Tema di storia: restaurazione e cultura romantica

Materie:Tema
Categoria:Storia

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Testo

Tema di storia: "Dal 1815 al 1848 in Europa vige il sistema della Santa Alleanza che impone una politica di Restaurazione. E' un periodo di oppressione e di ritorno al passato, ma anche una stagione ricca di fermenti nuovi che troverà uno sbocco decisivo nelle rivoluzioni del '48-'49. Fai un'analisi personale e critica dell'ambivalenza supportata dalla cultura romantica di questo periodo.
9 giugno 1815, una data destinata ad essere scritta su tutti i libri di storia: è questo, infatti, il giorno della chiusura dei lavori al Congresso di Vienna. Si apre così uno dei periodi storici più complessi e interessanti, punto iniziale di una serie di avvenimenti che hanno reso l'Europa così com'è oggi: il periodo della Resaturazione. E' questa un'epoca segnata da aspri conflitti, e con il termine conflitto non bisogna riferirsi (almeno non soltanto) a quelli che vengono usualmente chiamati moti rivoluzionari del 1820-'21 e del 1830-'31. Essi sono, in realtà, soltanto la conseguenza più diretta ed evidente del contrasto di fondo che anima l'Europa degli anni 1815-'48, un contrasto che nasce innanzitutto a livello ideologico, come opposizione tra due classi sociali perennemente in lotta. Nobiltà e borghesia, due mondi a confronto, due linee di pensiero totalmente diverse: da un lato il desiderio di un ritorno al passato, alla solidità di quell'Ancien Règime che tanti privilegi ha concesso ai pochi nati di "sangue blu", dall'altro la forte volontà di portare avanti gli ideali di nazionalità e libertà inevitabilmente repressi da Metternich e la Santa Alleanza. Diventa, a questo punto, fondamentale analizzare i pilastri di supporto di queste due ideologie. E' certamente facile da immaginare l'appoggio dato alla nobiltà da parte del clero, al fine di restaurare quell'alleanza trono-altare che vigeva prima dell'epoca napoleonica e di riacquistare i beni di cui la borghesia è andata pian piano ad appropriarsi. Ma vi è un'altra classe che supporta, o meglio, tollera senza evidenti manifestazioni di opposizione, la politica della Restaurazione: è il popolo contadino. Ci si potrebbe allora chiedere per quale motivo questa classe sociale sia poco sensibile agli ideali proposti dalla borghesia. Per capire a pieno il perché di questo comportamento, che sarà poi determinante nella piega che prenderanno gli eventi storici europei a partire dal 1815 (non bisogna, infatti, dimenticare che la non aderenza dei contadini ai movimenti rivoluzionari del '20-'21 e del '30-'31 sarà una delle cause principali del fallimento di questi stessi) si deve ricordare che i ceti più bassi sono stati i più danneggiati da Napoleone, considerato ormai il "macellaio d'Europa". Il popolo, spremuto dalle tasse e in gran parte ignorante, non può capire le idee di libertà e di nazionalità, e non vuole altro che la pace, una pace che la Santa Alleanza può certamente assicurare. Si può concludere, allora, che la borghesia si trovi sola e senza mezzi a combattere contro il regime dell'oppressione? Assolutamente no, e fare un'affermazione di questo tipo sarebbe affrettato e riduttivo. Mentre, infatti, l'impero austriaco, la Prussia, l'autocratica Russia e la Francia borbonica impongono il loro dominio, la classe media intellettuale si rafforza tramite quei fermenti nuovi che sono la caratteristica principale della prima metà del XIX secolo. Il ceto borghese sa di essere il protagonista dello sviluppo economico e sociale (che ha i suoi cardini nell'uso generalizzato del vapore e nell'invenzione di vaporetti e ferrovie), ha scoperto i valori nazionali e si sente in grado di assumere la direzione della vita politica. Si appoggia, inoltre, a quegli ideali di libertà portati avanti dalla nuova cultura romantica. A questo punto è bene, però, proporre un'importantissima considerazione. Essendo il Romanticismo la corrente culturale di un secolo ricco di ambivalenze, non può che essere a carattere ambivalente anch'esso. Se da una parte, quindi, si afferma il pensiero dei teorici della Restaurazione (da De Maistre fino a Lamennais), dall'altra si diffondono i nuovi principi dei riformisti, fondati sulla concezione di uno stato che garantisca i diritti del popolo. Necessario, infine, analizzare le profonde spaccature all'interno del pensiero politico borghese-riformista, causa primaria della mancata sconfitta della Santa Alleanza prima del '48. Le nuove idee antireazionarie vanno, infatti, a dividersi in tre fronti: liberale, democratico e socialista-utopista, che, rispettivamente propongono il progetto di uno stato che assicuri il rispetto delle leggi, i servizi sociali minimi necessari o la giustizia.
Questa, quindi, l'analisi di una stagione dai molti aspetti, una stagione di contrasto tra reazione e progresso, tra assolutismo e anelito alla libertà, tra ottusi programmi legittimisti e aspirazioni democratiche; una stagione che terminerà solo con l'avvento del 1848 e della definitiva scomparsa dell'ombra terroristica e oppressiva della Restaurazione.

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