Seconda Guerra Mondiale

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Testo

DALLA REPUBBLICA DI WEIMAR ALLA CRISI DEL ‘29
La sconfitta militare nella prima guerra mondiale condusse la Germania alla caduta del Reich, alla proclamazione della repubblica e alla fuga dell'imperatore Guglielmo II.
La crisi del primo dopoguerra in questo paese ebbe intensità e dimensioni gravi.
Solo nel novembre del 1918 si costituisce la repubblica di Weimar che prese il nome dalla nuova capitale.
Il primo governo fu assunto dalla socialdemocrazia (SPD) con il presidente provvisorio della repubblica Friedrich EBERT.
Nei mesi successivi la repubblica dovette affrontare un periodo difficile a causa del partito socialista che progettava una nuova democrazia d'ispirazione sovietica. In particolare i socialisti Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg fondarono la lega di Spartaco. Proprio dalla lega di Spartaco nacque, nel 1919 il partito comunista tedesco. All'inizio dello stesso anno il movimento tentò un tentativo d'insurrezione popolare a Berlino, che riuscisse a rovesciare il governo in carica, ma l'insurrezione fu stroncata e, nella repressione rimasero uccisi i due leader della lega.
Si tennero, quindi, le elezioni dell'Assemblea Costituente che furono vinte dalla socialdemocrazia.
Ebert, eletto presidente della repubblica costituì un governo formato da socialisti, cattolici e liberali democratici. Nell'agosto fu promulgata la nuova costituzione. La Germania fu divisa in 17 regioni (langer) di cui ogni rappresentante formava il parlamento.
Nonostante questo, rimase in piedi la vecchia struttura di potere in mano ai possidenti, i Junkers prussiani, che detenevano il maggiore potere sociale.
Iniziò a crescere un apparato militare anche se, per le decisioni prese nel trattato di Versailles, la Germania non poteva.
A livello sociale si crearono nuovi disordini tra i settori delle classi operaie che avevano nuove tendenze rivoluzionarie.
La frustrazione per la guerra persa, il sentimento di protesta per l'ingiusto trattamento da parte degli stati vincitori e in particolare la "pugnalata alla schiena " (dei pacifisti e dei socialisti che non fecero continuare la guerra), alimentavano un'estrema destra violenta ed aggressiva.
A questa situazione del resto già pericolante, la Francia e le potenze vincitrici impongono condizioni di pace eccessivamente pesanti come l'indennizzo di 132 miliardi di marchi in oro a rate e amputazioni territoriali.
Quanto più si diffondeva il malcontento, tanto emerge il partito di destra con il suo esponente principale: Adolf HITLER, austriaco di nascita ma trasferitosi a Monaco.
Hitler aveva fondato il partito tedesco dei lavoratori che nel 1920 si trasformò in partito nazionalsocialista.
Il partito più forte, in questo periodo sarà il partito di centro, d'ispirazione cattolica, che si coalizzerà con la destra per contrastare il comunismo.
Nel 1923 si formerà un governo di coalizione con Gustav STRESEMANN, leader del partito tedesco-popolare.
Pochi mesi prima, le truppe francesi e belghe avevano occupato il bacino della Ruhr, il territorio più sviluppato ed industrializzato, poiché la Germania aveva mancato al pagamento di una rata dell'indennizzo di guerra.
Ne era seguita una resistenza passiva degli abitanti della regione cioè andava delineandosi una nuova crisi interna e internazionale per la Germania.
Hitler, in queste condizioni tenta un complotto a Monaco di Baviera, centro del nazionalismo de destra in Germania, chiamato il Putsch di Monaco. Ma il complotto rimase isolato e fallì, Hitler fu condannato a 5 anni di carcere.
Dal 1924, dopo il tentato complotto, la Germania attraversò un periodo di relativa stabilità fino al 1929. La situazione economica migliorò nettamente soprattutto grazie alla soluzione trovata, il cosiddetto "piano Dawes": grazie a quest'accordo la Germania poté ricevere aiuti finanziari dagli Stati Uniti.
Questo non durò a lungo perché la crisi mondiale del '29 investì sia gli Stati Uniti che la Germania che in breve fu travolta dalla crisi.
Con la crisi, Hitler e i nazionalsocialisti sarebbero tornati in prima linea sulla scena.
HITLER AL POTERE
Nel 1932 la crisi politica raggiunse l’apice a causa della crisi economica di riflesso dell’America. Il cancelliere Bruning tentò di fare qualche riforma ma fu costretto a rassegnare le dimissioni e venne sostituito da Van Papen. Nello stesso anno gli industriali e gli agrari decisero di appoggiare fortemente il nazismo per instaurare un forte potere borghese-conservatore. In nuovo cancelliere Schleicher tentò di appoggiare sia la parte più rivoluzionaria del nazismo che i vari sindacati pensando a delle riforme in chiave anticapitalistica: questo, però, fece sì che gli industriali spinsero Hinderburg ad affidare il comando della cancelleria a Hitler che avvenne il 30 gennaio del 1933. ciò segnò la fine della repubblica di Weimar.
Come Hitler salì al potere decise di sopprimere i giornali e creò una polizia ausiliaria. L’episodio del gravoso incendio che il 27-2 distrusse il Reichstag fu preso da pretesto da Hitler per eliminare gli articoli della costituzione garanti della libertà civile e personale; nel giro di poco tempo il furer abolì tutti i partiti di Weimar. Dal 14-7 venne dichiarato lo Stato totalitario e tutti coloro che volevano proseguire un’attività politica differente dal nazismo furono costretti ad emigrare e proprio quest’ultimi crearono i primi centri di opposizione al nazismo. Vi fu così la cosiddetta “fuga di cervelli” dalla Germania: tutti gli intellettuali fuggirono soprattutto verso gli Stati Uniti, e si riveleranno molto importanti in futuro per lo sviluppo tecnologico di questo Stato.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Mentre sul fronte occidentale i Francesi si erano arrestati sulla linea fortificata Maginot e i Tedeschi su quella Sigfrido, l’esercito hitleriano occupò con un’azione fulminea (guerra-lampo) la Polonia, invasa contemporaneamente anche dalle truppe sovietiche, che in seguito posero sotto il loro controllo anche le repubbliche baltiche e la Finlandia. Dopo essersi impadroniti di Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio Lussemburgo, i Tedeschi invasero la Francia e occuparono le coste della Manica. Mussolini, dopo l’iniziale posizione di “non-belligeranza”, decisel’ingrasso dell’Italia nel conflitto (10 giugno 1940), convinto di poter approfittare della sicura vittoria. La sua fiducia sembrò confortata dall’occupazione da parte tedesca dell’intera Francia, dove fu creato un governo fantoccio, retto dal maresciallo Pétain (governo collaborazionista di Vichy). Hitler decise quindi di dare il via all’invasione dell’Inghilterra, preparandola con un bombardamento a tappeto messo in atto dall’aviazione tedesca (Luftwaffe), che distrusse alcune città e basi militari dell’isola. La forza aerea inglese (Raf) riuscì però a rintuzzare l’offensiva, grazie anche all’uso del radar (battaglia d’Inghilterra). Dopo una serie di insuccessi militari italiani, le sorti del conflitto si rovesciarono anche in Africa, dove gli Inglesi penetrarono in Libia e occuparono la Somalia, Eritrea ed Etiopia (gennaio 1941). Ma a far sperare le democrazie europee fu soprattutto la cosiddetta “legge affitti e prestiti”, decisa da Roosvelt per inviare aiuti americani in favore degli stati in lotta contro il nazismo.
Le forze dell’Asse ripresero l’iniziativa nella primavera del 1941, quando gli Italiani, con l’appoggio del corpo corazzato del generale Rommel, rioccuparono la Pirenaica e l’esercito tedesco occupò Iugoslavia e Grecia. Hitler decise inoltre l’invasione dell’Unione Sovietica, dando inizio all’operazione Barbarossa (giugno 1941). Con una rapida avanzata l’esercito invasore giunse nei pressi di Mosca e di Leningrado, ma fu bloccato dal sopraggiungere dell’inverno, che dette il tempo all’Armata Rossa di riorganizzarsi. Mentre quasi tutta Europa si trovava sotto il giogo nazista e nei Paesi si creavano governi filonazisti, i Tedeschi preparavano lo sterminio di sei milioni di Ebrei, deportati in massa nei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Ravensbruk. Il 1941 terminò con l’attacco alla base statunitense di Pearl Harbor sferrato dal Giappone (7 dicembre), che provocò l’ingresso degli Stati Uniti nel conflitto.
Nella primavera del 1942 le potenze dell’Asse ripresero l’iniziativa: i Giapponesi occuparono importanti territori in Estremo Oriente, mentre in Africa settentrionale una controffensiva italo-tedesca riuscì a riprendere il controllo della Pirenaica, riconquistata però dagli Inglesi nel dicembre 1941, e a giungere fino ad El-Alamein (Egitto). Nell’estate del 1942 le truppe naziste ripresero l’avanzata in Unione Sovietica, dove occuparono la Crimea e giunsero a Stalingrado. Questi successi dell’Asse ebbero però un aspetto negativo, in quanto allargarono eccessivamente il fronte, rendendo per i tedeschi difficili i contatti e i rifornimenti. A minare l’efficienza delle forze hitleriane contribuirono anche la resistenza antinazista e i consistenti aiuti degli Americani (viveri e materiale bellico). Si preparava così un rovesciamento delle sorti del conflitto, con la controffensiva Americana del Pacifico (battaglie navali del Mar dei Coralli e delle isole Midway) e quella britannica in Africa, che portò allo sfondamento del fronte italo-tedesco, mentre nel novembre del 1942 gli Statunitensi sbarcarono in Marocco e in Algeria sotto la direzione del generale Eisenhower. Nel frattempo a Stalingrado la popolazione resistette eroicamente all’assedio per 180 giorni, permettendo all’esercito sovietico di sferrare l’attacco finale, che portò alla resa della sesta armata tedesca (2 febbraio 1943). Nella disastrosa ritirata che seguì le truppe italo-tedesche furono annientate dal freddo e dalla fame. Fu quello il segnale del tracollo delle ambizioni imperiali di Hitler. Ciò non impedì che il nazismo mietesse ancora un numero esorbitante di vittime, come avvenne nel ghetto di Varsavia, dove furono uccisi 40.000 Ebrei, e in molte città dell’Europa occupata. Intanto in Italia, dove ormai il regime fascista era invaso ai più, fu aperto un secondo fronte occidentale con lo sbarco alleato an Sicilia (10 luglio 1943).
Di fronte alla tragica situazione determinata dallo sbarco anglo-americano, il Gran consiglio del fascismo decretò la fine del regime fascista (24-25 luglio 1943), favorendo da parte del re l’arresto di Mussolini. Fu formato un nuovo governo guidato da Badoglio, accordatosi segretamente con gli alleati per trattare una pace separata. A quel punto l’Italia diventava una nemica per Hitler, che inviò dieci divisioni nella penisola. Così, quando l’8 settembre fu reso noto l’armistizio firmato con gli Anglo-Americani, l’esercito italiano, abbandonato dal re e da Badoglio, si trovò in balia dei Tedeschi, i quali occuparono in poco tempo l’intera penisola (piano Alarico). Il 12 settembre Mussolini, liberato da paracadutisti tedeschi, fu posto a capo della Repubblica Sociale Italiana, con sede a Salò. L’Italia, dotata a quel punto di due governi (quello dei “repubblichini” a Salò e quello di Badoglio a Brindisi), diventò un campo di battaglia per lo scontro fra alleati e Tedeschi. La lotta contro i nazisti fu condotta con vigore anche dalla Resistenza, costituita dall’azione armata e clandestina delle brigate partigiane, composte da liberali, monarchici, socialisti, comunisti, cattolici e seguaci del Partito d’Azione. La Resistenza, però, non fu solo una lotta di liberazione: per molti (comunisti, socialisti, Giustizia e Libertà) fu anche una battaglia politica, tesa ad annientare le forze reazionarie e a democratizzare la società. Le diversità ideologiche non impedirono che i gruppi combattenti si dotassero di una direzione politica unitaria, il Comitato di liberazione nazionale (Cln), presieduto da Ivanoe Bonomi, e di una direzione militare unitaria, il Corpo volontari della libertà (Cvl). Il 13 ottobre l’Italia dichiarò guerra alla Germania, schierandosi a fianco degli alleati in qualità di “cobelligerante”. Intanto il 27 settembre le truppe anglo-americane giungevano a Napoli, già liberata dalla popolazione (“quattro giornate”), ma si arrestavano sulla linea Gustav, in quanto il comando alleato aveva progettato di concentrar le forze sul fronte francese. Così, dopo lo sbarco alleato ad Anzio (gennaio 1944), l’interesse si concentrò sulla politica, in vista dell’assetto da dare al Paese dopo la guerra. Prevalse la linea moderata di liberali e democratici cristiani, appoggiata dagli alleati, mentre quella più intransigente di socialisti, comunisti e Partito d’Azione, favorevoli all’abolizione della monarchia, fu attenuata dopo la svolta di Salerno operata da Togliatti, leader del Pci (marzo 1944). Ciò rese possibile la formazione di un governo di unità nazionale guidato da Badoglio. Continuavano intanto le stragi naziste (Fosse Ardeatine) e la guerra partigiana.
Dopo aver ripreso l’avanzata nella primavera del 1944, gli alleati liberarono Roma, dove fu creato un nuovo governo presieduto da Bonomi, e giunsero a Firenze (11 agosto), già liberata dai partigiani; si arrestarono però sulla “linea gotica”, mentre l’Italia restava divisa in due tronconi e al Nord continuavano bombardamenti ed eccidi (Marzabotto). Nel frattempo gli Anglo-Americani sbarcavano in Normandia (6 giugno 1944) liberavano la Francia e marciavano alla volta della Germania, verso cui convergevano anche i Sovietici. Nonostante i tracolli militari, Hitler continuava a credere nella vittoria. Ma dopo l’incontro di alleati e Sovietici sull’Elba, l’occupazione sovietica di Berlino e la liberazione d’Italia (25 aprila 1945), la resa della Germania fu inevitabile. Mussolini fu fucilato (28 aprile) e Hitler si suicidò (30 aprile): il crollo del regime nazista e fascista sancì la fine della guerra in Occidente, ma non nel pacifico, dove i Giapponesi non volevano arrendersi. Per stroncare la resistenza, il nuovo presidente americano Truman fece sganciare la bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki (6-9 agosto 1945). Il Giappone fu così costretto a firmare la resa.
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