Il cancro

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Categoria:Biologia

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Testo

CANCRO
Termine usato genericamente per indicare i tumori, in particolare maligni, e cioè tutte le proliferazioni abnormi dei tessuti o delle cellule che comportano l'aumento e la diffusione di questi elementi al di fuori delle loro sedi abituali; il fenomeno porta a situazioni morbose di varia gravità, la cui evoluzione spontanea è, per i tumori maligni, la morte.
Medicina
Il termine cancro indica tutte le neoformazioni di tessuti, generate da un disordine della moltiplicazione e del metabolismo cellulare; esso tuttavia non delimita uno stato morboso unico. È possibile una definizione analitica:
1. si tratta di un aumento della massa delle cellule e dei tessuti; 2. tale aumento supera in velocità e intensità la crescita tissurale e cellulare normale; 3. è, almeno in gran parte, indipendente dai fattori di crescita dei tessuti normali; 4. questa crescita continua dopo la cessazione dell'azione scatenante; 5. si evolve verso regioni dell'organismo nelle quali la presenza di tale tipo cellulare o tissurale non è normale.
Questa definizione si riferisce a condizioni morbose estremamente diverse, che possono essere mortali nel giro di poche settimane, qualche anno o, più raramente, dopo decine di anni. La proliferazione cellulare incontrollata è accompagnata da una perdita variabile di specializzazione funzionale. Quando le cellule restano morfologicamente analoghe alle altre sane del tessuto e vi restano localizzate, si parla di tumore benigno; se invece mostrano alterazioni morfologiche e sono invasive allora si tratta di tumori maligni, più pericolosi per la loro capacità di diffondersi in altri tessuti, anche non confinanti attraverso metastasi (le cellule neoplastiche vengono trasportate dal sangue o linfa e si fermano in tessuti filtro, come quelli di polmoni, fegato e linfonodi).
Non è possibile definire il cancro più sinteticamente in quanto non esiste un unico tipo di cancro, ma esistono tanti cancri differenti, in rapporto ai vari fattori eziologici, alle lesioni strutturali dipendenti dalla natura del tessuto che diventa canceroso, dall'organo che ne viene leso, dall'azione biologica propria del tessuto canceroso, dal modo d'evoluzione della lesione, dal sistema reattivo di difesa del soggetto e infine dalle modalità diverse di terapia. Sommariamente si possono distinguere in carcinomi (epiteliali), sarcomi (connettivi) e leucemie (del sangue). Sono stati individuati molti fattori cancerogeni: sostanze chimiche come il beuropirene contenuto nel tabacco, l’amianto, solventi aromatici e alifatici alogenati (benzene, tetracloruro di carbonio …); virus che modifica il genoma di cellule ospiti (retrovirus); radiazioni ionizzanti (per azione diretta o indiretta sul DNA); raggi ultravioletti, molto energetici ma poco penetranti (provocano carcinomi); ormoni; traumi cronici e processi irritativi; trasformazioni spontanee del genoma (errori di duplicazione del DNA).
Incerti casi conta anche il fattore ereditario, come per i tumori al seno.
È stata avanzata la teoria difasica della cancerogenesi, che prevede un meccanismo a due stadi:
iniziazione, in cui avviene l’alterazione del patrimonio genetico;
promozione, in cui le cellule si riproducono in modo incontrollato.
Sembra ormai accertato che alla base dell’improvvisa diffusione delle cellule neoplastiche vi sia l’attivazione di oncogeni, che causa la modificazione del DNA (in particolare vengono alterati i normali processi di epaptosi).
Gli oncogeni virali (isolati nei retrovirus) attaccano le cellule animali trasformandole in tumorali; nell’uomo e in altri animali sono stati isolati i proto-oncogeni, loro analoghi ma senza effetti cancerogeni finché non sono attivati dai virali. Però sono stati individuati gli oncogeni responsabili del 20% dei tumori e ancora molto resta da chiarire: nel secondo stadio entrano sicuramente in gioco i fattori di crescita.
Studio clinico
La diversità dei segni clinici è grande: la lesione può essere manifesta sia sulla superficie cutanea, sia tramite endoscopia o un intervento chirurgico d'esplorazione. La radiologia fornisce dati indiretti, e pure molto importanti, precisando le anomalie di contorno di organi cavi (stomaco, colon, vescica, ecc.).
Indirettamente i cancri si rivelano come tumefazione degli organi pieni, alterazioni della funzione di quelli cavi, secrezioni abnormi o eccessive. Spesso presentano sintomi propri degli organi che colpiscono: la loro sintomatologia, insomma, non ha nulla di particolare, sia in campo clinico sia in campo radiologico e biologico.
Solo un corretto studio analitico dei sintomi e dei segni, integrati dal criterio sintetico del medico, può portare a supporre, con maggiore o minore probabilità, che uno stato morboso sia legato a un processo tumorale maligno.
La mancanza di sintomi caratteristici rende molto importante l’opera di prevenzione, sia di tipo primario (cioè eliminare i fattori di rischio) che secondario (ovvero la diagnosi precoce: controlli periodici su categorie di persone a rischio, come i pap-test e le mammografie per le donne). Una gamma sempre più ampia di strumenti diagnostici si è resa disponibile: accanto alla biopsia e all’endoscopia, le termografia, la TAC, la RMN, i traccianti.
Anche la rivoluzionaria tecnica di biologia molecolare detta P.C.R. (Polymorose Chain Reaction) può essere utilizzata come tecnica analitica molto sensibile, in grado di individuare l’anomalia genetica di una cellula tumorale tra un milione di cellule sane.
Studio citologico o istologico
L'esame citologico della forma e della quantità delle cellule ha importanza notevole nello studio di quelle particolari forme di cancri del sangue che sono le leucemie. L'esame istologico, determinante nella diagnosi dei tumori maligni dei tessuti, richiede un prelievo, effettuato con puntura o con biopsia.
Quest'ultima è fondamentale per la diagnosi in quanto è la struttura istologica che definisce, almeno in gran parte, il cancro, permettendone la classificazione e determinandone il trattamento. La biopsia è semplice e senza pericolo, sempre che l'atto chirurgico sia facile. In caso contrario, ad esempio se si tratta di un organo profondo, il rischio è lo stesso di qualsiasi intervento chirurgico; contrariamente a quanto spesso si ritiene, il fatto che si tratti (o si possa trattare) di un processo canceroso non apporta alla biopsia alcun rischio supplementare, tranne in caso di melanoma.
Frequenza delle malattie cancerose
Il numero crescente dei casi di cancro è in parte dovuto all'aumento della durata media della vita, ottenuto in questi ultimi decenni, grazie all'influenza positiva dei progressi della terapia (igiene pubblica, vaccinazioni preventive, agenti medicamentosi, farmaci antinfettivi e altri, rianimazione nelle affezioni acute, chirurgia d'urgenza). Inoltre oggi sono possibili molte diagnosi, con esattezza e frequenza maggiori di quelle consentite un tempo. La biopsia, ad esempio, non è entrata in pratica che da qualche decina d'anni. Le statistiche dimostrano variazioni di frequenza; l'aumento di frequenza dei cancri primitivi del polmone è fortissimo, come pure quello dei cancri del fegato, che si stanno verificando in tutto il mondo dopo la seconda guerra mondiale. Incidenza e mortalità tra la popolazione variano in funzione di molti fattori: età, sesso, salubrità dell’ambiente, dieta etc. Il cancro rappresenta la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari (nel 1996 i decessi sono stati 160.000); ogni anno si registrano circa 300.000 nuovi casi e nel 1997 i malati erano 1.400.000. La percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi (cioè con buona probabilità di guarigione) è salita al 50%.
Cancri sperimentali
In certi animali sono stati ottenuti, con regolarità, vari tipi di cancri e le relative statistiche sono significative. Si tratta di un sistema di studio delle sostanze ad azione cancerogena e delle sostanze che possono opporsi a tale fenomeno: questi studi sono alla base delle misure preventive e curative del cancro.
Ricordiamo i cancri provocati negli animali da oli minerali, da composti di catrame, da derivati del benzantracene, del colantrene, del benzopirene, dei diazocomposti, degli estrogeni. Per quel che riguarda gli estrogeni va segnalato che il loro impiego negli animali è stato effettuato a dosi che non hanno alcun rapporto con quelle adoperate nell'uomo; essi sono cancerogeni solo per certe determinate razze, già spontaneamente predisposte ai tumori, e soltanto se vengono loro somministrati fin dalla nascita e anche dopo la comparsa del tumore.
Le radiazioni di ogni tipo, soprattutto quelle brevi, sono cancerogene solo a certi dosaggi. Alcuni cancri degli animali sono in rapporto con una parassitosi (sarcoma del fegato nella cisticercosi del ratto). Alcuni tumori sperimentali sono provocati da virus; fra i più noti sono il sarcoma di Rous nel pollo, il papilloma dei conigli selvatici, i vari tumori provocati nel topo dal virus polioma, i tumori nella scimmia da virus SV 40. Altri virus potenziano l'azione delle sostanze cancerogene.
Cancro nell'uomo
È necessario sottolineare l'estrema varietà dei tipi di cancro, già ricordata a proposito delle manifestazioni cliniche e delle modalità d'evoluzione. Il cancro del labbro inferiore e quello del laringe si constatano solo nei fumatori. I tumori del bordo della lingua si verificano nei fumatori con cattiva dentatura; quello dell'esofago nei fumatori e nei bevitori di bevande alcooliche; quelli dei bronchi e dei polmoni nei fumatori, come è confermato da dati statistici significativi. I cancri della cute colpiscono specialmente le regioni esposte al sole (il loro aumento negli anni ’90 è dovuto al fenomeno del buco d’ozono, che lascia passare in maggior misura i raggi ultravioletti, dannosi all’epidermide); quelli dell'apparato digerente prediligono le regioni orifiziali, soprattutto le zone di transito tra mucosa e cute e quelle di ristagno (cardias, piloro, cieco, sigmoide e retto). I cancri primitivi del fegato sono soprattutto di origine dietetica (cirrosi etiliche o alimentari; carenze alimentari in certi popoli); quelli della colecisti si verificano solo in concomitanza della litiasi. Il cancro della vescica è molto frequente nelle regioni in cui è diffusa la bilharziosi. Ricordiamo ancora il cancro dello scroto, frequente un tempo negli spazzacamini, e quello dei polmoni nei minatori esposti a radiazioni di corpi radioattivi. L'età influisce sulla frequenza che, in linea di massima, cresce percentualmente di decennio in decennio d'età; tuttavia si tratta solo di un dato statistico. Così l'osteosarcoma è raro dopo la fine della crescita. D'altra parte si ritiene che la rapidità di evoluzione sia maggiore nel giovane che nel vecchio. L'epitelioma adenoide della tiroide, che si osserva sia in adolescenza sia nell'età adulta, evolve sovente in parecchi anni.
Il sesso ha importanza per quanto riguarda la frequenza di determinati tipi di tumori: i cancri del tratto genitale e della mammella sono al primo posto nel sesso femminile, quelli dello stomaco e delle vie respiratorie predominano nel sesso maschile.
Trattamento
La terapia del cancro è attualmente limitata a:
1. la chirurgia di exeresi, che coglie i successi migliori quando la lesione è locale o localizzata, con possibilità tecniche di praticare l'escissione entro i limiti regionali o anche su metastasi accessibili (polmoni, fegato, cervello);
2. la radioterapia (raggi X, radium, cobalto radioattivo, ecc.), efficace solo nella maggior parte dei cancri aggrediti precocemente, o come complemento della chirurgia d'exeresi. lnfatti l'associazione radio e chirurgia può dare ottimi risultati;
3. i nuovi farmaci: ormonici, cariolitici, radiomimetici, che talora hanno successi di lunga durata (dieci anni), spesso però molto più brevi.
Attualmente esistono ancora forme incurabili di cancro; la maggior parte però può essere sottoposta alla terapia chirurgica o radiante. Ci limitiamo a citare i tipi di cancro più frequenti: la maggioranza dei cancri dell'utero guarisce (se asportati tempestivamente), così come circa la metà dei cancri della mammella. A questi vanno aggiunti quei tumori il cui evolversi maligno è tardivo e la cui fase puramente locale è piuttosto lunga (tumori vegetanti vari).
Negli anni ’90 sono stati compiuti notevoli progressi nella lotta contro il cancro, sia nella conoscenza che nella messa a punto di nuove terapie. Nel 1996 è stata scoperta dall’immunologo italiano Alberto Bartorelli la proteina UK-101, detta “proteina anticancro” estratta dal fegato di capra (animale immune da tumori): la sua sperimentazione clinica è stata iniziata nel settembre ’97.
Nello stesso anno il metodo del professor Luigi Di Bella, fisiologo, è stato al centro di un vero e proprio caso nazionale e, su spinta dell’opinione pubblica, pur tra molti contrasti all’interno della comunità scientifica medica italiana (e sollevando anche la delicata questione sulla libertà di cura), nel 1998 è iniziata la sua sperimentazione clinica articolata in dieci protocolli. Tale metodo si propone i alternativa alle terapie tradizionali (radioterapia e chemioterapia) e si basa sulla somministrazione di un cocktail di tre farmaci: la somatostatina (ormone che inibisce il fattore di crescita delle cellule tumorali), la bromocriptina (anch’essa un inibitore di crescita) e la malatonina (che modula i fattori di crescita cellulare e influisce sul sistema immunitario. A queste tre sostanze si affiancano complessi vitaminici, allo scopo di aumentare le difese immunitarie dell’organismo (vitamine A, E, D2 e D3, betacarotene, acido retinoico e acido ascorbico).
Sempre nel 1998 sono stati resi noti i risultati degli studi condotti nel laboratorio dell’Università di Harvard (USA) dal popolare professore Judah Folkman; sono state sperimentate con successo su cavie due nuove sostanze, l’angiostatina e l’endostatina. La prima è un inibitore dell’angiogenesi, impedendo l’afflusso di sangue e nutrimento alle cellule tumoali e bloccandone così la crescita; la seconda fa regredire la massa tumorale. Queste due proteine si sono dimostrate efficaci su tutti i tumori (sempre nelle cavie) e promettono di dare una svolta alla lotta contro il cancro.
La ricerca farmacologica è impegnata su più fronti: ridurre gli effetti collaterali degli antitumorali esistenti, mettere a punto sostanze che li conducano selettivamente sulle cellule malate (come l’erceptina) o che addirittura possano prevenire la formazione del cancro (il tamoxifene è in grado di ridurre del 50% l’incidenza del tumore al seno nelle donne sane ma a rischio: viene considerata la prima pillola anticancro).
Lotta contro il cancro
Un'attiva propaganda viene svolta da enti come l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro, soprattutto allo scopo di realizzare una diagnosi precoce della malattia e di convincere la popolazione che il cancro non sempre è incurabile. Quest'opera viene svolta attraverso centri regionali, oltre che dagli istituti per lo studio e la cura dei tumori, che hanno ambulatori specializzati con personale altamente qualificato.

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