La deriva dei continenti

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Categoria:Biologia

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LA DERIVA DEI CONTINENTI cap.11

Alfred Wegener è il geofisico tedesco che nei primi decenni del novecento inquadrò in una teoria organica una serie di dati scientifici, in parte già noti e discussi: la teoria della deriva dei continenti.
Le teorie mobiliste non contemplano una distribuzione fissa e immutata dei continenti e degli oceani e ammettono considerevoli spostamenti laterali delle masse continentali. Prima infatti con la tesi fissista si supponeva che la terra fosse ancora in progressiva solidificazione e contrazione da un’originaria massa fusa. I materiali più leggeri erano migrati verso la superficie, originando le rocce metamorfiche e magmatiche (SiAl). La parte sottostante più densa invece dava origine alle rocce basaltiche, peridotitiche, ecc.(SiMa). Le catene montuose erano dovute a contrazioni, come accade alla buccia di una mela riscaldata. Si ammetteva che vasti settori della superficie terrestre potessero essere sprofondati originando gli oceani, mentre nello stesso tempo i continenti erano rimasti affioranti come blocchi stabili.
Questo modello fissista della terra in contrazione venne però attaccato grazie ad argomenti scientifici:
• L’improbabile rapidissimo raffreddamento della terra in contrasto con la presenza degli elementi radioattivi appena scoperti;
• La disposizione delle catene montuose, non distribuite uniformemente sulla superficie e formatesi in momenti differenti;
• Lo sprofondamento di uno strato più leggero(sial) in uno strato molto più denso(sima).
Osservando la marcata congruenza delle linee di costa dei continenti, Wegener intuì che i continenti avrebbero potuto muoversi lateralmente. Egli elaborò la sua teoria in vari scritti e postulò che 200.000.000 di anni fa un gran super continente (PANGEA) si fosse spaccato e diviso in blocchi. Questi blocchi avrebbero successivamente iniziato a migrare sulla superficie terrestre, allontanandosi sempre di più. La pangea era divisa inizialmente in due blocchi: uno boreale detto LAURASIA; l’altro australe detto GONDWANA.
Queste sono le linee essenziali dell’ipotesi di Wegener. Essa era sostenuta da una vasta serie di dati geofisici, geologici, paleontologici e paleoclimatici.
ARG. GEOFISICI
Il principio dell’Isostasia assume che il substrato della crosta terrestre agisca come un fluido, anche se altamente viscoso. Wegener fece osservare che se i blocchi continentali possono muoversi verticalmente attraverso questo substrato, non c’è alcuna ragione per non pensare che questi blocchi siano in grado di muoversi anche orizzontalmente. L’unica condizione è che ci siano forze sufficienti a spostare lateralmente i continenti. Wegener cercò di documentare ciò mediante ripetute osservazioni e misurazioni delle variazioni di posizione.
ARG. GEOLOGICI
Wegener studiò con molta cura le somiglianze geologiche e strutturali esistenti tra i vari blocchi continentali. Grandi lineamenti strutturali e province geologiche combaciano quasi esattamente quando si riattaccano tali blocchi. La famosa “serie del Karoo” in sud Africa, una successione di rocce sedimentarie formatesi in ambiente continentale oltre 200 milioni di anni fa è praticamente uguale a quella che affiora nella regione di Santa Caterina in Brasile. È stupefacente vedere come le vecchie catene montuose della Norvegia, della Groenlandia, della Scozia, del Canada orientale e degli Stati Uniti assumano una certa continuità una volta unite queste regioni continentali.
ARG. PALEONTOLOGICI
All’inizio del secolo tutti i paleontologi più autorevoli per spiegare la somiglianza della flora e fauna di diversi continenti ammettevano che tra essi potessero essere esistiti collegamenti o i cosiddetti PONTI CONTINENTALI. Questi sarebbero in seguito sprofondati negli oceani. Wegener rigettò la possibilità che questi ponti continentali fossero sprofondati e spariti negli oceani, sulla base di evidenze geofisiche e del principio dell’Isostasia. L’unica ragionevole conclusione che si poteva trarre è che i continenti oggi separati si siano staccati e allontanati, spostandosi lateralmente, a partire da un unico blocco , la Pangea.
ARG. PALEOCLIMATICI
Grande importanza per la teoria della deriva dei continenti assume la distribuzione delle TILLITI, depositi di detriti di roccia trasportati dai ghiacciai, che si trovano in Sud America, in Sud Africa, in India e in Australia. Questi depositi dimostrano chiaramente che quelle terre furono soggette alla glaciazione. Per potere rendere conto alla distribuzione geografica delle tilliti nell’ipotesi fissista dei continenti occorre supporre che i poli abbiano avuto una posizione diversa nel passato. Per spiegare la disposizione delle tilliti bisognerebbe porre il polo sud alle coordinate 50° S e 45° E. Ma nello stesso periodo in cui l’emisfero australe era sconvolto dalle glaciazioni l’emisfero boreale godeva di un clima tropicale sub tropicale: ciò era insostenibile. La spiegazione sarebbe più logica e soddisfacente se potessimo raggruppare i continenti australi più a Sud rispetto alla loro posizione attuale, a formare un’unica grande massa continentale, la Gondwana. In questo caso le aree glaciali formerebbero una calotta quasi circolare nella regione polare della Gondwana.
IL PUNTO DEBOLE DELLA TEORIA
Wegener non affrontò a fondo il problema delle cause e del meccanicismo che stanno alla base della teoria.
Egli parlò di forze gravitazionali differenziali derivanti dalla forma della terra di maree terrestri, di rigonfiamenti della superficie terrestre che avrebbero indotto la crosta a spostarsi lateralmente onde potere ristabilire l’equilibrio. Tutte queste supposizioni ed incertezze non favorirono l’accettazione della teoria.
Holmes insoddisfatto di queste supposizioni di Wegener suggerì un modello basato sulle correnti convettive subcrostali. Quest’ipotesi può essere considerata il geniale e vero embrione delle attuali teorie sulla dinamica della litosfera.

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