Traiano

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Testo

Traiano

Dopo l'assassinio di Domiziano (96 d.C.), il Senato nomina imperatore il settantenne senatoriale malato Marco Cocceio Nerva, che promette una donazione ai pretoriani. Richiama i proscritti, alleggerisce le tasse e adotta come successore l'abile generale Marco Ulpio Traiano, in accordo con l’intero senato. Poiché tarda a pagare il saldo ai pretoriani, questi lo assediano nel palazzo e lo uccidono (98 d.C.) Traiano fu il primo imperatore di origine provinciale, infatti, egli veniva dalla Spagna, in una colonia fondata da Scipione l’Africano e da lui popolata con i veterani del suo esercito, dove era nato nel 53 d.C. Per questo motivo anche se Traiano fu il primo imperatore non romano, era in ogni caso romano nell'indole e nel modo di pensare e di agire. Con lui inizia l'Età degli Antonini che prende il nome dal più illustre degli imperatori di questa era, tutti non italici che ottengono il trono per adozione (perciò detti "Imperatori Adottivi").Quest'età rappresenta l'apogeo dell'Impero Romano (Italia e province) nel campo commerciale, economico, urbano, della romanizzazione e della pax romana.
Traiano, che risiede a Colonia fino al 99, rafforza il limes del Reno e quello del Danubio con numerose strade militari e fortezze, porta i pretoriani a 10 coorti (5.000 uomini), crea l'Ala I Ulpia Contariorum (cavalieri armati di contus, cioè di lancia), l'Ala I Ulpia Dromedariorum (su dromedari).All'epoca i legionari ammontano a 159.000 (30 legioni per 5.300 uomini), gli auxilia sono stimati in 80.000 cavalieri e 140.000 fanti. Il fastoso ingresso ufficiale a Roma dell'imperatore avvenne solo nel 99. In quest’occasione Traiano si presentò al senato e al popolo come princeps e non come dominus. Facendo della iustitia il suo ideale di governo, pose le basi dell'assolutismo illuminato
Era un militare di nascita e di cultura; suo padre aveva fatto una brillantissima carriera nelle alte cariche dell'esercito e dell'amministrazione romana, fino ad essere investito del titolo di patrizio. Uomo di grandi qualità, si distinse sia come condottiero, sia come saggio e giusto amministratore. Intelligente, caparbio, di grande comunicativa, godeva di una grande popolarità nelle file dei suoi soldati, che, come generale, guidava da 10 anni. Dei suoi soldati conosceva tutti i nomi e perfino i soprannomi e non disdegnava di vivere e intrattenersi con loro, ascoltando perfino le preoccupazioni familiari di ognuno, cercando di porvi rimedio se queste erano di particolare gravità. Pieno di comprensione per la povera gente, creò le "istituzioni alimentari", consistenti nell'assegnazione di sussidi alle famiglie bisognose.
Anche nei confronti dei Cristiani, in un'epoca in cui era diffusa tanta diffidenza nei loro confronti, volle essere mite, raccomandando ai suoi ministri di condannarli solo se regolarmente denunciati per inosservanza delle leggi, evitando quindi di perseguitarli per il solo fatto di essere Cristiani. L'ascesa al trono (che avvenne in un modo inconsueto, cioè l'adozione come figlio da parte di Nerva) Traiano la riteneva una missione nei confronti dei suoi sudditi, del governo e dell'impero tutto.
Condusse uno stile e un tenore di vita modesto, senza nessuna ostentazione. I grandi introiti che incamerò con le sue conquiste gestite da una ottima amministrazione con capaci funzionari da lui stesso messi nei posti chiave, furono tutti utilizzati per grandi opere pubbliche e sociali. Famosi gli "alimenta", i proventi spesi per l'istruzione, il mantenimento di giovani intelligenti agli studi che non avevano i mezzi economici, la concessione di mutui a basso interesse per i contadini che intendevano seriamente coltivare le terre, le decine di migliaia di poderi dati ai veterani delle guerre, e infine la costruzione di acquedotti, palestre, scuole, mercati, ponti, strade, porti (Ostia, Ancona), terme, basiliche, che mutarono il volto della capitale.
Nonostante il suo stile di vita così spartano e umile, nessuno esercitò il potere così efficacemente da imperatore, così rigoroso, così veramente imperiale. La sua biografia rimane quella di un grande uomo oltre che di un grande imperatore.
Come condottiero, Traiano, acquistò grande fama con la conquista della Dacia. In due campagne, sconfisse il capo dei Daci, Decebalo, che alla fine si uccise. La grande impresa è narrata in un singolare monumento, prezioso per i suoi bassorilievi: la Colonna Traiana. Il regno di Decebalo re dei Daci, da dove partivano continue scorrerie, fu invaso da tre direzioni dalle legioni e da alcune coorti pretorie e numerosi auxilia (compresi cavalleggeri Mauri). Per la prima volta sono impiegati anche numerus, unità di 300-900 uomini formate da barbari poco romanizzati (numerosi Britanni), con proprie armi, insegne e grido di guerra. In tutto sono circa 100.000 uomini.
I Romani vincono nuovamente a Tapae (101) ma la capitale Sarmizegethusa è occupata solo nel 102. Triaiano si accorda con Decebalo (che promette di fornire ausiliari), riceve il soprannome di "Dacius" e celebra il trionfo: in 123 giorni nell'arena sono uccise 11.000 belve. Nel 104 d.C. Decebalo re dei Daci attacca le fortezze di Dacia e Mesia. Traiano fa costruire un gran ponte sul Danubio alle Porte di Ferro (nella valle d’Orsova, sono ancora presenti i resti di alcuni dei 20 piloni) e fa invadere nuovamente il paese con 12-13 legioni. Decebalo sconfitto si toglie la vita, i Daci sono massacrati e ridotti in schiavitù, la Dacia, con le sue miniere d'oro, diviene provincia romana ed è colonizzata.
Nella campagna si distinguono la legione I Adiutrix, che riceve l’epiteto Pia Fideli, la legione XXX Ulpia, che riceve quello di Victrix, e la coorte equitata Ulpia Torquata, che è congedata anticipatamente con onore.
La vittoria è celebrata innalzando la Colonna Traiana (113 d.C.) alta 200 metri, sulla quale sono scolpite 2.500 figure (tuttora esistente). Vi è raffigurata anche la carroballista, diffusa tra le legioni nel II sec. La politica orientale dell'imperatore, motivata da ragioni economiche e commerciali, fu incentrata sull’istituzione della provincia dell'Arabia Petrea (106), dove fu costruita una grande via militare per favorire il commercio fra l'Oriente e il Mar Rosso. Negli anni successivi Traiano sferrò una grande offensiva contro i Parti: conquistò l'Armenia (114), la Mesopotamia superiore e l'Assiria (115). Giunto sul Golfo Persico, seguendo le orme di Alessandro Magno, fu costretto a difendere quanto conquistato in seguito a sommosse in tutto l'Oriente, dalla Mesopotamia all'Egitto alla Palestina. La morte colse l'imperatore a Selinunte, in Cilicia, nel 117 d.C.. Il suo successore Adriano fu costretto a restituire al re parto Cosroe, già sconfitto da Traiano, gran parte delle conquiste del predecessore (123 d.C.).
Traiano fu onorato dai contemporanei col titolo ben meritato di Optimus Princeps: alla sua morte, avvenuta a Selinunte di Cilicia nel 117, in Asia Minore, di ritorno da una spedizione contro i Parti, dopo aver regnato diciannove anni.
Il Senato riconobbe come suo successore Publio Elio Adriano, un lontano parente dell'imperatore, da lui adottato. Dopo di lui fu introdotta l'usanza di salutare tutti i nuovi imperatori con l'augurio di essere "più fortunato di Augusto, migliore di Traiano".

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