Malattie batteriche

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Testo

LE
MALATTIE
BATTERICHE

I BATTERI PATOGENI
I batteri sono esseri unicellulari procarioti, cioè la loro cellula è priva di membrana nucleare, sono più piccoli dei lieviti ma più grandi dei virus, diffusi su tutta la superficie del globo, nel suolo, nell’ acqua e nell’ aria. Gran parte vivono sopra o all’interno di organismi più grandi, compreso l’ uomo.
Alcuni causano malattie e vengono definiti patogeni, ma non tutti sono pericolosi ; al contrario, altri sono molto utili, come ad esempio la flora intestinale e i batteri che producono composti azotati per le piante in crescita.
I batteri vengono classificati anche per la loro forma : rotondi (cocchi), a bastoncello (bacilli), ricurvi (vibrioni) e ondulati (spirilli).
La maggior parte è priva di movimento, ma alcuni sono mobili autonomamente o grazie ai flagelli. I cocchi si trovano spessi in associazioni precise: gli stafilococchi sono raccolti a grappolo, gli streptococchi formano catene e i diplococchi sono accoppiati.
In condizioni favorevoli tutti i batteri sono in grado di svilupparsi molto rapidamente, fino a raddoppiare di numero in mezz’ ora. Se le condizioni non sono favorevoli muoiono molto facilmente, ma alcuni producono spore (cellule a parete spessa, molto resistente al caldo ed anche all’ essicamento), che rimangono inattive fino a che le condizioni non ridiventano favorevoli.
I batteri patogeni inducono malattie fondamentalmente in due modi. Possono entrare in un tessuto e danneggiarlo moltiplicandosi, oppure possono rilasciare delle sostanze chiamate tossine, che riescono a danneggiare anche zone molto lontane dal punto d’ ingresso.
Le endotossine sono contenute nel batterio che le rilascia nel momento in cui muore, le esotossine vengono invece emesse dal batterio vivente.
Di solito i segnali e i sintomi della malattia sono provocati dalle esotossie come accade nel tetano, nel quale i batteri che si sviluppano in una ferita non pulita emettono un’ esotossina che danneggia il sistema nervoso.
I microrganismi patogeni vengono trasmessi di solito per contatto diretto, attraverso il respiro, per contatto con escreti inquinanti o attraverso gli insetti.
Nella maggior parte dei casi l’ organismo è in grado di difendersi dai batteri pericolosi. Tuttavia, nel caso in cui riescano a stabilire una testa di ponte nell’ organismo e a causare una malattia, questo necessita di aiuto da parte di farmaci in grado di uccidere i batteri, o per lo meno di bloccare la loro riproduzione. Questi farmaci sono chiamati battericidi se uccidono i batteri e batteriostatici se ne inibiscono la riproduzione.
Gli antibiotici non devono essere usati in maniera indiscriminata, perché se impiegati in modo scorretto possono favorire lo sviluppo di ceppi resistenti. Le tecniche di sterilizzazione degli ambienti prevedono l’uso di disinfettanti, del calore (sia secco, sia in forma di vapore) e talvolta anche di radiazioni.

LA TUBERCOLOSI
La tubercolosi (o TBC) è un‘infezione provocata dal Mycobacterium tubercolosis (o bacillo di Koch) o, più raramente, da Mycobacterium bovis che infetta generalmente i bovini.
I bacilli tubercolari si presentano come bastoncelli sottili e dritti (dimensioni di circa 0,4 x 3Im), non è possibile classificarli tra i germi gram-positivi né tra quelli gram-negativi.
I micobatteri sono aerobi stretti, non producono alcuna tossina riconosciuta: la malattia viene provocata dallo stabilirsi e dalla proliferazione di microrganismi virulenti e dalle reazioni tra questi e l’ospite. Può colpire praticamente tutti gli organi ed essere acuta o cronica. Tuttavia, si insedia più frequentemente nei polmoni.
Un tempo la tubercolosi era un’importante causa di morte in tutto il mondo, ma con il controllo dell’ infezione, le cure farmacologiche e la vaccinazione, l’indice di mortalità ha subito un crollo verticale, almeno nei paesi sviluppati. Se si eccettuano i rari casi in cui l’infezione viene trasmessa al feto attraverso la placenta, la tubercolosi si contrae per inalazione o per ingestione di materiale infetto attraverso goccioline di saliva, polvere, cibo e latte. Una volta stabilita, l’infezione può diffondersi dal luogo primario direttamente ai tessuti vicini opppure essere trasportata a siti lontani attraverso il sistema linfatico o il sangue.
I sintomi della tubercolosi vanno dal malessere generale alla stanchezza, dalla perdita di appetito alla febbre e al sudore notturno. Altri sintomi dipendono dal punnto di infezione. Se si tratta dei polmoni la febbre è spesso accompagnata da emotisi. L’infezione intestinale più frequente nell’intestino tenue dà spesso luogo a problemi di assorbimento e ad occlusione intestinale. In alcuni casi compaiono meningite, pericardite, artrite tubercolare e così via.
Molto spesso le ghiandole linfatiche che drenano la struttura affetta si ingrossano, tanto che l’ingrossamento dei noduli linfatici è uno dei sintomi che fa pensare alla tubercolosi. L’infezione può anche non produrre sintomi per lungo tempo, perciò dato che i polmoni sono il luogo più frequente di infezione, nelle zone in cui la tubercolosi è presente si devono periodicamente sottoporre le persone che vengono a contatto con i malati a radiografie dei polmoni e al TEST DI MANTOUX. La diagnosi viene eseguita per mezzo di raggi X e con l’analisi dei liquidi corporei e dei tessuti, per individuare i microrganismi responsabili.
La cura consiste nel trattamento con associazioni di antibiotici che dura anche per sei mesi. A volte è necessario intervenire chirurgicamente. La guarigione avviene con la formazione di una cicatrice caratteristica nel punto dell’infezione.
Talvolta il batterio rimane latente per lungo tempo nella cicatrice e ritorna attivo in tempi successivi. Nella maggior parte dei casi la cicatrice in quanto tale non dà problemi, ma in altri, come nel caso delle tube di Falloppio, può dare luogo a fibrosi e causare sterilità.
La vaccinazione con il vaccino BCG (per i soggetti a rischio) produce immunità, almeno in parte, e previene la tubercolosi in alcune persone. Tuttavia questo tipo di vaccinazione rende il paziente perennemente positivo al test della tubercolina che diventa così inutile dal punto di vista diagnostico.
Prova alla tubercolina : la tubercolina è un filtrato concentrato di brodo in cui sono cresciuti per 6 settimane bacilli tubercolari e che contiene Tubercolo-proteine utilizzate per studiare le reazioni cutanee che provocano. Nei soggetti che non hanno avuto contatto con i bacilli tubercolari non si ha alcuna reazione.
Una positività alla prova tubercolina indica che il soggetto è stato infettato dai bacilli tubercolari in precedenza (non indica uno stato attuale di attività della malattia) : dopo 24-48 ore si osserva un indurimento cutaneo del diametro superiore a 10 mm, edema ed eritema.
La persona tubercolino-positiva è esposta al rischio di sviluppare la malattia per attivazione dell’infezione primaria, al contrario della persona tubercolino-negativa.

LA POLMONITE
La polmonite è un’infezione dei polmoni dovuta ad infezione batterica, virale o fungina oppure a danni di tipo fisico e chimico.
L’ agente batterico responsabile è il pneumococco. I pneumococchi (Diplococcus pneumoniae, Streptococcus pneumoniae) sono diplococchi gram-positivi. Essi producono la malattia per la loro capacità di moltiplicarsi nei tessuti, non elaborano tossine importanti. L’ infezione pneumococcica determina versamento di liquido edematoso contenente fibrina negli alveoli, seguito dall’ arrivo di emazie e di leucociti. Ciò provoca difficoltà di respiro.
In seguito le cellule mononucleate fagocitano attivamente i detriti e la parte liquida viene gradualmente riassorbita. I pneumococchi vengono inglobati dai fagociti dentro i quali sono digeriti.
I polmoni sono un substrato eccezionalmente soggetto alle infezioni, dato che ad ogni respiro si immettono in essi dei microrganismi.
Le barriere organiche dei polmoni comprendono la filtrazione dell’aria da parte del naso, la mucosa che ricopre le vie aeree e che imprigiona le particelle di polvere ed i microbi, le ciglia (espansioni a forma di pelo che coprono i dotti più grandi e che espellono il muco, le particelle più grandi ecc. dai polmoni) ed il sistema immunitario che opera all’interno del tessuto polmonare, vale a dire la combinazione di anticorpi e di globuli bianchi a funzione protettiva (fagociti). Se queste difese perdono efficacia a causa dell’età, di un’infezione virale o dell’uso di farmaci immunosoppressori (somministrati per bloccare la reazione di rigetto nei trapianti), la polmonite ha più probabilità di manifestarsi.
Prima della scoperta degli antibiotici, la forma più frequente era la polmonite lobare, i cui agenti eziologici erano i batteri della specie pneumococco. La polmonite da pneumococco normalmente attacca un solo polmone o un solo lobo polmonare, il quale subisce modificazioni tali che il tessuto, da pieno d’ aria e di consistenza spugnosa, diventa pesante e compatto.
La polmonite lobare provoca febbre alta che arriva spesso al delirio; nel caso in cui sia molto esteso causa difficoltà respiratorie, cianosi e perdita di conoscenza, poiché la quantità di tessuto polmonare in grado di scambiare ossigeno con il sangue diminuisce drasticamente. Si possono avere anche infiammazioni alla membrana che ricopre i polmoni (pleurite) con dolore intenso ad ogni respiro. Spesso si ha la comparsa di emottisi (sputo contenente sangue).
Prima che si scoprissero gli antibiotici, la polmonite lobare era molto spesso letale, soprattutto quando l’ infezione colpiva entrambi i polmoni (polmonite doppia) . Attualmente l’impiego di antibiotici porta alla rapida guarigione almeno nel 95% dei casi. Nella broncopolmonite le zone di infiammazione sono disseminate nel tessuto polmonare. Normalmente i sintomi sono meno esasperati che nella polmonite lobare; si ha comunque la presenza di tosse, difficoltà di respirazione e febbre.
La broncopolmonite può essere fatale, soprattutto per gli anziani e per coloro che siano già debilitati da altre malattie, come un tumore ad uno stadio avanzato. In queste condizioni è una frequente causa di morte. Altri agenti patogeni che provocano la broncopolmonite sono l’ Hemophilus, il micoplasma e i virus, tanto che spesso è una complicazione dell’ influenza.
La terapia antibiotica funziona in genere nelle polmoniti batteriche, mentre per quelle virali non esistono ancora cure efficaci. Tuttavia si possono alleviare i sintomi somministrando ossigeno, farmaci antipiretici e analgesici. La polmonite può anche derivare da agenti chimici o fisici, per esempio dall’ inalazione di gas nocivi, come l’ anidride solforosa, o del vomito in condizioni di incoscienza o di semincoscienza e dall’ inspirazione di aria molto fredda. La cura di questo tipo do polmoniti viene fatta con la suzione dell’ liquido infiammatorio dai polmoni con l’ uso di farmaci antiinfiammatori e di ossigeno. Qualche tipo di polmonite si può prevenire vaccinandosi contro i batteri o i virus responsabili.
Esistono in commercio vaccini contro l’ influenza e contro lo pneumococco. Il loro uso è raccomandato soprattutto per gli anziani e per le persone affette da malattie debilitanti.
LA MENINGITE
Il cervello ed il midollo spinale sono ricoperti da tre membrane, tecnicamente note come meningi: la dura Matera (più esterna e più dura, in contatto con l’interno del cranio), l’aracnoide (la membrana media) e la pia Matera (membrana più interna, a diretto contatto con la superficie del cervello).
Il termine meningite sta ad indicare l’infiammazione di queste membrane, in particolare della aracnoide e della pia Matera. Dipende soprattutto da infezioni batteriche o virali. Il germe viene trasmesso dai soggetti meningitici e dai portatori sani attraverso goccioline di secrezione nasofaringea. I microrganismi possono raggiungere le meningi dall’esterno, per esempio attraverso una profonda ferita al capo, dal torrente sanguigno, a causa di un’altra infezione (localizzata per esempio all’albero respiratorio), oppure, raramente, a partire dal cervello stesso.
La maggior parte di meningiti piogenetiche, che producono pus, sono causate da uno dei seguenti batteri: Neisseria meningitidis (meningococco), Diplococcus pneumoniae (pneumococco) o Hemophilus influenzae; le meningiti dovute a quest’ultimo microrganismo sono più frequenti nei bambini al di sotto dei 5 anni.
La Neisseria meningitidis (meningococco) è un cocco gram-negativo immobile, asporigeno con disposizione a coppie. E’ patogeno per l’uomo e ha sede intracellulare. Circa il 25% degli individui sono portatori sani di meningococchi, localizzati nel secreto naso-faringeo. Talvolta per ragioni sconosciute essi raggiungono il sistema circolatorio e vanno a localizzarsi nelle meningi.
Il Diplococcus pneumoniae (pneumococco) è un cocco gram-positivo con disposizione a dipococco. Il 40-70% della popolazione adulta è portatrice di pneumococchi nelle prime vie respiratorie. Può provocare otite, sinusite, polmonite e altri processi infettivi.
I pneumococchi producono la malatia per la loro capacità di riprodursi nei tessuti. Essi non elaborano tossine importanti.
L’Hemophilus influentiae è un piccolo bastoncello, immobile, gram-negativo. E’ causa di infezioni respiratorie e della meningite batterica.
Quando i batteri infettano la superficie della membrana, le meningi si infiammano e lo spazio tra le due meningi più interne (spazio subaracnoideo), che in condizioni normali contiene il liquido cefalo-rachidiano (liquor), si riempie di pus. Ciò non si verifica se la meningite è causata dal Mycobacterium tubercolosis, quello che provoca la tubercolosi.
Tutte le forme di meningite acuta, qualunque ne sia l’agente patogeno, danno origine ad una serie di sintomi comuni, anche se quelli da bacillo tubercolare sono più insidiosi che drammatici. Il primo sintomo è un mal di testa che aumenta progressivamente di intensità. Il malato presenta temperatura molto elevata e pronunciata rigidità al collo. Di pari passo con il peggioramento della malattia le condizioni mentali del malato scadono progressivamente dal delirio, alla sonnolenza, fino al coma. A tutti questi sintomi si associa spesso fotofobia, elevata sensibilità alla luce, e convulsioni.
L’analisi certa dipende dal liquido cerebro-spinale, che si preleva per mezzo di una puntura lombare, ovvero inserendo tra un ago cavo tra due vertebre, nella parte bassa della schiena, fino al punto dal quale è possibile prelevare il liquido. L’aspetto del liquido (limpido o opaco), il suo contenuto in zuccheri e proteine e la presenza di batteri, che possono essere colorati ed osservati al microscopio per un esame specifico, sono tutte importanti evidenze per la diagnosi di meningite.
Per una conferma della diagnosi attraverso la coltura di batteri sono necessari uno o due giorni, ma è importantissimo che le cure abbiano inizio immediatamente. Sia il meningococco che lo pneumococco sono di solito sensibili ala penicillina, sicché il classico trattamento iniziale prevede l’iniezione endovenosa di benzil penicillina, detta penicillina G, ogni quattro ore. La meningite da meningococchi risponde molto bene alla penicillina, per cui se la cura ha inizio tempestivamente, nella maggioranza dei casi si ha una remissione completa. Invece la meningite da pneumococchi migliora più lentamente e qualche volta provoca complicazioni neurologiche permanenti come il peggioramento dell’udito. Quest’ultimo tipo di meningite ha un alto indice di mortalità in pazienti di età superiore ai 50 anni. La meningite da Hemophilus influenzae guarisce in oltre il 90% dei casi con un rapido trattamento di ampicillina o cloramfenicolo.
Per la meningite virale non esistono cure specifiche, la stragrande maggioranza di queste guarisce spontaneamente. La meningite di origine tubercolare risponde solitamente bene ai farmaci impiegati per la cura specifica della tubercolosi. Le meningiti croniche di origine micotica sono aumentate in seguito al grande impiego di antibiotici, steroidi e farmaci tossici.
LA SCARLATTINA
E’ una malattia infettiva acuta, un tempo assai più grave ed oggi caratterizzata da una straordinaria frequenza di forme lievi e atipiche.
E’ causata dal batterio streptococco beta-emolitico di gruppo A .
Gli streptococchi sono microrganismi di forma sferica, tipicamente disposti in catenelle ed ampiamente diffusi in natura.
Alcuni sono membri della normale flora batterica dell’uomo, altri sono legati a patologie attribuibili in parte ad infezione e in parte a sensibilizzazione streptococcica. Gli streptococchi ptoducono sostanze extra-cellulari ed enzimi. La loro capacità di emolizzare in vario grado le emozie è un’importante base di classificazione.
L’infezione più comune dovuta agli streptococchi beta-molitici è l’angina streptococcica. Se gli streptococchi infettanti producono tossina eritrogenica e il soggetto non possiede immunità antitossica, si ha la comparsa dell’esantema scarlattinoso. Anche una persona in ottima salute può portare in sé questo germe e infettare un’altra persona, che può ammalarsi di scarlattina : questi individui apparentemente sani che portano con sé lo streptococco della scarlattina si chiamano appunto “portatori sani”.
Il contagio avviene attraverso goccioline di saliva o attraverso oggetti (es. giocattoli, indumenti, libri), sui quali lo streptococco sopravvive a lungo.
L’incubazione dura 2-5 giorni, poi compare febbre alta, dolore alla deglutizione e tumefazione dei linfonodi laterocervicali. Successivamente insorge l’esantema che parte di solito dal torace e si estende poi a tutto il corpo. Il viso può essere arrossato per la febbre, ad eccezione d una zona pallida che comprende il naso e le labbra, zona chiamata “maschera scarlattinosa”. Il cavo orale è fortemente arrossato e la lingua è ricoperta da una patina giallastra e presenta papille anch’ esse olto arrossate : “lingua a lampone” tipica di questa malattia. L’esantema dura pochi giorni ed è particolarmente visibile nelle pieghe inguinali e ascellari. Si presenta con numerosissime e minuscole macchiette rosse leggermente rilevate e tanto vicino tra loro da dare l’impressione che tutto il corpo sia uniformemente arrossato. Dopo 15-20 giorni la pelle delle palme delle mani e delle piante dei piedi si stacca a squame più o meno grandi.
La terapia a base di antibiotici (ampicillina,penicillina) previene le eventuali complicazioni. Queste possono essere tossiche, come la miocardite, settiche, come l’otite e la broncopolmonite e immunologiche, come la nefrite; solo raramente si hanno casi di reumatismo articolare.
MALATTIE PROVOCATE DA SALMONELLE
Le salmonelle sono bastoncelli mobili ad estremi arrotondati, ciliati, gram - positivi e aerobi.
Le pareti cellulari delle salmonelle, come in tutti i batteri gram - negativi, contengono liposaccaridi che sono liberati in segiuto a lisi cellulare e agiscono da endotossine. L’ infezione avviene in genere per via orale. Sorgenti di infezioni sono gli alimenti e le bevande che sono state contaminate con salmonelle.
Sono importanti le seguenti sorgenti:
• acqua : la contaminazioni con feci spesso porta a epidemie, che insorgono bruscamente;
• latte e derivati : (galato alla crema, formaggio) per contaminazione con feci, per insufficiente
pastorizzazione oppure per manipolazione impropria ;
• frutti di mare: : la coltivazione in acqua contaminata ;
• uova in polvere o congelata : da pollame infetto oppure da contaminazione durante il processo
di preparazione ;
• carni e prodotti carnei : Sia da animali infetti (gallinacei) che per contaminazione con le feci dei
roditori;
• coloranti di origine animale : (es. carminio) usati nei cibi o nei cosmetici.
Nella diffusione delle salmonelle sono estremamente pericolosi i cosiddetti “ portatori ” , cioè individui che non manifestano i segni della malattia ma che eliminano, specialmente con le feci, un gran numero di germi.
Prove diagnostiche di laboratorio vengono eseguite in emoculture e con campioni di feci.
In tutte le forme di infezioni da salmonelle i germi penetrano per via orale e possono portare a infezione sia chimca che subchimica. Le salmonelle possono produrre 3 tipi di malattie, ma le forme miste sono frequenti :
le febbri intestinali : Tifo (Salmonella typhi) e Paratifo (Salmonella paratyphi).
Nel tipo addominale dopo un’ incubazione di 1-3 settimane si manifesta con febbre, la lingua si fa palmosa al centro, arrossata ai bordi e le labbra diventano asciutte, segue diarrea, segni cutanei con roscole addominali.
La localizzazione del bacillo nella mucosa intestinale provoca lesioni che possono a perforazione con conseguente emorragia e peritonite. Possono esserci gravi complicazioni, soprattutto circolatorie.
Un tempo e epidemie erano un flagello e provocavano molte vittime, ora grazie al vaccino la malattia è diventata molto rara. Come terapia è efficace l’impiego di antibiotici.
setticemia : Salmonella choleraeduis.
Al contagio per via orale segue una precoce invasione del torrente sanguigno. Il periodo di incubazione è variabile, successivamente insorge febbre alta. I sintomi intestinali sono spesso assenti. I germi si disseminano ampiamente e tendono a provocare focolai, ascessi, meningiti, osteomiciti, polmoniti ed endocarditi, specialmente nelle persone debilitate.
gastroenteriti : Tossinfezione alimentare (Salmonella enteritiolis o Salmonella derby).
I sintomi ( nausea, vomito, diarrea) compaiono dopo un breve periodo di incubazione (8-48 ore) dopo che l’ingestione di germi in gran numero ha determinato una violenta irritazione delle mucose; tuttavia, di solito, non si verifica penetrazione dei microrganismi nel torrente ematico e neppure disseminazione ad altri organi e il decorso è breve (2-5 giorni).
PROFILASSI
Devono essere osservate misure precauzionali di stretta igiene per evitare contaminazione dei cibi e delle bevande. La carne, le uova ed il pollame “sospetti” devono essere accuratamente cotti.
Controlli periodici devono essere fatti sul personale addetto alla manipolazione degli alimenti.
IL COLERA

E’ una grave malattia infettiva ed epidemica diffusa essenzialmente in India e in altri paesi asiatici. Il germe responsabile è il vibrione colerico isolato da Koch nel 1882.
I vibrioni sono bastoncelli ricurvi, a forma di virgola, gram-negativi e aerobi; essi sono mobili e possiedono un unico flagello polare. Non sono sporigeni.
Il colera è un processo infettivo non invasivo: i germi non raggiungono il torrente circolatorio ma rimangono localizzati nell’intestino dove si moltiplicano e liberano la tossina colerica.
L’infezione si prende per contatto diretto con il malato, attraverso le feci o con un’altra sostanza emessa dal malato e la via d’ infezione è rappresentata dal tubo digerente.
L ‘incubazione dura circa 3-5 giorni, passati i quali cominciano i primi disturbi determinati dall’ infiammazione acuta delle pareti intestinali con nausea, vomito e diarrea intensa, con dolori addominali crampiformi. Si ha una rapida perdita di liquidi e di sali che porta a una profonda disidratazione e al collasso circolatorio.
Vi sono forme fulminanti con morte entro due giorni ; forme gravi e quasi sempre mortali che durano circa una settimana e forme meno gravi con prognosi benigna, dalla durata molto lunga.
La più importante misura terapeutica consiste nella somministrazione di liquidi per combattere il grave stato di disidratazione. Molti farmaci antimicobici sono efficaci contro il colera come ad esempio la tetraciclina.
IL TETANO
E’ un’infezione causata da Clostridium tetani, bacillo gram-positivo dalla forma caratteristica a bacchetta di tamburo, sporigeno, anaerobio. Questo produce una tossina (tetanoplasmina) che provoca sul sistema nervoso centrale un forte aumento della eccitabilità spontanea e riflessa che si manifesta con contratture muscolari e crisi convulsive generalizzate, e una emolisina dotata di forte potere emolitico. Il germe che allo stato di spora si trova nel terreno disseminato con gli escrementi degli erbivori, resistentissimo agli agenti chimici ed atmosferici, penetra nell’organismo attraverso lesioni della cute, specie se queste vengono contaminate da polvere o terra.
Il Clostridium tetani è un microrganismo che non ha tendenza all’invasione: il germe resta localizzato nella ferita, talora anche dopo la guarigione di questo; qui esso produce le sue tossine che provocano i disturbi nervosi e l’anemia emolitica. L’azione della tossina si esercita in parte sul tessuto nervoso del midollo spinale, aumentando l’eccitabilità riflessa, ed in parte sui nervi periferici, determinando spasmo muscolare dopo un’incubazione che varia da 2 a 50 giorni.
La sintomatologia del tetano inizia con contrattura dei muscoli facciali e masticatori : i muscoli della mandibola entrano in uno stato di contrazione tale da rendere impossibile l’apertura della bocca.
Nei casi gravi tutta la muscolatura del corpo può entrare in contrazione conferendo al malato caratteristiche posizioni, quali ipertensione del tronco, flessione laterale destra o sinistra ecc. Gli spasmi del diaframma e degli altri muscoli respiratori, della glottide e di altri importantissimi territori muscolari possono mettere il malato in imminente pericolo di vita.
Nelle forme leggere può aversi una contrattura lieve e questa può essere localizzata a uno o pochi muscoli, per esempio alla faccia, ai muscoli locomotori ecc.
Importante è la profilassi del tetano che consiste nella somministrazione di antitossina tetanica nell’organismo ogni volta che ci sia motivo di ritenere che la ferita possa essere stata contaminata dal bacillo tetanico. La profilassi attiva consiste invece nella inoculazione di anatossina, cioè si introduce con il vaccino la tossina privata artificialmente del suo potere tossico, ma che è in grado di stimolare la produzione di anticorpi.
Poiché la malattia può ancora oggi essere mortale questa vaccinazione è obbligatoria, con richiami da effettuare ogni 5-10 anni.
La cura del tetano consiste invece nella somministrazione di siero antitetanico e di penicillina.
IL BOTULISMO
E’ il risultato dell’ingestione di cibo in cui sia presente, preformata la tossina botulinica prodotta da un batterio anaerobio, sporigeno, gram-positivo : il Clostridium botulinum.
La tossina botulinica è il veleno neuroparalitico più potente .Gli studi sulla tossina botulinica hanno avuto un largo sviluppo soprattutto negli Stati Uniti a partire dagli anni della seconda guerra mondiale, perché l’enorme potenza della tossina ha attratto l’attrazione dei militari per la possibilità di un suo impiego nella guerra biologica.
Poiché le spore di Clostridium botulinum si trovano ampiamente distribuite nel suolo, spesso contaminano le verdure, la frutta e altri materiali. I cibi più comunemente incriminati sono quelli alcalini conservati con spezie, affumicati, confezionati sottovuoto o inscatolati che vengono consumati senza essere cotti. In tali alimenti le spore del Clostridium botulinum germinano e in condizioni anaerobie le forme vegetative si riproducono ed elaborano la tossina.
Anche se vi è una rigida e stretta regolamentazione dell’inscatolamento industriale vi sono tuttavia casi mortali dovuti al botulismo. Attualmente i maggior pericolo è costituito dagli alimenti inscatolati in casa, particolarmente dai fagiolini verdi, granturco, spinaci, olive, piselli e dal affumicato o fresco conservato sottovuoto in sacchetti di plastica.
I cibi tossici possono essere rancidi e i barattoli possono “ rigonfiarsi ”, ma il loro aspetto può anche essere del tutto normale.
Si presume che la dose di tossina letale per l’uomo sia inferiore a 1 mg.
Le tossine vengono tuttavia distrutte dal riscaldamento per 10 minuti a 100 °C (mentre le spore sono molto resistenti al calore e sopportano una temperatura di 100 °C per almeno 3-5 ore ).
I sintomi del botulismo iniziano 18-96 ore dopo l’ingestione degli alimenti tossici con disturbi visivi (incoordinazione dei muscoli oculari, visione doppia), incapacità di deglutire e difficoltà della parola.
I segni della paralisi bulbare hanno carattere progressivo e la morte sopraggiunge per paralisi respiratoria o per arresto cardiaco.
I sintomi gastrointestinali non sono preminenti e non vi è febbre. La letalità è molto elevata.
Come terapia sono stati preparate potenti antitossine verso 3 tipi di tossine botuliniche che devono essere somministrate il più presto ,possibile per via endovenosa Con queste misure si è potuto salvare talvolta il paziente.
Come profilassi gli alimenti inscatolati in casa dovrebbero essere bolliti per più di 10 minuti prima di essere consumati.
LA CARIE
E’ un’alterazione progressiva del tessuto duro del dente. Nonostante l’estrema diffusione della carie, l’origine dell’ alterazione è tuttora relativamente poco nota e le varie teorie avanzate non sembrano in grado di risolvere completamente i vari quesiti.
Il dente possiede una sua resistenza naturale diversa da individuo a individuo e di conseguenza i singoli soggetti mostrano una suscettibilità alla carie (cariorecettività) assai variabile; è verosimile che su un terreno strutturalmente predisposto possano agire i diversi fattori chiaramente individuati come determinanti della lesione cariosa. In modo particolare è da sottolineare l’ importanza dei residui alimentari non asportati dalla superficie dentale . Tali residui, soprattutto zuccheri o carboidrati, vanno facilmente incontro a processi fermentativi ad opera di batteri, i cosiddetti “lattobacilli”, con produzione di acidi che hanno la proprietà di intaccare i tessuti duri del dente, causandone la progressiva demineralizzazione.
I batteri appartenenti al genere Lactobacillus Hanno la forma di corto bastoncino e, spesso, dopo la divisione rimangono uniti formando lunghe catene.
Sono presenti sulla superficie o all’ interno del corpo animale (bocca e tubo intestinale) e sono apatogeni. Sono responsabili della fermentazione degli zuccheri con produzione di acido lattico.
La presenza della placca, sostanza eterogenea formata da cellule sedimentate dalla saliva, residui alimentari, muco e batteri, favorisce l’ azione fermentativa operata dai microrganismi sui residui alimentari innescando così il processo che porta alla distruzione del tessuto dentale. Questa inizia dallo smalto che presenta decalcificazione e disgregazione (carie superficiale) ; in seguito si estende in profondità (carie penetrante) con decalcificazione e distruzione dell’ impalcatura organica e inorganica, infiammazione della polpa e successiva infiammazione dei tessuti del periodonzio, tessuto che avvolge la radice del dente.
Bisogna tenere presente che la carie dentale è una malattia pericolosa non soltanto per la stabilità e la sopravvivenza dei denti, ma anche per l’ intero organismo. I denti cariati rappresentano infatti dei focolai di infezioni, da cui partono tossine e batteri per irradiarsi a tutti i tessuti del corpo. Giunti nella nuova sede essi vi instaurano delle alterazioni di vario tipo, che possono assumere carattere di gravità; particolarmente colpiti risultano il cuore, i reni e le articolazioni. La carie può rendersi anche responsabile di altri disturbi come il mal di testa, dolori muscolari e disturbi allo stomaco.

BIBLIOGRAFIA
EDIZIONE AUTORI
• MICROBIOLOGIA MEDICA PICCIN EDITORE PADOVA A.A.V.V.
• IL MONDO DEI MICRORGANISMI ZANICHELLI A.A.V.V.
• PATOLOGIA GENERALE C. AMBROSIANA G. FAVILLI
• ENCICLOPLEDIA DELLA MEDICINA DE AGOSTINI A.A.V.V.
• ENCICLOPEDIA ZANICHELLI ZANICHELLI A.A.V.V.
• L’EDUCAZINE SANITARIA ROMA A.A.V.V.
• THE FUTURE S.A.S. A.A.V.V.
• IL NUOVO BAMBINO MILANO LIBRI BERNARDI

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Esempio



  


  1. venere

    malattie batteriche