La fotografia

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LA FOTOGRAFIA
La fotografia è una tecnica che permette di catturare le immagini del mondo reale e di fissarle su un supporto piano (cartoncino, diapositiva). Lo strumento che permette di “scrivere con la luce” è l’apparecchio fotografico, che funziona in base al principio ottico della camera oscura. Il mezzo su cui si fissano le immagini è la pellicola, una striscia sottile di materiale plastico.
La fotografia nasce nel 1826 ad opera di Niepce, uno scienziato francese, che riuscì a collegare il principio della camera oscura, che permette di avere un’immagine capovolta sulla parete di una scatola; e il principio chimico della foto-sensibilità, che fa annerire i Sali d’argento esposti ai raggi del Sole.

La prima fotografia al mondo, rappresenta il panorama dei tetti, visti dalla finestra di casa sua.
Un altro pioniere della fotografia, è il pittore francese Daguerre , che vede nella tecnica fotografica una sostituzione alla pittura, perché registra nei dettagli un volto o un paesaggio.
Le foto di Daguerre ( 1837), sono chiamate “Dagherrotipi”, sono immagini su lastre metalliche senza negativo, e in pochi anni tutte le famiglie benestanti che non potevano pagarsi il ritratto di un pittore, si facevano fare un dagherrotipo da esporre in salotto.
Nel 1840, l’inglese Talbot mette a punto il procedimento negativo-positivo, ma le foto sono poco chiare. Questa tecnica segna un vero progresso, perché con il negativo si può riprodurre un’immagine in copie illimitate.
Fino al 1870, gli apparecchi fotografici sono grosse cassette di legno montate su treppiedi. La cassetta principale ha sul fronte l’obiettivo, quella più piccola dentro alla prima ha la lastra smerigliata per la messa a fuoco. Per fare una foto , servono lunghi preparativi:
1) il fotografo prepara al buio il materiale sensibile, spalmando i Sali d’argento su una lastra di vetro.
2) Mette a fuoco il soggetto sul vetro, tenendo la testa sotto un telo nero per evitare i riflessi.
3) Toglie il vetro smerigliato e lo sostituisce con la lastra sensibile.
4) Si mette a fianco della cassetta, apre il coperchio dell’obiettivo e aspetta che la luce impressioni la pellicola. Per fotografare le persone, usa sedie con poggiatesta, perché il soggetto deve stare immobile per molto tempo.
5) Infine, estrae la lastra, che svilupperà in una stanza buia.
Dopo il 1870, l’industria chimica fornisce lastre già preparate, l’industria ottica fornisce obiettivi più luminosi, l’industria meccanica costruisce apparecchi in metallo con otturatore.
Nel 1888 nasce negli Stati Uniti la Kodak, che lancia un apparecchio fotografico leggero, semplice a usarsi e a basso prezzo. La pellicola contiene molti fotogrammi, e viene inviata ad un laboratorio di sviluppo e stampa.
La macchina fotografica di oggi, è una camera oscura perfezionata, dove i raggi del sole entrano nell’obiettivo e vengono riflessi prima dallo specchio, inclinato di 45°, e poi dal prisma pentagonale che li dirige verso il mirino e quindi all’occhio del fotografo. Questa inquadratura consente una messa a fuoco precisa. Quando si preme il pulsante di scatto, il diaframma si chiude, lo specchio si alza, l’otturatore si apre e la luce colpisce la pellicola, l’otturatore si richiude, lo specchio torna nella posizione normale, il diaframma ritorna alla massima apertura. Tutto avviene in una frazione di secondo.
La macchina fotografica è formata da un corpo e un obiettivo.
Sulla parte frontale del corpo, c’è il grande foro centrale per innestare l’obiettivo, con all’interno la cellula dell’esposimetro ( strumento di misura che calcola la luce riflessa dal soggetto, formato da una fotocellula al silicio che trasforma il segnale luminoso in elettrico), lo specchio e la torretta del pentaprisma che contiene l’inquadratura.
Sul retro, c’è lo spazio per la pellicola formato in 3 parti: la cavità per il caricatore, l’otturatore ( congegno meccanico formato da lamelle metalliche che chiudono ermeticamente la camera oscura), la guida per la pellicola, la cavità per il rocchetto che avvolge la pellicola. Questa parte si chiude ermeticamente per non prendere luce.
Sulla parte superiore ci sono i dispositivi di comando: il smanettino per riavvolgere la pellicola, l’oculare del pentaprisma per inquadrare il soggetto, la scala dei tempi ( una serie di numeri che indica frazioni di secondo), il pulsante di scatto e la leva che fa avanzare la pellicola.
L’obiettivo, ha la forma di un cilindro, ed è formato da un anello di alluminio o di plastica detto barilotto, sul quale sono montati 3 elementi principali: le lenti, il sistema di messa a fuoco, il diaframma.
Le lenti, sono elementi di vetro simili a dischi, ma con le superfici curve. Le lenti sono l’occhio dell’apparecchio fotografico, e se sono di buona qualità le foto sono più nitide e senza difetti.
La messa a fuoco è un congegno a vite, comandato da un anello esterno mediante rotazione, che fa compiere piccoli spostamenti alle lenti, in avanti o indietro , fino a rendere l’immagine a fuoco.
Il diaframma, è un congegno meccanico che regola la quantità di luce che entra nella camera oscura.
Per fare una foto si deve osservare il soggetto e regolare l’apparecchio rispetto a 2 grandezze: la luce che lo illumina e la distanza a cui è posto.
Per regolare la luce, si agisce sia sul tempo di scatto, sia sull’apertura del diaframma. I due dispositivi lavorano abbinati, cioè lo scarto di un tempo corrisponde allo scarto di un diaframma, ed è la proprietà più importante della tecnica fotografica.
Per regolare la distanza, si agisce sulla messa a fuoco in base ai metri e all’apertura del diaframma, avremo così la profondità di campo, l’intervallo in cui il soggetto risulta a fuoco.
Lo sviluppo delle foto, avviene in un laboratorio, dove si provvede prima a sviluppare il negativo per rendere le immagini visibili, poi a stampare su carte i singoli fotogrammi.

Per sviluppare il negativo, nel buio più assoluto si apre il caricatore e si estrae il rocchetto con la striscia di pellicola. Essa viene avvolta su una spirale, viene messa in un contenitore cilindrico ( Tank) e chiusa con il coperchio. Poi, si versa nel tank il liquido di sviluppo, che in 5 minuti fa annerire i Sali d’argento che erano stati colpiti dalla luce durante lo scatto. Si toglie il liquido di sviluppo e si versa il liquido di fissaggio, che in pochi minuti elimina tutti i Sali d’argento ancora sensibili, perché non colpiti dalla luce. Ora la pellicola può essere guardata
Alla luce, perché le immagini sono diventate permanenti. La pellicola viene lavata in acqua corrente e poi stesa ad asciugare.
La stampa su carta, serve per produrre le immagini in positivo. Avviene in una stanza a luce verde o rossa, che permette al fotografo di vedere gli oggetti senza che la carta sensibile si rovini. Il negativo viene inserito nella testa dell’ingranditore, sul piano viene sistemato un foglio bianco di carta sensibile, si accende la luce e l’immagine negativa viene proiettata sul cartoncino. Quando si spegne la luce, il cartoncino è ancora bianco, ma sulla superficie c’è l’immagine invisibile. La carta viene messa nella vaschetta con il liquido di sviluppo, che annerisce i Sali d’argento colpiti dalla luce; dopo 20 secondi compare un’immagine molto sfumata, fino a completarsi in tutta la scala dei grigi. Il cartoncino viene passato nel liquido di fissaggio, ed ora l’immagine può essere guardata alla luce bianca. La stampa viene lavata in acqua corrente e stesa all’aria finchè non è asciutta.

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