Storia primi '900

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Testo

L’ECONOMIA NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI AGLI INIZI DEL’900
L’Economia agli inizi del ‘900
Dopo aver superato la grande depressione, l’aumento dei prezzi e il miglioramento dei profitti incoraggiarono l’aumento degli investimenti. Si ha quindi n clima d’ottimismo e di fiducia, chiamati anni della Belle Epoque che durerà fino agli inizi della prima guerra mondiale.
L’economia mondiale continua ad essere dominata dai paesi industrializzati: Gran Bretagna, Francia,Germania, Stati Uniti ma anche dal Giappone, Russia, Italia, Svezia e Olanda.
La Gran Bretagna però presentava un relativo declino che era sempre più sopravanzata, nonostante questo però aveva ancora un’intatta egemonia finanziaria che fu mantenuta grazie alle capacità acquisite dai finanzieri inglesi e grazie alle relazioni che avevano stretto intorno al globo e soprattutto al sistema de Gold Standard che assicurò la possibilità di controllare e intervenire sulle finanze degli altri Stati, un compito troppo grande rispetto alle capacita vere. La Gran Bretagna riuscì ad uscire dalla grande depressione grazie alla scoperta di nuovi giacimenti d’oro in Canada e nel Sud Africa.
La nuova Fase Economica
L’economia già negli ultimi anni del ‘800 si basava sulla concentrazione produttiva e finanziaria, intreccio tra industria e finanza, integrazione tra produzione industriale, scienza e tecnologia, esportazione di capitali e in vestimenti all’estero. Le novità riguardavano la ripresa del commercio e l’amento della domanda di beni industriali.
La Crescita Dei Consumi Di Massa
Molto importante fu la crescita dei consumi sostenuta dall’innalzamento del reddito della popolazione nei paesi industrializzati. Negli USA ci furono le prime manifestazioni della società dei consumi. Le nuove tecnologie misero sul mercato beni a prezzi più bassi. Si diffuse l’industria pubblicitaria rivolta alle masse dei nuovi acquirenti, la possibilità di pagare a rate così famiglie modeste potevano permettersi di comprare beni costosi. Molto importante fu l’invenzione dell’automobile
Il Taylorismo
Grazie all’invenzione dell’auto seguirono delle importanti innovazioni. L’ingegnere Frederick Taylor, in un libro intitolato “Scientific Management” suggerì di dividere il processo produttivo in operazioni più semplici da compiersi in un determinato tempo così gli operai svolgevano un’unica operazione. La sua prima applicazione fu nelle catene di montaggio degli stabilimenti automobilistici Henry Ford a Detroit. Di conseguenza si sviluppa l’industria chimica della gomma. John Dunlop brevettò il primo pneumatico.
Le Nuove Scoperte
Nell’industria meccanica: -macchine per cucire, - biciclette. Si sviluppo anche l’industria cinematografica grazie ai fratelli Lumiere. Nel campo dell’aviazione ci furono i primi veicoli volanti a motore. Nel 1909 si volò sopra la Manica. Si sviluppa anche la medicina, la farmacia, la genetica, lo studio atmosferico, la matematica e l’astronomia. Nel campo della fisica: - la radioattività, - la relatività (einstain), - i primi modelli atomici (Ruthecford, Barth). Nel 1909 si raggiunse il Polo Nord nel 11 il polo Sud.
L’Urbanizzazione e i Mutamenti Della Società
Una delle conseguenze più vistose fu l’aumento della popolazione. Nascono nuovi agglomerati urbani e tra città e campagna si ha una comunicazione grazie allo sviluppo dei trasporti; la città diffonde i valori e stili di vita alla compagna. Si sviluppa molto il settore terziario e dei servizi:
- diminuisce i numero dei domestici e aumenta il numero dei lavoratori autonomi (fotografi, orologiai)
- cresce l’occupazione di servizi pubblici (scuole, ospedali, trasporti)
- aumentano gli impiegati che lavorano in uffici (finanziari e assicurativi) migliora il loro modo di lavorare grazie all’introduzione di nuove macchine d’ufficio.
- aumentano le donne che lavorano
E’ molto importante anche l’istruzione che porta alla scomparsa dell’analfabetismo. Aumentano i giornali, riviste , romanzi d’avventura rosa e polizieschi.
Lo Sviluppo del Socialismo
Grazie allo sviluppo industriale si ha un ampliamento della classe operaia, aumentano anche i sindacati e partiti socialisti. I sindacati erano organizzati in maniera diversa da paese a paese in base alle tradizioni politiche e culturali. Si mirava al miglioramento della classe operaia infatti furono ridotte le ora di lavoro fa 8 ore giornaliere. L’azione dei sindacalisti si concretizzo in scioperi e movimenti che portarono a risultati positivi come l’aumento degli stipendi. Si sviluppò anche il movimento cooperativo.
La Seconda Internazionale si rifaceva alle idee di Marx ed era formata da partiti socialdemocratici, questa lasciò ai partiti che la componevano ampia autonomia.
Il partito socialdemocratico tedesco era guidato da Kautsky. La SPD riprende le idee di Marx sul crollo del capitalismo ma invece di fare la rivoluzione preferiva fare delle riforme che consentissero ai lavoratori di conquistare le libertà civili e politiche e di essere maggiormente rappresentati in Parlamento e nella società. L’organizzazione non era rigida ma riguardava i singoli lavoratori, associazioni operaie,, cooperative e i sindacati, riguardava quindi vaste fasce della società. Ebbe la possibilità di realizzare iniziative a favore della classe operaia.
In Austria c’era il partito socialista austriaco dove Adlec accostò al marxismo la filosofia di Kant.
In Francia c’era il partito socialista unificato (SFIO) sezione francese dell’internazionale operaia, era guidato da Jean Jares che attua delle riforme ma non po’ svolgere al meglio l’azione politica a causa delle divisioni rimaste all’interno del socialismo francese. I sindacati erano rivoluzionari.
In Russia nel partito socialista rivoluzionario c’erano i Populisti che ritenevano possibile realizzare il socialismo senza passare dalla fase dell’industrializzazione capitalistica. Lenin sosteneva che c’era bisogno di n movimento rivoluzionario per realizzare il socialismo alla guida ci doveva essere il partito stesso. A Londra ci fu il congresso dei socialdemocratici dove sul tema della organizzazione del partito si arrivo ad una spaccatura: i Bolscevichi sostenevano Lenin secondo il quale gli operai e i contadini non dovevano aspettare lo sviluppo di una società capitalistica-borghese ma conquistare il potere politico sotto la guida di un partito d’avanguardia. Gli avversari, i Moscevichi, erano sotto la guida di Martov che si basava sul SPD, voleva un partito aperto a chi sosteneva le idee del partito e che si battesse per la conquista delle libertà civili e che ascoltasse gli interessi degli operai.
Il Pensiero Di BERNSTEIN
Bernstein era l’ala destra del partito socialdemocratico tedesco, va contro il pensiero di Marx. Bernstein sostiene che non è vero che vi è l’omogeneizzazione della classe operaia anzi al suo interno era frazionata in base al lavoro che svolgeva ogni singolo operaio. Partito non doveva partire col presupposto che il capitalismo Il fosse alla vigilia del tracollo ma doveva svolgere dei compiti che facessero durare il partito nel tempo, aggiunge poi che il socialismo dipende dalla ricchezza sociale e non dal regresso. Il partito si deve occupare degli interessi degli operai e fare riforme utili ad esse. Kautsky, Luxemburg e Lenin non erano d’accordo su ciò che affermava Bernstein; infatti Lenin continuava a sostenere il movimento rivoluzionario, mentre Kautsky e Luxemburg in un primo momento erano d’accordo e pensavano che i lavoratori dovevano conquistare il potere politico e non solo riforme sociali. Le divergenze si hanno quando Kautsky si allontana dall’ala radicale del PSO perchè sosteneva l’importanza delle iniziative politiche all’interno del parlamento mentre la Luxemburg mirava agli scioperi di massa e all’attivismo extraparlamentare.
Dibattito sull’ Imperialismo
La Luxemburg e Lenin miravano al crollo del capitalismo ma analizzavano l’imperialismo basandosi su metodi rivoluzionari. Con il capitalismo imperialistico si aveva un passaggio immediato al socialismo. Kastsky non pensava chela guerra fosse il mezzo migliore e riteneva responsabile il capitalismo dell’imperialismo.
Il Dibattito su Socialismo e Democrazia
Lenin: per far si che il socialismo avesse successo avrebbe tolto per un periodo di tempo libertà politiche. Kautsky e la Luxemburg pensavano che il socialismo avrebbe dovuto rafforzare gli istituti di democrazia e della libertà: secondo Kautsky potenziando la SPD in parlamento secondo l’altra valorizzando i consigli.
Il Dibattito sullo Stato
Kautsky vuole lo Stato, il socialismo per cui si ottiene dolo dentro le istituzioni parlamentari. Per Lenin invece vole lo stato con l’utilizzo di rivoluzioni.
Socialisti e Contadini
I contadini erano affezionati alla proprietà privata e questa rimase una questione spinosa. Per questo fatto i contadini erano più vicini all’azione ideologica e politica del mondo cattolico.
L’Anarco-Sindacalismo
Con il ripensamento delle teorie marxiane ripresero vita i movimenti anarchici, questi si sviluppò sul terreno delle lotte spontanee condotte dalle classi operaie e puntò sull’azione diretta dei lavoratori. Gi anarcosindacalisti ritenevano che le strategie politiche e la struttura burocratizzata dei partiti soffocavano la combattività dei lavoratori. Questi movimenti erano presenti in Spagna, Italia, Francia e rappresentò una componente importante del movimento operaio statunitense.
La Chiesa Cattolica a Fine ‘800
Si ha una nuova presenza dei cattolici nella società soprattutto presso le classi lavoratrici(creazione di istituti di credito, di cooperative, e di molti altri tra ci veri e propri sindacati), questo grazie alla chiesa che non rifiutava più la società moderna. Si cercò di creare associazioni dove lavoratori e datori potessero collaborare per la crescita economica e sociale.
Leone XIII scrisse nel 1891 il “Rerum Novarum” dove condannava gli eccessi del capitalismo e affermava la necessità di salvaguardare la dignità dell’uomo, essere quindi più umani nei confronti del lavoratore, riconosce le associazioni operaie ma condanna lo sciopero, in tal in caso lo Stato può intervenire in difesa del più debole col ruolo di arbitro. Per uscire dalla situazione arretrata in cui si trovava la Chiesa in campo politico riconobbe la legittimità degli ordinamenti parlamentari, spettava comunque alla Chiesa la guida religiosa e morale del popolo, ciò contrastò la nascita di partiti cattolici. Nacque il modernismo, un movimento che arrivò a mettere in discussione alcuni punti essenziali per la tradizione cattolica, per questo il papa Pio X lo condannò duramente.
Il Movimento Femminile
Con lo sviluppo dell’industria si ebbe una separazione tra luogo di lavoro e di abitazione, così le donne dovevano decidere se rimanere a casa a fare la casalinga o andare a lavorare e quindi allontanarsi da casa. Per coloro che appartenevano ai ceti medio-alti si trovavano in una situazione di benessere e ciò porta anche a una riduzione della natalità. L’aumento dell’istruzione fa si che le donne prestino i loro lavoro nelle scuole, negli uffici e nei negozi. Le donne si organizzano in movimenti per ottenere il diritto di voto e per poter accedere alle libere professioni. A parità di lavoro venivano pagate di meno rispetto agli uomini e si trovavano in condizioni di inferiorità rispetto al marito. Nascono così i Movimenti Femministi. In Gran Bretagna e negli USA fu fondata la “Women Social and Political Union” dove le donne organizzavano cortei, manifestazioni. Le donne che ebbero più rilievo in questo periodo di cambiamenti furono: Rosa Luxemburg e Anna Kuliscioff. Si istituì una giornata internazionale per la donna l’8 marzo.

I PRINCIPALI STATI EUROPEI AGLI INIZI DEL ‘900
Considerazioni generali
Alcuni Stati appoggiavano la democrazia verso una crescita delle organizzazioni riguardanti gli interessi dei ceti più bassi, verso un ampliamento delle garanzie sociali nel campo dell’istruzione, dell’assistenza, della previdenza.
La Gran Bretagna
I governi conservatori di Spencer Churchill si occuparono principalmente della politica estera. In campo coloniale c’erano problemi in Africa a causa della rivalità con la Francia e alla questione boera. Per quanto riguarda l’espansione nel continente africano, la Francia voleva espandere i suoi possedimenti da est ad ovest, mentre la Gran Bretagna voleva espandersi da nord a sud. I due eserciti s’incontrarono a Fashoda (in Egitto), ma non si scontrarono ansi risolsero la questione amichevolmente e cercarono insieme di contenere l’aggressivo dispotismo della Germania.
Per quanto riguarda la guerra anglo-boera essa si concluse con l’ottenimento del Transvaal e dell’Orange da parte della Gran Bretagna e i boeri ottennero la concessione di autonomia all’interno dell’Unione SudAfricana. Si rivelò che l’isolamento della Gran Bretagna poteva essere pericoloso, la Germania sosteneva i boeri, così modificò le linee riguardanti la politica estera e si alleò con Francia e Russia.
L’impero britannico si era esteso moltissimo e per mantenere l’unità Chamberlain attuò un progetto dove tutti i paesi soggetti alla Corona dovevano costruire una lega doganale adottando una politica protezionistica verso l’estero. Questo progetto non fu messo in atto perché le nuove elezioni furono vinte dai liberali.
I liberali, Herbert Henry Asquith e David Lloyd George ripresero una politica di riforme. Fu fatta un’assicurazione sulla vecchiaia, per gli infortuni sul lavoro, assistenza ai malati, agli invalidi, riduzione della giornata lavorativa e fu introdotto il criterio della progressività delle imposte. In campo politico ci fu lo scontro tra governo e Camera dei Lord. Il governo presentò un bilancio dove il carico tributario era diminuito sui redditi più bassi ed era aumentato per quelli più alti, in base al criterio della progressività delle aliquote. A queste proposte i Lord (conservatori) si opposero e bloccarono lo sconvolgimento dei lavori parlamentari così che il governo Asquith tolse il diritto ai Lord di respingere le leggi e ridusse il potere di voto.
La Francia
Nel governo repubblicano a capo c’era Rousseau appoggiato da un socialista, Millerand, ma ciò non fu condiviso da tutti i socialisti ma sostenuto da Jean Jaurès. L’alleanza radical-socialista fece delle riforme. Furono condannati coloro che architettarono complotti contro le istituzioni repubblicane, furono sciolte alcune organizzazioni di destra, furono confiscate le proprietà di congregazioni religiose, fu tolto il sussidio alle organizzazioni cattoliche. Si arrivò alla completa separazione tra Stato e chiesa. Al potere rimasero solo i radicali. In questi anni riprese quota anche la destra francese con Maurras che fondò l’Action française. Secondo lui la Francia era minacciata dai protestanti perché la destra era cattolica, dagli ebrei perché la destra era antisemita, i massoni ovvero coloro che appartengono a società segrete, e gli stranieri perché volevano che in Francia ci fossero solo i francesi. Essi volevano distruggere i pilastri francesi: la chiesa e l’esercito. Maurras era antirepubblicano e voleva il ritorno della monarchia. La Francia consolidò le sue posizioni coloniali in Asia e Africa.
L’Impero Tedesco
Venne nominato un nuovo cancelliere dell’imperatore Guglielmo II dopo l’allontanamento di Bismark a detta dei nuovi orientamenti questi era il generale Caprivi.
In politica interna Caprivi, il cancelliere, cercò di diminuire le tensioni: accolse alcune richieste dei cattolici nel campo dell’istruzione, fece delle leggi a favore dei lavoratori, abili leggi antisocialiste. In politica estera non riteneva sufficiente il protezionismo per tutelare gli interessi economici tedeschi. Si estese commercialmente in Oriente, Africa e Turchia ma non urtò direttamente l’Inghilterra. Nel 1984 agrari e industriali che formavano la destra tedesca riuscirono a eliminare Caprivi, per quanto riguardava la politica interna mentre ciò che aveva fatto in politica estera portò a dei miglioramenti. Negli anni seguenti la politica mondiale della Germania si concretizzò nel potenziare la flotta dove l’Inghilterra si vedeva minacciata per questo insieme a Francia e Russia l’Inghilterra formo la Triplice Intesa, dato che la Germania prevedeva guerra anche contro le altre 2 potenze. Il cancelliere che ci fu nel periodo successivo si rese conto che la Germania aveva osato troppo per cui doveva fare qualche passo indietro ma ormai era troppo tardi e ciò colpiva gli interessi economici e politici.
La Monarchia Austro-Ungarica
Tra Austria e Ungheria c’erano ancora dei contrasti perchè l’Ungheria voleva essere indipendente, ci furono molti contrasti e così il governo dovette adottare una politica autoritaria. Le tensioni impedivano il funzionamento delle istituzioni ciò lo possiamo capire quando l’Austria introdusse il suffragio universale e il Parlamento risultò da tedeschi, cechi, polacchi, la minoranza bloccava il funzionamento delle assemblee centrali e si dovette per ciò adottare un governo autoritario. In politica estera c’erano altri problemi riguardanti Serbia, Russia, Turchia, l’unico punto fermo era l’accordo con la Germania. Nel 1908 si uni all’impero anche la Bosnia Erzigovina. A questo punto la duplice monarchia di poteva trasformare in una triplice monarchia, questa idea era sostenuta da Francesco Ferdinando, oppure fare una federazione di nazioni con gli stessi diritti, ed era sostenuta dai socialisti. Gli ebrei si rifugiarono qui perché potevano godere di maggiori diritti che in altri paesi. Si diffuse però un movimento antiebraico, ebbe successo anche il partito cristiano sociale austriaco che era antisemita. Si mirava però a creare sionismo ovvero uno stato che accoglieva tutti gli ebrei sparsi nel mondo dopo la diaspora. Nonostante ci fossero ancora contrasti di tipo etnico l’impero poteva contare sulla figura dell’imperatore Francesco Giuseppe, sulla Chiesa e sull’esercito. Inoltre molte città come Budapest, Vienna e Praga si svilupparono molto nell’arte, nello spettacolo e nella moda.
La Russia
La czar Nicola II tenta di espandersi in Asia pensando che avesse esiti positivi ma proprio in Asia si ebbe una sconfitta militare. Per quanto riguarda la guerra Russia-Giappone si concluse con la sconfitta della Russia. Nel 1905 alcuni lavoratori guidati da un prete e seguiti da una folla si riunirono al palazzo d’inverno dove i soldati uccisero molte persone. Ciò segnò l’inizio della “rivoluzione del 1905” ci furono infatti scioperi, rivolte, attentati, e queste rivolte si estesero anche alla Polonia, Ucraina e i Paesi Baltici.
Nicola II pensò all’inizio a una dittatura militare per frenare questi movimenti ma poi decise di concedere una costituzione e un parlamento (Duma) elettivo. Vitte fu il primo ministro affiancato da conservatori e reazionari ma ciò non porto a niente, i rivoluzionari volevano un assemblea costituente. In questo momento rafforzano le loro posizioni i partiti socialisti appoggiati dai contadini, infatti i socialdemocratici erano presenti nei consigli degli operai chiamati Soviet. C’erano sempre i moscevichi che non credevano nelle rivolte contadine e volevano che i socialisti si alleassero con i borghesi, i bolscevichi pensavano che gli operai si dovevano alleare con la massa contadina, con il passare del tempo queste rivolte si placarono.
Nel 1906 si tennero le elezioni per la prima duma; i governi erano responsabili di fronte allo czar e non alla Duma. Alle nuove elezione vinse il partito costituzionale democratico che prevedeva di ampliare i poteri della Duma, fare una riforma agraria e introdurre un’imposta progressiva, alla destra c’era il partito degli Ottobristi liberali. La prima Duma durò 2 mesi e mezzo e poi fu sciolta. Anche nella Seconda Duma i rapporti tra Duma e governo non erano ottimi e dopo pochi mesi fu nuovamente sciolta. Ci furono un terza e una quarta Duma basate su nuovi orientamenti conservatori e limitando il diritto di voto. Il parlamento fu chiamato “Duma dei Signori” dove la destra gli Ottobristi ebbero la maggioranza.
La Riforma di Stolypin: - riforma agraria: fece in modo che si allargasse il ceto degli agricoltori-proprietari in modo da aumentare la produzione i contadini furono incoraggiati ad acquistare terre a titolo privato e insieme alla colonizzazione delle terre siberiane migliorarono le condizioni russe, di pari passo si sviluppo anche l’industria.
La Situazione Internazionale
In questo periodo si presentava la questione balcanica e la questione Francia-Germania. In turchia nasci la “Giovane Turchia” un associazione con impronta nazionalistica. Nella prima guerra balcanica dato che l’Italia era contro i Turchi i paesi balcanici fecero evacuare i Turchi dal territorio europeo tranne che da Istambul. Serbia e Bulgaria si spartirono i territori liberati. In seguito scoppiò la seconda guerra balcanica, nel momento in cui la Bulgaria attaccò la Serbia e la Grecia, ma fu sconfitta.
L’altra tensione si aveva tra la Germania e l’intesa anglo-francese dove queste ultime cercarono di evitare che i tedeschi potessero trarne vantaggi: La Francia riconosce l’influenza Inglese in Egitto e la G.B. accetto una possibilità espansiva francese in Marocco. Questo accordo non andava bene alla Germania che aveva interessi in Marocco il quale era ricco di miniere.
Guglielmo II voleva dare indipendenza al Marocco, la Francia cedette ma durante una conferenza internazionale i risultati furono diverso ovvero il Marocco era sotto il protettorato della francia e la Germania rimase esclusa e isolata. La prima crisi marocchina portò ad un avvicinamento tra Gran Bretagna e Russia dato che questa ultima era debole per la sconfitta che aveva subito con la guerra contro il Giappone. La duplice intesa anglo-francese si trasformò in triplice intesa con l’annessione della Russia. La Germania si alleò con l’austria-ungheria e poi mandò una cannoniera in Marocco, i francesi si trovarono spiazzati ma la Gran Bretagna minacciò la Germania che l’avrebbe attaccata così i tedeschi dovettero piegarsi a dominio francese sul Marocco, questi fatti vengono definiti la Seconda Crisi Marocchina che si concluse con la sconfitta della Germania

LA SITUAZIONE INTERNAZIONALE, FUORI DELL’EUROPA ALL’INIZIO ‘900
• Negli Stati Uniti c’era il movimento progressista che difendeva il liberismo e si muoveva a favore di riforme democratiche e sociali, a cui si richiamano sia il presidente repubblicano Roosevelt sia il democratico Wilson. Si sviluppa l’industria accompagnata da tensioni sociali e dalla nascita di un movimento dei lavoratori, diviso da una corrente sindacale e una rivoluzionaria. Gli Stati Uniti si estendono verso il Pacifico e vogliono il predominio economico-politico dell’America centrale e meridionale. Gli Stati Uniti occupano le Filippine, Hawaii, Guam.
• Il Giappone adotta una politica espansionistica in Asia volendo acquistare una posizione di prestigio sul piano internazionale. Inoltre, taglia alla Cina il controllo sulla Corea e sull’isola di Formosa.
• Gli Stati Uniti fanno in modo che la Cina non diventi una vera e propria colonia di qualche Stato.
• La Russia deve ritirarsi dalla Manciuria perché è stata sconfitta.
• Dopo il congresso di Berlino si spartisce l’Africa tra le potenze europee:
Italia: Libia e Somalia
Gran Bretagna: sud Africa
Portogallo: coste del Sud Africa
Francia: nord-est dell’Africa
Germania: costa del Sud Africa
Belgio: Congo
L’ITALIA NELL’ETA’ GIOLITTIANA
1901 (Giolitti era ministro nel governo Zanardelli) -1914
1903-1014 Età Giolittiana (1903 momento in cui Giolitti diventa presidente del consiglio)
Il partito socialista italiano
L’Italia dopo l’unità era un paese agricolo, la crescita di un movimento operaio organizzato e capace di proporsi obbiettivi politici si creò solo alla fine del secolo.
Le prime organizzazioni dei lavoratori erano società di mutuo soccorso e cooperative, inoltre gruppi d’anarchici (provocati dalla presenza di Bakunin) il loro messaggio era di fare la rivoluzione per creare una società comunista, non volevano nessuna collaborazione con lo Stato. Questo avveniva soprattutto negli ambienti rurali. Numerosi rivoluzionari come: Cafiero, Malatesta e Costa, quest’ultimo diventò socialista e riuscì ad entrare in Parlamento nel Partito socialista rivoluzionario di Romagna, la loro opera era portata avanti da azioni individuali che cercavano di organizzare insurrezioni popolari ma senza successi. Il fallimento di queste iniziative individuali portò alla nascita di partiti politici. Un partito era quello ispirato alla “La Plebe” al quale partecipavano Bignami e Gnocchi-Viani, successivamente vi partecipò anche Costa. Nel 1882 Costa si candidò alle elezioni e fu eletto come primo deputato socialista. A queste elezioni partecipò anche il Partito operaio italiano, senza successo, nato per non far più convergere i voti operai su candidati repubblicani e radicali. Il movimento dei lavoratori inizia ad organizzarsi in forme più complesse come le Federazioni di mestiere e Camere di lavoro. Gli obbiettivi delle lotte operaie si ampliarono: riguardavano la struttura del lavoro in fabbrica, tutela del lavoro minorile e delle $donne, questioni del salario e dell’orario di lavoro. In seguito, sul piano politico ci fu la nascita del Partito dei lavoratori italiani avvenuta a Genova nel 1892 su iniziativa della Lega socialista di Milano. Si riuniscono a Genova i delegati delle società operaie e delle leghe contadine da tutta Italia, il programma di questo partito era: socializzazione dei mezzi di lavoro, sostegno alle lotte per il miglioramento immediato della condizione operaia, dopo qualche anno il partito cambiò denominazione in quella di Partito socialista italiano (PSI). Tra i promotori della formazione del nuovo partito furono Turati, Treves, Bissolati, provenienti dall’esperienza culturale del positivismo. Turati era un intellettuale repubblicano, si era unito ad Anna Kuliscioff, una rivoluzionaria russa. Nel 1889 Turati aveva fondato a Milano la Lega socialista, un’associazione politico-culturale che accoglieva i socialisti, ma escluse gli anarchici. Fondò la “Critica sociale” una rivista d’ispirazione socialista, a questa non partecipò il filosofo marxista Antonio Labiola, era avverso al positivismo e seguace del pensiero di Marx. Nel PSI c’erano due correnti: moderati-riformisti (seguivano una linea di riforme) e quella massimalista-rivoluzionaria (volevano realizzare il programma massimo, quindi la rivoluzione). Questo partito aveva un “programma minimo” che chiedeva: il suffragio universale per ambo i sessi, legge elettorale proporzionale, neutralità dello Stato nei confronti del lavoro e del capitale, abbandono della politica coloniale, decentramento amministrativo, municipalizzazione dei servizi pubblici, tutela del lavoro dei minori e delle donne, istruzione laica e obbligatoria. Per realizzare queste riforme, molte delle quali rientravo anche nei programmi dei partiti democratici (repubblicani e radicali) e della sinistra liberale (ne faceva parte Zanardelli e Giolitti), era necessario che il PSI cercasse una convergenza con le altre forze politiche.

La politica interna
Al governo Saracco subentrò nel 1901 Zanardelli. Con il ministero Zanardelli-Giolitti ebbe inizio una fase politica nuova di crescita demografica e di sviluppo civile ed economico. Dopo le dimissioni di Zanardelli nel 1903 Giolitti divenne presidente del consiglio fino al 1914. Nell’età giolittiana la classe dirigente liberale affrontò in modo nuovo i problemi del paese: fu stimolato il processo di crescita industriale, l’attività dell’amministrazione pubblica. L’elemento di maggior novità nella prassi politica fu la neutralità del governo nei conflitti tra capitale e lavoro, per Giolitti il governo doveva solo garantire l’ordine pubblico. Giolitti credeva che l’intervento del governo, alla presenza degli scioperi dei lavoratori, a favore degli imprenditori o dei proprietari rappresentasse oltre a un errore politico anche un errore economico che poteva turbare la legge sulla domanda e l’offerta. Gli scioperi interessavano operai e contadini del centro-nord e si conclusero nella maggior parte dei casi con accordi a favore dei lavoratori. Favorite dal nuovo indirizzo politico crebbero le cooperative, le leghe, le associazioni sindacali e le Camere del Lavoro. Giolitti puntava a una collaborazione con le forze riformiste e invitò Turati ad entrare nel governo. L’intesa tra Giolitti e Turati era di tipo positivistico, incentrato sul riconoscimento del valore del lavoro, dell’istruzione e dello sviluppo economico moderno. Sia i liberali sia i socialisti sapevano che l’Italia era arretrata, ma credevano che avesse le risorse per evolversi. Nell’aprile del 1904 i riformisti furono messi in minoranza nel PSI e la sua direzione fu presa dai sostenitori del marxismo guidati da Ferri. I rivoluzionari nello stesso anno, nonostante l’opposizione dei riformisti, appoggiarono uno sciopero generale, ma lo scontro tra lavoratori e Stato non ebbe luogo perché il governo non intervenne. Poco dopo lo sciopero si estinse da solo. Nel novembre del 1904 Giolitti chiese lo scioglimento delle Camere a Vittorio Emanuele III e di indire nuove elezioni. A queste elezioni Giolitti poté contare sulla partecipazione dei cattolici, che furono autorizzati a votare per i candidati liberali. I successivi scioperi dichiarati da Sorel andarono in contro all’insuccesso e così i riformisti tornarono al potere. Le riforme giolittiane: campo sociale: regolamentato il lavoro dei fanciulli e delle donne; affermato l’obbligo del riposo settimanale. A favore del Mezzogiorno furono approvate leggi speciali come finanziare opere di sistemazione idrogeologica, costruzioni stradali e ferrovie. L’azione dello Stato si fece più incisiva in tutti i campi, come dimostra l’aumento della spesa pubblica, nel campo della pubblica istruzione furono migliorate le condizioni dei maestri, furono aperte nuove scuole professionali; fu varata anche una legge per la tutela del patrimonio artistico. Giolitti non ebbe successo sulla riforma tributaria, perché la sua proposta di introdurre il principio della progressività delle aliquote fu avversa in Parlamento.
Lo sviluppo economico
Nell’età giolittiana ci fu un notevole sviluppo economico. Il rialzo dei prezzi stimolò l’industria italiana, che si avvaleva di costi del lavoro inferiore rispetto agli altri paesi più avanzati; un altro fattore positivo fu il risanamento della finanza pubblica. Nello sviluppo industriale ebbero una notevole importanza anche le banche miste, che assunsero spesso funzioni di controllo e coordinamento delle imprese. L’industria elettrica registrò un notevole sviluppo con la creazione delle centrali idroelettriche. Notevole successo lo ebbero anche le industrie meccaniche, nel settore automobilistico la società leader fu la FIAT. Anche l’agricoltura registrò una certa ripresa e portò all’impiego di macchine agricole e all’incremento dell’uso dei concimi chimici. La situazione del Mezzogiorno non cambiò, infatti, l’agricoltura continuava a presentare caratteri prevalentemente arretrati. Questa situazione presente nel Sud portò l’alimentarsi di un flusso migratorio. I progressi dell’economia italiana si riflettono nell’ampliamento del commercio con l’estero.
Politica estera
Giolitti confermò l’adesione alla Triplice Alleanza. L’intesa con la Francia: (primo giro di valzer) l’Italia si impegnava a non sollevare obbiezioni sull’eventuale espansione francese in Marocco e la Francia non sarebbe intervenuta per l’espansione italiana in Libia. Il governo di Londra: in cambio di un’assicurazione italiana che la partecipazione alla Triplice non aveva nessun significato antinglese, concesse all’Italia il diritto di veder soddisfatti i suoi interessi in caso di un mutamento dello status quo mediterraneo. Un altro fattore che pregiudicò la partecipazione italiana alla Triplice fu l’annessione austriaca alla Bosnia-Erzegovina, riguardo alla Penisola Balcanica il governo russo e italiano si impegnano a difendere lo status quo e, se questo fosse alterato, a tenersi in contatto tra loro, in vista di soluzioni ispirate al principio delle nazionalità. Il ministro degli Esteri cercò di appiattire i contrasti con la Triplice per due motivi: il primo, il pericolo che causava la completa crisi dell’Austria-Ungheria, quindi la formazione dello Stato jugoslavo che avrebbe minacciato le ambizioni balcaniche dell’Italia; il secondo, l’interesse verso l’Africa e in particolare verso la Libia. Quando la Francia occupò il Marocco, l’Italia decise l’intervento militare in Libia (1911-1912), questo serviva per riscattare le sconfitte del Depretis nell’Abissinia e del Crispi ad Alba. Favorevoli a questo impresa furono i liberali, i nazionalisti e i cattolici. Contrai erano i socialisti. Da Roma partì un ultimatum dove si chiedeva l’occupazione italiana della Tripolitania e della Cirenaica, la Turchia non lo accettò, così l’Italia le dichiarò guerra. Le truppe occuparono facilmente le principali città costiera, ma si trovarono in difficoltà nell’interno. La Turchia firmò il trattato di Losanna con cui rinunciò alla sovranità sulla Libia.
Le opposizioni
Le opposizioni a Giolitti furono numerose, molti erano insofferenti alla sua politica di tipo pragmatico.
• Le critiche dei conservatori: le critiche a Giolitti vennero da alcuni settori dello schieramento liberale, Sonnino e Salandra; loro gli rimproveravano di indebolire l’autorità dello Stato e quindi aspiravano alla formazione di un partito liberale che non era disposto ad affiancarsi con forze politiche come quelle socialiste e cattoliche.
• Critiche vennero anche dalla sinistra dai repubblicani e dai radicali che condannavano la corruzione del sistema e la dittatura parlamentare di Giolitti.
• Poi, critiche degli economisti liberisti come Enaudi, gli rimproveravano le misure protezionistiche che penalizzavano i consumatori. Il protezionismo era particolarmente attaccato dai meridionalisti (Giustino Fortunato), i quali vi individuavano il dato che aggravava gli interessi del Mezzogiorno.
• Le diverse correnti anarchiche e rivoluzionario-sindacaliste del movimento operaio che volevano rilanciare la lotta di classe e spingerla fino alla rivoluzione, che avrebbe portato all’espropriazione della borghesia e alla distruzione dello Stato capitalistico.
• Antigiolittiana e antipositivista fu anche la cultura italiana del primo Novecento, ne hanno lasciato testimonianza numerose riviste: “La Voce” da Prezzolini, “La Critica” di Croce, il quale fu un oppositore del positivismo, ma mostrò anche un avversione per le tematiche irrazionalistiche che emergevano nella cultura italiana.
• Anche il movimento nazionalista (destra) si mosse contro Giolitti, lo credevano il responsabile del parlamentarismo, le sue ideologie erano l’esaltazione della guerra, la glorificazione delle tradizioni nazionali e la proposta di forme di governo autoritario.
• Il nazionalismo in Italia ebbe inizialmente con Corradini un carattere retorico-letterario. Ad esso aderì D’Annunzio e il movimento futurista che diffuse tra gli intellettuali la retorica della virilità, della violenza e della guerra. Dopo l’annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell’Austria i nazionalisti, che fino ad allora avevano guardato al Mediterraneo e all’Africa, cominciarono a rivolgere lo sguardo verso la penisola balcanica. Nel 1910 nacque l’Associazione nazionalista italiana, alla quale aderì anche Alfredo Rocco; i nuovi appartenenti contribuirono a dare al nazionalismo un preciso orientamento politico (antisocialista) e precisarono gli indirizzi economici e sociali favorevoli al protezionismo, all’industria. La guerra di Libia fu la grande occasione che dette al movimento nazionalista dimensioni e rilievo nazionale
Forze Politiche:
Estrema Sinistra: socialisti rivoluzionari o massimalisti; repubblicani e radicali; componente inarco-sindacalista (Arturo Labiola)
Sinistra Moderata: socialisti riformisti (Turati, Bissolati, Treves)
Centro: vasto mondo cattolico, cioè i cattolici deputati; cattolici progressisti (Don Sturzo). Hanno dichiarato che volevano la nascita dei sindacati, tra i contadini nacquero le “leghe bianche”.
Destra: liberali conservatori
Estrema Destra: nazionalisti (Corradini, D’Annunzio)
L’ultima fase dell’”età giolittiana”
Oltre che per la guerra di Libia, Giolitti si caratterizzò per il suffragio universale maschile e l’istituzione del monopolio statale nelle associazioni sulla vita. Nel 1912 il Parlamento approvò la legge che espandeva il diritto di voto a tutti i cittadini maschi italiani, compresi gli analfabeti che avevano compiuto 30 anni. Il progetto di legge per il monopolio dello Stato nel campo delle assicurazioni sulla vita, aveva lo scopo di assicurare allo Stato i fondi necessari a finanziare la Cassa Nazionale per la vecchiaia e l’invalidità dei lavoratori. Ad esso si opposero i nazionalisti, i cattolici e alcuni economisti liberali come Enaudi. In Parlamento, l’opposizione guidata da Salandra riuscirono ad applicare delle modifiche e così fu istituito l’Istituto nazionale assicurazioni (INA).
La realtà politica italiana si stava facendo complessa: la guerra di Libia aveva portato alla crescita del movimento nazionalista e l’indebolimento del PSI. Al congresso di Reggio Emilia i riformisti persero la maggioranza a vantaggio dell’ala rivoluzionaria guidata la Lazzari e Serrati, con Mussolini alla direzione dell’”Avanti”. Bissolati, Bonomi…furono espulsi e dettero vita la Partito socialista riformista italiano (PSRI).
Nell’ottobre del 1913 si ebbero le prime elezioni a suffragio universale. Si ebbero numerosi accordi tra associazioni cattoliche e candidati liberali (Patto Gentiloni). Dopo questo patto, vedendo che in Parlamento non era possibile istaurare un maggioranza, Giolitti rassegnò le dimissioni e indicò come suo successore Salandra, un liberale conservatore.
Il governo Salandra dovette misurarsi nel giugno 1914 con i disordini della “settimana rossa” fatti scoppiare da Mussolini, socialisti rivoluzionari, Nanni liberale, Malatesta anarchico (originati dall’uccisione di tre operai da parte dalla polizia) e venne attuata una repressione con l’esercito.

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