I tetti

Materie:Tesina
Categoria:Architettura
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Testo

LE COPERTURE
Le coperture sono la conclusione strutturale e formale di ogni architettura, hanno la funzione di delimitare superiormente l'edificio e di proteggere l'ambiente sottostante dalle precipitazioni atmosferiche.
Risalendo indietro nel tempo, le coperture hanno costituito il primo scopo ricercato dall'uomo primitivo per soddisfare il bisogno fondamentale di procurarsi un ricovero per proteggersi dagli agenti atmosferici.
Probabilmente le prime coperture furono costituite solo da una lastra di pietra o da un incastellatura di tecniche già più evolute. E' intorno alla copertura, nel senso appunto di rifugio, che si sviluppa dapprima la tecnica, e poi una vera e propria tecnologia delle costruzioni, intese inizialmente solo come "struttura di sostegno del tetto". L'essenzialità delle prime coperture ha gradualmente, con il diversificarsi delle esigenze, lasciato il posto ad una vera e propria tecnologia mirata a risolvere i problemi ad essa strettamente legati. Le coperture sono costituite da uno strato denominato “manto di copertura” e da una struttura che sorregge il manto.
MANTO DI COPETURA
Si intendono per MATERIALI di COPERTURA, quelli di cui é costituito il vero e proprio manto.
La tecnologia e la produzione, frutto di una sapiente mescolanza fra tradizione e ricerca, offrono una gamma vastissima di materiali per coperture; per avere un quadro sufficientemente chiaro, nonostante l'essenzialità ed elementarità della trattazione, mirata anche ad un'utenza digiuna di semplici nozioni tecniche, é necessaria una sintetica esposizione a struttura schematica:
Nel caso di tetti a falde con materiali tradizionali é ormai consuetudine affermata inserire strutture di supporto blandamente coibenti ed impermeabilizzanti per assicurare, insieme all'architettura ed alla giustapposizione degli elementi (coppi o tegole) il completo deflusso delle acque e la sicurezza da eventuali infiltrazioni dovute a movimenti o rotture dei laterizi. Nel caso di coperture metalliche o altro materiale, le lastre o gli elementi sono già in fabbrica strutturati in maniera tale da costituire moduli sandwich in cui sono contenuti, in spessori o stratificazioni opportune, materiali coibenti ed impermeabilizzanti, tali almeno da eguagliare i comportamenti tipici dei mattoni tradizionali, aggiungendo la resistenza meccanica ed alla corrosione,
tipici dei metalli utilizzati (alluminio, rame, etc.). Da osservare a parte é il vasto panorama delle coperture trasparenti; una volta esclusivamente limitate a strutture in acciaio e vetro, con lo sviluppo delle tecnologie, gli orizzonti si sono molto allargati, e c'é molto spazio per la fantasia nella realizzazione di forme e colori.
Metacrilati - metacrilati antiurto - policarbonati di alta qualità, supportati da leggere strutture in alluminio preverniciato, con vaste gamme di colori, purtroppo spesso legate alle singole produzioni e difficilmente confrontabili, e profili spesso brevettati, tendenti a ridurre a zero le eventuali infiltrazioni in tutte le condizioni atmosferiche. Occorre ricordare, anche se di uso inconsueto nell'edilizia strettamente abitativa, le TENSOSTRUTTURE.
Per Tensostrutture s’intendono coperture, realizzabili in qualsiasi forma, destinate ad usi diversi,caratterizzate da particolare flessibilità, resistenza, eleganza ed economicità.
Nelle seguenti foto ne abbiamo tre esempi diversi l’un dall’altro.
Esistono vari tipi di coperture, noi ne analizzeremo tre:
• I Tetti;
• Le volte
• Le Cupole.
Cupola di S. Agnese in Agone(Roma) Volte presenti nell’interno della chiesa di S. Benedetto (Brindisi)
Le coperture: I TETTI
CENNI STORICI
Gli esempi più antichi sono andati perduti a causa della deperibilità dei materiali usati, ma testimonianze ci sono pervenute dalla Grecia, dove i reperti rinvenuti ci dimostrano l’esistenza di tecniche già più evolute. Furono i romani a perfezionare lo schema statico della copertura introducendo accorgimenti e materiali nuovi. Per poter rappresentare correttamente le coperture è necessario individuarne il tipo, la struttura e la forma.
E’ importante a tal fine conoscere la terminologia dei vari elementi costituenti una copertura generica:
a) Falde-piani inclinati costituenti la copertura;
b) Compluvi-rette d’intersezione di due falde che si incontrano con un’angolazione superiore ai 180°;
c) Displuvi-rette d’intersezione di due falde che di incontrano con un’angolazione superiore ai 180°;
d) Linee di gronda-rette delimitate le falde;
e) Linea di colmo-retta d’intersezione di due falde nel punto più alto;
f) Monta-dislivello tra la linea di colmo ed il piano orizzontale passante per la linea di gronda corrispondente;
g) Pendenza-rapporto tra la monta e la proiezione orizzontale della falda.
La prima divisione formale da evidenziare è tra coperture piane ed inclinate; quest’ultime possono essere classificate come: coperture ad una falda (fig. 1) a due falde o a capanna (fig. 2) a padiglione (fig. 3).
fig. 1 fig. 2

fig. 3
La struttura delle coperture è costituita da vari elementi in cui si deve innanzi tutto distinguere una armatura primaria e successivamente una secondaria, definita anche piccola orditura.
L’armatura primaria è identificabile con: travi di colmo o colmarecci; travi di compluvio e di displuvio, cantonali e puntoni d’angolo, correnti, barcarecci e terzerie (fig. 4/fig. 5).
fig. 4 fig. 5
In Italia dove il legname non abbonda si è sempre cercato di evitare grandi luci da coprire non utilizzando la capriata (fig. 6-8) ma in genere preferendo la struttura muraria a quella lignea; aumentando le zone d’appoggio si tende a ridurre la grossa armatura per ottenere sistemi strutturali più semplici.
fig. 6 fig. 7
fig. 8



fig. 9 fig. 10
A sinistra fig. 9: Palazzina della Viola a Bologna, sfogliato della copertura a Padiglione.
A destra fig. 10: Sottotetto della chiesa di San marco a Firenze. E’ visibile la capriata lignea con il tiratte interrotto dalla volta nella sua continuità materiale ma non strutturale per la presenza della catena di ferro che ricollega i due spezzoni lignei.
LE COPERTURE INCLINATE O A FALDE
Sono costituite da superfici piane più o meno inclinate che convogliano le acque piovane verso i canali di gronda. L’inclinazione di queste superfici, o “falde”, è in relazione alle condizioni climatiche del luogo e varia da 20° a 60° e oltre.
Si chiamano regolari i tetti dove le falde hanno tutte la medesima pendenza e dove le “linee di gronda”, (vedi figura in basso), essendo situate in uno stesso piano orizzontale (“piano di gronda”), formano una poligonale chiusa.
L’intersezione tra due falde prende il nome di “linea di compluvio” quando esse formano un angolo rientrante, per cui le acque meteoriche scorrenti lungo le falde si riuniscono.
Quando invece l’intersezione avviene in modo da formare un angolo saliente, la linea così determinata è detta “linea di displuvio” e agisce da spartiacque.
Viene infine denominata “linea di colmo” la linea di displuvio che congiunge fra loro i punti di maggior quota della copertura. Tale linea può essere diritta o spezzata, orizzontale oppure inclinata.
La copertura a tetto di un edificio può dare luogo a numerose soluzioni differenti, dovendosi tener conto di svariati fattori quali: la configurazione planimetrica da ricoprire; le condizioni climatiche del luogo; l’eventuale necessità di far scolare le acque pluviali in determinate direzioni; il grado di sfruttabilità che si vuole assegnare al sotto tetto; la presenza di elementi verticali passanti, come le canne fumarie o altri volumi emergenti; la ricerca del minimo numero di linee di compluvio e del minimo sviluppo di falda.
Non ultimo, infine, l’aspetto estetico, in quanto i tetti hanno un significato espressivo che deve essere rispettato e valorizzato.
Nella figura in basso, sono schematizzati i più comuni tipi di coperture per edifici a pianta rettangolare.
In particolare si tenga presente che in Italia il tetto a due falde è solitamente impiegato negli edifici disposti a schiera continua nel tessuto urbano, dando alla linea di colmo un andamento parallelo all’asse stradale cosicché le gronde sporgono sulla strada e sul cortile.
Il tetto a quattro falde è invece usato negli edifici isolati.
LE TEGOLE
Le tegole sono ciascuno degli elementi componibili di laterizio, dunque o di terracotta o di mattone, usati come copertura di tetti.
La tegola piana, meglio conosciuta come marsigliese, è sicuramente la più usata, largamente sperimentata e diffusa su ogni tipo di costruzione.
Grazie ai particolari incastri di sovrapposizione consente una buona tenuta all’acqua e la possibilità di realizzare coperture con particolari conformazioni, anche leggermente ad arco.
Montaggio tetti
I prodotti in laterizio (detti anche in "cotto" o di "terracotta") rappresentano di fatto uno dei materiali più antichi impiegati nel mondo delle costruzioni e la nascita degli stessi elementi da copertura in cotto risale a civiltà così antiche da perdersi nella notte dei tempi. L'origine di questi prodotti è legata principalmente alla necessità, particolarmente sentita nei climi umidi, di rendere impermeabili le coperture a terrazza, comunemente usate nell'antico Egitto e in tutto il Medio Oriente.

Gli Assiro Babilonesi, gli Ittiti e i Fenici, per proteggere l'interno delle abitazioni dagli agenti atmosferici e dall'irraggiamento solare, ponevano sulle coperture piane delle loro case uno spesso strato di argilla che veniva successivamente essiccata al sole. Una migliore tenuta all'acqua si otteneva posando, in tempi successivi, anche delle lastre smaltate di terracotta, fissate con sostanze bituminose che ne sigillavano i giunti. I greci usavano impostare questo strato di argilla sopra un'orditura orizzontale in legno, con uno spessore decrescente in modo da ottenere una certa pendenza della falda.
Anche il rivestimento e l'impermeabilizzazione di questo tipo di tetti erano in genere realizzati con tegole di terracotta molto simili ai nostri coppi. Presso gli antichi Romani, invece, era molto impiegato un particolare tipo di tegola piana denominata embricus (lunga circa 43 cm. e larga da 25 a 28 cm.), rastremata nel senso della lunghezza per consentirne la sovrapposizione l'una sull'altra, mentre la tenuta fra le tegole adiacenti era realizzata grazie alla messa in opera di un elemento a canale, simile al coppo, con la concavità rivolta verso il basso. Fra le coperture in laterizio è il prodotto più classico e ricco di tradizione.
Rappresenta la soluzione ideale per edifici con alto valore storico - architettonico e si adatta perfettamente anche alle coperture più complesse grazie alla morfologia degli elementi che consente un'ampia tolleranza di sovrapposizione (sia longitudinale che trasversale). La messa in opera a doppio strato ( per file convesse inferiormente e concave superiormente) consente, fra le altre cose, un'ampia ed efficace circolazione d'aria nel sottotegola, che smorza i negativi effetti del vento.
Il tetto coppo-coppo
Questi elementi devono essere posati su una doppia listellatura (alla piemontese),composta da una struttura superiore perpendicolare alla linea di gronda (a costituire una "culla" di appoggio che abbraccia e blocca il coppo) e da una orditura inferiore parallela alla linea di gronda, che mantiene sollevato il primo strato di listelli. In questo caso le dimensioni dei listelli saranno di 5x5 cm. L'interesse è comunque,generalmente, dimensionato sulla larghezza del materassino isolante che viene quasi regolarmente posto fra i listelli di orditura.
Le file contigue dello strato inferiore di un manto di copertura in
coppi non devono toccarsi fra loro. La distanza deve essere di
almeno 2-3 cm
L'interasse dell'orditura superiore che accoglie i coppi sarà invece in funzione del tipo di materiale usato e, comunque tale che i coppi non si tocchino fra di loro e con listelli dell'orditura inferiore. Anche per i coppi, come per le tegole, è necessario sollevare la prima fila di elementi in corrispondenza della linea di gronda, per evitare una maggiore pendenza di questa fila rispetto alle altre. Anche in questo caso può essere sufficiente un listello di gronda di altezza maggiore (circa 2 cm.), oppure lo stesso risultato, con un effetto estetico più interessante, lo si può ottenere tagliando un tratto di coppo di circa 10 cm. di lunghezza (la mezza) e posizionandolo al di sotto degli elementi superiori della prima fila.
Posa in opera dei coppi su doppie listellature
La sezione del coppo rimanente, più corta del coppo normale, cioè il coppo intero meno la mezza, potrà essere utilizzata per realizzare la prima fila superiore del manto sempre in corrispondenza della linea di gronda. In questo modo si avrà una prima fila superiore di coppi, più corta della fila immediatamente sottostante, con il vantaggio di sfalsare fra loro le sovrapposizioni degli elementi dello strato superiore rispetto a quelle dello strato inferiore e creare, così, maggiori ostacoli ad eventuali risalite o infiltrazioni di acqua.
Posa dei coppi sui fianchi della listellatura (In una orditura doppia, alla piemontese, i coppi dovranno appoggiare esclusivamente sui fianchi senza toccare il listello inferiore e senza toccarsi fra loro, con una distanza di 2-3 cm.)

particolare tetto coppo-coppo
Il tetto tegola-coppo
L'associazione embrice-coppo consente di ottenere una soluzione maggiormente
versatile indicata per tetti dalla morfologia irregolare che risulterebbero di difficile realizzazione con la tipologia più arcaica di coperto alla romana. Infatti, nella posa in opera che prevede la combinazione con i coppi, "Ordito alla toscana", gli embrici possono essere accostati od anche distanziati (di quel tanto che è permesso dalla larghezza della tegola a canale) assorbendo così le irregolarità ed i cambiamenti di giacitura delle superfici di falda. Sotto il profilo figurativo l'ordito alla toscana è caratterizzato (rispetto alla più tradizionale soluzione formata da soli embrici) dall'apparire meno "piatto", proponendo una più marcata texture chiaroscurale. Per ciò che attiene i criteri di posa in opera (sia della classica copertura "romana" che di quella "toscana") il procedimento è simile a quello del manto interamente in coppi, con il punto di avvio lungo la linea di gronda. Fondamentalmente, anche in questo caso, la predisposizione di una listellatura in legno utile alla formazione della microventilazione sottotegola. Dopo aver posizionato lo strato inferiore degli embrici, con la concavità verso l'alto, vengono posati i coppi con la concavità verso il basso, a proteggere le linee di accostamento degli embrici. Le dimensioni degli embrici consigliano, tuttavia, di procedere per file successive (una fila inferiore e una superiore) per consentire una posa più agevole ed un allineamento più corretto.

particolare tetto tegola-coppo
Il tetto tegola-tegola
Il nome di questo particolare tipo di tegola deriva dagli elementi che costituivano le coperture delle abitazioni romane, nelle quali era usata l'antichissima "tegulae", ampiamente citata da Vitruvio nel suo trattato "De Architectura" redatto nel primo secolo a.C. . In tempi più recenti questo tipo di tegola è stata rinominata embrice. Il manto di copertura realizzato con embrici, pur essendo più pesante altre tipologie di coperto, offre svariati vantaggi. Il "coperto alla romana" permette un più veloce smaltimento delle acque di scarico, non trattiene sedimenti estranei al manto di copertura ed offre ottime caratteristiche di stabilità realizzando uno strato resistente ai problemi di rottura grazie alla larga base di appoggio che lo rendono praticabile per operazioni di manutenzione e controllo.
Nella soluzione più tradizionale (ormai abbastanza inconsueta nelle realizzazioni contemporanee) tutto il manto di copertura è ottenuto utilizzando unicamente gli embrici, con la messa in opera di elementi rovesciati anche nello strato superiore. Nel tempo, con sempre maggiore frequenza, il completamento superiore del manto di copertura, assicurato inizialmente dalle stesse tegole romane, è stato sostituito (per motivi economici e di funzionalità) da file di coppi, che realizzano la "saldatura" del manto unendo fra loro le file contigue di embrici.
particolare tetto tegola-tegola
COTTO PER TETTI
Tegola Portoghese Antichizzata Classica
La portoghese antichizzata è nata per soddisfare una richiesta sempre più viva di perfetta ambientazione di una copertura in un contesto storico armonicamente pregevole. La portoghese antichizzata Classica è ideale per soluzioni di grande raffinatezza e suggestione architettonica.
Tegola Marsigliese Classica
La tegola marsigliese è la tegola in cotto per antonomasia. Diffusa da moltissimi anni,è per tradizione, la tegola che si adatta a qualsiasi tipo di costruzione.
Tegola Marsigliese a Cuore
La tegola marsigliese a cuore si distingue dalla marsigliese classica per due rilievi nella parte dorsale: un rombo al centro ed un triangolo nella parte inferiore che hanno lo scopo di bloccare la neve. Gli incastri sono identici a quelli della marsigliese classica ed è con essa intercambiabile.
Coppo tipo Veneto Liscio
Il coppo tipo veneto liscio è ottenuto per trafilatura da un impianto modernissimo. Si distingue da tutti gli altri coppi sul mercato soprattutto per il suo maggior spessore. Si caratterizza quindi per l'elevata affidabilità del prodotto e per le sue ottime prestazioni di durata nel tempo.
Coppo Antichizzato Sforzesco
La finitura del coppo antichizzato Sforzesco conceda la massima libertà estetica sia nelle nuove costruzioni sia nei restauri.
Coppo Antichizzato Classico
La finitura antichizzata permette di inserire coperture nuove la dove la ricerca della tradizione impone un prodotto di secolare effetto.

Coppo Antichizzato Visconteo
L'antichizzato Visconteo è ideale per case in stile classico, mantenendo il pieno rispetto dell'ambiente e dell'architettura.
Coppo Stampato Piemonte
Il coppo stampato piemontese, ottenuto per pressatura, è un prodotto tecnologicamente molto avanzato. Tale metodo di produzione consente infatti di caratterizzarlo con quegli elementi strutturali che ne migliorano la funzionalità. Sulla parte superiore sono state creste due alette parallele con duplice funzione: una di aggancio alla listellatura orizzontale. l'altra di elemento frangineve.
Alcuni particolari dei tetti

Esempio