saggio brefe, la peste

Materie:Tesina
Categoria:Storia

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Testo

“SAGGIO BREVE”
“LA PESTE”

La parola peste deriva dal latino “pestis” che vuol dire peggiore e rappresenta ancora oggi il simbolo assoluto di un morbo mortale, i tre grandi fattori che contribuirono al suo sviluppo furono: la carestia, la guerra, la fame e le epidemie.
La paura nei confronti di un contagio e di una morte inevitabile facevano si che gli individui infetti venivano lasciati al proprio destino e abbandonati anche dai loro familiari, a causa di questa paura i morti non venivano più sepolti e i loro corpi rimanevano in balia degli animali.
Della sua propagazione è responsabile il bacillo che, moltiplicatosi, colpisce il ratto, quest’ ultimo contagia l’ uomo che, stando a contatto con i propri simili, infetta gli altri facendo avvenire così l’ epidemia.
Della peste ne parla anche il Manzoni, cita quella scoppiata nel 1629 nell’ Italia settentrionale.
I fattori di contagio erano i seguenti:
- carestie, generate da mutamenti climatici e anche a causa delle guerre che radevano al suolo i terreni;
-guerra, che con l’ invasione dei popoli stranieri favoriva il contagio;
-terremoti, ce con l’ assestamento del terreno favorivano lo spostarsi dei topi e qui il trasferimento della malattia.
Secondo gli studiosi, l’ arrivo della peste, fu dovuta a causa dello sbarco delle navi che provenivano dal porto commerciale di Caffa in Crimea.
Esistevano due tipi di peste, quella bubbonica e quella polmonare.
Quella bubbonica prendeva questo nome perché apparivano i bubboni, prima rossi, poi nerastri e indicavano che il contagio era avvenuto.
Quando ciò accadeva, succedeva che i bacilli si andavano a localizzare nel sistema linfatico e cominciavano a moltiplicarsi sviluppando le tossine: dopo ventiquattr’ ore si potevano già notare i gonfiori in prossimità dei linfonodi. Quando arrivava la peste vera e propria il malato aveva febbre molto alta, completa perdita delle forze, vomito, diarrea, stato di agitazione e dolori alle braccia e alle gambe.
Se il bubbone non regrediva il malato moriva per infezione, se il bubbone si rompeva e ne fuoriusciva il liquido, la febbre calava e al malato iniziava una lunga convalescenza.
La peste polmonare era caratterizzata da un’ immediata comparsa dei primi sintomi, per questo tipo di peste non veniva coinvolto il sistema linfatico ma quello respiratorio per cui il malato tossiva insistentemente espellendo muco e sangue e quindi il contagio era assicurato.
Da un terzo ad un quarto degli appestati guariva e coloro che ne uscivano vivi erano automaticamente immuni.
Questo motivo spiega anche il perché le altre ondate di peste furono meno disastrose.
Per curare la peste si ricorreva alla tecnica del “salasso” o alle sanguisughe.
Il medico incideva sui bubboni per consentire la fuoriuscita del pus.
Gli uomini del passato associavano la peste come la manifestazione della collera di Dio contro l’ umanità peccatrice; per questo motivo i preti organizzavano grandi processioni per chiedere il perdono divino ignari di diffondere ancora di più la peste.
Nel periodo in cui ci fu il contagio, le classi povere furono coloro che ne pagarono le conseguenze perché i nobili si allontanavano dalla città e si rifugiavano nelle loro ville di campagna, di questo evento ne parla anche il “Decamerone” di Boccaccia.
La fine della peste ebbe come conseguenza una pesante crisi demografica, economica e sociale che solo il passare degli anni riuscì ad aggiustare la situazione.

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