Società di massa

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Società di massa

“Massa”: di massa nel senso di aggregato omogeneo in cui i singoli tendono a scomparire rispetto al gruppo si parlava gia all’inizio dell’800, ma è solo col diffondersi dell’industrializzazione e dei connessi fenomeni di urbanizzazione, e solo nei paesi economicamente più avanzati , che si vengono a delineare i contorni della ‘società di massa’.
Caratteri generali:
- La maggioranza della popolazione viveva ormai nei centri urbani,
- Gli uomini entrano in rapporto fra loro con più facilità, ma questi rapporti hanno un carattere anonimo e impersonale,
- Il sistema delle relazioni sociali si basava, non più sulle comunità tradizionali, bensì sulle grandi istituzioni nazionali (apparati statali, partici ecc..),
- La popolazione è uscita dalla dimensione dell’autoconsumo ed è entrata nel circolo dell’economia di mercato.
- I comportamenti e le mentalità tendono ad uniformarsi.
Espansione economica: il periodo 1873-95 fu caratterizzato dalle innovazioni tecnologiche, dall’affermazione di settori ‘giovani’ (Acciaio, Elettricità, Chimica) e dalla crescita di nuove potenze industriali (Germania, Stati Uniti). Gli anni 1896-1913 furono invece caratterizzati da uno sviluppo generalizzato della produzione e quindi anche dei prezzi, cui si accompagnò un aumento dei salari e del reddito pro-capite.
Produzione in serie: la crescita dei redditi determinò un allargamento del mercato. Le industrie per poter soddisfare questa domanda di massa iniziarono a produrre beni in serie e a venderli attraverso una rete commerciale sempre più estesa e ramificata. Si moltiplicarono i negozi, si aprirono nuovi canali di vendita (a domicilio, per corrispondenza), nacquero nuove forme di pagamento a rate, ed i muri dei palazzi e le pagine dei giornali, si riempirono di annunci o cartelloni pubblicitari.
Catena di montaggio: fu introdotta nelle officine Ford, e consentiva di ridurre i tempi di lavoro, frammentando il processo produttivo in una serie di piccole operazioni, ciascuna affidata ad un singolo operaio, rendendo il lavoro ripetitivo e spersonalizzato.
Taylorismo: il metodo di Taylor Frederick si basava sullo studio sistematico del lavoro, sulla rilevazione dei tempi standard necessari per compiere le singole operazioni e sulla fissazione di regole e ritmi lavorativi, per evitare gli sprechi di tempo. Queste tecniche assicurarono notevoli progressi in termini di produttività, e quindi permisero alle imprese che le adottarono di innalzare il livello delle retribuzioni. Nonostante questo, i sistemi tayloristici, incontrarono ostilità tra i lavoratori, che si sentivano spossessati di ogni autonomia.
Fordismo: filosofia imprenditoriale basata sui consumi di massa, sui prezzi competitivi e sugli alti salari.
Stratificazione sociale: se nella classe operaia si accentuò la distinzione tra lavoratori generici e qualificati, la maggiore novità fu il crescere di nuovi strati del ceto medio urbano.
Ceto Medio: aumentò grazie:
• Espansione del settore dei servizi.
• Crescita dei dipendenti pubblici, dovuta all’aumento delle competenze dello Stato e delle amministrazioni locali
• Incremento dei lavoratori autonomi, dovutoalla moltiplicazione degli esercizi commerciali e all’emergere di nuove attività (fotografo, meccanico…)
• Crescita degli addetti al settore privato (tecnici, impiegati…) che svolgevano mansioni non manuali, chiamati “colletti bianchi”.
Nella scala dei redditi i ceti medi occupavano una posizione vicina a quella degli strati privilegiati della classe operaia.
Dal punto di vista della mentalità e dei valori, erano invece molto simili alla borghesia, infatti agli ideali tipici della tradizione operaia (solidarietà, spirito di classe, internazionalismo), contrapponevano i valori di individualismo, proprietà privata, risparmio, senso della gerarchia (tipici della borghesia).
Questo “ceto di confine” privo di ogni originale identità, era destinato man mano che cresceva a svolgere un ruolo di primo piano, sia in campo economico (in quanto principale destinatario di una serie di beni di consumo) che in campo politico (come elettorato di massa).
Istruzione: di particolare importanza fu il diretto impegno dello Stato nel campo dell’istruzione. La scolarizzazione diffusa poteva rappresentare:
• Un mezzo per educare il popolo e ridurre la criminalità.
• Uno strumento di nazionalizzazione delle masse, attraverso cui lo Stato poteva diffondere valori patriottici.
A partire dagli anni ’70 tutti gli i Governi d’Europa, s’impegnarono per rendere l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita, e per sviluppare quella media e superiore.
I processi di laicizzazione e statizzazione del sistema scolastico ebbero tempi, forme e risultati diversi a seconda dei Paesi.
L’effetto più immediato fu un aumento generalizzato della frequenza scolastica e quindi una conseguente diminuzione del tasso di analfabetismo.
Informazione: Strettamente legato ai progressi dell’istruzione fu l’incremento nella diffusione della stampa quotidiana e periodica. Si moltiplicarono le pubblicazioni e crebbe rapidamente il numero dei lettori. Si allargava così l’area di coloro che contribuirono a formare l’opinione pubblica e diventava sempre più semplice per i cittadini, accedere alle informazioni di carattere generale.
Eserciti di massa: furono realizzate in tutta Europa delle riforme degli ordinamento militari. Il principio su cui si fondavano queste riforme era il servizio militare obbligatorio per la popolazione maschile. All’attuazione di tale principio si sottoponevano però due ostacoli:
1. di natura economica: in quanto le risorse finanziarie degli Stati non erano sufficienti a mantenere, armare ed addestrare tutti gli uomini giudicati abili.(da qui la possibilità di comprare l’esonero versando una tassa ).
2. di natura politica:Come e per quanto tempo infatti, le classi dirigenti, avrebbero potuto negare il diritto di voto a coloro ai quali lo Stato chiedeva di rischiare la vita?
Alcuni altri fattori però spingevano per la necessità di grandi eserciti:
1. di carattere politico-militare: senza la disponibilità di grandi masse non era possibile assolvere a quella funzione deterrente dell’esercito, che ne faceva uno strumento di pace.
2. la tecnologia e l’industria consentivano la produzione in serie di armi, munizioni ed equipaggiamenti, mentre lo sviluppo delle ferrovie offriva la possibilità di spostamenti veloci.
Diritto di voto: il cammino verso la società di massa si accompagnò alla tendenza di una più larga partecipazione alla vita politica. Il segno più evidente fu l’estensione del diritto di voto. In Italia il suffragio universale maschile fu introdotto nel 1912.
Partito di massa: tutti i gruppi furono costretti a sperimentare nuove tecniche per conquistare e mantenere il consenso popolare. Si affermò un nuovo modello di partito, proposto dai socialisti, basato sull’inquadramento di larghi strati della popolazione in una struttura permanete, articolata in organizzazioni locali (sezioni, federazioni) e facente capo ad un unico centro dirigente.
Sindacati: un altro segno della lotta politica e sociale fu la rapida crescita delle organizzazioni sindacali. In Gran Bretagna, il sindacalismo operaio, era una realtà solida e consistente gia dal 1890, con le Trade Unions, che divennero un modello da seguire. Altre importanti organizzazioni furono:
 Commissione centrale dei sindacati liberi tedeschi
 Confèdèration générale du Travail francese
 Confederazione generale del lavoro (Cgl), costituita in Italia nel 1906.
Questione femminile: La società di massa segna anche il manifestarsi di una questione femminile, anche per le conseguenze dell’industrializzazione sull’assetto della famiglia e del ruolo della donna. Alle donne erano escluse l’elettorato, e in molti paesi, la possibilità di accedere agli studi e ad alcune professioni. Inoltre quando lavoravano, ricevevano uno stipendio minore a quello degli uomini. I primi movimenti di emancipazione femminile, nacquero in Gran Bretagna, sotto la guida di Emmeline Pankhurst, concentrarono la loro azione nella lotta per il suffragio alle donne (da qui il termine suffragette). Molti dirigenti però guardavano con sospetto al voto alle donne, perché temevano che ciò avrebbe significato, un vantaggio per i partiti di ispirazione cristiana.
Legislazione sociale: furono istituiti sistemi di assicurazione contro gli infortuni e di previdenza per la vecchiaia e, anche sussidi per i disoccupati. Si stabilirono controlli sulla sicurezza e l’igiene nelle fabbriche. Si cercò di impedire il lavoro ai fanciulli in età scolare. Furono introdotte limitazioni agli orari giornalieri degli operai e fu sancito il diritto di riposo settimanale.
Servizi pubblici: progressiva estensione dei servizi pubblici ad opera dei comuni. L’iniziativa si sviluppò anche nel campo dell’istruzione (scuole, biblioteche, musei), dell’assistenza (ospedali, asili, ospizi) e dell’edilizia popolare.
Imposizione fiscale: la tendenza sostenuta dalle forze politiche più avanzate fu quella di aumentare il peso delle imposte dirette (sul reddito) a scapito di quelle indirette (sui consumi) e di introdurre il principio della progressività (aumento delle aliquote fiscali in relazione all’aumento della base imponibile). Si formava l’idea che il compito dello Stato non fosse solo quello di garantire i meccanismi di formazione della ricchezza, ma anche quello di assicurare una più equa distribuzione.
Partiti socialisti: cercarono di organizzarsi sul piano nazionale, partecipavano alle elezioni inviando i loro rappresentati nei Parlamenti, furono i primi a proporre il partito di massa.
➢ Il partito social-democratico tedesco
L’efficienza organizzativa raggiunta sotto la guida di August Bebel, i successi elettorali e la compattezza ideologica assunta dal marxismo, ne fecero un esempio e un modello per gli altri partiti.
➢ Il socialismo francese
Un partito di ispirazione marxista si formò sotto la guida di Jules Guesde, ma subito si scisse in diversi tronconi, fino alla riunificazione (la Sfio, Sezione Francese dell’Internazionale Operaia 1905) per iniziativa di Jan Jaurès.
➢ Gran Bretagna
I gruppi marxisti non riuscirono ad imporre la loro egemonia sul grosso dei lavoratori organizzati nelle Trades Unions. Maggior influenza ebbe la Società Fabiana, piccola associazione formata soprattutto da intellettuali. Nel 1906, nacque il Partito Laburista, che si fondava sull’adesione collettiva delle organizzazioni sindacali.
I caratteri comuni dei partiti europei:
a. Proponevano il superamento del sistema capitalistico.
b. Proponevano la gestione sociale dell’economia.
c. S’ispiravano a ideali internazionalisti e pacifisti.
d. Tendevano a crearsi una base di massa tra i lavoratori.
e. Tendevano a partecipare attivamente alla lotta politica nel proprio paese.
f. Facevano capo ad un’organizzazione socialista internazionale.
Seconda Internazionale (Internazionale socialista): risale al 1889, quando i rappresentanti di numerosi partiti europei, si riunirono a Parigi e approvarono alcune importanti deliberazioni, fra cui quella che fissava come obbiettivo primario del movimento operaio la giornata lavorativa di otto ore e una giornata mondiale di lotta il 1°Maggio. Tutto questo fu sancito ufficialmente in un secondo congresso a Bruxelles. Diversamente dalla Prima Internazionale, che aveva avuto l’ambizione di costituire una specie di centro dirigente della classe lavoratrice, la Seconda fu più che altro una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. I suoi congressi costituirono un fondamentale luogo d’incontro e discussione sui grandi problemi d’interesse comune a tutti i partiti.
Marxismo: fu la dottrina ufficiale del movimento operaio. Fu adattata da Engel e trovo i suoi interpreti più autorevoli nei leader della socialdemocrazia tedesca, in particolare in Karl Kautsky. Engel e Kautsky ponevano l’accento sulle fasi intermedie del processo rivoluzionario, sulla partecipazione alle elezioni, sulle lotte per la democrazia e per le riforme. Con il passare del tempo presero corpo due opposte tendenze:
1) Il revisionismo di Eduard Bernstein
egli affermava che il proletariato non si impoveriva, ma migliorava lentamente la sua condizione; il capitalismo rilevava una capacità di adattarsi e superare la crisi; lo Stato borghese diventava sempre più Stato democratico. La società socialista non sarebbe nata da una rottura rivoluzionaria, bensì da una trasformazione graduale realizzata dalle organizzazioni operaie e dal movimento sindacale. Queste tesi suscitarono un acceso dibattito.
2) Tentativo di bloccare le corruzioni legalitarie e parlamentaristiche recuperando l’originaria impostazione rivoluzionaria del marxismo.
Nikolaj Lenin: contestava il modello organizzativo della socialdemocrazia tedesca, e gli contrapponeva il progetto di un partito tutto votato alla lotta, formato da militanti scelti e da rivoluzionari di professione. Le sue tesi ottennero la maggioranza dei consensi. Il partito russo si spaccò in due correnti:
- quella bolscevica (cioè maggioritaria) guidata da Lenin.
- quella menscevica (cioè minoritaria) guidata da Martov.
Sindacalismo Rivoluzionario: i sindacati francesi si muovevano su una linea anarchico-rivoluzionaria. Il compito dei sindacati non era tanto quello di strappare concessioni economiche alla controparte, ma addestrare i lavoratori alla lotta contro la società borghese. Il momento più importante dell’azione operaia era lo sciopero (ginnastica rivoluzionaria), utile a rendere i lavoratori consapevoli della loro forza e a prepararli al grande sciopero generale rivoluzionario. Queste idee trovarono il loro interprete in Georges Sorel che nel suo volume “Considerazioni sulla violenza”, esaltò la funzione liberatoria della violenza proletaria e insistette sul mito dello sciopero.
Il sindacalismo rivoluzionario non riuscì mai a piantare solide radici, ma esercitò una forte suggestione su molti intellettuali.

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