Materie: | Tesina |
Categoria: | Arte |
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Data: | 18.06.2007 |
Numero di pagine: | 5 |
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"Malattia e pazzia furono gli angeli custodi della mia culla": questo dichiarò a proposito della propria difficile infanzia EDVARD MUNCH (1863 - 1944), il più importante dei pittori norvegesi, uno dei due principali precursori della pittura espressionista.
La sua vita fu segnata da fatti tragici. Vide morire di tubercolosi la madre quando egli aveva cinque anni e poco dopo perse allo stesso modo la sorella maggiore; suo padre, un medico ossessionato dalla religione, morì lasciandolo completamente solo quando aveva 18 anni. Non volle mai costruirsi una famiglia, sostenendo che non avrebbe voluto passare ai figli la tendenza famigliare alla malattia fisica e mentale.
Nonostante il suo fascino, ebbe un rapporto difficile con le donne, seguendo, in questo, un atteggiamento misogino tipico degli intellettuali del suo tempo. Già da un quadro precoce come Il Bacio si rileva come egli vedesse il rapporto tra maschio e femmina: come un amplesso in cui l'identità maschile poteva essere messa in pericolo, quasi assorbita da una donna-amantide.
Contribuì a una visione tragica della vita l'atmosfera in cui Munch si formò, quella stessa Norvegia ossessionata da convenzioni bigotte e afflitta dalla depressione.
Nel 1885 visitò Parigi per la prima volta dove fu influenzato da artisti come Toulouse-Loutrec, Degas, Van Gogh e soprattutto da Gaugin. Al suo ritorno compose la sua prima opera matura e decisamente autobiografica, La Bambina Malata, che non mancò di suscitare scandalo: benché il tema fosse convenzionale la tecnica nervosa ed essenziale in cui era stato dipinto creò sconcerto e disprezzo nella critica, tanto che le mani delle due donne, congiunte in un saluto estremo, furono paragonate a purea di aragosta. Nel 1892 fu organizzata una mostra pubblica di sue opere a Berlino, che fu chiusa per lo scandalo suscitato ancora una volta dalla loro tecnica: una pittura disinvolta che lasciava ampi margini al non finito, con stesure apparentemente sciatte di colore opaco, in cui si riconoscevano il gesto della mano e la setola del pennello.
La notorietà che gli derivò da quell'episodio e l'affetto di molti giovani artisti tedeschi, che anche in seguito a quell'evento fondarono la Secessione di Berlino, lo convinsero a restare in Germania: il suo periodo creativo più fertile si verificò, infatti, qui.
Il suo stile di vita vagabondo, fatto di notti insonni, alcool, superlavoro lo condussero a una crisi nervosa, dopo la quale dovette essere internato per 8 mesi che determinò il suo definitivo ritorno in Norvegia. Visse il resto dei suoi anni in una grande casa a Oslo, della quale usava solo poche stanze: alla sua morte, vi si trovarono ammassati un migliaio di quadri e per volontà di Munch questo patrimonio fu lasciato alla città.
Quanto ai temi affrontati da Munch, egli cercò di descrivere le proprie emozioni in modo da generalizzarle, adattandole alla vita interiore di qualsiasi uomo. Per questo intendeva riunire tutte le sue opere in ciò che definì "IL FREGIO DELLA VITA", un unico scorrere epico di immagini, emozioni e ricordi. Nel diario che iniziò a scrivere dopo il ritorno da Parigi, come fosse un complemento alla sua pittura si legge: "Non è precisamente mia intenzione ricostruire la mia vita. Piuttosto è mia intenzione cercare le forze segrete della vita, per tirarle fuori, riorganizzarle, intensificarle allo scopo di dimostrare il più chiaramente possibile gli effetti di queste forze sul meccanismo che è conosciuto come vita umana, e nei suoi conflitti con altre vite umane".
Perfezionista e tormentato anche nello stile dalla constante incapacità di optare per una scelta definitiva, ovvero dal sentimento dell'angoscia, Munch ha espresso la sua ricerca in molte variazioni su di uno stesso tema, in soggetti sovente ripetuti con tecniche diverse. Così, ora la pittura è materia, ora piatta e non finita, ora indurita dagli effetti bianco-neri dell'incisione su legno.
La sessualità è vissuta come ciò che conduce alla vita ma anche alla morte: lo si deduce bene dalla serie della Madonna: questa figura sensuale ma cadaverica, al confine tra passione fisica e malattia, in una prima versione è corredata da una cornice sulla quale sono dipinti spermatozoi che si indirizzano verso un feto: vita e morte, piacere e dolore sembrano essere aspetti indissolubilmente connessi.
La società è interpretata come un luogo dove la solitudine di ciascuna resta incomunicabile: lo dicono gli sguardi allucinati e stretti nel silenzio del dipinto Angoscia e i visi stretti e muti del Il Letto di Morte, una veglia in cui i famigliari non si confortano a vicenda, ma anzi constatano e aumentano lo sconforto reciproco.
L'individuo rimane solo in Pubertà in cui una ragazza, ancora bambina nel busto e già donna nelle anche, copre il suo ventre nudo con una croce fatta dalle braccia. La croce è il simbolo della morte e va a segnare il punto in cui nasce la vita. Sul muro retrostante appare, a minacciarla, la sua stessa ombra, simbolo insieme di ciò che ha già vissuto e di ciò che l'aspetta.
Ciò che fa di Munch un grande precursore dell' Espressionismo, movimento al quale non volle mai aderire, non sono soltanto i temi che egli tratta, quanto il fatto che, nei suoi quadri, la sofferenza suggerisce delle precise soluzioni formali: l'ansia viene rappresentata da aloni intorno alle teste; l'incombenza della follia dai colori rossastri; la paura dalle fughe prospettiche inaspettate su cui corrono strade, staccionate, ponti, letti; il distacco dalla realtà visibile e il contatto con quella interiore dalla labilità ricorrente dei confini tra le figure e il loro sfondo.
Non c'è migliore spiegazione del quadro di quella fornita dal suo stesso autore: "Camminavo per strada con due amici. Il sole era al tramonto e cominciavo a sentirmi avvolto da un senso di malinconia. A un tratto il cielo si fece rosso sangue. Mi fermai, appoggiandomi ad una staccionata, stanco morto, e fissai le nubi infiammate che gravavano, come sangue e spada, sul fiordo nero-bluastro della mia città. I miei amici continuarono a camminare. Io rimasi inchiodato in piedi, tremante di paura e udii un grido forte e infinito trafiggere la natura".
Il sentimento dell'angoscia viene trasferito allo spettatore non soltanto dal tema e dai colori, ma anche da alcune peculiarità della composizione. Il vero centro dell'attenzione è l'ovale nero della bocca e risulta spostato verso il basso e oppresso dalla parte alta della composizione, più forte anche in termini di colori.
Rispetto alla struttura consueta delle opere che contrappongono una figura umana a uno sfondo, come la ritrattistica più comune, la figura non occupa, dunque, un posto di rilievo. Dal punto di vista della biografia dell'artista, il quadro potrebbe rimandare alla perdita precoce della madre; si è ipotizzato che il cielo rosso fosse visto come il sangue della madre morente di tubercolosi. Da un punto di vista più generale, il quadro indica una compenetrazione tra le sensazioni individuali e la natura. L'individuo rimasto solo, ferito, trasferisce nella natura il proprio senso di perdita e la trasfigura in un lago di sangue (rosso) e di lutto (blu-nero).
La vita stessa (la strada) è una pista scoscesa e impossibile da percorrere, paralizzati come siamo dall'inquietudine che avvolge, insieme a noi, tutte le cose.
Ballestreri Alessia Munch
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