Dante -- Inferno

Materie:Appunti
Categoria:Dante

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Testo

CANTO X

L’incontro con Farinata e Cavalcante, padre di Guido Cavalcanti, segna uno dei punti intensi ed alti dell’arte di Dante. Sul piano psicologico i due personaggi mostrano in profondità due nature di complessa umanità. Sul piano strutturale questa ricchezza rientra per intero nel motivo morale del conto, rivelandosi i due dannati egualmente vincolati al limite dell’orizzonte umano (Farinata nella dimensione pubblico- politica, Cavalcante in quella privata). Inoltre il personaggio Dante si arricchisce in senso umano e allegorico interagendo in profondità con i due spiriti : è anzi proprio nel rapporto con Dante che si rivela la radice profonda della loro umanità, infine si viene chiarendo per contrasto l’orizzonte del pensiero dantesco specie in senso politico: il rapporto tra la storia umana è la concezione cristiana, benché difficile e complesso, riconferma la propria inevitabilità.

CANTO XI

Tutte le categorie dei peccati rientrano in quelle chiamate aristoteliche e scolastiche di incontinenza e ingiuria; fatta eccezione per la mancanza di fede (con o senza colpa: eretici e limbo). Escluso il primo cerchio (limbo) e il sesto (eretici) i cerchi finora visitati contengono peccati che rientrano nella categoria dell’incontinenza (lussuria, gola, avarizia, prodigalità, ira,…); l’incontinenza consiste nel lasciare prevalere le passioni cercando di trarre un piacere eccessivo da cose in se stesse non peccaminose: il peccato (come dice la parola incontinenza) nasce dall’eccesso. Sono peccati gravi perché offendono violentemente Dio e sono puniti duramente. Più gravi sono i peccati il cui fine consapevole è l’ingiuria, in altre parole il mancato rispetto delle leggi divine e naturali che regolano i rapporti tra gli uomini con Dio. Essi sono puniti n modo più duro nei tre cerchi più bassi, l’ingiuria può essere fatta con violenza e con l’inganno. Il secondo caso è più grave perché implica un uso perverso delle facoltà intellettive dell’uomo. Nel VII cerchio sono puniti i peccatori di ingiuria violenta (contro Dio ,la natura e l’arte;i suicidi e gli scialacquatori , i violenti contro il prossimo).
Nell’VIII e IX cerchio sono i peccatori di ingiuria con inganno: i fraudolenti. Anch’ essi sono divisi in gruppi. Nell’VIII cerchio le male bolgie sono i fraudolenti contro chi non si fida divisi in 10 bolgie (seduttori, adulatori, ipocriti, ladri9. Nel IX cerchio stanno i fraudolenti contro chi si fida divisi in quattro gruppi: traditori dei parenti, della patria, degli ospiti, dei benefattori. Il canto rivela le doti espositive del genio dantesco in una lucidità ed ordine ineccepibili. Rivela quale decisa importanza abbiano lo schema concettuale e quindi la robusta struttura dell’opera; cosicché non è esagerato dire che senza un simile schema concettuale e senza una struttura siffatta la poesia non solo mancherebbe di sostegno ma addirittura non potrebbe esistere.

CANTO XIII

Lo stile aspro ed elaboratissimo del canto riflette l’innaturalità perversa e stravolta dell’atto suicida: infatti questo canto è tra i più mossi e vivaci sul piano narrativo e fantastico. L’atteggiamento del personaggio Dante è sapientemente dosato dallo stupore all’angoscia: nelle sue relazioni si evidenzia più che umana partecipazione il tentativo di capire le ragioni di un peccato così complesso sia sul piano morale che psicologico, e si evidenzia così lo sforzo di penetrare le ragioni profonde della punizione divina, volta al ristabilimento di un ordine superiore di armonia e di giustizia.

Canto xv

Nell’episodio di Brunetto la meditazione sui limiti dei valori umani condotta nei canti precedenti giunge ad una raffigurazione definitiva, in Brunetto convivono la massima altezza positiva della: ma la legge divina non consente eccezioni né macchie. Qui però Dante non è, come altrove, turbato dalla condanna: ormai gli è divenuto più chiaro il senso superiore del giudizio divino. Per questo qui l’atmosfera può concedere una pausa di intimità prima dell’incupimento definitivo delle male bolgie. L’inferno non è però dimenticato, emerge continuamente nelle parole di Brunetto e Dante stesso è la convinzione ineliminabile perché possa aver luogo la meditazione comune di Brunetto e Dante perché i valori più alti della civiltà umana rivelino in via definitiva il loro limite e insieme recuperino al cospetto della figura dignitosa di Brunetto tutta la nobile grandezza loro consentita.

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