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Categoria: | Tecnologia Meccanica |
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PIANTE INDUSTRIALI
Le piante industriali sono quelle il cui prodotto è materia prima per la trasformazione industriale: estrazione di zucchero, estrazione d’olio, preparazione di tessili, piante aromatiche.
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
In Italia la coltura della barbabietola può essere fatta al massimo su circa 300.000 ha, perché questa è la quota consentita nel contingente CEE; la produzione media di radici è di circa 430 q/ha e di zucchero di 65q/ha. La barbabietola da zucchero è una chenopodiacea appartenente alla specie Beta vulgaris. Le varietà di barbabietole da zucchero coltivate sono molto numerose.
CLIMA E TERRENO ADATTI
La barbabietola ha una spiccata tolleranza alla salinità e all alcalinità, mentre nei terreni acidi dà risultati scadenti. La stessa si combina male con i terreni molto sciolti perché essa soffre la siccità. Pianta sarchiata da rinnovo, prende posto generalmente tra due colture di frumento.
PREPARAZIONE DEL TERRENO
Le caratteristiche del seme e della pianta e le esigenze ambientali rendono necessaria un’accuratissima preparazione del terreno per la semina.
SEMINA
Le semine della barbabietola incominciano nel febbraio continuando fino a tutto marzo: le semine vengono effettuate nell’Italia centrale e nella Valle padana. Il periodo di semina ha notevoli ripercussioni sull’esito della coltura ed è collegata all’ambiente climatico, alle caratteristiche del terreno ed al decorso stagionale. Le semine troppo precoci favoriscono il fenomeno della prefioritura e sottopongono le piantine a rischio delle gelate. Le semine tardive, invece, possono far subire danni alla coltura a causa di un periodo della stagione siccitoso. Per valorizzare le zone aride del Mezzogiorno d’Italia e delle isole, ivi è entrata nella pratica la coltura autunnale della barbabietola. In questo caso bisogno fare una valutazione delle probabilità di nascita dei mesi ( in base soprattutto alla natura del terreno e al grado di preparazione del letto di semina ). Data la delicatezza delle plantule di barbabietole bisogno prevedere forti fallanze: il numero di semi da seminare è di 15 / 20 semi per avere 10 piante a m2 ( si ritengono comunque accettabili fittezze comprese tra 7 e 12 piante a m2 alla raccolta).Alla semina segue una rullatura che fa ben aderire la terra alla superficie del seme, favorendone l’inumidimento e la germinazione.
CURE COLTURALI
Lotta alle erbe infestanti.
La barbabietola da zucchero è sensibilissima alla competizione esercitata dalle erbe infestanti.
RACCOLTA
La raccolta consiste nelle operazioni seguenti; estirpazione delle radici dal terreno; scollettatura cioè eliminazione tramite taglio della parte seperiore4 del corpo radicale (colletto) con inserite le foglie, parte povera di zucchero e ricca di impurità che renderebbero difficile la lavorazione industriale; caricamento , sui mezzi che trasporteranno le barbabietola allo zuccherificio.
PRODUZIONI.
Piante tessili: cotone
Il cotone è la più importante pianta tessile del mondo coltivata prevalentemente nelle regioni sub - tropicali della Terra. Nella grande coltura la raccolta è stata meccanizzata.
Piante aromatiche: tabacco
Il tabacco, pur essendo stato introdotto in Europa nel 1500, ha cominciato solo due secoli dopo a diffondersi. Il tabacco è una pianta Solanacea (Nicotiana tabacum ) annua, con radice fittonante, fusto eretto e robusto , foglie grandi, fiori riuniti in infiorescenze apicale, semi bruni, piccolissimi. Le foglie , cioè la parte che della pianta interessa contengono la nicotina, alcaloide che conferisce al tabacco il gusto e le proprietà specifiche. Il prodotto della coltura del tabacco sono le foglie essiccate durante un lento e controllato processo detto cura che può essere fatto al sole , all’aria , a fuoco diretto o a fuoco indiretto. E’ il sistema di cura, oltre alle condizioni di coltivazione , a determinare le caratteristiche dei tabacchi e quindi il loro uso.
Tabacchi chiari, a contenuto di nicotina medio o basso, di colore chiaro, adatti alla confezione di sigarette fini. Tabacchi scuri curati all’aria: vi appartengono le varietà Havanna e Paraguay. Tabacchi chiari curati al sole: le varietà più note sono Xanthi Yaka, Erzegovina, Perustitza.
Seminzianio di tabacco aletto caldo a sezione schematica.
CLIMA, TERRENO ADATTI E AVVERSITA’.
La geodisinfezione del terreno è necessaria per protegge le piante trapiantate dalle larve degli insetti terricoli. Le distanze sono diverse a seconda dei tipi: massime nel Kentucky, tali da assicurare un investimento di circa 12.000 piante per ettaro, mine nei tipi orientali, la cui fittezza è compresa, secondo la varietà , tra 100.000 e 167.000 piante per ha , intermedie per il Bright ( 40.000 piante per ettaro).Alcuni tipi di tabacco esigono poi alte operazioni specifiche : al Bright si pratica l’irrigazione; al Kentucky si fanno la cimatura e la schiacciatura.
RACCOLTA. ESSICCAZIONE E CURA.
Il tabacco kentucky si essicca in celle chiuse col concorso del calore e del fumo prodotti da fuoco acceso sul pavimento ( cura a “fuoco diretto “ ). Per ogni ettaro di coltura di tabacco si richiedono locali di cura di dimensioni variabile col tipo di, tabacco e , in particolare, col numero e le dimensioni delle foglie, la loro disposizione spaziale le durata della cura. Per il tabacco Virginia Bright l’altezza del locale è di metri 8/(,50 e il volume è di circa 200 m2 per ettaro.
PIANTE OLEIFERE
Le piante oleifere, sono piante erbacee che producono un seme ricco di olio che l’industria estrae per uso alimentare. Le piante oleifere non hanno avuto in passato una grande importanza in Italia, tuttavia negli anni settanta si è avuto un notevole sviluppo della coltura del girasole, stimolata dagli incentivi CEE. Negli anni ottanta si è cominciato a rilevare un certo interesse anche per il colza e per la soia.
Girasole: in quest’ultimo decennio la coltivazione del girasole ha subito una grande espansione per le favorevoli condizioni di mercato e per l’acquisizione di varietà nuove, molto ricche d’olio. Il girasole è una composita (Helianthus annuus ) con esigenze climatiche molto simili a quelle del mais, ma ha un apparato radicale più profondo e che può essere seminato prima in primavera. Trattasi di pianta annua di grande sviluppo (1,5/2 metri di altezza) con radici profonde e vigorose, fusto robusto, non ramificato, che porta all’apice un grosso ricettacolo discoide detto ”calatide”, con inserito un gran numero di fiori; i fiori periferici che portano grandi ligule gialle che sono considerate costituire la corolla. I frutti sono acheni, contenenti un seme ricchissimo d’olio. Le attuali varietà selezionate danno acheni contenenti circa 45% d’olio. Mille acheni pesano circa 40-50 grammi . Il girasole è tipica pianta da rinnovo adatta alla coltura asciutta, nei terreni dotati di una buona capacità idrica e lavorati profondamente delle regioni centrali dove la piovosità estiva ha una certa consistenza. L’avversità più grave da cui il girasole può essere attaccato è la peronospora, grave nel caso che il girasole torni sullo stesso terreno a brevi intervalli. Si semina un mese circa prima del mais ( quindi in marzo) a file distanti 60- 70 centimetri, con seminatrici di precisione in modo di avere, senza diradamento quattro piante a m2. La concimazione va fatto, se possibile con letame, in mancanza di letame le quantità di elementi nutritivi da apportare con i concimi minerari, sono le seguenti : 80- 120 kg/ha di azoto, 60 - 80 di p2o5. La raccolta cade in settembre e si fa con mietitrebbiatrice da frumento opportunamente modifica. La produzione di acheni, per ettaro è considerata buona quando è di 20- 25 q/ha.
Colza: il colza è una crocifera che non ha una diffusione accettabile in Italia, ma che sta suscitando un crescente interesse grazie a nuove varietà. Il colza è pianta annuale o biennale, con radice profonda e fittonante, fusto eretto e ramoso, alto fino a metri 1,50; i fiori sono gialli, i frutti sono siligue allungate e rostrate contenuti semi globosi, piccoli, rosso bruni, contenenti intorno al 40 % d’olio. In passato l’olio di colza conteneva forti quantità di un acido grasso , l’acido erucico, considerato nocivo. Oggi esistono varietà selezionate di colza che producono olio nel quale l’acido erucico è del tutto assente. Le varietà di colza che anno fatto buona prova in Italia sono le seguenti: Rafal, Bienvenue, Jet Neuf, Karin, Elvira. Il colza è una pianta microterma, che in Italia può essere seminata in autunno per essere accolta solo all’inizio dell’estate. La coltivazione del colza si fa seminando in settembre-ottobre a file distanti 25-30 cm e impiegando 5-6 kg/- ha di seme in vista di avere 80-100 piante a m2. Data la piccolezza dei semi si ottengono buoni risultati evitando di fare l'aratura tradizionale ma attuando la lavorazione minima. Il diserbo del colza è indispensabile e può essere fatto: in presemina con Napropamide o Trifluralin; in pre-emergenza con Metazaclor. Un intervento colturale che va previsto è un trattamento insetticida contro il meligete, da fare all ‘inizio della fioritura. La raccolta si fa con qualche giorno d’anticipo sul frumento quando la pianta è quasi completamente secca, con le normali mietitrebbiatrici da frumento. Le produzioni di granella si può considerare che si agirono sui 25-30 q/ ha .Altre piante oleifere che potrebbero avere qualche interesse per l’agricoltura italiana, ma che non hanno al momento diffusione apprezzabile, sono il cartamo e il ricino
COLTURE FORAGGERE
Classificazione delle colture foraggere:
Le colture da foraggio sono quelle che danno un prodotto tanto ricco di fibra e poco digeribile da non essere adatto all’alimentazione dell’uomo e degli animali monogastrici, ma solo all’alimentazione di animali domestici erbivori dotati di particolari capacità digestive, che trasformano il foraggio in prodotti di alto pregio: latte, carne, lana. Le foraggere si classificano in base al modo della loro utilizzazione: nei pascoli il foraggio è brucato direttamente dagli animali; nei prati il foraggio viene falciato e poi utilizzato o fresco o dopo conservazione; nei prati - pascoli una parte del prodotto, generalmente quella primaverile, è falciata, la restante, viene pascolata. L’erbaio , infine, differisce dal prato per la durata della sua coltivazione, inferiore ad un anno, mentre nel prato è superiore.
Pascoli :I pascoli sono formazioni vegetali naturali, composte da un gran numero di specie erbacee delle più diverse famiglie botaniche. I pascoli si distinguono in permanenti e temporanei: i primi hanno durata indefinita, gli ultimi hanno durata di pochi anni o anche di qualche mese soltanto. Per il buon uso e il miglioramento dei pascoli sarebbe necessario prendere alcuni provvedimenti di cui indichiamo i principali:
1. ben regolato carico di bestiame: quando gli animali pascolanti sono troppi le erbe del pascolo soffrono, s’indeboliscono e riducono la loro vegetazione; anche un carico troppo basso è pregiudizievole perché gli animali consumano solo le erbe migliori. Valori di carico indicativi sono i seguenti: 0,4 - 0,8 bovini grossi per ettaro, 3 - 6 pecore per ettaro;
2. ben regolato turno di pascolo, in modo da alternare a periodi di pascolo , periodi di riposo che permettono alle erbe di ricrescere: ciò è reso possibile dalle recinzioni e dagli abbeveratoi;
3. concimazione;
4. sistemazione idraulica,
5. eliminazione dei cespugli, delle pietre e delle cattive erbe;
6. eventuale semina di buone piante foraggere.
La produzione dei pascoli è variabilissima; la media nazionale è di sei q di fieno per ettaro, ma con qualcuno degli accorgimenti sopraindicati, potrebbe quasi ovunque essere grandemente aumentata. Dei pascoli è importante, oltre alla produzione totale annua, la stagionalità della produzione dell’erba. Le condizioni migliori di pascolamento si hanno nei climi miti e umidi dove l’erba cresce con regolarità tutto l’anno. In Italia il clima è piuttosto sfavorevole perché la stagione di crescita dell’erba è limitata da diversi fattori: dal freddo io in inverno in montagna; dalla siccità estiva delle regioni mediterranee; da entrambe le avversità nelle regioni centrali appenniniche.
Prati - pascoli: Sono colture foraggere di lunga durata, il cui prodotto viene in parte falciato e conservato per periodi di scarsa produzione e in parte brucato dagli animali pascolanti. Questo tipo di coltura trova la sua sede più idonea nelle zone di collina e di bassa montagna in cui recentemente l’agricoltura seminativa è stata abbandonata; infatti quivi un a destinazione auspicabile è quella foraggiera per allevamenti bradi o semi - bradi. Il problema tecnico è quindi quello di installare su questi terreni abbandonati una copertura vegetale costituita da buone foraggere capaci di persistere a lungo, dando buona produzione di foraggio, in parte falciabile e in parte pascolabile. La base foraggiera più importante di questi prati - pascoli è rappresentata dalle graminacee, tra le quali le specie più longeve nel difficili ambiente italiano si sono dimostrate la festuca arundinacea, l’erba mazzolina e nelle zone montane la coda di topo e il loietto inglese. E’ utile che a queste specie graminacee si accompagni qualche leguminosa; tra queste citiamo : ginestrino e trifoglio bianco. Nelle regioni meridionali estremamente aride nessuna specie perenne sopravvive alla siccità estiva; qui un certo miglioramento foraggero può essere realizzato con specie annuali autoriseminanti come il loglio rigido e trifoglio sotterraneo. La più recente tecnica d’impianto nei prati - pascoli prevede la semina di miscugli molti semplici dei quali una sola specie e una sola qualità di graminacea sia presente, accompagnata dalle leguminose indicate. Avendo l’accortezza di scegliere graminacee ben differenziate per precocità e seminandolo su sezioni di pascolo diverse si può realizzare una sorta di “catena di pascolamento” in cui le diverse sezione di pascolo giungono allo sfalcio o al pascolamento in date diverse con evidenti vantaggi per l’organizzazione aziendale. Diamo quindi di seguito l’indicazione di alcune buone graminacee foraggere utilizzabili per l’impianto di prati - pascoli.
Erba mazzolina: E’ molto resistente alla siccità. Si semina a circa 10/15 Kg/ha di seme. Le varietà disponibili sono: Dora, Cesarina, Daprime, Chantemille, Marta.
Coda di topo: E’ estremamente sensibile alla siccità estiva. S’impiega alla dose di 8/12 Kg di ha di seme. Tra le varietà di cui si dispone ricordiamo le seguenti: Toro, Climax, Pecora.
I prati - pascoli vanno seminati su un terreno accuratamente preparato, data la piccolezza dei semi, o a spaglio o con speciale seminatrice. L’epoca di semina può essere la fine estate ( settembre) o la fine inverno ( marzo - aprile): è importante che le piantine nate abbiano raggiunto un certo grado di sviluppo prima dell’arrivo dei freddi, nel caso di semina autunnale, e prima dell’arrivo della siccità estiva, nel caso di semina primaverile. La concimazione d’impianto va fatta tenendo conto della lunghissima durata del prato - pascolo e quindi interrando con l’aratura una forte dose di fosforo: 200/300 Kg/ha. Le concimazioni annuali in copertura vanno fatte con concimi azotati e/o fosfatici verso la fine dell’inverno con quantità che tengono conto della produttività del prato - pascolo e della sua composizione floristica. L’utilizzazione del prato - pascolo consiste:
1. nello sfalcio e nella conservazione come fieno o come insilato dell’erba prodotto in primavera: il momento ottimale dello sfalcio è l’inizio della spigatura della graminacea;
2. nel pascolamento della prima vegetazione e dei ributti successivi al taglio; il momento ottimale per il pascolamento è quando la graminacea è ancora in accestimento o appena all’inizio della levata da buoni prati - pascoli migliorati posso migliorarsi indicativamente 30/60 q/ha di foraggio secco di cui una parte come scorte e l’altra parte come pascolo. L’entità della produzione annua, della quota di scorta e di quella pascolabile varia moltissimo con l’ambiente e con l’andamento stagionale.
Prati permanenti: I prati prolifiti permanenti, diffusi prevalentemente nella Valle padana, presentano una flora variabile a seconda del clima, del terreno, delle cure colturali: vi troviamo in prevalenza piante della famiglia delle graminacee( Avena bionda, Coda di cane, Erba mazzolina, Loglio perenne, ecc.) e delle leguminose(Antillide, Ginestrino, Trifoglio ibrido, ecc.). Questo tipo di prato può essere impiantato in diverse maniere: con la semina di adatti miscugli di semi; con la semina del “fiorume” di fieno; col metodo dell appartamento naturale, ossia lasciando che il terreno si copra di erbe spontanee; per mezzo "dell incoticamento", ossia utilizzando la cotica di un pascolo. Le operazioni colturali ordinarie che si fanno ai prati permanenti sono le seguenti: concimazione organica, con terricciati, e chimica, a base di fertilizzanti azotati e fosfatici; scarificature eseguite per lo più in primavera; rinettamento dagli eventuali ingombri costituiti da sassi, residui organici, ecc.; irrigazione dove è possibile. Per lo più i prati permanenti asciutti danno un solo taglio di 25-30 q di fieno ad ha; nella coltura irrigua ne danno tre e più con rese di 100 q di fieno ed oltre.
Marcita o prato marcitoio: La marcita è un particolare tipo di prato permanentemente irriguo; durante l’inverno è sottoposto a continua irrigazione termica, con acqua di falde sotterranee avente temperatura più elevata di quella dell’aria (10-12° C ) in modo da impedire un eccessivo raffreddamento della cotica e da mantenere in vegetazione l’erba anche nell’inverno, erba fresca preziosa per le vacche da latte. Le marcite sono diffuse quasi soltanto in alcune zone delle pianure lombarde e piemontesi dove il terreno adatto e la disponibilità di acqua, abbondante e relativamente calda, rendono possibile questa speciale coltura. Durante l’estate una marcita non si differenzia da un normale prato prolifita irriguo.
Prati da vicenda: sono costituiti da pochissime specie, appartenenti alla famiglia delle leguminose. I più diffusi prati da vicenda in Italia sono di erba medica, trifoglio pratense, trifoglio ladino, lupinella e sulla.
Erba medica: L’erba medica (Medicago sativa) è di antichissima coltura, conosciuta già dai Greci e dai Romani, ed è la più importante foraggera coltivata in Italia, soprattutto nelle regioni centrali e settentrionali. L’erba medica può vivere molto a lungo, però la durata utile della coltura è di norma tre anni.
Clima e terreno adatti. Il clima più favorevole alla medica è quello temperato - caldo, nel quale, quando vi sia sufficiente freschezza nel terreno, da’ numerosi tagli (3,4 all’anno). Nessuna particolare esigenza ha l’erba medica nei confronti del terreno, purché questo sia abbastanza profondo, non troppo umido ne acido.
Avversità. La cuscuta, è il più dannoso nemico dei medicai. Si tratta di una pianta fanerogama parassita, priva di clorofilla, gialla e filiforme, che si attorciglia agli steli delle piante di medica suggendone, mediante appositi organi (austori),la linfa. Il centro d’infestazioni si allarga a macchia d’olio in modo che si formano nel medicai delle aree circolari in cui la vegetazioni della foraggiere è sopraffatta dall’intreccio foltissimo dei filamenti del parassita. La lotta contro la cuscuta può farsi con mezzi diretti o indiretti: tra i secondi, di maggiore importanza, l’impiego di seme decuscutato.
Tecnica culturale .Il prato d’erba medica di norma dura tre anni, compreso quello di semina. L’impianto specializzato assicura meglio la buona riuscita del prato: si semina su terreno arato piuttosto profondamente e concimato con letame e i concimi minerali fosfopotassici necessari per l’intero ciclo produttivo del medicaio. Il seme può venire distribuito a spaglio o a righe, impiegandone 30-40 kg per ettaro. L’epoca di semina più opportuna è la primavera o, nei climi a inverno non rigido, l’autunno; disponendo di acqua, con qualche irrigazione ausiliaria si potrebbe sminare l’erba medica anche in estate nella semina autunnale talvolta l’erba medica si consocia a orzo molto rado per granella; nella semina primaverile ad avena sempre molto rada, da foraggio utile per aumentare la quantità di prodotto verde al primo taglio. La piena produzione non si raggiunge che nell’anno successivo a quello dell’impianto. Un buon medicaio dà normalmente tre tagli, dei quali il primo è più abbondante, gli sfalci scendono a due in annate molto siccitose o salgono a quattro in annata favorevole; la resa ad ettaro, espressa in fieno, è di 80/100 q con tre tagli e di 110/120 q con quattro tagli. La produzione del seme di medica risente molto dell’andamento stagionale: in annata siccitose e calde è maggiore che in annate fresche e umide, di norma è compresa tra 2/4 q per ettaro.
Trifoglio pratense. Il trifoglio pratense è coltivato in prevalenza nelle regioni settentrionale d’Italia. E’ una specie meno longeva della medica, vivendo non più di due anni.
Clima e terreno adatti. Il trifoglio non si adatta ai climi caldi e siccitosi, ma ama quelli temperati/ freddi e quindi copre un’area di coltura più settentrionale di quella della medica. Per il terreno non ha particolari esigenze purché non manchino la freschezza e una piccola quantità di calce.
Avversità. La cuscuta è un parassita assai temibile anche per il trifoglio, pur se in misura minore dell erba medica data la sua più breve durata. Il trifoglio è attaccato anche dall'orobanche e, nei terreni argillosi dal fungo sclerotinia.
Tecnica colturale. Il trifoglio segue e precede la coltura del frumento, in consociazione col quale viene seminato. Il trifoglio dura solo un anno oltre quello di semina, ed è buona regola evitare il suo troppo frequente ritorno sullo stesso terreno per non incorrere in un possibile deperimento il prato in conseguenza del fenomeno di “ stanchezza”. Poiché il trifoglio viene di regola seminato in copertura del frumento alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera, non sono possibili appositi lavori o concimazioni. La semina si fa in mezzo al frumento spargendo 30/35 Kg di semi per ettaro e poi ricoprendolo con una leggera erpicatura. Nell’anno di semina del trifoglio non si ottiene, di solito, nessun taglio; la piena produzione si raggiunge nell’anno successivo: all’ora in generale si fanno due tagli, con rese di fieno oscillanti tra 40 e 80 quintali, in media sui 50 q ad ettaro. Alla produzione del seme si destina il secondo taglio e si ottengono da 1 a 3 q per ettaro.
Lupinella: La lupinella, è alquanto coltivata nei terreni calcari dell’Italia centrale. E’ una pianta vivace, più longeva del trifoglio, meno della medica. La lupinella è pianta dei climi temperato - caldi, dove è preziosa per la sua eccezionale resistenza alla siccità. Il lupinellaio trova posto tra due frumenti e di solito dura due anni oltre quello d’impianto. Si semina ordinariamente in consociazione col frumento: nelle regioni meridionali contemporaneamente al frumento in autunno e usando seme col guscio nell’Italia centrale per lo più in primavera con seme sgusciato. Le quantità di seme dovranno essere: 120 kg per ettaro se col guscio e 50-60 se nudo. Il prodotto consiste in 30-60 quintali di fieno per ettaro; inoltre il lupinellaio può nell’autunno essere utilmente destinato al pascolo degli ovini. La produzione del seme di lupinella si ottiene dall’unico taglio del prato di secondo anno; la resa unitaria e di 4/10 q. Le avversità sono meno gravi di quelle che possono danneggiare la medica e il trifoglio.
Sulla: La sulla è spontanea nelle regioni più calde dell’Europa meridionale ; in Italia è frequentemente coltivata nelle terre argillose delle Marche, degli Abruzzi, della Sicilia, e di alcune altre regioni meridionali. La pianta di sulla è poco longeva; la sulla non ricaccia dopo il taglio, però può dare un prodotto pascolabile. La sulla è pianta tipica dei climi temperato - caldi siccitosi o anche aridi. Non resiste al freddo per cui si trova solo nelle zone litoranee del Centro - Sud. I terreni tipici della sulla sono le argille plioceniche ed eoceniche, nelle quali essa manifesta tutta la sua ineguagliabile capacità di coltura miglioratrice. Il sullaio dura in produzione un solo anno e trova posto tra due grani: è un’ottima coltura preparatrice per il frumento che viene assai bene sul suo sfatticcio. Si semina seme nudo a primavera, seme vestito in autunno e in estate, impiegando 20/25 Kg per ettaro nel primo caso, 80/100 nel secondo. Se il terreno su cui deve essere coltivata la sulla non ha ospitato mai tale coltura è necessario assullarlo, cioè inocularvi i microrganismi azotofissatori capaci di produrre i tubercoli sulle radici, poiché in mancanza di questi la pianta non può vivere. Per attuare questa pratica si può inoculare il seme di sulla imbrattandolo con le colture microbiche del microrganismo specifico preparato appositamente da Istituti specializzati. La produzione di fieno dell’unico taglio del prato di sulla va da 30 ai 60 quintali ad ettaro.
Trifoglio bianco: Il trifoglio bianco è una pianta comunissima allo stato spontaneo, ma di cui nell’agricoltura intensiva della Val Padana viene impiegato un tipo di grande sviluppo ( ladino),ottima foraggiera, diffusa soprattutto in alcune zone della Lombardia e del Piemonte su terreni sciolti e irrigui. Il ladino è pianta vivace, dall’aspetto caratteristico: infatti non forma un cespo, ma sviluppa dei germogli striscianti che inferiormente emettono le radici e superiormente le foglie e le infiorescenze bianche. Il clima più adatto al ladino è il temperato - fresco; i migliori terreni sono quelli fertili, sciolti , profondi, freschi , irrigabili, chiamati appunto “terre ladine”. La semina si può fare spargendo 5 Kg di seme per ettaro in copertura per frumento, in primavera; oppure in autunno, insieme con la segale, su terreno lavorato in estate e abbondantemente letamato. Le cure colturali consistono in abbondanti concimazioni con terricciati e fertilizzanti chimici e nelle irrigazioni che sono indispensabili. Il ladino duro 2 - 4 e produce 4 - 5 tagli, vale a dire circa 100q di ottimo fieno per ettaro.
ERBAI
Generalità. Gli erbai sono colture foraggere formate da piante erbacee annuali a rapido sviluppo, e che durano sempre meno di un anno solare, spesso, anzi, pochissimi mesi. Gli erbai nell’avvicendamento tengono il posto di una coltura principale nel quale caso si dicono erbai annuali, oppure si coltivano nell’intervallo di tempo che passa tra la raccolta di una coltura principale e la semina della successiva ed allora si chiamano erbai intercalari. La quasi totalità delle piante da erbaio appartiene alle famiglie botaniche delle graminacee, delle leguminose e delle crufifere. Frequenti sono i miscugli di più specie diverse coltivate in consociazione: questi miscugli spesso garantiscono produzioni più costanti come quantità e più equilibrate come qualità. Il miscuglio non dovrebbe essere costituito da specie molto numerose, ma possibilmente da due, una graminacea e una leguminosa, rappresentate da quella specie e da quella varietà che meglio si adattano all’ambiente e alle condizioni colturali in cui si opera. Una classifica molto comune degli erbai e quella che si basa sulle stagioni in cui essi svolgono prevalentemente il loro ciclo vegetativo. Abbiamo così:
• erbai autunno - primaverili: sono quelli che, seminati in autunno, vengono raccolti in primavera, nonché quelli seminati alla fine dell’estate che forniscono un primo sfalcio nel tardo autunno ed un secondo in primavera;
• erbai primaverili, che si seminano in fine inverno passato il periodo più freddo e che si raccolgono approssimativamente nel mese di giugno;
• erbai primaverili - estivi, con semina in primavera e raccolta in fine estate; sono erbai annuali, occupando il posto di una coltura da rinnovo;
erbai estivi, con semina in estate dopo frumento o altre coltura a raccolta precoce; sono erbai intercalari e richiedono l’irrigazione.
ERBAI AUTUNNO- PRIMAVERILI
Graminacee. L’avena è la più utilizzata e diffusa pianta da erbai soprattutto al Sud del nostro Paese. E’ un ottima pianta adattabile a diversi climi e terreni, produttiva, di buona qualità e adattissima, grazie alla contemporaneità di ciclo, ad essere consociata specialmente con veccia, ecc. L’orzo è una delle specie da erbaio di più comune impiego nelle regioni meridionali: pianta molto precoce e rustica si adatta a tutti i climi. Qualsiasi tipo di orzo può essere coltivato per erbaio, ma il preferito è il distico comune seminato assai fitto(150 kg e più per ettaro). Una versione moderna e intensiva dell’erbaio d’orzo è quella per insilamento della pianta intera alla maturazione cerosa. La tecnica colturale è identica a quella dell’orzo da granella; la raccolta si fa con macchine falcia- trincia- caricatrici. La segale presenta delle possibilità di impiego simili a quelle dell’avena e dell’orzo, però è specie di grande precocità, più adatta per i climi piuttosto freddi e per i terreni sciolti, acidi, leggeri, magri. La loiessa è l’unica foraggera pratense che possa trovare applicazione come pianta da erbaio autunno - primaverile. Il foraggio di loiessa può essere consumato fresco, insilato o affienato. Si coltiva in coltura pura o consociata a veccia e trifoglio incarnato per formare un miscuglio noto col nome di “Landsberger”.
Veccia comune
Leguminose. Il trifoglio incarnato è una comune specie da erbaio. A differenza degli altri trifogli è pianta annua, di sviluppo rapido e quindi adatto per formare erbai sia annuali che intercalari. E’ coltivato in tutta Italia meno che nelle regioni più meridionali e diffusissimo poi in Campania, dove si chiama “prato”. Il trifoglio alessandrino con infiorescenze a capolino bianche, ha sortito ottimi risultati come erbaio autunno- primaverile in alcune regione meridionali e segnatamente in Sicilia. Il favino e la favetta cavallina sono le piante di uso più frequente per costruire degli erbai a ciclo autunno- primaverile. Si seminano non appena le piogge autunnali lo permettono, in settembre- ottobre, spargendo 150 kg ed oltre di seme per ettaro. Quasi sempre si consocia con graminacee, con crocifere o altre leguminose così da ottenere un foraggio più abbondante e di composizione più armonica. Le vecce coltivate per erbaio appartengono a varie specie, le più comuni delle quali sono la Vicia sativa, la Vicia villosa. La veccia comune, che è una pianta di frequente impiegata come erbaio annuale autunno - primaverile, è anche la più diffusa delle specie ricordate. Generalmente la veccia si consocia con avena, orzo o segale, che fungono anche da piante tutrici, essendo gli steli della leguminosa rampicanti e deboli. La veccia si adatta a tutti i climi e preferisce i terreni compatti, calcarei: perciò è foraggera preziosa nelle terre argillose del nostro Mezzogiorno.
Crocifere. La rapa è abbastanza importante come foraggera da erbaio. In Italia viene coltivata non per ottenere da colture di primo raccolto radici di grande sviluppo ma per ottenere, da erbai intercalari, radici piuttosto piccole e foglie. La radice carnosa è utilizzata con le foglie per alimentare il bestiame. Il consumo va però limitato perché può produrre disturbi diarroici e indebolimento e può anche impartire sapore poco gradevole al latte. Il colza e il ravizzone si coltivano spesso consociata tra loro per formare degli erbai a semina estiva che possono ricacciare ed essere utilizzati fino alla primavera.
MISCUGLIO DA ERBAIO AUTUNNO - PRIMAVERILE.
In commercio esistono numerosi tipi di miscugli variabili per specie e varietà e per le loro proporzioni. Diamo alcune formule ordinarie:
• avena 70 Kg/ha - veccia 30 kg/ha - pisello 50 kg/ha;
• avena 60 Kg/ha - veccia villosa 45 Kg/ha;
• avena 60Kg/ha - favino 90 Kg/ha,
• loiessa 15 Kg/ha - veccia villosa 30Kg/ha - trifoglio incarnato 20 Kg/ha
ERBAI PRIMAVERILI
Sono meno produttivi dei corrispondenti erbai autunno - primaverili e sono diffusi principalmente nelle regioni settentrionali dove la primavera è abbastanza umida per sopperire al fabbisogno idrico e dove l’inverno è troppo rigido per permettere le semine autunnali. Sono, per lo più, destinati al consumo verde per assicurare la continuità del foraggiamento alle aziende lattiere - casearie, nel periodo che intercorre tra la raccolta degli erbai autunno - primaverili e l’inizio della produzione degli erbai primaverili - estivi. Le specie più usate per questo tipo di erbai sono le seguenti.
Graminacee: L’avena è la graminacea prevalentemente coltivata. Non essendo richieste, in questo caso, doti di resistenza al freddo possono essere adoperate numerosissime varietà.
Leguminose: sono rappresentate quasi esclusivamente da veccia comune e pisello; non molto frequente l’impiego del favino.
Miscugli per erbai primaverili:
1. Avena.................. 50 kg/ha
Pisello................. 40kg/ha
Veccia comune... 40kg/ha
2. Avena................. 50kg/ha
Veccia di Narbona .. 80kg/ha
3. Avena................ 50kg/ha
Favino............... 80kg/ha
ERBAI PRIMAVERILI - ESTIVI
Sono erbai annuali che nella rotazione tengono il posto di una coltura principale, da rinnovo. Sono erbai molto costosi che vengono impiegati solo per la necessità di produrre grande quantità di foraggio di elevato valore nutritivo. La semina ha luogo in primavera e la raccolta in estate inoltrata. La destinazione prevalente di questi erbai è l’insilameno, date le caratteristiche del foraggio.
Graminacee: Il mais in coltura pura è sempre più largamente impiegato per la grande massa di foraggio che è in grado di produrre e per l’elevato valore nutritivo che ha quando sia raccolto alla maturazione cerosa della granella. Il miglior risultato da questo erbaio si ottiene allevandolo con le stesse modalità indicate per la produzione di granella; Il momento migliore per l’insilamento è quando la granella ha una consistenza pastosa e la pianta intera ha un contenuto di umidità del 65 - 70 %. La raccolta si fa con apposite macchine falcia - trincia - caricatrici; il foraggio finemente trinciato si conserva perfettamente bene in semplici sili a trincea. Le produzioni sono altissime: buone ma non eccezionali ree di 500 q-ha di foraggio al 30% di sostanza secca, pari a 150q-ha di sostanza secca, pari, a loro volta, a oltre 12000 unità foraggiera per ettaro. Il sorgo anche se meno diffuso del mais, è un’ottima foraggiera per erbai primaverili - estivi. Per insilamento il mais è senz’altro più consigliabile, mentre il sorgo costituisce un interessante erbaio primaverili- estivo, per foraggiamento verde ho anche per affienamento, grazie alla spiccata capacità di ributto dopo il taglio che presenta. La varietà migliore da questo punto di vista è il sorgo tipo “ Sudan grass”, che si semina a file distanti 30 - 40 cm ,con 30 - 35 Kg - ha di seme. Si raccoglie a spigatura incipiente , in modo da avere erba tenera e nutriente e da poter fare 2 - 3 tagli. Le produzioni complessive possono essere dell’ordine di 600 q - ha di erbai con il 18 - 20 % di sostanza secca pari a 110 - 120 q - ha di sostanza secca. E’ da evitare l’impiego di erba di sorgo molto giovane in quanto contiene una sostanza, la durrina, velenosa per gli animali.
Leguminose: Il fagiolo cinese (Vigna sinensis) è una pianta più resistente alla siccità di qualsiasi altra leguminosa estiva. La barbabietola da foraggio è una forma (Beta vu/garis var. crassa> di quella coltivata alla quale appartengono anche la bietola da zucchero e la bietola da orto che pure, volendo, possono essere utilizzate come foraggio. La barbabietola da foraggio costituisce un mangime zuccherino e succoso, assai gradito, adatto per tagliare la razione di foraggio secco durante l'inverno. Sono erbai intercalari che si seminano subito dopo raccolta la coltura principale.
Il mais è la principale coltura da erbaio estivo e può configurarsi in due modi:
1) «granturchino» in semina fitta e raccolta alla fioritura per alimentazione verde;
2) erbaio di mais da portare alla maturazione cerosa e da insilare.
L'erbaio può essere seminato assai presto, ad esempio a fine maggio dopo la rottura del medicaio o una coltura di pisello da industria; ai primi di giugno, dopo la raccolta di un erbaio di loiessa o di orzo ceroso; molto tardi, ai primi di luglio, dopo la raccolta del frumento. In questi casi vanno adoperati ibridi di precocità via via crescente (indicativamente di classe 500, 400 e 200 rispettivamente).Le rese variano da 8-10.000 UF/ha nel caso più favorevole a 5-6.000 nel caso della semina più ritardata.
RACCOLTA E CONSERVAZIONE DEI FORAGGI
Falciatura. Epoca della falciatura. La scelta del momento della falciatura ha quindi notevole importanza. L'erba falciata può essere consumata allo stato fresco oppure conservata come fieno o come insilato.
Fienagione. Il sistema più semplice e diffuso di conservazione dei foraggi è l'essiccazione ossia l'abbassamento dell'umidità dell'erba dal 75-80% che ha, in media, al momento dello sfalcio, al 16-20% che il fieno deve avere per poter essere considerato «secco». Se l'essiccazione è naturale. La fienagione si esegue lasciando l'erba falciata stesa in terra o riunita in strisce longitudinali dette andane, affinché subisca un primo essiccamento; nel rivoltare l'erba appena la parte superiore si sia asciugata onde far asciugare anche la parte inferiore; nel raccogliere l'erba diventata ormai fieno.
Queste operazioni vengono fatte con macchine speciali dette ranghinatori, voltafieno, raccattafieno. Allo scopo di accelerare la fienagione sono state create macchine dette condizionatrici o, meglio, schiacciaforaggi. Ventilazione. Nel fienile ventilato il fieno viene immagazzinato non completamente secco, ma solo parzialmente essiccato, contenendo fino al 35 - 40 % di umidità. Il vantaggio della ventilazione in fienile consiste nella riduzione del tempo di esposizione dell'erba in campo agli agenti atmosferici e, soprattutto, nella eliminazione delle perdite di foglie, dato che l'erba viene manipolata e raccolta prima che i suoi tessuti divengano secchi e friabili.
Insilamento. Insilato è il materiale succulento ottenuto con un processo di fermentazione (silaggio) a partire da erba o altri materiali vegetali freschi entro un'apposita costruzione detta silo. Le condizioni dalle quali dipende la conservazione del foraggio sono fondamentalmente due:
1) aumento rapido dell'acidità dell insilato;
2) creazione di uno stato asfittico per saturazione dell'aria interna con anidride carbonica.
Tipi di sili. I sili possono essere di diversi tipi e di diverse forme: si farà cenno dei tipi più usati e dei caratteri costruttivi essenziali. Sili in muratura a torre o a pozzo: recipienti cilindrici posti fuori terra (quelli a torre) o interrati (a pozzo) nei quali viene sottoposta a moderata compressione erba fresca, che dà luogo ad un'acidificazione rapida e intensissima; l'insilato che si ottiene è molto acido e acquoso (erba - silo); la buona riuscita di questo tipo di insilamento dipende molto dalla composizione chimica dell'erba; i migliori risultati si hanno con erba fresca di graminacee; risultati molto aleatori, invece, si ottengono con erba di leguminose.
Sili asfittici a torre metallica: consistono in contenitori assolutamente impermeabili ai gas e provvisti di dispositivi per l'ermetica chiusura degli orifici di carico e scarico.
Ulteriore perfezionamento di questi sui in plastica è l'estrazione dell'aria dall'interno del cumulo mediante pompe a vuoto. L'erba insilata ha una densità variabile con la natura del foraggio, l'umidità, la trinciatura più o meno fina, la forma del silo, la compressione cui il foraggio è stato sottoposto, ecc. Come valore puramente indicativo possiamo assumere che un metro cubo di insilato pesi da 400 a 550 kg.