Divina Commedia (II Canto)

Materie:Appunti
Categoria:Dante

Voto:

1.5 (2)
Download:78
Data:10.09.2001
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
divina-commedia-ii-canto_1.zip (Dimensione: 5.12 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_divina-commedia-(ii-canto).doc     28.5 Kb


Testo

Noi eravamo ancora lungo il mare,
come coloro che pensano alla strada da percorrere,
che viaggiano con il pensiero ma stanno fermi con il corpo.
Ed ecco, come, sorpreso dall’alba,
per gli spessi vapori Marte appare rosso
giù a ponente sopra la sua superficie del mare,
tale mi apparve, e possa io rivederlo,
una luce che veniva verso il mare così veloce,
che nessun volo può uguagliare il suo moto.
Non appena distolsi per un momento
lo sguardo per chiedere alla mia guida,
lo rividi più grosso e più luminoso.
Poi da ogni suo lato mi apparve
qualcosa di bianco, e di sotto
a poco a poco ne apparve un altro.
Il mio maestro restò in silenzio,
finché le prime due forme bianche si rivelarono ali;
allora distinse bene che era il nocchiero,
gridò: “presto, inginocchiati.
Ecco l’angelo di Dio: congiungi le mani;
d’ora in poi ne vedrai altri di questi ministri.
Vedi che rifiuta ogni strumento dell’uomo,
così che non vuole né remo, né altra vela
che le sue ali, tra lidi tanto lontani.
Vedi come ha le ali dritte verso il cielo,
attraversano l’aria con le penne eterne,
che non si mutano come il pelo delle creature mortali”.
Poi, come si avvicinava sempre di più,
l’angelo, più chiaro diventava:
per cui l’occhio non poté guardarla da vicino,
abbassai lo sguardo; e l’angelo arrivò sulla riva
con un vascello talmente agile e leggero,
che non imbarcava acqua.
Il nocchiero stava a poppa della nave,
ed era talmente bello che la sua descrizione renderebbe felice chi la legge;
e più di cento anime stavano sedute dentro.
“Israele all’uscita dell’Egitto”
cantavano tutti insieme all’unisono
con gli altri versi che nel salmo seguono a questo.
Poi l’angelo fece su di essi il segno della santa croce;
dopo di che si gettarono tutti sulla spiaggia;
ed egli se ne andò via velocemente, com’era venuto.
La schiera di anime che rimase lì, come se non
conoscesse il luogo, si guardavano intorno
come colui che sperimenta delle novità.
Da tutte le parti si diffondeva la luce
del sole, che con i suoi veloci raggi aveva
in cielo cacciato la costellazione del Capricorno,
quando le nuove anime alzarono lo sguardo
verso di noi, ci dissero: “se voi la sapete,
mostrateci la via per arrivare alla montagna”.
E Virgilio rispose: “voi credete
forse che siamo esperti di questo luogo;
ma noi siamo pellegrini come voi.
Siamo venuti poco fa, poco prima di voi,
attraverso un’altra strada, che fu così aspra e pericolosa,
che salire questa montagna ci sembrerà quasi un gioco”.
Le anime, che si erano accorte di me,
perché respiravo, che ero ancora vivo,
si meravigliarono ed impallidirono.
E come un messaggero che porta un ramoscello di ulivo
e la gente gli va incontro per avere delle novità,
e nessuno si preoccupa di spingerlo,
così fissarono il mio viso tutte
quelle anime fortunate,
quasi dimenticando di proseguire.
Io vidi uno di loro farsi avanti
Per abbracciarmi con un affetto così grande
Che spinse anche a me a fare lo stesso.
Ohi ombre inconsistenti, tranne che nell’aspetto!
per tre volte cercai di abbracciarla,
e per tre volte tornai con esse al petto.
Il mio volto, credo, meravigliato;
perché l’ombra sorrise e si ritrasse,
ed io, seguendola, mi spinsi oltre.
Dolcemente mi disse di fermarmi;
allora riconobbi chi era, e lo pregai
che si fermasse un poco a parlare con me.
Mi rispose: “così come ti ho voluto bene
quando ero vivo, così ti amo adesso:
per questo mi fermo; ma tu perché fai questo cammino?”.
“Casella mio, faccio questo viaggio
per poter tornar sulla terra”,
dissi io; “ma a te come mai è stato tolto tanto tempo?”.
Ed egli a me: “non mi è stata recata nessuna offesa,
se colui che porta nella sua barca quando e chi vuole,
più volte si è rifiutato di portarmi qua;
perché la sua volontà nasce da quella giusta di Dio:
ma veramente da tre mesi egli ha portato sulla sua barca
chiunque è voluto entrare, senza opporsi.
Per cui io, che ero volto al mare
dove l’acqua del Tevere diventa salata,
fui da lui accolto benevolmente.
Ora egli è volato a quella foce,
perché le anime si raccolgono tutte là
quelle che non scendono all’Acheronte”.
Ed io: “se nuova legge non ti toglie
memoria o uso di canti d’amore
che soleva placare tutti i miei affanni,
con questo canto conforta
la mia anima, che, venendo qua col corpo
è tanto affannata!”.
“Amor che ne la mente mi ragiona”
cominciò egli allora con tanta dolcezza,
che quella dolcezza risuona ancora dentro di me.
Il mio maestro ed io e quella anime
che gli stavano accanto sembravano così lieti,
come se nessuno pensasse ad altro.
Noi eravamo tutti fissi e attenti
al suo canto; quando sopraggiunse il venerando vecchio
gridando: “che cosa significa questo, o spiriti pigri?”
che negligenza, che ritardo è questo?
Correte alla montagna a spogliarvi del guscio
che non vi lascia vedere Dio”.

Esempio