Le figure femminili di Dante

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Testo

- Le figure femminili di Dante -

Le figure femminili che Dante incontra nel suo viaggio ultramondano non sono molte, forse perché le donne non avevano una vita sociale attiva, di conseguenza si sapeva meno quello che succedeva loro o che loro stesse facevano.
La caratteristica che le accomuna è la fragilità, ciò che invece le distingue è la loro sistemazione nei tre diversi regni che il poeta visita e di conseguenza i loro comportamenti e il loro attaccamento alla vita terrena. Nell’inferno, infatti, le figure femminili sono vendicative, odiano chi le ha uccise e sono ancora molto legate alla vita terrena; nel purgatorio e nel paradiso invece, viene meno qualsiasi risentimento. Le anime del purgatorio vogliono essere ricordate dai loro cari nelle preghiere per accelerare il cammino di penitenza. Nel paradiso, infine, ambiscono soltanto a raggiungere Dio.

Per la prima volta durante il suo viaggio, Dante, nel cerchio dei lussuriosi all’inferno, incontra due figure femminili. Sono personaggi sia storici sia mitologici. Esse sono travolte dalla bufera: come nella vita sono state travolte dalla bufera dei sensi, così, anche dopo la morte, sono travolte da un vento incessante.
Per prima incontra Semiramide che, alla morte del marito, salì al trono ed emanò una legge per giustificare la sua relazione incestuosa. L’altra anima che incontra è quella di Didone che si tolse la vita per passione amorosa e, per amore di Enea, ruppe il giuramento di fedeltà fatto alla memoria del marito. In seguito Dante incontra Cleopatra, nota regina d’Egitto che, secondo la propaganda romana, aveva avuto parecchie relazioni “dubbie”. Infine incontra Elena di Troia, responsabile dell’esplosione della guerra di Troia.
Dante costituisce così la cornice dell’episodio di Paolo e Francesca.
Francesca era la figlia del signore di Ravenna, ha sposato Gianciotto da Rimini, signore di quest’ultima città, uomo zoppo e deforme. Ben presto però si innamora del cognato, Paolo, e viene uccisa dal marito che la sorprese con il fratello. La vicenda va collocata tra il 1283 e il 1285. E’ Francesca che parla con Dante. Si rivolge a lui in modo cortese, colto e sensibile; parla nostalgicamente della sua terra e racconta al poeta la sua vicenda in modo accorato, carico di sentimento.
Lei intende l’amore come una forza irresistibile e fatale. Francesca è animata da un forte odio e da un forte desiderio di vendetta nei confronti del marito.
Esattamente contrapposto all’atteggiamento di Francesca è quello di Pia dei Tolomei, che Dante incontra nella seconda balza dell’antipurgatorio, tra i morti di morte violenta. Pia è una senese che sarebbe stata uccisa dal marito, o per gelosia, o perché voleva sposarsi con un’altra donna. L’anima rivive con Dante i due momenti culminanti della sua vita: il matrimonio e la morte sopraggiunta per mano del marito. La sua vicenda è accompagnata da un sentimento di pietà nei confronti del suo assassino. La scena si svolge entro la dimensione di un colloquio intimo e raccolto. La morte subita per violenza altrui costituisce un momento drammatico dell’esistenza di quest’anima e, a quel momento è ferma la sua memoria, questa violenza è specchio di una degenerazione della società: è un mondo in cui la violenza entra nella famiglia e spinge un marito contro una moglie. Pia è una donna mite e discreta, fatta di pudicizia e di intimità. Dalle sue parole non traspare odio ma un insuperabile e incessante amore.
L’episodio di questa donna richiama la figura di Piccarda che Dante incontra in paradiso, nel cielo della Luna; di Piccarda Donati parlerà con suo fratello Forese Donati nella sesta cornice del purgatorio. Durante questo incontro Dante chiede a Forese dove si trovi sua sorella, egli risponde che, per la sua estrema bontà e gentilezza d’animo, ella si trova in paradiso, dove veglia su suo fratello (vale a dire su di lui).
Forese afferma anche che Piccarda è la continuazione in paradiso di sua moglie Nella, la quale veglia su di lui in terra: entrambe hanno il compito di proteggere e salvare l’una il marito e l’altra il fratello.
Dante incontra Piccarda nel Cielo della Luna in Paradiso. L’avvenimento che racconta al poeta è da collocare tra il 1285 e il 1288: Piccarda è entrata in un convento di Clarisse ma ne è stata tratta fuori con la violenza dal fratello Corso, che l’aveva costretta a sposare un suo amico.
Ella appare a Dante evanescente, appena distinguibile dall’alone di luce che la circonda. La vicenda della sua monacazione e del suo rapimento dal chiostro è nitidissima, sfumata è solo l’accusa dei suoi rapitori.
Le connotazioni specifiche della figura di Piccarda sono: la bellezza, la bontà e la letizia. Il fulcro della sua figurazione è la fragilità, infatti, dalle sue parole, possiamo osservare l’insistenza sulla veste monacale, sul velo e sul chiostro intesi come protezione contro il mondo e contro gli uomini. Lo stesso destino di Piccarda era tooccato anche a Costanza d’Altavilla.
Forse Dante si rifà, per questa vicenda, ad una leggenda secondo cui l’imperatrice sarebbe stata tratta con la forza, per ragioni dinastiche, al chiostro, diventando madre di Federico II.
Il giudizio che Dante dà dell’operato di Piccarda e Costanza è sia negativo che positivo. Dante le incolpa di non aver saputo opporre resistenza alla violenza e, allo stesso tempo, le scusa per questo.
I soli due spiriti che il poeta individua in questo cielo sono due donne perché un uomo che si fosse rassegnato alla violenza, Dante non lo avrebbe circondato della simpatia con cui circondava le due beate.
Tra il Purgatorio ed il Paradiso, Virgilio lascia Dante nelle mani di Beatrice. Ella si trova nell’empireo e scende per accompagnare Dante in questo suo viaggio. Beatrice era in terra la donna di Dante, qui è soprattutto la maestra che guida, chiarisce esplica i dubbi che insorgono al poeta. Utilizza la sua sapienza teologica e filosofica, parla con partecipe e commossa attenzione, con grazia e nobiltà, senza smancerie e senza freddezza.
Beatrice riesce a risolvere i dubbi di Dante prima che il poeta possa esprimerli.
Nel cielo del Sole, Dante incontra una figura femminile allegorica che riprende da una riproduzione francescana scritta in latino. Il poeta insiste in particolar modo sul matrimonio tra San Francesco e la Povertà, di cui il santo è secondo sposo: suo primo matrimonio fu Gesù Cristo, dopo di lui la “donna” era stata disprezzata e non era stata richiesta a nozze da nessuno.
San Francesco, pur essendo ancora molto giovane, affrontò la collera del padre per amore di Madonna Povertà. Il Santo dedicò gran parte della sua vita alla predicazione della povertà, rendendone testimonianza col suo esempio di vita eremitica. San Francesco, per amore di questa donna, rinuncià all’eredità dei beni paterni e si avvia alla vita di sacrificio con la sua mistica sposa.
Concludendo, possiamo osservare che, per nessuna delle donne incontrate, Dante offre una descrizione fisica. Le poche storie nche hanno per protagonista una figura femminile lo hanno colpito profondamente e per questo si sente molto legato a loro. A parte le figure di donne mitologiche, che comunque hanno occupato una posizione di prestigio durante la loro vita, le donne che incontra appartengono a classi sociali medio alte, sono acculturate e rispettose. Infine, parlando di loro, il poeta usa spesso il registro e la metrica usata nelle poesie del Dolce Stil Novo.

Esempio



  


  1. ely

    la condizione di dante e la condizione dell uomo