attrarre a sè sotto forma di depositi, perché l’ammontare dei finanziamenti raccolti condiziona il volume di impieghi sia nelle operazioni di credito che in quelle di investimento e di servizi.
La fonte di finanziamento a titolo di capitale proprio è indispensabile essenzialmente come fondo di garanzia per i depositanti e per provvedere al fabbisogno finanziario di costituzione , ma ha un rilievo marginale e secondario rispetto al capitale di terzi.
Il grado di indebitamento bancario ( Capitale proprio/ capitale di terzi) è altissimo, ma ciò non allarma perchè l’entità dei debiti, cioè del passivo (massa fiduciaria), rappresentando la misura di ricchezza di una banca e della fiducia che sa ispirare, è motivo di vanto e non di preoccupazione.
Tuttavia, una norma di legge (indici patrimoniali obbligatori) , creando un legame fra l’entità del patrimonio netto ed il volume del credito erogabile alla clientela,limita l’ammontare delle operazioni di impiego al un multiplo dei mezzi propri.
Per reagire alle pressioni competitive ed allargare ,conseguentemente, il proprio margine di operatività , le banche hanno da tempo avviato un processo di ricapitalizzazione , sia accrescendo le fonti interne( autofinanziamento), che ricorrendo a fonti esterne ( mercato dei capitali) ed hanno , quindi, ridotto in misura consistente il loro grado d’indebitamento.
RIFORMA DEL SISTEMA BANCARIO
Il D.L. 14 dicembre 1992 n. 481, di attuazione della 2^ direttiva CEE, trasfuso nel testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, in vigore dal 01.01.94, consente l’adeguamento della normativa alle direttive comunitarie per rendere il nostro sistema creditizio in grado di concorrere sul mercato unico bancario con i colossi stranieri del credito.
A tale scopo è volta ad attuare:
1. La despecializzazione temporale degli istituti di credito, dando alle banche la possibilità di operare ad ampio raggio in tutti i settori della intermediazione finanziaria;
2. L’adeguamento degli istituti di credito al modello di BANCA UNIVERSALE, che rappresenta una istituzione abilitata ad esercitare in proprio attività creditizie con operazioni di ogni scadenza, oltre ad un’ampia ed eterogenea serie di servizi finanziari. La banca tuttofare, infatti, permette di esercitare un controllo ed un coordinamento sicuramente più efficace di quello realizzabile all’interno del gruppo creditizio plurifunzionale.
Allo scopo di mantenersi in condizioni di liquidità e solvibilità ed essere in grado di rimborsare i depositi raccolti alla loro scadenza o su richiesta del depositante ,ogni istituto di credito deve ,poi,cercare di creare la proprio interno una correlazione di carattere qualitativo e temporale fra le operazioni di raccolta e quelle di impiego.
Le nostre banche potranno ora scegliere la soluzione organizzativa che riterranno più opportuna ed aderente alle loro esigenze;
3. La scomparsa del divieto per le banche di assumere partecipazioni significative al capitale di imprese operanti fuori dal campo finanziario e creditizio, in modo da favorire la possibilità di dare sostegno finanziario alle industrie,pur nel rispetto di determinati limiti quantitativi:
gli istituti di credito ordinario possono investire in azioni industriali fino al 15% del loro P.N., purchè ogni partecipazione non superi contemporaneamente il 15% del capitale dell’impresa partecipata e il 3% del P.N. della banca. Tali limiti sono finalizzati a realizzare il frazionamento dei rischi e a rispettare il principio di separatezza fra banca e industria , per assicurare alle banche una adeguata autonomia dalle imprese partecipate , a tutela della loro continuità e solvibilità.
La banca assume il carattere di BANCA MISTA.

Due limiti per partecipazioni
in società non finanziarie

4. L’obbligatorietà della forma giuridica di Società Per Azioni per tutte le banche ad eccezione delle banche popolari e delle casse rurali ed artigianali, per le quali può essere conservata la vecchia forma giuridica di Società cooperative per azioni a responsabilità limitata.
L’azione di sostanziale riforma del sistema bancario è stata avviata a partire dal ’90 con la privatizzazione degli enti pubblici, realizzata attraverso operazioni di carattere straordinario quali: la trasformazione in S.p.A., lo scorporo di aziende appartenenti ad enti pubblici ed il loro conferimento in S.p.A., oppure le fusioni.
Veniva sostanzialmente ad affermarsi il concetto di banca-impresa ,con il riconoscimento che tutte le banche, in quanto imprese, siano esse pubbliche o private, devono improntare la loro gestione a criteri di economicità e di efficienza produttiva.
Le banche hanno,quindi, l’obbligo non solo di coprire con i ricavi conseguiti i costi di gestione, ma anche di conseguire un reddito positivo, con il quale autofinanziare la propria gestione futura ed assicurarsi condizioni di continuità e solvibilità ,a tutela delle diverse classi di interessi coinvolte.
Anche per la banca la redditività rappresenta l’aspetto centrale della gestione.
ORGANI DI CONTROLLO
Le autorità creditizie, che esercitano attività di controllo sul sistema bancario, non sono state modificate dal T.U. e sono:
a. Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (CICR): cui spetta l’alta vigilanza in materia di credito e di tutela del risparmio. È il supremo organo politico-deliberativo che realizza il coordinamento ed il controllo dell’attività bancaria;
b. Ministero dell’Economia e delle Finanze : presiede il CICR e, in quanto organo di direzione dell’attività bancaria, provvede ad esercitare la sorveglianza sulla Banca d’Italia e all’adozione di provvedimenti di competenza del CICR in caso di urgenza;
c. Banca d’Italia: fa parte del Sistema Europeo di Banche Centrali ( SEBC) ed ha la triplice funzione di:
• Responsabile del controllo della stabilità del sistema dei mercati finanziari;
• Organo di vigilanza sugli Enti Creditizi;
• Organo di rifinanziamento delle aziende di credito.
Alla Banca d’Italia è affidato inoltre l’esercizio delle stanze di compensazione le quali consentono la semplificazione del regolamento dei rapporti di credito e di debito che ciascun associato alla stanza vanta nei confronti di tutti gli altri. Nelle principali città sono localizzate 11 stanze di compensazione alle quali partecipano banche e società finanziarie di primaria importanza; il regolamento avviene riferendo alla stanza i crediti e i debiti di ogni associato verso tutti gli altri, in modo che ciascun associato risulterà debitore verso la stanza per la sola differenza fra gli importi complessivi delle operazioni di segno opposto.
Esempio:
A ha crediti v/so B di 1000
C di 2000 3800 crediti
D di 800
e debiti v/so D di 5000
E di 500 5500 debiti
debiti – crediti = debiti netti v/so stanza di compensazione
5500 – 3800 = 1700
d. L’Eurosistema di Banche centrali ( BCE e BCN dei paesi UME) definisce e attua la politica monetaria comune dei paesi aderenti all’Euro, con l’obbiettivo di mantenere la stabilità dei prezzi, ossia di controllare l’inflazione.
Le decisioni di politica monetaria sono accentrate nella Banca Centrale Europea, mentre le Banche Centrali Nazionali danno esecuzioni a tali decisioni.
Il Sistema Europeo di Banche Centrali ( SEBC)è composto dalla banca centrale Europea e dalle Banche Centrali Nazionali degli Stati membri dell’Unione Europea ed ha le seguenti funzioni:
- definisce e attua la politica monetaria comune dell’area dell’euro, in modo da regolare la liquidità ed i tassi d’interesse all’interno dell’UME;
- definisce ed attua la politica dei cambi,in modo da mantenere la stabilità del cambio fra l’euro e le altre valute;
- detiene e gestisce le riserve in valuta estera degli Stati membri
- emette le banconote euro
Gli strumenti utilizzabili per attuare le decisioni di politica monetaria rivolte a controllare la liquidità del sistema ed il livello dei tassi d’interesse sono quelli già ricordati come strumenti di controllo quantitativo del credito :
-la manovra del tasso di rifinanziamento delle banche dell’UME ;
-le operazioni di mercato aperto
-le operazioni pronti contro termine
-la manovra della percentuale di riserva obbligatoria
ORGANIZZAZIONE
Gli istituti di credito ordinario assumono la forma di aziende divise in quanto, per svolgere la loro attività in più luoghi, sono articolate in sezioni tra loro differenziate e dotate di un certo grado di autonomia.
L’azienda divisa è sempre giuridicamente ed economicamente unica: pertanto unico è l’organo volitivo(assemblea degli azionisti) e unico l’organo amministrativo (consiglio di amministrazione). Per il principio dell’unità aziendale le operazioni di gestione, compiute dalle varie sezioni, devono essere fra loro coordinate e tutte concorrono alla formazione dell’unico risultato economico generale.
L’equilibrio aziendale deriva dalla complementarietà e dall’integrazione dell’attività delle varie dipendenze.
Nell’organizzazione territoriale di una banca possiamo distinguere le seguenti unità operative:
1. Sede centrale: ove sono ubicati gli organi volitivi, direttivi e di controllo e normalmente gli uffici o servizi centrali che sovrintendono alle varie funzioni aziendali e, alle dirette dipendenze della direzione generale, hanno compiti di supporto e assistenza alla stessa;
2. Sedi secondarie: (presso i centri di maggiore importanza), hanno compiti di indirizzo, di coordinamento, sovrintendenza sull’attività degli sportelli ubicati nell’area di loro competenza;
3. Dipendenze: sono veri e propri sportelli presso i quali si realizza il rapporto fra banca e clienti. Si suddividono in ordine decrescente di importanza in base alla dimensione quantitativa e qualitativa in succursali, filiali o agenzie.
Ogni banca tende ad ampliare la propria sfera d’azione in senso territoriale per incrementare il volume del lavoro e diversificare le operazioni.
Sotto tale aspetto sono state snellite le procedure di controllo per l’apertura di nuovi sportelli: è prevista la semplice comunicazione alla Banca di Italia.
L’esistenza inoltre di rapporti di corrispondenza fra le banche del sistema consente a qualsiasi istituto di credito, anche il più piccolo, di compiere operazioni su qualsiasi piazza, italiana o estera. Tali rapporti fanno sorgere debiti e crediti regolati tramite c/c interbancari. L’automazione del lavoro bancario ha reso più veloci ed affidabili i rapporti interbancari.
AUTOMAZIONE E RIFLESSI POSITIVI:
1 - SUI RAPPORTI INTERBANCARI:
L’integrazione fra le varie banche, inizialmente consentita dall’utilizzo di procedure automatizzate per la trasmissione dei dati, è accresciuta grazie all’attivazione di alcune RETI TELEMATICHE capaci di interconnettere in tempo reale i diversi soggetti del sistema.
Il Sistema Interbancario di Reti per Trasmissioni di Dati (SITRAD) si articola in una rete principale: SIA (Società Interbancaria per l’Automazione) e da più reti di categoria e integra fra di loro tutte le reti allo scopo di consentire il colloquio diretto via cavo fra tutte le aziende di credito italiane.
La SIA attualmente offre al sistema bancario i seguenti servizi:
1. SETIF: Servizio Elettronico di Trasferimento Interbancario Fondi;
2. BANCOMAT: Prelievo di contanti con sportelli ATM (Automatic Teller Machine);
3. POS: (Point Of Sale): sevizio di pagamenti presso distribuzione commerciale;
4. Monte Titoli: Amministrazione centralizzata di valori mobiliari e altri.
2 – SULL’ORGANIZZAZIONE AZIENDALE:
Le trasformazioni tecnologiche hanno comportato almeno nella fase iniziale ingenti investimenti. L’automazione è iniziata dalla contabilità generale ed ha successivamente coinvolto le operazioni definite di retro sportello (depositi, c/c, anagrafe clienti, portafoglio titoli, etc.).
I vantaggi sono:
a) riduzione dei tempi di lavorazione;
b) incremento capacità di elaborazione e immagazzinamento dati;
c) miglioramento del coordinamento fra le dipendenze e la direzione centrale
Il sistema informativo delle imprese bancarie ha il proprio nucleo essenziale nel Centro Elaborazione Dati (CED) costituito dall’unità centrale di elaborazione e da unità periferiche.
I terminali possono essere collegati all’elaboratore con un cavo apposito oppure attraverso una linea telefonica grazie alla tecnologia del teleprocessing: tutti gli uffici e dipendenze sono collegati con l’unità centrale. Tale collegamento avviene in tempo reale o tempo differito (al termine della giornata).
Attualmente i personal computer dotati di una propria memoria stanno sostituendo i tradizionali terminali.
3 - SUL RAPPORTO BANCA-CLIENTE
L’introduzione dell’informatica, quindi i progressi realizzati nel campo della telematica, ha consentito alla clientela di realizzare il trasferimento elettronico di fondi, per effettuare operazioni di incasso e pagamento utilizzando supporti magnetici.
Ne sono un esempio:
a) I servizi Self Service Cash Dispenser (Bancomat)
POS
b) Il Remote Banking: consistente nella prestazione di servizi bancari a distanza tramite l’utilizzo di terminali (Home Banking, Cash Management).
GESTIONE DI UNA BANCA
Poiché l’attività bancaria dipende, come già detto, dal volume dei mezzi che la banca raccoglie sotto forma di depositi, il capitale di terzi è la principale fonte di finanziamento degli impieghi mentre il capitale proprio ha un trascurabile rilievo quantitativo.
L’ elevato indice di indebitamento non deve, tuttavia, pregiudicare la condizione di liquidità della banca intesa come capacità di far fronte in ogni momento alle richieste di rimborso dei depositanti di eseguire con regolarità e puntualità gli altri pagamenti che la gestione richiede.
Il perseguimento della liquidità conduce a non impiegare una parte dei fondi raccolti o a dare ad una parte di essi un investimento in beni di immediato o rapido realizzo(titoli di Stato) , sacrificandone così la redditività.
Tali sono le cosiddette riserve di liquidità che si suddividono rispettivamente in:
- riserve di prima linea;
- riserve di seconda linea.
Le prime, dotate del maggior grado di liquidità sono costituite da fondi in cassa o presso banche, cedole in scadenza, assegni a carico di banche, BOT in scadenza.
Le seconde invece sono costituite da effetti riscontabili e titoli realizzabili.
A parità di mezzi raccolti, quanto più consistente sono le riserve di liquidità tanto maggiore è il grado di liquidità di una banca, ma tanto minori saranno gli impieghi effettuabili in prestiti alla clientela e servizi finanziari. Poiché tali impieghi consentono alla banca di conseguire i ricavi la massimizzazione dell’equilibrio monetario va a scapito dell’equilibrio economico.
Tale ultimo equilibrio è, d’altro canto, fondamentale, in quanto la banca è un’azienda di produzione (indiretta), che, per sopravvivere, deve operare in condizioni di economicità intesa come capacità di coprire con i ricavi i costi della raccolta e tutti gli altri costi di gestione, lasciando altresì un congruo margine di utile.
La massimizzazione, tuttavia dell’equilibrio economico, conduce ad impiegare tutti i fondi raccolti in investimenti redditizi a scapito della liquidità.
Esistendo contrasto fra equilibrio monetario ed economico, una corretta e responsabile politica di gestione deve tendere al raggiungimento del giusto equilibrio fra liquidità e redditività.
In particolare il margine di liquidità dipende dalle caratteristiche dei mezzi raccolti.
Le operazioni di raccolta, infatti, sono di due tipi:
- depositi a risparmio;
- conti correnti di corrispondenza passivi.
I depositi a risparmio sono caratterizzati da una velocità di circolazione (frequenza di versamenti e prelevamenti) nettamente più lenta rispetto ai c/c, ne consegue che:
a) La liquidità necessaria per fronteggiare richieste di rimborso sui depositi a risparmio è notevolmente inferiore a quella occorrente per i c/c;
b) Quanto più consistente è l’incidenza dei depositi a risparmio sul totale dei mezzi raccolti tanto più lunghi sono gli impieghi creditizi che la banca è in grado di concedere alla clientela.
La composizione della raccolta condiziona, pertanto, in modo sensibile, non solo il margine di liquidità ma anche la tipologia delle operazioni di impiego in termini di durata.
Non sempre , tuttavia,la durata effettiva dei crediti concessi coincide con quella formalmente prevista alla stipulazione dei contratti.
Non di rado, infatti, finanziamenti nominalmente a breve scadenza si trasformano di fatto in operazioni a scadenza medio-lunga per effetto del rinnovo automatico alla scadenza convenuta oppure della mancata revoca di contratti per i quali la banca, non avendo fissato una scadenza, si era riservata la facoltà di revoca.
Tali clausole, (rinnovo automatico a scadenza, salvo revoca senza scadenza) applicate alternativamente a finanziamenti utilizzati dalla clientela con lo strumento tecnico del c/c di corrispondenza, trasformano un credito formalmente a breve termine in operazioni di impiego a medio-lungo termine.
Gli istituti di credito, pertanto, già da tempo intervengono a coprire non solo il fabbisogno finanziario variabile, ma anche quello fisso delle aziende clienti.
PRINCIPI E VINCOLI DI GESTIONE
I principi di gestione applicati dalla banca al duplice scopo di ridurre i rischi connessi alle operazioni di impiego e di accrescere la flessibilità nella scelta delle operazioni di impiego sono:
a) limitazione dei fidi ai singoli clienti: viene concesso alla clientela un credito inferiore a quello che meriterebbe in base alla sua capacità economica e patrimoniale,cioè in base alla sua capacità di credito;
b) suddivisione degli impieghi dal punto di vista quantitativo, qualitativo, settoriale e territoriale per realizzare il frazionamento dei rischi.
I vincoli di gestione stabiliti dal CICR e dalla BI volti al conseguimento dei medesimi scopi sono:
1. Limiti ai grandi fidi: fino al 1998 i fidi accordati ad un singolo cliente ad un gruppo aziendale non potevano superare il 40% del PN della banca .
A decorrere dal 1999 tale limite è sceso al 25% del PN e non deve essere superiore a 8 volte il Patrimonio Netto di Vigilanza;
2. Riserva obbligatoria: è una riserva in contanti che ogni banca deve costituire presso la Banca centrale in funzione dell’ammontare dei depositi raccolti.
Attualmente è pari al 2% della raccolta a vista e fino a 24 mesi ,diminuito di una franchigia fino a 100.000 euro (è esonerata dall’obbligo della riserva la raccolta fino a 5 milioni di euro).
Tale deposito può essere movimentato tramite prelievi dal conto di riserva per esigenze di liquidità , ma nel rispetto della percentuale del 2% come media mensile nel periodo di riferimento .
L’uniformità all’interno dell’unione monetaria europea delle norme sulla riserva obbligatoria consentono di evitare che le banche di un paese con una percentuale di riserva più elevata si trovino in una situazione di svantaggio competitivo rispetto agli altri istituti di credito dell’Unione e consente a tutti questi istituti di credito di operare in condizioni di parità.
3. Coefficienti di adeguatezza patrimoniale: hanno la funzione di imporre il rispetto di alcuni rapporti minimi fra i mezzi propri ed il volume dell’attività svolta , stabilendo una correlazione fra i mezzi propri e tale volume di attività ,limitando l’ammontare dei crediti che le banche possono erogare ad un multiplo del cosiddetto Patrimonio Netto di Vigilanza (PNV), dopo aver tenuto conto del grado di rischio degli impieghi creditizi.
a) Coefficiente di rischiosità che esprime la capacità della banca di far fronte al
rischio di credito( rischio di insolvenza della clientela).
Si basa sul presupposto che i crediti per cassa e di firma ponderati in base al loro grado di rischio teorico, erogati in Italia e all’estero siano inferiori o uguali a 12.5 volte il Patrimonio Netto di Vigilanza.
Il quoziente del rapporto fra tale patrimonio ed i sopra citati crediti deve assumere il livello minimo del 8% ( 0,08 *100).
Poiché 0,08 è il quoziente del rapporto fra 1 e 12,5, il livello minimo sopra indicato viene rispettato solo se i crediti in esame non superano 12,5 volte il patrimonio netto di vigilanza.
Il grado di rischio degli impieghi si determina applicando ad ogni credito una percentuale , che tenga conto anche della presenza o meno di garanzie , dell’importo contenuto o meno del prestito erogato e del minore o maggiore grado di diversificazione dell’attivo.

c) Coefficiente di rischiosità, che esprime la capacità della banca di far fronte ai
rischi di mercato ( rischi di perdite per le possibili oscillazioni sfavorevoli dei tassi di cambio e rischi derivanti dalla concentrazione del portafoglio non immobilizzato rispetto ai limiti di fido)

d) Coefficiente di rischiosità, che esprime la capacità della banca di far fronte al
Rischio operativo, che caratterizza tutte le imprese (rischi connessi al verificarsi di eventi imprevedibili , siano essi esterni, come le truffe, o interni, come inadeguatezze del personale o malfunzionamenti dei sistemi informatici o inefficacia dei sistemi di controllo)
Questi ultimi due rapporti sono strutturati, come il primo, mettendo in relazione i mezzi propri della banca con i rischi sopra indicati per ciascuno di essi.
In sintesi le banche devono dotarsi di un patrimonio minimo pari alla somma :
- del patrimonio richiesto a copertura del rischio di credito
- del patrimonio richiesto dalla copertura del rischio di mercato
- del patrimonio richiesto dalla copertura del rischio operativo
Tali coefficienti sono uno strumento oggettivo e di sorveglianza della solidità patrimoniale delle banche , perché individuano la capacità delle banche di fronteggiare con mezzi propri eventuali perdite derivanti dai rischi assunti e, impongono alle banche di adeguare il proprio patrimonio netto all’espansione del volume dell’attività creditizia ed al grado di rischio dell’attività stessa, stimolando gli istituti di credito a completare un processo di ricapitalizzazione già iniziato alla fine degli anni settanta.
Il Patrimonio Netto di Vigilanza è costituito da due categorie di mezzi patrimoniali :
:
• Fondi propri di base:
capitale sociale versato +
riserva sovrapprezzo azioni +
riserva legale +
riserva statutaria +
utile a nuovo +
fondo per rischi bancari generali;
• Fondi propri supplementari: sono costituiti, entro un importo complessivo non superiore all’ammontare dei fondi propri di base , da :
riserve di rivalutazione +
passività costituite da prestiti a lunga scadenza o di durata indeterminata, chiamati “subordinati” in quanto in caso di fallimento della banca vengono rimborsate per u
CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI DI GESTIONE DELLE BANCHE ORDINARIE

Esempio



  


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