Tatami giapponesi

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Categoria:Storia

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Testo

TATAMI

A questo punto si può fornire una descrizione più dettagliata dei tatami.
I tatami sono stuoie imbottite, confezionate molto accuratamente con stoppie di riso, rese uniformi e legate con una corda robusta, che raggiungono lo spessore di due pollici o più, e sono rivestite esternamente da una stuoia di paglia come quelle di Canton; ma nei tatami di miglior qualità la stuoia è di tipo più raffinato. I margini sono squadrati con precisione, e quelli dei due lati più lunghi sono orlati di sopra e di lato con una fettuccia di lino nero larga un pollice o più. La fabbricazione dei tatami è un'attività completamente indipendente dalla fabbricazione delle stuoie di paglia che li ricoprono. Spesso può capitare di vedere l'artigiano che fabbrica tatami intento al lavoro davanti alla porta, accucciato vicino a un basso telaio su cui è posato il tatami.
L'architetto progetta sempre stanze che contengono un determinato numero di tatami e poiché questi hanno una misura dei tatami, ne sono automaticamente fornite anche le dimensioni. Il numero di tatami contenuti in una stanza può essere due, tre, quattro e mezzo, sei, otto, dieci, dodici, quattordici, sedici e così via. Nella stanza da due, i tatami sono affiancati; in quella da tre possono essere affiancati, o due per un verso e il terzo di traverso in modo che il mezzo tatami sia in angolo. Le stanze da sei e da otto tatami sono quelle più comuni, e questo può dare un'idea della piccolezza della normale stanza giapponese nonché della casa: la stanza da sei tatami è di circa nove piedi per dodici, quella da otto è di dodici piedi per dodici e quella da dieci è di dodici piedi per quindici.
Quando si posano sul pavimento, si cerca sempre di evitare la convergenza degli angoli di quattro tatami, ma si fa in modo che gli angoli di due angoli di quattro tatami convergano lungo un lato di un terzo. Bisogna immaginarli disposti secondo una stretta spirale. I normali tatami hanno i bordi dei lati più lunghi orlati con una fettuccia di lino nero; quelli delle case nobiliari hanno intessuti nelle fettuccie dei motivi in bianco e nero, come risulta dagli interni rappresentati nei libri illustrati giapponesi.
I tatami aderiscono saldamente al pavimento su cui sono posati, che rimane completamente nascosto, e che generalmente è composto da tavole grezze con commessure aperte. Quando si cammina sul tatami, esso cede leggermente alla pressione del piede e quelli vecchi diventano un poco ondulati e piuttosto duri per l'uso prolungato. Sul pavimento coperto di morbidi tatami non si calzano mai le scarpe: i giapponesi lasciano sempre i loro zoccoli di legno all'esterno della casa, o sulle pietre del sentiero o sul fondo di terra battuta dell'ingresso. Entrare in casa con le scarpe è una delle tante villanie e impertinenze con cui lo straniero può offendere questo popolo. I tacchi degli stivali e delle scarpe non solo incidono profondamente la superficie dei tatami con la loro durezza, ma spesso la sfondano. Fortunatamente, però, il gesto di togliersi le scarpe è una delle pochissime abitudini a cui gli stranieri si adeguano, la necessità di praticarla essendo troppo ovvia per contestarla.
A primavera o durante la lunga stagione delle piogge, i tatami si impregnano di umidità e di muffa, ma al primo giorno di sole vengono tolti e messi davanti casa ad asciugare appoggiati a due a due come carte da gioco. Ogni tanto vengono tolti anche per ricevere una buona battuta. Il materiale di cui sono fatti offre un'infinità di nascondigli alle pulci, che sono una vera e propria tortura per gli stranieri che viaggiano in Giappone; ma di solito nelle case private di categoria più elevata questo fastidio non esiste, come del resto da noi. Sui tatami la gente ci mangia, dorme e muore; essi rappresentano nello stesso tempo il letto, la sedia, la poltrona e a volte anche la tavola. I giapponesi siedono inginocchiati sui tatami, con gambe ripiegate, le anche appoggiate ai polpacci e al lato interno dei talloni, e le dite dei piedi girate all'indietro in modo che la parte superiore del collo del piede sia a immediato contatto dei tatami. Negli anziani si nota spesso una collosità nel punto in cui il piede viene a contatto con il tatami, e, per conoscere le usanze di questo popolo, forse sarebbe bene indagare che si sia potuto formare questo indurimento della pelle in un punto così insolito. Questa postura è così dolorosa per lo straniero, che egli arriva ad abituarsi solo dopo lungo esercizio. Persino i giapponesi che hanno soggiornato parecchi anni all'estero trovano terribilmente difficile e penoso riprendere l'abitudine.
Questa è la posa in cui i giapponesi ricevono gli ospiti. La stretta di mano è ignota, ma si fa un inchino più o meno profondo posando le mani sui tatami e chinando il capo, spesso fino a fargli toccare le mani. Durante questa cerimonia la schiena rimane quasi parallela al suolo. All'ora di colazione il cibo viene servizio in ciotole di lacca e di porcellana su vassoi di lacca posati sul pavimento davanti alla famiglia inginocchiata, che pranza in questa posizione. Di notte viene stesa sul pavimento una pesante trapunta imbottita, un'altra dello stesso spessore serve da coperta, un minuscolo guanciale fa da poggiatesta: e il letto è pronto. Al mattino tutti questi oggetti vengono chiusi in un grande armadio a muro. I tatami di buona qualità possono venir confezionati per un dollaro e mezzo l'uno, benché spesso costino tre o quattro dollari o anche di più. I più scadenti hanno un prezzo che oscilla dai sessanta agli ottanta centesimi l'uno.

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