Magazzino e costi

Materie:Riassunto
Categoria:Economia Aziendale

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Testo

LA FUNZIONE DEL MAGAZZINO
Il magazzino nelle imprese mercantili
In queste aziende è costituito da materie di consumo, materie prime e materiale per imballaggio.
La funzione del magazzino è di svincolare la fase di approvvigionamento da quello delle vendite.
Quindi avere delle scorte permette di acquistare merci quando vi sono condizioni di mercato favorevoli e di soddisfare in ogni momento la clientela.
Il magazzino nelle imprese industriali
Nelle imprese industriali il magazzino è caratterizzato svariati processi di tipo fisico – tecnico e vi sono due tipologie di scorte: le scorte di materie prime e di semilavorati destinati a essere impiegati nei processi lavorativi e scorte di prodotti finiti o sottoprodotti che saranno impiegati per la vendita.
Deve quindi crearsi un collegamento tra produzione e reparto delle vendite.
La funzione del magazzino è quindi da un lato quella di svincolare l’andamento della produzione mentre dall’altro quella di svincolare i ritmi dell’andamento delle vendite.
Questo consente di ridurre o evitare la sottoutilizzazione di energie umane e il rischio di non soddisfare le richieste della clientela.
Il magazzino nelle imprese dei servizi
Nelle imprese dei servizi il magazzino ha un ruolo poco importante in quanto i servizi che vengono prodotti devono necessariamente essere usati nel momento in cui vengono prodotti.
LA STRUTTURA DEL MAGAZZINO
Vi sono imprese che possiedono un solo magazzino, mentre ve ne sono altre che possiedono più magazzini situati in diverse aree geografiche.
Nelle imprese mercantili il magazzino è diviso in tre aree:
L’area di ricevimento luogo in cui le merci vengono scaricate dai mezzi di trasporto con le merci in arrivo
L’area di stoccaggio luogo organizzato per conservare le merci in attesa della vendita ai clienti.
L’area di spedizione luogo in cui le merci vengono predisposte per la spedizione al cliente.
Nelle imprese industriali i materiali prodotti lasciano l’area di stoccaggio per essere avviati alla lavorazione quindi vi è un’area di prelievo dalla quale possono uscire prodotti finiti o semilavorati.
La movimentazione all’interno del magazzino viene effettuata con carrelli a mano, gru a ponte, nastri e rulli trasportatori.
CONTROLLO DELLE SCORTE
Ai fini del controllo delle scorte bisogna sorvegliare i fattori fondamentali ai quali si collegano gli oneri e cioè l’entità delle scorte e il tempo in cui i beni sostano in magazzino.
L’indice di rotazione delle scorte indica il numero delle volte in cui avviene il rinnovo degli stock in un determinato periodo di tempo.
Esso può essere calcolato a quantità fisiche o a valori
Indice di rotazione a quantità fisiche. Si determina dividendo il totale delle quantità vendute per il periodo di tempo. Questo indice permette di calcolare la velocità di rinnovo delle merci con una comune unità di misura.
La scorta media si determina diversamente in base ai dati disponibili e del grado di accuratezza che si desidera raggiungere nel calcolo.
LA CONTABILITA’ DI MAGAZZINO E I SUOI SCOPI
Essa è composta da un sistema di rilevazioni elementari, cronologiche e sistematiche aventi per oggetto i movimenti di carico e scarico delle voci in magazzino per poter controllare il livello delle scorte e il loro valore.
A volte le esigenze informative connesse al magazzino richiedono soltanto dati relativi alle quantità e altri invece richiedono anche dei valori.
Gli scopi della contabilità d magazzino sono:
- seguire e controllare i movimenti di entrata e uscita delle merci .
- tenere sotto controllo il livello delle scorte
- consentire la determinazione dei costi delle merci acquistate e i costi di produzione
- consentire la valutazione delle rimanenze di fine periodo (per il bilancio d’esercizio)
- adempiere alle disposizioni fiscali in materia di contabilità di magazzino.
I MOVIMENTI DI MAGAZZINO: DOCUMENTI E SCRITTURE
I documenti relativi ai movimenti sono le bollette di carico per i movimenti in entrata dall’esterno e le bollette di scarico per movimenti in uscita diretti all’interno.
I movimenti di carico esterni possono essere acquisti di merci, materie prime, di consumo ecc.. dai fornitori e resi di merci, prodotti finiti dai clienti; mentre quelli interni possono essere prodotti semilavorati provenienti dai reparti produttivi e materiali resi al magazzino dai reparti produttivi
I movimenti di scarico esterni possono essere vendita di merci, prodotti ai clienti, resi di merci ai fornitori e merci inviate in deposito inviati presso terzi per la lavorazione; mentre quelli interni possono essere prelievi di materiale per i reparti di produzione e prelievi dai magazzini e avvio ai reparti per l’ultimazione.
Dai movimenti se creano due diversi documenti:
Giornale di magazzino in cui si registrano in ordine cronologico i diversi fatti avvenuti in magazzino
Schede di magazzino nelle quali i fatti del giornale vengono riportati in modo sistematico con riferimento ad ogni singolo prodotto.
CLASSIFICAZIONE DELLE SCORTE
Se si considera la natura si hanno scorte di materie prime, semilavorati, prodotti finiti, sottoprodotti e materiale per l’imballaggio.
In base alla provenienza si hanno le scorte prodotte internamente(prodotti finiti e sottoprodotti) e le scorte di origine esterna ovvero quelle che vengono acquistate sul mercato (materie prime, imballaggi).
La scorta funzionale
E’ quella in cui il livello quantitativo è destinato a consentire lo svolgimento del processo produttivo con compatibilità con l’esigenza di evitare i rischi causata da un’eccessiva dimensione degli stock.
Bisognerebbe tenere una crescita molto elevata in senso tecnico, mentre in senso economico una situazione ottimale bisognerebbe avere una “crescita zero”.
La scorta di sicurezza
È la parte di scorta che esprime il livello al di sotto del quale la produzione non deve mai andare.
La scorta effettiva
La quantità di materiali destinati alla produzione o la quantità dei beni di vendita che in un dato momento risulta a disposizione dell’azienda.
STRUMENTI DELLA POLITICA DELLE SCORTE
La gestione delle scorte è influenzata dalla politica degli acquisti e da quella delle vendite.
E’ utile effettuare un controllo su alcuni processi di formazione e sul livello delle scorte attraverso alcuni strumenti: formulazione dei piani d’acquisto, determinazione del lotto economico d’acquisto e del punto di riordino e il calcolo degli indici d rotazione delle scorte.
LOTTO ECONOMICO D’ACQUISTO
Una gestione delle scorte di merci, materie prime e materie sussidiarie richiede la soluzione di due problemi di scelta che riguardano: la quantità che bisogna acquistare e ordinare e il momento in cui effettuare l’ordine.
Il lotto economico d’acquisto è la quantità di merci che ogni volta è opportuno ordinare per rendere minima la combinazione di costi totali che l’azienda deve sostenere (costi di ordinazione) e di quelli che si collegano alle scorte in magazzino (costi di stoccaggio).
I costi di ordinazione sono costi fissi che non dipendono dall’entità dell’ordine; il costo annuo di ordinazione ha un andamento decrescente in quanto avendo costi fissi il loro totale annuo diminuisce al diminuire del numero degli ordini.
I costi di stoccaggio sono costi variabili correlati ai volumi delle scorte; il costo annuo di stoccaggio ha un andamento crescente in quanto avendo costi variabili il loro totale annuo aumenta all’aumentare delle scorte.
Il numero degli ordini da effettuare in un anno si ottiene dividendo il fabbisogno annuo per la quantità ordinata.
Quindi il costo totale annuo dell’approvvigionamento si ottiene sommando:
il costo di ordinazione (costo fisso di ogni ordinazione x numero degli ordini) e il costo di stoccaggio (costo unitario di stoccaggio x valore della scorta media).
IL PUNTO DI RIORDINO
E’ il momento dell’approvvigionamento cioè il momento in cui vengono effettuate le ordinazioni ai fornitori.
Si dice punto di riordino di una data merce o di un certo materiale il livello di scorta raggiunto il quale si rende necessario effettuare un nuovo ordine di acquisto di quella merce o di quel materiale.
Esso dipende da: il tempo di riordino espresso in giorni, l’entità media dei prelievi o consumi giornalieri e il livello a cui di colloca la scorta di sicurezza.
Il tempo di riordino è formato: dal tempo che intercorre tra la segnalazione dell’esigenza di merci, la preparazione e la segnalazione dell’ordine; dal tempo di trasmissione dell’ordine e da quello di esecuzione da parte del fornitore e dal tempo di ricezione di valutazione a livello qualitativo e quantitativo e immagazzinamento della merce o dei materiali ordinati.
Il punto di riordino è dato quindi il livello delle scorte che corrispondono alla quantità di beni di cui si prevede la vendita o l’utilizzo produttivo aumentato di una quantità pari alla scorta di sicurezza.
I COSTI
La contabilità analitica(COAN) e quella generale(COGE)
Essa rileva i fatti di interna gestione ovvero quei fatti e operazioni che si riferiscono ai processi produttivi e distributivi.
La contabilità analitica quindi è un complesso di scritture che riguardano la determinazione preventiva, la rilevazione consuntiva, l’imputazione, il raggruppamento, l’analisi, la dimostrazione e il controllo dei costi e dei ricavi aziendali nonché il calcolo di risultati economici particolari.
Essa raggiunge la sua massima utilità nelle imprese industriali in cui la formazione dei costi è molto complessa a causa dei processi di trasformazione fisico - tecnica delle materie prime in prodotti finiti.
Mentre la contabilità generica rileva fatti di gestione esterni di gestione aziendale e ha come scopo la determinazione del reddito d’esercizio, del patrimonio di funzionamento e del bilancio d’esercizio.
Differenze tra COAN e COGE
Oggetto: COGE: fatti di esterna gestione
COAN: fatti di interna gestione

Scopo: COGE: determinazione del reddito d’esercizio e del patrimonio di funzionamento
COAN: programmazione (attraverso Budget: anno precedente x anno successivo) e
controllo economico della gestione.
Natura dei
Fatti rilevati: COGE: fatti di natura economico e finanziaria in modo sintetico
COAN: fatti di natura economica in modo analitico
Momento di
rilevazione dei
costi: COGE: al momento del loro accertamento
COAN: al momento dell’utilizzo di fattori produttivi
Classificazione
dei costi: COGE: secondo la loro natura e origine, ovvero in base ai fattori produttivi ai quali si riferiscono
COAN: secondo la loro destinazione ad un dato oggetto
Riferimento
temporale
delle rilevazioni: COGE: dati storici relativi a produzioni già realizzate
COAN: dati storici e dati preventivi
Strumenti di
rilevazione: COGE: scritture contabili bilancianti basate sul metodo della P.D.
COAN: scritture contabili in P.D. e scritture libere (prospetti, tabelle)
Utilizzo
direzionale: COGE: utilizzo saltuario
COAN: utilizzo continuativo
Obbligatorietà: COGE: è obbligatoria in quanto prescritta dalla legge
COAN: è facoltativa.
Costi nelle imprese industriali
I costi possono essere raggruppati secondo la loro destinazione ovvero in base alle aree funzionali a cui si riferiscono, vi sono costi industriali, commerciali e amministrativi.
Costi industriali (trasformazione delle materie prime in prodotti finiti): materie prime, sussidiarie e di consumo, dei servizi produttivi, del personale tecnico e relativi agli oneri sociali, e costi per ammortamenti e canoni di leasing o di locazione
Costi commerciali (vendite): del personale di vendita, provvigioni a intermediari, trasporto e assicurazione, studi e ricerche di mercato, pubblicità, ammortamenti commerciali, canoni di leasing e locazione di depositi e magazzini.
Costi amministrativi: per il personale amministrativo e oneri sociali, spese legali e onorari professionali, di cancelleria e postali, funzionamento degli organi, oneri finanziari e tributari e ammortamenti amministrativi e canoni leasing per fabbricati ad uso d’ufficio, mobili e macchine d’ufficio.
Il COSTO è un complesso insieme di valori corrispondenti ai consumi di fattori produttivi(materie prime) impiegati in una determinata produzione.
(mettendo insieme tutti i consumi sostenuti otteniamo il significato di costo).
Classificazione dei costi
In base al momento della rilevazione abbiamo: costi consuntivi cioè i costi che si riferiscono ad una produzione già realizzata(costi effettivamente sostenuti) e i costi preventivi cioè i costi che si riferiscono ad una produzione ancora da attuare (prima che avvenga la produzione). Il controllo di ottiene facendo la differenza tra costi consuntivi e preventivi.
In base alla possibilità di misurare oggettivamente la quantità di fattori produttivi impiegati per un oggetto abbiamo: costi speciali cioè i costi riferibili ad un determinato oggetto e sono ad esso attribuiti mediante una misurazione oggettiva (q.tà di fattore consumato*costo unitario) e costi comuni cioè costi sostenuti per più oggetti e sono ad esso attribuiti mediante una ripartizione soggettiva.
In base alla relazione che li lega ai fattori produttivi abbiamo: costi fissi cioè indipendenti dalla quantità prodotta e costi variabili cioè legati da un rapporto proporzionale con la quantità prodotta.
Si dice oggetto di calcolo dei costi un singolo prodotto, una commessa, un intero processo produttivo o una sua fase, un reparto di produzione on un intero settore di attività.
Nella pratica si sostituisce alla distinzione tra costi speciali e comuni quella tra costi diretti e indiretti infatti i costi diretti sono costi speciali per i quali è tecnicamente e economicamente conveniente effettuare una misurazione oggettiva che consenta un’imputazione diretta verso un certo oggetto e i costi indiretti cioè tutti i costi comuni e alcuni costi speciali per cui non si ritiene opportuna una misurazione oggettiva dei consumi dei fattori produttivi
Quindi i costi speciali possono essere imputati direttamente o indirettamente mentre quelli comuni sono sempre imputati ai costi indiretti con ripartizione soggettiva.
Configurazioni di costo
Configurazioni caratteristiche dell’impresa industriale:
Costo primo: tutti i costi imputabili all’oggetto indicato (materie prime, costi di mano d’opera diretta)
Costo industriale: si ottiene aggiungendo al costo primo una quota di costi indiretti industriali, lo scopo è quello di controllare il risultato della produzione industriale e controllare e misurare l’efficienza economico – tecnica del processo produttivo.
Costo complessivo: si ottiene sommando al costo industriale una quota di costi indiretti commerciali, amministrativi e generali. Essa serve a valutare le rimanenze si prodotti finiti e a calcolare i risultati economici parziali e orientare la fissazione dei prezzi di vendita.
Costo economico-tecnico: si ottiene sommando al costo complessivo una quota di oneri figurativi cioè costi che spettano all’imprenditore per fattori produttivi da lui conferiti per la sua attività e per l’assunzione del rischio.
Metodologia del calcolo dei costi
La determinazione del costo è una complessa elaborazione mediante la quale i componenti elementari vengono variamente distribuiti per formare le varie configurazioni di costo di un determinato oggetto.
Le fasi di elaborazione dei costi sono:
La raccolta e la classificazione dei costi sono effettuate dalla COGE mentre la COAN ne riprende i valori;
La localizzazione attribuisce i costi elementari ai centri di costo o alle unità organizzative che hanno causato il sostenimento dei costi.
Il centro di costo è l’unità organizzativa aziendale elementare solitamente rappresentata da un reparto, un ufficio o un servizio che svolge un’attività di carattere amministrativo, tecnico o commerciale. La localizzazione dei costi ha quindi la funzione di stabilire una più corretta determinazione dei costi di prodotto mediante un’imputazione dei costi più razionale.
I centri di costo si distinguono in: centri produttivi in cui si lavora il prodotto, centri ausiliari che forniscono servizi ai centri produttivi (manutenzione) e i centri funzionali nei quali sono localizzati i costi commerciali e amministrativi.
L’imputazione dei costi consiste nell’attribuire i costi elementari e quelli addensati nei centri operativi ad un determinato oggetto di calcolo che può essere costituito da un singolo prodotto o da una serie omogenea di esso ottenuti in un determinato periodo. Si ha imputazione diretta quando i costi sono attribuiti all’oggetto di calcolo per intero o attraverso la misurazione oggettiva e la valutazione dei consumi dei relativi fattori, mentre si ha imputazione indiretta quando i costi sono attribuiti all’oggetto per quote in base a una determinata ripartizione, caratterizzati da un margine più o meno ampio di soggettività.
Nell’imputazione su base unica aziendale l’intero complesso dei costi indiretti da ripartire viene attribuito ai vari oggetti di calcolo in base a un unico criterio, mentre l’imputazione su base multipla aziendale avviene suddividendo i costi indiretti da ripartire in gruppi omogenei e applicando a ciascuno di essi un’appropriata base di ripartizione.
La contabilità a costi consuntivi variabili (direct costing)
Si dicono costi fissi quei costi che non variano al mutare della quantità prodotta.
Si dicono costi variabili quei costi che variano in proporzione al variare della produzione.
Si dicono costi semivariabili quei costi che non variano totalmente al variare della produzione in quanto sono formati da una componente fissa e da una variabile.

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