Corpo umano: la pelle, le ossa e i muscoli

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Categoria:Biologia

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Testo

INTERROGAZIONE DI BIOLOGIA

LA PELLE, LE OSSA E I MUSCOLI

LA PELLE
L è un organo.
Sistema tegumentario ==> pelle (o cute) + strutture annesse (peli, capelli, unghie).
La pelle ricopre la superficie del nostro corpo.
• Epidermide E componente di natura epiteliale di derivazione epidermica, strato più superficiale.
• Derma D componente di natura connettivale, più spesso e di derivazione mesodermica, strato più in profondità.
Pannicolo adiposo = strato di connettivo sottocutaneo situato sotto il derma. Contiene numerose cellule contenenti abbondanti lipidi. Funzione di isolamento termico e riserva energetica.
EPIDERMIDE E epitelio pavimentoso pluristratificato:
Strato basale = è il più profondo, costituito da cellule in attiva proliferazione. I melanociti sono cellule dello strato basale produttrici di melanina (pigmento bruno – marrone responsabile della colorazione della cute)i granuli di melanina sono trasferiti dai melanociti alle cellule degli strati più superficiali, dove diventano più evidenti. Ruolo protettivo nei confronti delle radiazioni solari.
Strato spinoso e strato lucido = strati più superficiali. Le cellule da cilindriche diventano poliedriche e sempre più appiattite, poi perdono il nucleo e il citoplasma si riempie progressivamente di cheratina (sostanza proteica ricca di zolfo) e infine muoiono.
Strato corneo = strato più esterno formato da numerosi starti di cellule morte, appiattite e impregnate di cheratina con funzione impermeabilizzante e protettiva. Queste cellule sono continuamente perdute per desquamazione e sostituite da altre provenienti da starti inferiori.
Il derma è riccamente vascolarizzato (l’epidermide no) e contiene terminazioni nervose più abbondanti. Contiene inoltre fibre collagene e componenti caratteristici della sua natura connettivale.
• Papille dermiche = creste formate dalla superficie di contatto del derma con l’epidermide (per aumentare la superficie di scambio).
• Impronte digitali = creste e solchi della pelle dei polpastrelli delle mani, caratteristici per ciascun individuo tanto che servono per identificarlo.
Strutture specializzate associate alla pelle:
• Ghiandole sebacee = producono il sebo che è una sostanza grassa con funzione di impermeabilizzare la pelle e rendere più morbidi i peli.
• Ghiandole sudoripare = sono in profondità e si aprono all’esterno in corrispondenza dei pori. Secernono il sudore che sostiene sostanze di rifiuto d funzione secretrice. Funzione di termoregolazione perché maggiore è la temperatura maggiore è la quantità di sudore che evaporando sottrae calore alla superficie corporea.
• Peli = formazioni filamentose distribuite quasi su tutta la superficie cutanea. Il pelo è formato da fuso (parte aerea) e dalla radice che alloggia nel follicolo pilifero. Peli e capelli sono formati da cellule morte, solo la parte più profonda della radice è formata da cellule vive e può quindi accrescersi.
• Unghie = formazioni cornee (sostanze proteiche simili alla cheratina) associate all’epidermide della regione terminale dorsale delle dita.

Le funzioni della pelle:
• Protezione:
➢ Da traumi meccanici per la presenza delle cellule cheratinizzate,
➢ Da agenti patogeni verso cui l’integrità della cute costituisce un’efficace barriera,
➢ Da sostanze nocive per la presenza di cheratina che rende impermeabile,
➢ Da radiazioni solari e dai raggi ultravioletti per la melanina.
• Regolazione termica:
➢ Grazie alla produzione del sudore,
➢ Grazie alla vasocostrizione o alla vasodilatazione dei capillari quando la temperature esterna diminuisce o aumenta, impedendo o favorendo la diffusione del calore.
• Escrezione (sudore).
• Produzione di vitamina D (raggi solari convertono i precursori, introdotti con la dieta, della vitamina D).
• Funzione sensoriale F la cute è sede della sensibilità tattile. Si distinguono i vari tipi di sensazioni cutanee: contatto, pressione (sensazioni meccaniche), freddo, caldo (sensazioni termiche), dolore. Tali sensazioni sono possibili grazie alla presenza nel derma di terminazioni nervose (libere o incapsulate in particolari strutture connettivali).

Il sistema tegumentario nel mondo animale:
Invertebrati più semplici I il rivestimento del corpo non è una barriera ma ha una precisa funzione di scambio con l’ambiente esterno, svolge infatti funzioni respiratorie consentendo la diffusione dei gas dai tessuti all’ambiente e viceversa. In qualche caso gli scambi avvengono direttamente tramite lo strato superficiale del corpo. A partire dai vermi vi sono nell’epitelio cellule cigliate allo scopo di rendere possibile la locomozione, il corpo dell’animale è rivestito da una struttura denominata sacco muscolo – cutaneo.
L’epidermide dei vertebrati, una membrana di spessore variabile che riveste con continuità il corpo, ha sviluppato col tempo funzione più complesse.
Nei pesci le cellule superficiali dell’epitelio sono vive, anche quando l’animale non è rivestito di squame, il sottostante derma presenta strutture ghiandolari, deputate ad esempio alla produzione di muco. Negli anfibi l’epidermide comincia ad assumere le caratteristiche tipiche di quella degli animali adattati alla terra ferma, in cui la funzione principale diviene quella di limitare la perdita di acqua per traspirazione. Negli anfibi le cellule superficiali, pur essendo in parte cheratinizzate, sono ancora permeabili ai gas respiratori, pertanto la pelle svolge un’importante funzione nello scambio di CO2 e O2. Solo nei rettili il processo di cheratinizzazione si completa, anzi a produzione di questa proteina è tanto abbondante che si preferisce parlare di corneificazione, pressoché assenti sono invece le formazioni ghiandolari. In alcuni rettili la cheratina è tanto abbondante da formare ampie squame che si accrescono perifericamente, così che le loro impronte concentriche rendono a volte possibile determinare l’età dell’animale. Negli uccelli la pelle è coperta di penne e piume, molto sottile e piuttosto povera di strutture ghiandolari. Penne e piume sono costituite da sostanze di natura proteica simili alla cheratina.
Nei mammiferi infine l’epidermide assume la struttura già vista nell’uomo, ma le produzioni cornee sono più abbondanti. Le ghiandole sudoripare, sebacee, mammarie, oltre a ghiandole con funzione di produrre segnali chimici. Nei vertebrati l’epidermide risulta spesso variamente colorata. I colori sono per lo più dovuti ai prodotti di cellule specializzate presenti nel derma, i cromatofori, tali cellule, abbondanti soprattutto nei pesci e negli anfibi, determinano in essi la comparsa di livree estremamente varie e talvolta appariscenti. Questa varietà di colori va perduta nei mammiferi, dove restano solo i melanociti, non più localizzati nel derma ma alla base dell’epidermide o forniscono una gamma di colori piuttosto monotona, anche perché alcuni sono animali notturni.

EDUCAZIONE SANITARIA ==> le malattie della pelle.
• Le malattie infettive L alcune sono di origine virale, ad esempio le febbri del labbro, le verruche o il fuoco di Sant’Antonio. Infezioni batteriche causano la formazione di foruncoli e ascessi e malattie come l’erisipela (infezione del viso caratterizzata da una chiazza arrossata) e l’impetigine (infezione contagiosa caratterizzata da pustole). Anche alcuni funghi sono implicati nell’origine delle infezioni (micosi) cutanee.
• L’acne L le manifestazioni dell’acne sono provocate dall’ostruzione dei follicoli piliferi da parte del sebo prodotto in eccesso dalle ghiandole sebacee che si aprono nel follicolo. Questa ostruzione è seguita dall’infiammazione del follicolo. La responsabilità dell’eccesso di sebo è almeno in parte da imputarsi agli ormoni maschili (androgeni). La terapia fa ricorso all’uso di ormoni con attività anti – androgena, nell’uso locale di alcuni farmaci derivati dalla vitamina A e di creme contenenti antibiotici.
• Le malattie infiammatorie L un’infiammazione della pelle caratterizzata per lo più da arrossamento e prurito, che comporta a volte la comparsa di vescicole, viene indicata spesso con il generico termine di eczema. Sintomi analoghi presenta la dermatite da contatto, che è la reazione della pelle al contatto con particolari sostanze, come metalli tra cui il nichel (spesso presente nella bigiotteria e in ogni metallo di uso comune), componenti di detersivi e cosmetici, alcuni farmaci. Il termine eritema, spesso usato per descrivere le manifestazioni patologiche della cute, è generico e indica semplicemente un arrossamento.
• Traumi e ustioni T i traumi possono essere punture di insetti, contusioni, ferite e ustioni. In caso di ferite la fuoriuscita di sangue dai vasi lesi viene immediatamente bloccata dalla coagulazione sanguigna. Le ustioni si distinguono in ustioni di primo grado (è interessata solo l’epidermide), di secondo grado (è interessato almeno parzialmente anche il derma) e di terzo grado (tutto lo spessore della pelle viene distrutto: richiedono un intervento immediato e spesso anche un trapianto di pelle). Molto importante nel determinare le conseguenze generali è l’estensione dell’area interessata. Le ustioni più estese e profonde determinano la perdita di grandi quantità di liquidi, che vanno immediatamente reintegrati; la mancanza di protezione provocata dal venir meno della pelle ustionata espone notevolmente l’organismo alle infezioni, cosa che rende necessaria la somministrazione di antibiotici.
• I raggi solari e i tumori della pelle I i raggi solari (UVA e UVB) sono i maggiori responsabili dei più comuni effetti del sole sulla pelle: l’eritema e l’abbronzatura. L’eritema, arrossamento dovuto alla liberazione di sostanze attive sulla circolazione sanguigna, compare poche ore dopo l’esposizione al sole, può regredire o trasformarsi in una vera e propria scottatura. L’abbronzatura avviene in due tempi: c’è quella immediata (raggi UVA) provocata dalla dispersione della melanina già esistente, e quella ritardata (raggi UVB) dovuta alla formazione di nuova melanina: è questa la vera tintarella, persistente nel tempo. Un altro effetto dell’esposizione ai raggi UV è l’abbassamento delle difese immunitarie locali e il possibile danneggiamento del DNA delle cellule dell’epidermide, che potrebbe anche favorire la formazione di un tumore cutaneo. Tali tumori sono in deciso aumento (tumori delle cellule degli strati spinoso e basale dell’epidermide e il melanoma maligno, tumore dei melanociti). L’eccessiva esposizione ai raggi UV causa un precoce invecchiamento della pelle. Per proteggere la pelle si possono utilizzare appositi prodotti dotati di un fattore di protezione. Ultimamente però sono state avanzate alcune controindicazioni all’uso di tali prodotti: evidenze sperimentali fanno ritenere che se ne debba fare un uso moderato. La protezione dai raggi UV = graduale esposizione al sole. A proteggersi maggiormente devono essere le persone con pelle e capelli chiari, la cui epidermide produce minori quantità di melanina = evitare di esporsi nelle ore centrali. Fattore predisponente al melanoma maligno è la presenza sulla pelle di nei atipici. Zone a pigmentazione anomala possono essere presenti sulla pelle fin dalla nascita: alcune di esse regrediscono spontaneamente con l’età, altre possono venire asportate chirurgicamente per motivi estetici. I nei atipici sono più grandi del normale e con contorni e pigmentazione irregolari, in corrispondenza di uno di tali nei può svilupparsi il melanoma o dà frequentemente metastasi ed è quindi molto importante una sua diagnosi precoce.
• Le malattie autoimmuni L cioè in cui il sistema riconosce come “estranee” alcune molecole proprie dell’organismo, ed elabora contro di esse una risposta distruttiva. Tra queste la vitiligine è un’alterazione della pigmentazione cutanea, che si manifesta con la comparsa di chiazze più o meno estese di pelle depigmentata. Alla base della vitiligine vi è un reazione autoimmune contro i melanociti. Alcune terapie utilizzate nei confronti della vitiligine sono in grado di ripristinare parzialmente la pigmentazione. Una reazione autoimmune nei confronti di alcuni componenti dello strato basale dell’epidermide è la psoriasi t si manifesta con chiazze di pelle ispessita, arrossata e ricoperta di squame, che facilmente si spacca e sanguina; le lesioni possono comparire su tutto il corpo e hanno in genere andamento intermittente, con fasi di remissione e successiva ricomparsa. Si manifesta in soggetti geneticamente predisposti.
IL SISTEMA SCHELETRICO

SISTEMA SCHELETRICO ==> ossa + articolazioni
Funzioni: Serbatoio di calcio
Sostegno
Fornisce punti di attacco (processi) dei muscoli
Protegge gli organi più delicati –ex polmoni e cervello
Nell’ambito dello scheletro umano possiamo distinguere tre tipi di ossa:
• Ossa piatte (quelle che rivestono la scatola cranica).
• Ossa corte (ad esempio i corpi delle vertebre).
• Ossa lunghe (delle ossa degli arti superiori e inferiori).
Esistono due tipi di tessuto osseo:
• Tessuto osseo spugnoso ==> costituito da un insieme di sottili lamelle ossee dette trabecole che si intrecciano per sopportare gli sforzi.
È presente nelle parti terminali delle ossa lunghe e all’interno delle ossa corte e piatte.
• Tessuto osseo compatto ==> costituito da lamelle ossee disposte concentricamente intorno ai canali di Havers (capillari sanguigni e terminazioni nervose).
È presente nel corpo delle ossa lunghe e superficialmente nelle ossa corte e piatte.
Sali di calcio: durezza dell’osso
Cellule del tessuto osseo C osteociti ==> osteoblasti: fissano i sali di calcio
osteoclasti: rimuovono i sali di calcio
calcio = difficile da assorbire e difficile ottenere farmaci efficaci i trattenuto e immagazzinato.
ossa lunghe: diafisi (corpo cilindrico centrale) o tessuto osseo compatto e il suo canale centrale contiene il midollo osseo (sostanza mobile).
Bambini B midollo delle diafisi = rosa pallido
Adulti A si arricchisce di grassi e assume colore giallo (midollo giallo)
Nelle epifisi (le due teste poste alle estremità delle ossa lunghe) N tessuto osseo spugnoso e le cavità sono piene di midollo rosso ruolo fondamentale nel produrre le cellule del sangue.
Adulto A midollo rosso permane nel tessuto spugnoso delle ossa craniche, delle coste, dello sterno e dei corpi vertebrali.
LEUCEMIA L tumore del midollo = soprattutto i globuli bianchi non funzionano trasfusioni di midollo sano.
Tessuto cartilagineo ==> ossa dell’embrione e alcune porzioni dello scheletro adulto (padiglione auricolare, naso, parti terminali delle coste, dischi invertebrali…).
Nelle persone in crescita una parte di tessuto osseo rimane cartilagineo per consentire la crescita, possibile fino a 25 anni ma si ferma molto prima.
Riveste inoltre tutte le ossa in corrispondenza delle articolazioni
LE ARTICOLAZIONI

Le ossa sono connesse le une alla altre tramite le articolazioni.
Tre tipi:
• Fisse (ad esempio le suture) ==> uniscono saldamente le ossa contigue con interposizione di un sottile strato fibro – cartilagineo.
• Semimobili (permettono solo certi movimenti) ==> in loro corrispondenza due pezzi ossei sono separati da uno strato cartilagineo (dischi intervertebrali posti tra i corpi di due vertebre successive).
• Mobili ==> struttura complessa: formate dalle epifisi di due ossa contigue rivestite da una cartilagine articolare. Esistono inoltre i legamenti (cordoni connettivali che mantengono accostate le ossa) e la capsula articolare contiene una membrana dette membrana sinoviale che produce il liquido sinoviale che ha funzioni lubrificanti. Articolazioni mobili = tipiche delle ossa degli arti inferiori e superiori.

LO SCHELETRO

Tre regioni nello scheletro umano:
• Le ossa del capo costituiscono il cranio L ossa della scatola cranica e della faccia
La scatola cranica è costituita da ossa piatte, unite tra loro mediante suture. L’unico osso mobile del cranio è la mandibola. Sono tutte ossa pari = presenti in duplice copia.
• Tronco T composto dalla colonna vertebrale, dalle coste + sterno = gabbia toracica.
• Colonna vertebrale: 7 vertebre cervicali (atlante e epistrofeo le prime 2) alla settima vertebra c’è un punto di debolezza, 12 vertebre toraciche (vi si articolano le costole), 5 vertebre lombari, 5 vertebre sacrali (saldate nell’osso sacro) e 3 – 5 vertebre coccigee (saldate nel coccige). Le coste sono 12 paia, solo sei paia si articolano direttamente con lo sterno, le altre quattro si uniscono tra loro in una struttura cartilaginea unica e le ultime due hanno le estremità libere e si dicono fluttuanti.
• Gli arti ==> non si articolano con il tronco direttamente, ma tramite l’interposizione del cinto scapolare.
• Arto superiore: omero, radio, ulna, carpo, metacarpo, falangi.
• Arto inferiore: femore, rotula, tibia, perone, tarso, metatarso, falangi.

EDUCAIZONE SANITARIA:
Ernia del disco: se il disco intervertebrale si fessura, il nucleo polposo in esso contenuto può fuoriuscire dall’asse della colonna : compressione dei nervi spinali posti lateralmente = forti dolori. Locazione del dolore dipende dalla zona della colonna vertebrale interessata, + frequentemente quella lombare.

Tre tipi di malattie reumatiche:
• ARTROSI: danni per usura, infiammazione. Dolore quando si muovono le ossa di quella articolazione.
• REUMATISMO ARTICOLARE ACUTO: infiammazione delle cartilagini articolari, ma dovuto ad un battere : non esiti a livello articolare, no danni permanenti, ma probabili problemi cardiaci soffio al cuore.
• ARTRITE REUMATOIDE: malattia autoimmune A cellule delle cartilagini vanno incontro a degenerazione. Provoca varie forme di disabilità, distrugge le cartilagini o articolazione bloccata, può portare a deformità e paralisi.
Si cura con massicce dosi di cortisone, si bloccano i sintomi ma la malattia progredisce.
• Patologie più comuni P stiramenti e strappi muscolari (distensione o lacerazione delle fibre muscolari, trazione improvvisa e eccessiva), distorsioni (lesioni traumatiche delle articolazioni) e fratture. Le rotture dell’osso possono essere chiuse o esposte (quando viene lacerata anche la pelle i due monconi sono visibili all’esterno) o scomposte (le due estremità fratturate non restano allineate).
• Difetti della colonna vertebrale D cifosi (deviazione che comporta l’accentuazione delle curvature fisiologiche) e la scoliosi (anomala curvatura laterale della curvatura della colonna vertebrale). Se il disco intervertebrale si fessura, il nucleo polposo in esso contenuto può addirittura fuoriuscire dall’asse della colonna, provocando una compressione dei nervi spinali posti lateralmente: a questo sono dovuti i forti dolori provocati dall’ernia del disco (serve ad attutire i colpi e salvare le vertebre). La localizzazione del dolore dipende dalla zona della colonna vertebrale interessata, più frequentemente quella lombare.

I MUSCOLI

Apparato locomotore ==> insieme delle ossa e dei muscoli scheletrici.
Muscoli M organi attivi del movimento.
Ossa e articolazioni O leve organi passivi.
Muscoli scheletrici = circa 500 M alcuni hanno forma di fuso, altri sono piatti e altri sono circolari. La massa di un muscolo è formata da fibre muscolari che si uniscono in piccoli fasci, raggruppati a loro volta in fasci maggiori. Ciascun fascio è avvolto da una guaina connettivale, nella quale decorrono i vasi sanguigni che nutrono le ossa e i nervi.
Nel suo insieme, il muscolo è avvolto da una lamina connettivale detta epimisio, che si prolunga nel tendine. Il connettivo interstiziale, che avvolge i singoli fasci di fibre e che è collegato con l’epimisio, prende il nome di perimisio. Da esso si accano sottili lembi di connettivo, che inguainano ogni fibra muscolare costituendo l’endomisio.
Tutti i muscoli sono sensibili all’eccitazione esercitata da uno stimolo T rispondono contraendosi. Possiedono cioè proprietà di eccitabilità e contrattilità.
Stimolo S messaggio elaborato nei centri nervosi (encefalo e midollo spinale) e arriva ai muscoli attraverso i nervi motori. Contrazione . fenomeno attivo con dispendio energetico e consumo di ATP.
La contrazione dei muscoli è regolata dalla legge del tutto o nulla, secondo la quale ogni fibra muscolare o rimane rilasciata oppure si contrae al massimo. La maggiore o minore contrazione del muscolo, cioè la possibilità di graduare la contrazione, è perciò dovuta al numero di fibre cui è giunto l’ordine di contrarsi.
L’organizzazione funzionale del muscolo prevede infatti l’esistenza di un certo numero (fino a qualche centinaio) di unità motorie. Nei muscoli che debbono compiere movimenti piccoli molto precisi ogni unità motoria è costituita da poche fibre, il contrario accade per quei muscoli che devono compiere movimento più grossolani e potenti, come quelli degli arti. In tutti i muscoli scheletrici una certa quantità di fibre, non sempre le stesse, è sempre in stato di contrazione: questo garantisce al muscolo uno stato di leggera tensione, comunemente detto tono muscolare.
Il rilasciamento del muscolo è invece un fenomeno passivo e automatico, che interviene quando cessa lo stimolo alla contrazione e non richiede dispendio di energia.
Muscoli M due estremità: capo (origine) e coda (inserzione), più capi = bicipite e tricipite. Per compiere un movimento il muscolo si immobilizza ad un’estremità su cui fa perno, ed esercita l’azione sull’altra estremità che è il punto mobile.
A seconda del tipo di movimento che controllano, i muscoli si possono distinguere in flessori (flessione di avambraccio su braccio), estensori (movimento opposto, aprono l’articolazione interessata), adduttori (determinano avvicinamento di un arto all’asse del corpo), abduttori (ne consentono l’allontanamento).
I muscoli scheletrici lavorano tipicamente in coppie di antagonisti, che contraendosi producono effetti opposti: quando un muscolo della coppia si contrae l’antagonista si rilascia e viceversa. Per contrarsi i muscoli necessitano di un apporto di energia considerevole, che richiede a sua volta consumo di glucosio e ossigeno, e producono calore e sostanze di rifiuto (CO2 e acido lattico = affaticamento in sforzo intenso e prolungato).

LE STRUTTURE DI SOSTEGNO E MOVIMENTO NEL REGNO ANIMALE

Le spicole contenute fra i due foglietti del corpo dei poriferi, e successivamente l’esoscheletro dei celenterati sessili, rappresentano le soluzioni più primitive al problema di dare al corpo strutture di sostegno. In altri casi la funzione di sostegno è svolta semplicemente dal turgore dei tessuti per organismi che vivono fissi a un substrato o in ambiente acquatico (spinta del liquido circostante, Archimede).
Funzioni fondamentalmente di sostegno e protezione hanno gli involucri degli anellidi o i gusci di numerosi molluschi o il dermascheletro degli echinodermi u strutture costituite da materiali inorganici (calcarei) o organici (spongina, chitina).
La funzione di sostegno diviene importante negli animali avita subacquea L nel corso dell’evoluzione a questa funzione si aggiunge quella di organi passivi del movimento.
Gli organo attivi del movimento sono invece costituiti da cellule muscolari G cellule mioepiteliali (epiteliali dotate di contrattilità) o veri fasci muscolari compaiono già a partire dai celenterati. In molti animali a struttura primitiva l’organo del movimento è rappresentato dal sacco muscolo – cutaneo.
Possono essere inoltre presenti strutture che migliorano l’adesione al substrato, come le setole degli anellidi. Il movimento assicurato da queste strutture è tuttavia piuttosto lento. Particolarmente specializzata è l’attività locomotoria degli animali provvisti di arti u la muscolatura è divisa in fasci (antropodi, vertebrati). L’esoscheletro degli artropodi è costituito da più parti connesse da articolazioni sotto forma di cerniere flessibili. L’esoscheletro però non può seguire la crescita corporea periodicamente eliminato e ricostruito con la muta. L’endoscheletro dei vertebrati consente movimenti rapidi e precisi e si adegua dall’interno all’accrescimento del corpo.

EDUCAZIOEN SANIATRIA:
• Tetano T causato da una tossina prodotta da u batterio molto diffuso nell’ambiente: questo potente veleno produce intensi spasmi, rigidità muscolare, forti dolori; se tali sintomi colpiscono i muscoli respiratori, possono portare a morte per asfissia.
• Distrofia muscolare D patologia trasmessa geneticamente.
• Miastenia grave M malattia autoimmune in cui l’individuo affetto avverte in primo luogo una grande debolezza e va incontro gradatamente e progressivamente alla paralisi dei muscoli.

NUTRIZIONE

Le necessità qualitative:
• Alimenti energetici A forniscono energia e quindi ricchi di glucidi, che sono bruciati nelle cellule durante la respirazione cellulare, e di lipidi. I glucidi costituiscono i principi nutritivi più facilmente disponibili, i glucidi quelli più energetici. Se esaurite le riserve di glucidi e lipidi = l’organismo utilizza le proteine delle dieta che vengono demolite e bruciate come combustibile o addirittura quelle dei tessuti appartenenti all’organismo stesso.
• Alimenti plastici A crescita dell’organismo e rinnovo dei tessuti = ricchi di proteine. Anche i lipidi, entrando nelle costituzione delle membrane cellulari, svolgono una funzione plastica.
• Ioni minerali I o sali minerali, entrano nella composizione dello scheletro e nella costituzione di enzimi, coenzimi, acidi nucleici ecc.
• Vitamine V regolatori biochimici.
• Acqua A circa il 60% della massa corporea dell’adulto. La necessità di acqua varia in relazione alle dimensioni corporee, all’attività fisica, alla temperatura esterna, al tipo di cibo consumato. L’acqua è il maggior costituente di latte, verdura e frutta ed è contenuta in quantità diverse in tutti gli alimenti. L’acqua è molto più importante del cibo per la sopravvivenza.
I principi nutritivi e le loro funzioni:
Divisi in 5 categorie principali: glucidi, lipidi, proteine, vitamine, elementi minerali D vi sono sostanze che sono essenziali per la crescita e la salute e l’organismo le deve assumere già preformate. Oltre all’acqua, all’ossigeno e al cibo da utilizzare a scopo energetico, sono essenziali 8 aminoacidi, 14 ulteriori composti organici (vitamine e acidi grassi essenziali) e circa 18 elementi naturali.
Composto organico = essenziale quando è in grado di far regredire una specifica sindrome da carenza.
Elemento minerale = essenziale quando è presente nell’organismo e assolve una funzione.
Sono state stabilite quantità standard raccomandate che quantificano l’energia, le proteine, gli ioni minerali e le vitamine necessarie ogni giorno nell’uomo nella donna in condizioni di salute dalla prima infanzia alla vecchiaia.
• Glucidi o carboidrati G sono rappresentati dall’amido, presente in alimenti di origine vegetale, e dagli zuccheri semplici, anch’essi di origine vegetale. Il loro ruolo è quello di fornire gran parte dell’energia, almeno il 50%. Una volta digeriti e assorbiti vanno in circolo come glucosio, che nelle cellule è bruciato per produrre energia. L’eccesso di glucosio costituisce riserve di glicogeno nel fegato e nei muscoli, tali riserve possono essere utilizzate qualora sia richiesto apporto di energia in tempi brevi. Anche la cellulosa è un glucide, tuttavia l’apparato digerente non produce enzimi in grado di idrolizzarla a glucosio. Il suo ruolo e quello di altri polimeri con cui ostruisce la fibra è comunque molto importante stimola le contrazioni peristaltiche che ne determinano la progressione determinando uno stato fisiologico ottimale per l’intestino.
• Lipidi Lmolto meno abbondanti negli alimenti rispetto ai glucidi, ma forniscono energia in quantità più che doppia. Possono essere direttamente bruciati o modificati e vanno a far parte delle membrane cellulari, di sostanze secrete dalle ghiandole associate all’epidermide e alle sue produzioni, dei tessuti adiposi come deposito di riserva. I lipidi devono essere poco abbondanti nella dieta normale: a causa del loro potere calorico è facile ingerirne più del necessario, con conseguente rischio di accumulo nel tessuto adiposo. Esiste inoltre un rapporto tra i liquidi ingeriti e il livello di colesterolo nel sangue. Gli oli vegetali ricchi di acid grassi insaturi hanno una funzione protettiva rispetto all’aumento del colesterolo. Alcuni acidi grassi poliinsaturi devono esser assunti preformati con la dieta perché l’organismo è incapace di sintetizzarli e nello stesso tempo ne ha necessità acidi grassi essenziali.
• Proteine P funzioni plastiche (collagene, cheratine,elastina), di regolazione (enzimi e molti ormoni) e funzioni specifiche (fattori di coagulazione del sangue, anticorpi per la difesa). Le proteine sono presenti nei cibi di origine animale e vegetale, fra i 20 aminoacidi che costituiscono e proteine ve ne sono 8, definiti essenziali, che l’organismo non è in grado di sintetizzare e che quindi devono essere assunti con i cibi. Quando glia aminoacidi essenziali, necessari nei processi di crescita e ricostruzione, non sono presenti nella dieta si possono verificare danni alla crescita e alla salute. Qualora le proteine ingerite superino le richieste specifiche dell’organismo, esse sono demolite bruciate e l’azoto è eliminato con le urine. I cibi proteici sono poco abbondanti su scala globale, una miscela di proteine animali e vegetali è considerata ideale.
• Vitamine V si continua a utilizzare il termine vitamine con il significato di molecole di natura chimica varia, che l’organismo non è in grado di sintetizzare e che deve quindi introdurre preformate, molecole indispensabili all’organismo, quindi fattori nutritivi essenziali, che tuttavia non forniscono all’organismo materia né energia t sono necessarie in piccolissime quantità. Vitamine idrosolubili e liposolubili. Vitamine idrosolubili sono la C e quelle del complesso B, la loro assunzione deve esser quotidiana, dal momento che non possono venire accumulate. Le vitamine liposolubili sono assunte nella dieta insieme a cibi ricchi di lipidi. Possono essere accumulate nei tessuti adiposi, nel fegato e nei reni se presenti in eccesso. La mancanza di vitamine determina gravi alterazioni di certe funzioni fondamentali per la vita, che inizialmente possono manifestarsi con semplici sintomi da carenza (ipovitaminosi), ma talvolta possono portare a ben più gravi stati patologici. Anche quantità eccessive di vitamine (ipervitaminosi) possono risultare tossiche e arrecare danni altrettanto gravi alla salute. Forme di ipervitaminosi possono manifestarsi in seguito a un consumo eccessivi di integratori vitaminici.
• Ioni minerali I divisi in due gruppi. Ioni minerali necessari in quantità sensibile e quelli che devono essere presenti nella dieta solo in tracce. La loro presenza nella dieta è assicurata in quantità adeguata dalla maggior parte di cibi.

IL SANGUE E LA CIRCOLAZIONE

IL SANGUE
Sangue S tessuto liquido costituito da elementi figurati (cellule o derivati), immersi in una sostanza intercellulare abbondante e liquida a plasma
Elementi figurati E tre tipi 1) globuli rossi, 2) globuli bianchi e 3) piastrine differenti tra loro per struttura e funzione.
Funzioni sangue:
• Trasporto gas respiratori (O2, Co2)
• Trasporto a cellule di tessuti sostanze alimentari assorbite dell’intestino
• Trasporto di sostanze di rifiuto da eliminare
• Trasporto degli ormoni (mex di natura chimica)
• Termoregolazione.

IL PLASMA
Sostanza intercellulare liquida del sangue (vol 55%). Composizione dei componenti = piuttosto costante = costante anche il PH del sangue (7,3 – 7,4; simile all’acqua di mare H+)
Costituito da acqua che contiene in soluzione 1)sali minerali, 2)glucosio, 3)lipidi, 4)proteine. Trasporta 1)sostanze nutritizie (glucosio, aminoacidi), 2)sostanze di rifiuto (urea), 3)sostanze per la difesa dell’organismo (anticorpi), 4)ormoni, 5)vitamine.
Proteine del plasma P albumina (trasp trigliceridi), globuline e fibrinogeno.
Funzioni delle proteine plasmatiche:
• Difesa
• Sistema tampone (mantenimento del PH ematico a valori costanti) ==> 2 componenti acido o base debole in presenza di un proprio sale ==> tampona i cambiamenti di PH
• Trasporto di sostanze T ormoni di piccole dimensioni.
Proteine plasmatiche P sintetizzate nel fegato.
Lipidi L insolubili in solventi acquosi s circolano come complessi lipoproteici ==> nucleo centrale idrofobo e fosfolipidi e proteine idrofili.

GLI ELEMENTI FIGURATI
Globuli rossi (emazie) G forma di disco biconcavo, il loro numero in condizioni normali è 4-5 milioni /mm3 , contengono l’emoglobina. Nel corso della maturazione perdono il nucleo e la maggior parte degli organuli n sopravvivenza limitata vivono circa 120 poi distrutti dalla milza e dal fegato.
Prodotti da cellule staminali del midollo P produzione stimolata da eritropoietina (particolare ormone prodotto dai reni).
Globuli rossi G si caricano di ossigeno quando circolano nei capillari, lo trasportano a tutti i distretti tramite vasi sanguigni e lo cedono alle cellule che così possono compiere la respirazione.
Compito principale fornire di ossigeno le cellule se il numero è inferiore si instaurano stati morbosi anche gravi. Quando i globuli rossi sono al di sotto del valore ritenuto normale si parla di anemia a insorge anche si i globuli rossi sono in numero sufficiente, ma in una certa percentuale anormali. Forme più comuni i stanchezza, pallore, mal di testa, torpore.
Anemie dovute a:
• Diminuita produzione di globuli rossi:
- Per carenza di ferro o alcune vitamine
- Per insufficiente produzione da parte del midollo.
• Diminuita vita media dei globuli rossi:
- Per anomalie ereditarie (anemia falciforme, mediterranea o talassemia)
- Per anomalie acquisite di diversa natura.
• Emorragie massicce, in seguito a traumi, parto o altro.

Globuli bianchi (leucociti) G provvisti di nucleo e divisi in tre gruppi per la forma:
• Linfociti ==> piccole cellule con un nucleo circolare, che occupa quasi tutta la cellula.
• Monociti ==> cellule di maggiori dimensioni, con nucleo a forma di fagiolo.
• Granulociti ==> cellule con un nucleo formato di più lobi e con numerosissime granulazioni nel citoplasma, a cui devono il nome.

I leucociti, nel loro complesso, sono molto meno numerosi delle emazie: da 5000 a 10000 per ogni mm3.
Funzione dei leucociti ==> difendere l’organismo dall’attacco di agenti patogeni e delle sostanze tossiche che essi producono d questo grazie a caratteristiche particolari dei leucociti.
Granulociti neutrofili G emettono prolungamenti citoplasmatici consentono loro movimenti ameboidi per insinuarsi tra le cellule e uscire dai vasi sanguigni. Sono in grado di fagocitarsi una volta giunti in presenza di microbi, li inglobano e li distruggono. Rappresentano la prima linea di difesa del nostro organismo contro l’ingresso di microrganismi patogeni e contro le tossine che essi eventualmente producono. Vi sono altre due classi (funzioni meno note) acidofili e basofili in base ai coloranti che servono per colorarli.
Monociti M meno numerosi ma più grandi. Anche loro si fagocitano seguono i granulociti nell’area invasa e costituiscono una seconda più massiccia linea di difesa. La loro permanenza in circolo è breve, dopodiché migrano nei tessuti dove diventano macrofagi.
Linfociti L funzioni più specifiche contro batteri, virus, altri microrganismi, cellule tumorali e tessuti trapiantati.
Due classi di linfociti B e T: i primi producono glia anticorpi, i secondi, oltre a controllare l’attività dei linfociti B, sono in grado di attaccare e distruggere direttamente le cellule riconosciuti come estranee.
Leucoplenia L globuli bianchi sono presenti nel sangue in numero minore a quello normale n è da collegare ad un insufficiente produzione di granulociti da parte del midollo osseo.
Leucocitosi L aumento dei globuli bianchi che indica un’infezione in atto.
Un aumento numerico di globuli bianchi anomali, di cui molti immaturi, si registra, spesso insieme a modificazioni nel numero degli altri elementi figurati, nel sangue di persone affette dalle diverse forme di leucemia, forme tumorali che interessano le cellule progenitrici dei globuli bianchi nel midollo osseo.
Piastrine P piccole formazioni prive di nucleo, frammenti cellulari derivati da particolari cellule del midollo osseo. Funzione fondamentale nel processo di coagulazione.
LA COAGULAZIONE DEL SANGUE
Coagulazione del sangue = normale processo fisiologico per arrestare rapidamente la fuoriuscita del sangue dai vasi in seguito a lesioni.
Vaso leso V innanzitutto contrazione della sua parete (vasocostrizione) x rallentare l’emorragia, poi l’esposizione del tessuto leso, e delle fibre collagene, provoca l’adesione delle piastrine che deformandosi creano un tappo temporaneo (tappo emostatico).
Contemporaneamente si attiva il processo di attivazione vero e proprio C 13 reazioni a cascata (i 13 enzimi implicati, presenti nel sangue in forma inattiva, vengono attivati uno dopo l’altro in sequenza). Le tappe finali consistono nell’attivazione dell’enzima trombina a partire dal suo precursore plasmatico protrombina, l’enzima così formatosi catalizza la formazione del fibrinogeno in fibrina. Quest’ultima (produce rete di filamenti) è in grado stabilizzare il tappo emostatico.
Vitamina k = interviene nel rilascio del fibrinogeno e della protrombina da parte del fegato.
Filamenti di fibrina F rete in cui si impigliano gli elementi figurati del sangue.
Carenza di piastrine o assenza di uno dei fattori = impedisce la coagulazione in tempi normali i da origine a stati patologici molto gravi. Un difetto nella coagulazione del sangue può provocare gravi emorragie anche in seguito a traumi banali = ad esempio l’emofilia (manca fattore 8 per emofilia A e fattore 9 per emofilia B).
Coagulo C assolta la sua funzione = demolito dalla plasmina (deriva dal plasminogeno che è la forma inattiva) normalmente presente nel siero.
Plasminogeno = reso attivo da mediatori liberati dal tessuto leso = fibrinolisi = coagulazione è un processo reversibile.
I GRUPPI SANGUIGNI
Trasfusione = unico rimedio per un’emorragia T spesso in passato si manifestava un’incompatibilità fra il sangue dei due individui interessati con conseguenze gravissime.
Karl Landsteiner = scoprì l’esistenza dei gruppi sanguigni.
Antigene = sostanza estranea all’organismo, penetrata accidentalmente o iniettata nel sangue.
Anticorpi = sostanze specifiche di natura proteica, prodotte all’introduzione dell’antigene, che lo riconoscono e ne neutralizzano l’azione. Sono strettamente specifici (riconoscono soltanto l’antigene che ne ha provocato la formazione e non altri). Una volta prodotto un anticorpo l’organismo conserva la capacità di produrlo nuovamente, in seguito a altri contatti con lo stesso antigene, e in tempo più breve rispetto alla prima volta.
IL SISTEMA AB0
Agglutinazione = i globuli rossi del sangue di due individui diversi, se mescolato, si ammassano e formano dei grumi.
Agglutinazione no = individui compatibili, trasfusione possibile.
Agglutinazione sì = individui incompatibili, trasfusione non possibile.
Gruppi sanguigni = 4 = A, B, AB, 0 G sistema AB0.
Fenomeno agglutinazione = presenza di sostanze proteiche = agglutinogeni (agglutinogeno A e agglutinogeno B) sulla membrana dei globuli rossi e di agglutinine (agglutinina anti – A e agglutinina anti - B) contenute nel plasma o nel siero.
Agglutinogeni = si comportano come antigeni, agglutinine = come anticorpi.
In condizioni normali non sono presenti contemporaneamente nel sangue altrimenti si verificherebbe nell’apparato circolatorio l’agglutinazione spontanea dei globuli rossi. Nel plasma si trova invece l’agglutinina corrispondente all’agglutinogeno che non è presente sui globuli rossi.
• Gruppo A G globuli rossi = agglutinogeno A
plasma = agglutinina anti – B.
• Gruppo B G globuli rossi = agglutinogeno B
plasma = agglutinina anti – A.
• Gruppo AB G globuli rossi = agglutinogeno A e B
plasma = /.
• Gruppo 0 G globuli rossi = /
plasma = agglutinina anti – A e anti – B.
LE TRASFUSIONI
La compatibilità tra il sangue di individui appartenenti a due diversi gruppi AB0 è determinata dagli anticorpi presenti nel plasma del ricevente, tenuto anche conto della scarsa quantità di anticorpi del donatore che viene di solito trasfusa.
• Gruppo A G possono ricevere da A e 0 e possono donare a A e AB.
• Gruppo B G possono ricevere da B e 0 e possono donare a B e AB.
• Gruppo AB G possono ricevere da A, B, AB, 0 e donarlo solo a AB (ricettori universali)
• Gruppo 0 G possono ricevere solo da 0 e donarlo a A, B, AB, 0 (donatori universali).
Oggi però si cerca di trasfondere sangue dallo stesso gruppo del ricevente, ricorrendo ad altri gruppi soltanto in caso di emergenza. Sulle membrane dei globuli rossi è stata riscontrata la presenza di molti altri sistemi di agglutinogeni che possono essere causa di possibili complicazioni nella pratica delle trasfusioni.

IL FATTORE Rh
Fattore Rh = uno degli antigeni presenti sui globuli rossi scoperto nel 1940 sui globuli rossi di una scimmia.
Il fattore Rh in realtà è costituito da una serie di antigeni, di cui il più importante è quello denominato D: l’85 della popolazione possiede l’antigene D ed è Rh+ , il 15 non possiede tale antigene ed è considerato Rh-. La presenza del fattore Rh può avere ripercussioni in caso di trasfusioni e gravidanza. Se ad un individuo Rh- viene trasfuso sangue Rh+, l’antigene Rh presente in quest’ultimo determina la formazione dell’anticorpo specifico anti – Rh che lo distrugge. Alla prima trasfusione non si ha alcuna conseguenza, ma il problema si pone se viene trasfuso per la seconda volta sangue Rh+, a causa degli anticorpi anti – Rh formatisi dopo la prima i globuli rossi trasfusi verranno distrutti.
Il fattore Rh entra in gioco anche nel caso di una gravidanza in cui la madre sia Rh negativo e il feto Rh positivo. Se i globuli rossi fetali entrano nel circolo sanguigno della madre, provocano la formazione di anticorpi anti – Rh nell’organismo materno. Una seconda gravidanza con bambino ancora Rh positivo provoca nella madre una massiccia reazione immunitaria: gli anticorpi prodotti passano nel circolo sanguigno fetale e ne distruggono i globuli rossi provocando una grave anemia. Il neonato può essere salvato se gli viene cambiato completamente il sangue con sangue Rh negativo.
LA LINFA E LA CIRCOLAZIONE LINFATICA
Cellule del nostro corpo = immerse in un liquido interstiziale tramite il quale avvengono gli scambi di sostanze nutritizie e dei prodotti finali del metabolismo fra il sangue e le cellule.
Origine dal sangue O filtrato di plasma derivato dalla percolazione dell’acqua e dei soluti attraverso la sottilissima parete dei capillari in corrispondenza della loro estremità arteriosa. Tale filtrato rientra in gran parte in circolo a livello delle estremità venose dei capillari r rimane tuttavia un eccesso di liquido che viene drenato ad opera del sistema linfatico.
Linfa = liquido chiaro che coagula spontaneamente all’aria, composizione abbastanza simile a quella del plasma ma con una quantità minore di proteine. Contiene numerosi linfociti.
Nei vasi linfatici provenienti dall’intestino si trovano i chilomicroni che conferiscono alla linfa un aspetto lattiginoso.
I capillari linfatici iniziano a fondo cieco nei tessuti e confluiscono via via in vasi di calibro maggiore, fino a formare il dotto trocaico, che riconduce la linfa al circolo sanguigno in corrispondenza della vena succlavia sinistra.
Lungo il percorso dei vasi linfatici sono distribuiti i gangli linfatici o linfonodi L quando dei germi patogeni riescono a invadere l’organismo, la produzione dei linfociti diventa massiccia e i linfonodi (base del collo, ascelle, inguine) aumentano di volume, si fanno evidenti e talvolta doloranti. Oltre agli agenti patogeni la linfa può trasportare anche cellule dell’organismo staccatesi dalla sede originale = cellule tumorali metastatiche. Per bloccare una potenziale via di diffusione nel corso di taluni interventi chirurgici di asportazione di masse tumorali vengono asportati anche i linfonodi della zona.
Milza = agisce da serbatoio e trattiene una grande quantità di cellule del sangue z regolare il volume di cellule del sangue in circolo. Inoltre produce linfociti e distrugge gli eritrociti giunti al termine del loro ciclo vitale.
Timo = dietro lo sterno, progressiva involuzione dopo la pubertà g fornisce linfociti e aiuta l’organismo a combattere le infezioni.
IL CUORE
Cuore C organo muscolare cavo, nella gabbia toracica fra i polmoni sopra il diaframma, dimensioni all’incirca di un pugno.
Il tessuto muscolare cardiaco o miocardio è costituito da fibre muscolari striate, mononucleate che presentano tipiche le tipiche forme di collegamento dette strie scalariformi. Pur essendo striato non si contrae sotto il controllo della volontà. Esternamente il tessuto del miocardio è rivestito da una membrana sierosa, il pericardio, mentre le sue cavità interne sono tappezzate da un sottile endotelio, l’endocardio.
Quattro cavità = due superiori, atri, con pareti sottili; due inferiori, ventricoli, con pareti più spesse. Separate da un setto longitudinale e ciascun atrio è separato del ventricolo da una valvola.
Valvole atrio – ventricolari = costituite da lembi connettivali detti cuspidi: tre nella valvola di destra = tricuspide, e due nella valvola si sinistra = bicuspide o mitrale.
Atrio destro: arrivano le due vene cave, vi riversano il sangue proveniente da tutto il corpo.
Ventricolo destro = parte l’arteria polmonare, porta il sangue a rigenerarsi nei polmoni.
Atrio sinistro = sboccano le quattro vene polmonari, vi riversano il sangue ossigenati proveniente dai polmoni.
Ventricolo sinistro = parte l’arteria aorta che distribuisce il sangue ossigenato a tutti i tessuti del corpo.
Le contrazioni ritmiche del cuore, grazie alle quali il sangue viene mantenuto in circolo nell’organismo, producono battiti regolari.
Ciclo cardiaco C 1 = contrazione striale (sistole striale – 0,1 s), la pressione del sangue apre le valvole atrio – ventricolari, il sangue scende nei ventricoli. 2 = contrazione ventricolare (sistole ventricolare – 0,3 s), ventricolo destro viene spinto nell’arteria polmonare, dal ventricolo sinistro nell’arteria aorta (le calcole sono chiuse).
Dopo sistole dei ventricoli = diastole D 0,4 s; riposa per un tempo pari alla sua attività.
In realtà = sistole e diastole avvengono contemporaneamente: sistole striale = sangue passa da atri a ventricoli che sono in diastole. Sistole ventricolare = sangue viene sospinto nelle arterie polmonari e nell’aorta, contemporaneamente si verifica la diastole striale = atri possono riempirsi con il sangue provenente dalle vene polmonari a dalle vene cave.
Condizioni normali (adulto che non sta compiendo particolari sforzi fisici) = ciclo completo circa 70 volte al minuto (frequenza cardiaca). L’auscultazione del cuore mediante lo stetoscopio (strumento che amplifica i suoni) consente di percepire i rumori provenienti dalla chiusura delle valvole all’interno del cuore e tra i ventricoli e le arterie: rumori anomali detti soffi possono rivelare un’insufficienza (incompleta chiusura) o stenosi (restringimento) valvolare.
AUTOMATISMO DEL CUORE
Embrione = cuore batte già al 24° giorno di gestazione E il sistema nervoso non è ancora funzionante. Il cuore è dunque un organo autonomo , che può funzionare indipendentemente da ogni centro nervoso, la contrazione del cuore trae origine dall’attività di uno specifico sistema di conduzione cardiaco, che provvede anche a propagarla all’interno del miocardio, in modo che le varie parti del cuore si contraggano in maniera ordinata. La normale sede di insorgenza del battito cardiaco è costituita dal nodo seno – atriale (pace – maker naturale) o nella parete dell’atrio destro. Il sistema di conduzione comprende anche il nodo atrio – ventricolare parete destra del setto interatriale, e continua con il fascio di His.
È il nodo seno – atriale che in effetti dirige il battito cardiaco: da esso l’eccitazione si diffonde alla parete degli atri e, attraverso il nodo atrio – ventricolare e poi il fascio di His, prosegue verso la parete dei ventricoli. Quando per cause patologiche il battito cardiaco risulta irregolare il sistema di conduzione può essere stimolato da un dispositivo elettronico applicato al cuore del paziente (pace – maker artificiale).
AZIONE DEL SISTEMA NERVOSO SUL CUORE
Il ritmo cardiaco è controllato dal sistema nervoso autonomo l cuore = duplice innervazione:
• Riceve fibre nervose dal sistema parasimpatico attraverso i nervi pneumogastrici (nervi vaghi) R decimo delle 12 paia di nervi cranici.
• Riceve fibre nervose dal sistema simpatico R i corpi cellulari si trovano nei gangli della catena che decorre ai lati della colonna vertebrale.
Eccitazione del nervo vago rallenta il battito cardiaco E diminuisce tono e potenza delle contrazioni = nervo moderatore del cuore.
Eccitazione dei nervi simpatici accelera il battito.
Ritmo cardiaco = risultante degli effetti antagonisti dei centri parasimpatici e simpatici. Individuo a riposo = ritmo è determinato dal tessuto nodale, corretto dall’azione antagonista dei nervi acceleratori e cardiomoderatori. Tuttavia l’adattamento del ritmo cardiaco alle necessità dell’organismo è determinato anche da interventi ormonali.
I VASI SANGUIGNI
Il sistema di vasi comprendenti arterie, vene e capillari porta il sangue in tutti i distretti dell’organismo. Arterie = sangue dal cuore alla periferia del corpo, vene = sangue dalla periferia del corpo al cuore, capillari = collegano le arterie con le vene rendendo continuo il sistema di vasi.
Arterie A parete spessa in quelle di grosso calibro ricca di fibre elastiche, in quelle di calibro minore presenta fibre muscolari lisce. Sono tutte tappezzate internamente da un sottile endotelio. Grazie alla loro elasticità = si dilatano in seguito all’ondata di sangue spinta dalla sistole ventricolare e subito dopo riprendono il loro calibro iniziale spingendo così il sangue in avanti = ruolo attivo nella circolazione sanguigna. Sono poste in genere in profondità all’interno del corpo. Per la loro struttura elastica se tagliate i loro margini tendono ad allontanarsi sangue e esce a fiotti, provocando gravi emorragie. Le arterie si ramificano in vasi di diametro via via minore fino a formare le arteriose (parete sottile e ricca di fibre muscolari). A loro volta si ramificano nei p
Capillari C calibro appena sufficiente a permettere il passaggio delle cellule del sangue e parete ridotta al solo endotelio. Sangue scorre a velocità ridotta e con una bassissima pressione g favorisce gli scambi con le cellule dei tessuti. Si riuniscono poi in vasi via via più grandi detti venule, che confluiscono a formare le a
Vene V pareti più sottili perché fibre muscolari ed elastiche sono in numero minore. Internamente sono tappezzate da un endotelio e le più grosse presentano strutture caratteristiche dette valvole a nido di rondine che chiudendosi impediscono al sangue di refluire n qui il sangue ha una pressione inferiore e il ritorno al cuore (spesso contro forza di gravità = arti inferiori) sarebbe problematico senza la presenza di tali valvole. Ritorno inoltre facilitato dalla contrazione dei muscoli scheletrici attraverso i quali passano le vene e contrazione dei muscoli = restringimento del lume della vena, che esercitando una certa pressione sul sangue lo sospinge verso il cuore. Se una vena viene recisa (pareti scarsamente elastiche) = le estremità si afflosciano e l’emorragia si arresta con facilità.
Accrescimento corporeo = proliferazione dei vasi sanguigni per mantenere un normale rifornimento ematico dei tessuti = angiogenesi che avviene in risposta alla produzione di alcuni fattoti di crescita.
IL CIRCOLO SANGUIGNO
• Grande circolazione o generale,
• Piccola circolazione o polmonare.
Entrambe possiedono una pompa (rispettivamente cuore sinistro e cuore destro), un sistema di vasi arteriosi (sangue dal cuore alla periferia) e un sistema di vasi venosi (sangue dalla periferia al cuore).
Grande circolazione = sangue ricco di ossigeno (rosso vivo) spinto dal ventricolo sinistro nell’aorta arriva tramite le arterie a tutti gli organi e tutte le cellule. Nei capillari cede l’ossigeno e si carica di biossido di carbonio (colore più cupo) e attraverso le vene ritorna all’atrio destro del cuore.
Piccola circolazione = sangue ricco di biossido di carbonio spinto dal ventricolo destro nell’arteria polmonare fino ai capillari polmonari, dove libera il biossido di carbonio e l’acqua in eccesso e si carica di ossigeno. Attraverso le vene polmonari torna nell’atrio sinistro del cuore.
Uomo e mammiferi = circolazione è doppia e completa U doppia perché il sangue passa due volte dal cuore prima di tornare al punto di partenza, completa perché sangue venoso e sangue arterioso non si mescolano mai.
La pressione del sangue = oscilla regolarmente tra un massimo e un minimo. Pressione massima (sistolica) = momento della contrazione ventricolare quando il sangue viene spinto nelle arterie, minima (diastolica) = riposo del cuore. La pressione è più elevata nella grande circolazione che in quella piccola, la potenza della muscolatura del ventricolo destro è minore di quella del ventricolo sinistro. Subisce delle variazioni fisiologiche = la pressione è in relazione con l’attività fisica, fattori emotivi e aumenta irreversibilmente con l’età. Sfigmomanometro = strumento per misurare la pressione sanguigna = espressa in millimetri di mercurio. Giovane adulto = diastolica 70 mm Hg, sistolica 1220 mm Hg.
Se si resta a lungo immobili il sangue tende ristagnare nelle vene degli arti inferiori e col tempo ne sfianca le pareti (vene varicose) = dilatazioni permanenti delle pareti venose che colpiscono chi è costretto a stare fermo in posizione eretta per parecchie ore consecutive e per motivi ormonali le donne.
GLI SCAMBI A LIVELLO DEI CAPILLARI
Arterie e vene A funzione di trasporto.
Capillari C scambi veri e propri fra sangue e tessuti per diffusione e filtrazione.
Diffusione = ad esempio gas respiratori ma anche glucosio e altri metabolici presenti nel plasma e nel liquido interstiziale.
Acqua = due fattori = pressione idrostatica esercitata dal plasma sulle pareti dei capillari. Dall’altra parte il plasma presenta un contenuto di soluti superiore a quello del liquido interstiziale e si determina una pressione osmotica che richiama acqua dai tessuti. Se in corrispondenza dell’estremità arteriosa dei capillari l’effetto della pressione idrostatica è superiore, e ne consegue quindi un’uscita di liquidi, all’estremità venosa invece prevale la pressione osmotica e sia ha quindi un flusso netto diretto verso l’interno del vaso = diminuzione del contenuto proteico del plasma o aumento della pressione sanguigna a livello delle vene costituiscono un ostacolo nei confronti del rientro di liquidi e provocano una condizione patologica (edema) caratterizzata da gonfiore dei tessuti.
LA REGOLAZIONE DEL FLUSSO NEI CAPILLARI
La distribuzione del sangue nei capillari viene in ogni momento adattata alle esigenze dei diversi distretti dell’organismo.
Intenso sforzo fisico = è necessario un maggiore afflusso di sangue ai muscoli scheletrici delle aree del corpo interessate.
Digestione = maggior afflusso di sangue nella parete dell’intestino.
Nell’area interessata si verifica una dilatazione delle pareti delle piccole arterie e delle arterie locali (vasodilatazione) in modo che alla rete di capillari giunga un maggior numero volume di sangue. Nelle altre aree del corpo nel contempo le pareti dei vasi piccoli si contraggono (vasocostrizione) per ridurre il flusso di sangue. La regolazione del flusso è attraverso la muscolatura liscia delle pareti dei piccoli vasi arteriosi più fattori sia nervosi che ormonali.
I SISTEMI DI TRASPORTO NEL MONDO ANIMALE
Artropodi e molluschi u apparato circolatorio aperto contenente un liquido simile al sangue, l’emolinfa, che scorre per una parte del proprio corso all’interno dei vasi e per il resto si muove liberamente nei tessuti e negli organi non consente scambi molto efficienti (gas respiratori tramite un sistema di trachee indipendente dall’apparato circolatorio).
Anellidi A sangue resta sempre all’interno dei vasi sanguigni, il sistema è quindi chiuso. Non esiste un cuore differenziato, alcuni tratti dei vasi sanguigni più grandi svolgono la funzione di pompa.
Vertebrati V sistema circolatorio chiuso costituito da un cuore (con atri e ventricoli) e da arterie vene e capillari.
Pesci P il sangue passa una sola volta dal cuore costituito da due sole cavità e non c’è mai mescolanza tra il sangue proveniente dalle branchie e quello proveniente dal corpo = circolazione semplice e completa.
Vertebrati terrestri V il sangue passa dal cuore due volte prima di combattere il circolo = circolazione doppia. In anfibi e rettili è però è incompleta perché il cuore è suddiviso in tre cavità e perciò nell’unico ventricolo il sangue proveniente dai polmoni si mescola con quello proveniente dal resto del corpo.
Il liquido circolante contiene sempre i pigmenti respiratori che hanno il compito di trasportare in modo efficiente l’ossigeno. Nei vertebrati e negli anellidi il pigmento è l’emoglobina (proteina di colore rosso contenete ferro e localizzata nei globuli rossi). Alcuni molluschi a artropodi contengono l’emocianina (pigmento azzurro contenete rame).

LE DIFESE DELL’ORGANISMO

LE DIFESE NON SPECIFICHE
Difese non specifiche D agiscono indistintamente contro un gran numero di agenti estranei diversi. Alcune risposte di difesa sono direttamente osservabili dal punto di vista macroscopico = processi infiammatori in seguito a ferite, la febbre, il ruolo della pelle come barriera.
Le barriere
Barriere protettive = si oppongono all’ingresso di agenti patogeni. Ricordiamo la pelle, ricca di cheratina; le mucose delle vie respiratorie con le ciglia e il muco che le ricoprono; il succo gastrico, per il PH acido che esercita un’azione preventiva di difesa e le lacrime che contengono un enzima che rende innocui batteri che possono capitare negli occhi.
I fattori protettivi
Liquidi interni e tessuti = sono presenti fattori che impediscono ai batteri che abbiano superato le barriere aspecifiche di esercitare la loro azione distruttiva e gruppo di proteine enzimatiche collettivamente chiamate complemento. Agiscono in maniera aspecifica ma collaborano anche alla risposta immunitaria specifica. Altro gruppo di proteine con azione protettiva sono gli interferoni che inibiscono la replicazione di molti virus e agiscono stimolando i componenti del sistema immunitario e in particolare le cellule NK (natural killer).
La reazione infiammatoria
Reazione infiammatoria = reazione dei tessuti viventi ad una lesione di qualsiasi origine, cioè provocata da agenti patogeni, da uno stimolo fisico o chimico (temperature eccessivamente calde o fredde, ferite, danni derivanti da insulti meccanici, radiazioni) o da altre cause = assolutamente aspecifica.
Tipi aspetti sono = vasodilatazione e conseguente aumento del flusso sanguigno nell’area interessata, aumento della permeabilità dei capillari provocato da sostanze liberate dai tessuti lesi. Ciò determina la fuoriuscita dai vasi di plasma e di leucociti si manifesta con l’aumento della temperatura, gonfiore, arrossamento accompagnati da dolore locale.
Plasma e leucociti = compiono funzioni per liberare la zona da residui cellulari e a combattere eventuali microrganismi e poi e ripristinare l’integrità del tessuto. I leucociti attaccano e ingeriscono i batteri e le particelle estranee, il fibrinogeno dà origine a coaguli se i vasi sono stati lesi, le molecole proteiche (anticorpi) neutralizzano le sostanze estranee. Il plasma apporta ossigeno e nutrienti indispensabili per la guarigione. Accompagnano la reazione infiammatoria alcune manifestazioni esterne a tutto l’organismo a aumento dei leucociti nel sangue (leucocitosi), liberazione in circolo da parte dei macrofagi di sostanze (interleuchina 1) che agiscono a vari livelli per promuovere l’eliminazione dei cataboliti prodotti durante la reazione infiammatoria e i processi di riparazione dei tessuti. Un’altra manifestazione è la febbre = sostanze prodotte dai microrganismi durante i processi infiammatori in grado di indurre da parte del sistema immunitariola liberazione di pirogeni responsabili della febbre. Aumento di temperatura = reazione difensiva del corpo contro l’invasione microbica poiché fa aumentare la produzione di molecole che neutralizzano quelle estranee (anticorpi).
La fagocitosi
La fagocitosi = fa parte delle risposte che contraddistinguo la reazione infiammatoria L avviene del tessuto connettivo, dove accorrono i globuli bianchi del sangue quando molecole estranee riescono a penetrare nell’organismo.
Si verifica in quasi tutto il mondo animale.
Attratti da sostanze di varia provenienza i primi a intervenire sono i granulociti nutrofili, che riconoscono la particella da attaccar, vi aderiscono con la membrana plasmatici e finiscono per fagocitarla. Successivamente i lisosomi presenti nel citoplasma riversano il loro contenuto enzimatico nel vacuolo formatosi intorno alla particella fagocitata n se permane nel vacuolo dove può anche moltiplicarsi (tubercolosi) occorre che i fagociti vengano coadiuvati dai meccanismi dell’immunità specifica, che li può rendere capaci di digerire anche questi particolari microrganismi. I monoliti intervengono subito dopo, sotto forma di macrofagi, con un processo di digestione lento e incompleto.
LE DIFESE SPECIFICHE
Se la risposta generica fallisce interviene quella specifica.
Difesa specifica = difesa orientata in modo preciso ad agire contro un particolare agente patogeno o contro i suoi prodotti. Essa permette all’organismo di acquistare la capacità di rispondere in maniera più rapida ed efficiente in situazioni successive. I processi si svolgono tutti a livello cellulare e molecolare.
Verso chi è rivolta la risposta immunitaria
Agenti estranei all’organismo sono di diversa natura.
Batteri = i più comuni, possono moltiplicarsi, invadere l’organismo, raggiungere certi tessuti e danneggiarli direttamente o secernono sostanze, spesso di natura proteica, le tossine, che sono veleni per l’organismo (difterite, tetano), o endotosisne che si liberano alla morte dei microrganismi (colera, tubercolosi, peste bubbonica).
Virus = possono moltiplicarsi solo parassitando cellule viventi e utilizzandone a questo scopo le strutture e gli apparati metabolici (varie forme di epatite, varicella, parotite, morbillo, rosolia, influenza, raffreddore). L’invasione dell’organismo da parte di batteri e virus prende il nome di infezione.
Anche le cellule cancerose = pericolo nei confronti dell’organismo = oggetto della risposta immunitaria. Batteri e tossine batteriche, virus e cellule infettate da virus, protesti, altri parassiti, funghi, cellule cancerose = bersaglio da neutralizzare ed eliminare.
Prima della capacità di distruggere ed eliminare ciò che si pone come minaccia per l’organismo, deve esserci quella di identificare ciò che è estraneo (non self) e distinguerlo da ciò che appartiene al proprio corpo (self).
Gli antigeni
Un agente patogeno o cellula estranea che penetra in un organismo viene riconosciuta come non self e le sue molecole sono dette antigeni. Sono antigeni solo le molecole estranee che si differenziano da quelle dell’ospite, si tratta di molecole piuttosto grandi e complesse. Dire che una molecola è un antigene, cioè dotata di proprietà antigeniche, non comporta necessariamente che essa abbia già provocato una risposta immunitaria. Le molecole dotate di proprietà antigeniche possono essere fisse sulla superficie esterna del microrganismo o della cellula (antigeni superficiali) o essere liberati nel mezzo interno dove si disperdono (antigeni solubili = tossine batteriche).
Il self
Self = tutte le cellule che appartengono all’organismo. Hanno pertanto un marchio specifico. Si tratta di molecole proteiche situate sulla membrana cellulare. Definiscono nell’uomo il complesso di isocompatibilità (HLA). La loro sintesi avviene grazie alla presenza di un gruppo di geni che si trova sul cromosoma 6 l l’esistenza di un elevato numero di varianti (alleli) per ognuno di questi gruppi fa si che la probabilità che due individui abbiano lo stesso complesso HLA è molto bassa. Il sistema HLA manca sui globuli rossi del sangue, dove è sostituito da l sistema AB0. l’organismo riconosce molecole che non siano quelle del proprio complesso HLA ed inizia ad elaborare la risposta contro di esse.
Le risposte dell’organismo
L’organismo reagisce alla presenza degli antigeni producendo dopo un certo tempo quantità abbondanti di sostanze proteiche, gli anticorpi L simbolo di neutralizzare l’aggressore o le sue tossine.
Il rapporto antigene – anticorpo = l’anticorpo si adatta specificamente alle molecole antigeniche come una chiave alla sua serratura. L’immunità legata all’azione degli anticorpi viene detta immunità umorale perché le molecole anticorpali circolano negli umori cioè nei liquidi dell’organismo (sangue, linfa).
Un altro tipo di risposta immunitaria specifica messa in atto con modalità differenti direttamente da cellule del sistema immunitario viene detta immunità cellulare (o cellulo – mediata).
La memoria
Organismo invaso per la prima volta da un agente patogeno = sistema immunitario è in stato di allarme ma la produzione di anticorpi specifici è lenta e progressiva per cui se la risposta fagocitaria è insufficiente, la malattia ha tutto il tempo per danneggiare l’organismo.
Se si guarisce e lo stesso agente patogeno aggredisce una seconda volta, la produzione di anticorpi specifici contro quell’antigene è rapida e massiccia, come se il sistema immunitario ricordasse di aver subito una prima aggressione = nome di memoria.
I COMPONENTI DEL SISTEMA IMMUNITARIO
Componenti = organi del sistema linfatico e midollo rosso delle ossa

linfonodi, tonsille, strutture linfatiche dell’intestino, milza, timo.
Essi contengono i precursori dei linfociti e/o i linfociti stessi / sono i responsabili delle reazioni immunitarie specifiche. L’ 1% si trova nel sangue, la maggior parte negli organi del sistema linfatico. Molti sono inattivi (tutti quelli del sangue).
I linfociti
Linfociti = responsabili della capacità dell’organismo di reagire a un numero praticamente illimitato di antigeni. Popolazione di cellule in attesa del segnale appropriato per entrare in azione. Circolano nel corpo trasportati dal sangue o dalla linfa. Negli organi linfatici si muovono in una trama di tessuto connettivo che li orienta in modo che essi vengano in contatto tra di loro, con altre cellule, con materiale estraneo.
Linfociti T e linfociti B (in base al luogo in cui maturano). Hanno tutti origine dalle cellule staminali nel midollo rosso delle ossa. Cellule progenitrici, precursori dei linfociti T, passano nel torrente circolatorio e migrano nel timo dove maturano fino a diventare linfociti T (T da timo). Una volta giunti a maturazione, attraverso il circolo, giungono negli altri organi del sistema linfatico dove circolano ed eventualmente si moltiplicano, in risposta ad uno stimolo appropriato. Metà dei linfociti sono T.
Gli altri linfociti detti B, maturano nel midollo rosso stesso, migrano negli altri organi del sistema linfatico , dove si moltiplicano anch’essi in seguito allo stimolo appropriato. Riconoscono gli antigeni secondo modalità simili, ma differiscono nel modo di agire.
I recettori dei linfociti
I linfociti possiedono sulla loro membrana esterna dei recettori di natura proteica. Grazie a questi riconoscono le molecole estranee, gli antigeni, intendendo per riconoscimento la capacità che possiedono i ricettori di legarsi in maniera specifica all’antigene. All’interno delle popolazioni di linfociti B e T i linfociti possiedono differenti recettori: in pratica un numero enorme di differenti antigeni, anche artificiali, viene riconosciuto da linfociti che presentano il recettore specifico. Antigeni complessi possiedono diverse strutture tridimensionali sulla loro superficie, ciascuna delle quali può essere riconosciuta di differenti linfociti. Ognuna di esse costituisce un determinante antigenico.
IMMUNITÀ UMORALE E IMMUNITÀ MEDIATA DA CELLULE
Gli anticorpi e la loro produzione
In seguito al riconoscimento di un antigene da parte del linfocita B che possiede lo specifico recettore n linfocita B si moltiplica e molte delle sue cellule diventano plasmacellule = producono molecole proteiche che possiedono le caratteristiche del recettore che originariamente aveva interagito con l’antigene e lo riconoscono = anticorpi o gammaglobuline o liberati all’esterno delle plasmacellule, nei liquidi dell’organismo. I recettori dei linfociti e gli anticorpi sono proteine la cui molecola è costituita da quattro catene polipeptidiche: due pesanti uguali tra loro dette H, due leggere uguali tra loro dette L. le due catene H divergono in corrispondenza di una zona cerniera, in modo da formare una Y. Le catene leggere sono affiancate da quelle pesanti nei tratti in cui queste ultime divergono. Gli anticorpi si distinguono gli uni dagli altri dalle due braccia corte che sono variabili o a queste regioni si deve il legame specifico anticorpo – antigene.
Nei liquidi organici gli anticorpi si combinano con gli antigeni specifici = complesso antigene – anticorpo. Le regioni cerniera consentono una flessibilità tale da consentire all’anticorpo di legare due antigeni contemporaneamente e di formare così un reticolato che raggiunta una certa dimensione precipita,
gli anticorpi possono agire:
• Facendo precipitare gli antigeni solubili per cui il complesso antigene – anticorpo non è più tossico per l’organismo,
• Agglutinando gli agenti patogeni, soprattutto i batteri.
Certi anticorpi inoltre facilitano la fagocitosi da parte dei granulociti e dei monoliti, che li riconoscono mediante recettori sulla loro superficie.
Risposta immunitaria umorale = processo lento in due tappe: prima l’organismo riconosce la presenza dell’antigene, poi scatta la produzione di anticorpi specifici.
L’azione citotossica
I linfociti T che agiscono nel processo immunitario non producono anticorpi. L’azione di difesa è invece messa in atto direttamente contro le cellule estranee e tali linfociti T sono detti citotossici (killer). Prima riconoscono come estranea la cellula da distruggere (per la presenza su di essa degli antigeni di superficie), poi per esocitosi liberano molecole in grado di danneggiare la membrana e provoca variazioni di permeabilità che provocano il rigonfiamento e la lisi della cellula.
Utilizzato verso cellule infettate da virus, cellule cancerose e cellule provenienti da trapianti
COME AGISCE IL SISTEMA IMMUNITARIO
Linfociti B= producono anticorpi che attaccano gli antigeni realizzando l’immunità umorale.
Linfociti T killer = attaccano essi stessi cellule estranee e quindi forniscono l’immunità mediata da cellule.
La distinzione non è poi così netta per due motivi:
• In parecchie circostanze la risposta immunitaria implica l’azione di entrambi i tipi di linfociti,
• Alcune categorie di linfociti T hanno un ruolo fondamentale nella regolazione delle funzioni dei linfociti B.
Tre diversi tipi di linfociti T: T killer. T helper e T soppressori. Gli ultimi due sono coinvolti nella risposta immunitaria dove hanno funzione rispettivamente di attivatori e inibitori. Un ruolo importante hanno anche i macrofagi, che rendono possibile ai linfociti un più efficace riconoscimento degli antigeni.
Cellule NK = ulteriore tipo di linfociti, sono in grado di uccidere cellule riconosciute come estranee direttamente senza interagire con altre classi di linfociti e sono perciò parte delle difese aspecifiche.
Particella estranea penetra per la prima volta nell’organismo viene messa in atto una forma di difesa aspecifica che è la fagocitosi dei granulociti neutrofili. Poi i macrofagi la fagocitano ed espongono sulla propria superficie, insieme agli antigeni del sistema HLA gli antigeni della cellula fagocitata. L’esposizione dei due tipi di antigeni permette il legame tra il macrofago i linfociti della classe t helper, che stimolano i linfociti B alla proliferazione che origina plasmacellule che producono anticorpi. Vengono anche prodotti linfociti B della memoria che ad un secondo contatto con il medesimo antigene consentono una più immediata e massiccia produzione di anticorpi. I linfociti T helper e soppressori = i primi stimolano l’attività citotossica, i secondi, a sviluppo più lento, frenano la risposta immunitaria quando essa ha ormai svolto il suo compito.

Esempio



  


  1. evely

    ciao bello e cuesto tema di fare una tesi sopra ossa dal corpo umano