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Categoria: | Storia |
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Numero di pagine: | 9 |
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Testo
diciottesimo secolo
26. LA NASCITA DEGLI STATI UNITI La colonizzazione inglese del Nord America, che partì dall'inizio del '600, fu il frutto dell'iniziativa di compagnie commerciali e dell'emigrazione di minoranze politiche e religiose (puritani). Nel '700 i possedimenti inglesi comprendevano 13 colonie. Le colonie del nord di basavano sulla coltivazione dei cereali, mentre nel sud prevalevano quelle di tabacco (lavoro degli schiavi). Le colonie erano autonome sul piano politico, ma avevano una forte dipendenza economica dall'Inghilterra.
Nel 1680 circa i contrasti tra colonie e madrepatria aumentarono perché l'Inghilterra voleva alzare le tasse (i coloni rifiutarono perché sostenevano che le tasse dovevano essere approvate da un'assemblea a cui loro dovevano essere rappresentati). Le colonie rivendicavano l'indipendenza. Nel 1774 la ribellione divenne aperta. Nel 1775 Washington formò un esercito di coloni.
Nel 1776 il Congresso approvò la Dichiarazione d'indipendenza. Le colonie erano inferiori militarmente ma erano sostenute da Francia e Spagna. Nel 1783 l'Inghilterra riconosce l'indipendenza alle colonie.
Nel 1787 una Convenzione costituzionale dette vita ad uno Stato federale di tipo presidenziale. Vi furono contrasti fra federalisti, guidati da Hamilton, favorevoli ad un forte potere centrale (commercianti, proprietari terrieri) ed antifederalisti, con Jefferson (ceti medio-bassi). Prevalsero i federalisti, seppur con l'approvazione di 10 emendamenti. Nel 1789 Washington fu eletto presidente.
27. LA RIVOLUZIONE FRANCESE La monarchia francese era debole perché era incapace di risolvere la crisi finanziaria, perché nobiltà e clero non volevano perdere i propri privilegi fiscali. Luigi XVI si rassegnò alla convocazione degli Stati generali. Nel 1789 il Terzo stato si autoproclamò Assemblea nazionale ed il re fu costretto a riconoscerla. Il 14 luglio 1789 il popolo parigino assalì la Bastiglia. Nacquero nuove municipalità, fu abolito il regime feudale, fu approvata la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, furono requisiti beni ecclesiastici.
Vi era una opposizione, però, da parte del clero al giuramento di fedeltà, e del re (tentativo di fuga fallito del giugno 1791). Quattro forze si contendevano il potere: i moderati (maggioranza), i giacobini, la corte e gli emigrati (che organizzavano la controrivoluzione), ed i sanculotti (ceti popolari). Il 10 agosto 1792 si arrestò e sospese il re. Il 20 settembre 1792 i francesi batterono i prussiani a Valmy. Il 21 settembre venne dichiarata la decadenza della monarchia dalla nuova assemblea eletta a suffragio universale maschile, la Convenzione nazionale (contrasti tra girondini e montagnardi). Il 21 gennaio 1973 Luigi XVI fu condannato a morte e decapitato, accentuando l'ostilità delle altre potenze. Vi furono delle rivolte contadine in Vandea organizzate dai preti refrattari.
Nel 1793 i montagnardi sconfissero i girondini, creando la base per la dittatura dei giacobini (Robespierre). Attuarono un modello di «democrazia totalitaria» trasformato in dittatura con l'eliminazione fisica degli avversari (il Terrore). Fu decretata la leva in massa, fu introdotto il maximum di prezzi e salari (per accontentare i sanculotti). Fu promossa un'opera di scristianizzazione, fu introdotto il calendario repubblicano, feste laiche ed il culto della Dea Ragione e dell'Essere supremo. Nel 1794 furono eliminati gli hébertisti e gli indulgenti (Danton). Il 10 giugno venne inaugurato il Grande Terrore. Cresceva l'ostilità e con la congiura termidoriana il 27 luglio Robespierre venne arrestato e successivamente condannato.
Si smantellarono le strutture della dittatura giacobina (eliminato il maximum), vi furono dei successi militari e si fecero trattati di pace. Ma la guerra, l'uccisione del re e il Terrore diminuì in Europa il numero di sostenitori della rivoluzione.
Il Direttorio attuò una politica espansionistica in Europa. Nel 1796 Napoleone Bonaparte ottenne il comando dell'armata d'Italia. Nel 1797 l'Austria si arrese con il trattato di Campoformio: all'Austria il Veneto e l'Istria, sotto il controllo francese la Lombardia ed Emilia Romagna. Lo scopo era quello di creare una serie di Repubbliche «giacobine» sotto il controllo francese. Ma vi furono frequenti episodi di rivolta.
Nel 1798 Bonaparte organizzò una spedizione in Egitto per colpire gli interessi commerciali inglesi. Ad Abukir, Nelson distrusse la flotta francese. Si aprì un periodo di crisi nel Direttorio ed il 9 novembre 1799 si risolse con un colpo di Stato da parte di Napoleone.
diciannovesimo secolo
28. NAPOLEONE E L'EUROPA La nuova Costituzione dell'anno VIII attribuì interamente il potere esecutivo ed in parte quello legislativo al Primo console, Napoleone. Fu una dittatura basata sul consenso diretto del popolo attraverso i plebisciti. Attuò riforme amministrative (istituzione dei prefetti, creazione codice civile) e della scuola. Represse le opposizioni più radicali. Nel 1800 sconfisse gli austriaci a Marengo. Nel 1802 concluse la pace di Amiens con gli inglesi. Nel 1801 fece un Concordato con Pio VII che riconosceva la Repubblica francese e la vendita dei beni ecclesiastici. Nel 1802 si fece eleggere console a vita.
Dopo una congiura realista del 1804, si fece proclamare imperatore dei francesi. Fu soppresso il Sacro romano impero. Nel 1805 si creò il Regno d'Italia e la vittoria inglese di Trafalgar impedì il piano dell'invasione dell'Inghilterra. Nel 1806 iniziò il blocco continentale commerciale con l'Inghilterra. Nel 1810 sposò Maria Luisa d'Austria.
Negli Stati soggetti alla Francia si accrebbe l'ostilità antifrancese. In Spagna e Sicilia furono approvate nel 1812 costituzioni moderate. In Prussia ci fu una rinascita intellettuale tedesca, una politica riformatrice e un rinnovamento dell'esercito.
Nel 1812 la Russia uscì dal blocco e Napoleone la invase. Ma la Russia faceva terra bruciata e Bonaparte si ritirò con ingenti perdite. A Lipsia i francesi persero contro una coalizione tra Inghilterra, Russia, Prussia ed Austria. Dopo l'occupazione di Parigi, nel 1814 Napoleone dovette abdicare e rifugiarsi nell'isola d'Elba. In Francia saliva al trono Luigi XVIII. Nel 1815 Napoleone tornò, appoggiato dallo scontento popolare, ma, sconfitto a Waterloo, fu deportato all'isola di Sant'Elena, nell'Oceano Pacifico. Un'analoga impresa compiuta da Murat nel sud-Italia si risolse però tragicamente.
29. LE ORIGINI DELL'INDUSTRIALIZZAZIONE Si dà il nome di «rivoluzione industriale» al complesso di profondi mutamenti nelle forme di produzione che si verificò in Inghilterra tra fine '700 ed inizio '800. L'affermazione del capitalismo industriale ed i profondi mutamenti sociali che l'accompagnarono determinarono l'inizio dell'età contemporanea, contrassegnata, nonostante profondi squilibri, dal raggiungimento del benessere economico nei paesi più sviluppati.
Il controllo inglese del commercio internazionale favorì le manifatture tessili inglesi e la diffusione della mentalità imprenditoriale. Con la rivoluzione agricola vi furono maggiori disponibilità alimentari per una popolazione in crescita, estensione del mercato interno, disponibilità di capitali per impieghi industriali, aumento della popolazione (calo mortalità) ed esodo dalle campagne (formazione proletariato industriale).
Furono introdotte nuove tecnologie, soprattutto nel settore tessile (navetta volante, telaio meccanico), e fu utilizzato il vapore come forza motrice (macchina a vapore, locomotiva, ferrovia).
La produzione dell'industria cotoniera aumentò enormemente a causa dei costi limitati delle nuove tecnologie, la possibilità di alti profitti, la disponibilità di manodopera a basso costo, l'espansione del mercato. La meccanizzazione favorì l'industria siderurgica.
Il sistema di fabbrica comportò la trasformazione del lavoratore in operaio, sottoposto a condizioni di vita durissime. Vennero utilizzati, soprattutto nell'industria tessile, donne e bambini (minori costi).
La prima reazione al sistema di fabbrica fu opera dei luddisti, lavoranti a domicilio e artigiani tessili, che contrastavano la meccanizzazione con la distruzione delle macchine, considerate la causa della disoccupazione e dei bassi salari. Soppressa dal governo inglese, si diffusero tra gli operai nuove forme di organizzazione (società di mutuo soccorso, leghe di categoria), che posero sempre più all'attenzione dell'opinione pubblica e delle classi dirigenti la «questione operaia» (sovrappopolamento, motivi igienici, etici e d'ordine).
Jeremy Bentham, principale teorico dell'utilitarismo, individuò nel concetto di utile il criterio fondamentale cui deve basarsi l'azione politica. David Ricardo, esponente dell'economia «classica», pose in relazione la conflittualità sociale con la distribuzione del prodotto complessivo fra le varie classi.
Nell'Europa continentale, il quadro era contraddittorio: l'economia era principalmente basata sull'agricoltura, rimasta però tecnicamente arretrata, la lentezza dei trasporti e l'esistenza di barriere doganali frammentavano il mercato, comportando anche crisi agricole e carestie.
L'industrializzazione era ritardata dalla scarsità di capitali, dall'arretratezza del sistema bancario, dal basso livello dei prezzi e del tenore di vita della popolazione. Dal 1830 il processo subì però una accelerazione in Belgio ed in Francia. Nei paesi tedeschi fu più lenta, mentre nell'Impero asburgico fu ostacolata dalle aristocrazie terriere e dai particolarismi nazionali.
30. LA RESTAURAZIONE E IL ROMANTICISMO Sconfitto Napoleone a Waterloo, iniziava l'età della Restaurazione. Ma «restaurare» in tutto e per tutto il vecchio ordine era impossibile, dopo i mutamenti sociali, istituzionali e giuridici della rivoluzione francese.
Rilevanti furono i mutamenti della carta d'Europa sanciti dal congresso di Vienna (1814, 1815), da Gran Bretagna, Prussia, Russia, Austria e Francia (la potenza sconfitta). Il principio di base usato dal ministro degli Esteri austriaco Metternich fu quello di «legittimità», secondo il quale dovevano essere restaurati i sovrani spodestati. Il nuovo assetto fu sancito dalla Santa Alleanza (tra Russia, Prussia, Austria), ispirata ad ideali cristiani e caratterizzata dal principio di intervento in caso di guerra o rivolta interna ai singoli paesi, e dalla Quadruplice Alleanza (tra cui la Gran Bretagna).
La Restaurazione ebbe caratteri diversi entro i singoli paesi, sempre però di tipo conservatore e tradizionalista. In Gran Bretagna si ebbe la prevalenza del partito conservatore, che favorì la grande proprietà terriera a scapito dell'industria esportatrice. In Prussia, Austria e Russia fu seguita una via antiliberale. Durissima fu la reazione in Spagna. In Francia Luigi XVIII concesse una costituzione (Charte octroyée) e conservò molte innovazioni del periodo napoleonico, provocando lo scontento dei legittimisti (ultras). In Italia la Restaurazione assunse forme piuttosto dure.
Joseph de Maistre, che vedeva nella rivoluzione francese una punizione di Dio, invocava la sottomissione dei sovrani all'autorità suprema del pontefice di Roma.
La Restaurazione non interruppe però il processo di crescita della borghesia e d'emancipazione dai vincoli feudali, ma fu tuttavia danneggiata dai governi che favorirono gli interessi della proprietà terriera.
Durante l'età della Restaurazione si diffuse in tutta Europa il Romanticismo, che esaltava la spontaneità del sentimento ed i valori della tradizione e della nazione. Gli elementi di fondo della coltura romantica potevano ben corrispondere al nuovo clima politico della Restaurazione. Johann Gottlieb Fichte (Discorsi alla nazione tedesca) e George Wilhelm Friedrich Hegel, due filosofi, furono i principali esponenti di una ideologia tedesca, considerata superiore intellettualmente agli altri popoli europei. Il Romanticismo poté portare, con il culto del passato e dei valori nazionali, allo sviluppo del nazionalismo.
31. LE ORIGINI DELLA POLITICA CONTEMPORANEA La lotta politica nell'età della Restaurazione fu dominata tra i partigiani dell'antico regime, da un lato e i liberali e i democratici dall'altro. Le idee fondamentali del liberalismo (derivanti dalla coltura illuminista) erano libertà d'opinione, tolleranza e principio rappresentativo. I democratici, invece, aspiravano alla repubblica e consideravano l'assemblea eletta a suffragio universale come unica espressione legittima della volontà popolare. Entrambi, però, lottavano per la costituzione, il Parlamento elettivo e le garanzie delle libertà fondamentali.
L'idea di nazione fu da un lato conseguenza del principio di sovranità popolare e delle teorie rousseauiane, dall'altro un tipico prodotto della coltura romantica, soprattutto tedesca, dato dall'esigenza di liberazione da un dominio straniero.
John Stuart Mill sostenne il liberalismo per risolvere nuove esigenze di giustizia sociale e di partecipazione politica delle classi più disagiate. Alexis de Tocqueville sostenne invece l'inevitabile avvento della democrazia, denunciando però i rischi di appiattimento e di autoritarismo (la maggioranza soffoca la minoranza).
L'abate Felicité de Lamennais sviluppò invece in Francia un cattolicesimo liberale, condannato però dalla Chiesa. Molti cattolici, allora, come Frédéric Antoine Ozanam, fondatore della Società San Vincenzo de' Paoli, inaugurarono la corrente del cattolicesimo sociale.
Il pensiero socialista, legato alle trasformazioni economico-sociali della rivoluzione industriale, ebbe un grande sviluppo: in Inghilterra con Robert Owen (ruolo di rilievo nell'organizzazione del movimento operaio con le cooperative di consumo fra i lavoratori), ed in Francia con Charles Fourier (pensiero utopistico e anti-industriale), Claude-Henri de Saint-Simon (piena accettazione dell'industrialismo, società governata da tecnici), Etienne Cabet e Auguste Blanqui (accesi rivoluzionari), Louis Blanc (riformatore socialista) e Pierre Joseph Proudhon (anarchico, «Che cos'è la proprietà?» «la proprietà è un furto»).
Nel 1848 Karl Marx (Il Capitale) e Friedrich Engels, intellettuali tedeschi, ebbero l'incarico di scrivere il «Manifesto del partito comunista» dalla Lega dei comunisti (ex Lega dei giusti), sostenendo un socialismo «scientifico», basato su una visione materialistica ed economica della storia, sulla carica rivoluzionaria del proletariato e sull'abbattimento delle sovrastrutture considerate inutili (come lo Stato). Le loro teorie però non ebbero immediata influenza sul movimento operaio europeo, ancora disorganizzato e frammentato.
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