Roma nell'età dei re

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01/07/2010

Roma nell’età dei re

1) Italici, culture indigene e Celti
Tra il XII e il VIII secolo in Italia si presentava un assetto piuttosto articolato con popolazioni assai differenti. L’elemento che accomunava queste popolazioni era l’uso del ferro e di sistemi di scrittura più o meno evoluto. A partire dal XII secolo giunsero in Italia popolazioni dette italiche con un assetto politico di tipo tribale: guidate da un capo militare e praticanti pastorizia, conoscenti la metallurgia e possessori di una notevole efficienza militare. Nell’VIII secolo svilupparono un tipo di scrittura di tipo alfabetico mediata attraverso l’etrusco. Al nord invece c’erano i Celti o Galli provenienti dalla Germania. Erano organizzati in caln guidati da re-guerrieri. La fluidità delle strutture politiche gli permise una rapida espansione territoriale che verrà assorbita dal mondo greco-latino. Vivevano di pastorizia e agricoltura ed erano famosi per la loro efficienza militare che verrà arginata solo dai Etruschi. Non conosceva la scrittura e cominciò a svilupparsi dal IV secolo con la crisi etrusca.

2) Gli etruschi
Popolazione di origine indeuropea che diede vita alla più potente dominazione territoriale prima di Roma. La sua origine è incerta: secondo Erodono vengono dalla Lidia per la somiglianza alfabetica, Dioniso di Alicarnasso li ritiene indigeni ma probabilmente provengono dal Mediterraneo orientale.
Presentavano aspetti differenti rispetto alle popolazioni italiche: erano infatti organizzati in città-stato simili alle polis. Conoscevano la metallurgia e possedevano la Toscana che era ricca di minerali, la civiltà era di tipo mercantile ed erano abili navigatori, la loro fama era quella di pirati. Erano anche abili agricoltori.
Le città sorgevano su un colle, erano rette da mura presidiate da soldati; il cuore della città era il tempio e al centro sorgevano le botteghe dei vari artigiani.
La lingua etrusca rappresentò per secoli un mistero che ne confermo la difficoltà nel stabilire le origini.
Non c’è un assetto politico unitario sono divisi in città indipendenti incapaci di sviluppare un’opera di unificazione. Inesistente rissosità. Legate fra loro in leghe religiose e militari a scopo difensivo --- dodecapoli. Populonia prese la guida e indirizzò l’espansione del mondo etrusco verso la pianura padana. Tra il VII e VI secolo Cere e Veio egemoni. Il lucumone ha funzione religiosa e militare. Le terre migliori si occupano del commercio. Fine VI secolo: oligarchia. Gli Etruschi si scontrano con le popolazioni greche nell’italia meridionale. 474 a.c. Battaglia di Cuma dove perdono gli Etruschi. Fra il V e il VI secolo gli Etruschi vengono sottomessi dai romani.

3) Le colonie di Greci e Cartaginesi
Il dominio cartaginese in Italia è limitato alla Sicilia orientale e alla Sardegna meridionale con le colonie di Caralis, Panoromo e Muzia. Essi contribuirono alla diffusione in occidente dell’uso del ferro, dell’alfabeto e della porpora.
L’abilità militare dei cartaginesi insidiò la stabilità della Magna grecia e della sua popolazione: gli Italioti. Le maggiori città erano Siracusa, Agrigento, Reggio, Catania e Gela. Le polis trattenevano forti scambi commerciali con la madrepatria ed erano conversate da una tirannide, forma che garantiva una forte stabilità fondamentale per fronteggiare le pressioni militari delle popolazioni italiche. Purtroppo poche furono le polis in grado di contrastare la potenza etrusco-cartaginese, l’unica che riuscì a sconfiggerli fu Siracusa, che nel V secolo sottomise anche molte polis Italiote. I siracusani si impegnarono a controllare le polis della Magna Grecia e ampliare i domini sull’Italia meridionale. A tal fine si allearono con i Galli che utilizzavano come mercenari. Nel 480 a.c. Siracusa, alleata con Agrigento, sbaragliò la flotta cartaginese nella battaglia navale di Imera. Nel 474 a.C. sconfisse a Cuma gli Etruschi imponendo un egemonia sul Tirreno meridionale. Tutti i popoli sottomessi, non si assimilarono con le usanze della Magna Grecia e continuarono a combattere segnando il fallimento di Siracusa vanificato anche dall’ascesa di Roma.

4) La fondazione di Roma
I racconti sulla fondazione di Roma sono numerosi e fantasiosi. E’ certo che attorno al 1000 a.C. nel Lazio ci fu un forte sviluppo della civiltà preistorica con testimonianze anche dogiche, e questo testimonia che Roma si sviluppò fra lo scontro e l’incontro di diverse popolazioni: Latine, Sabine, Greche ed Etrusche. Roma sorse in una posizione non molto proficua per l’agricoltura, mentre invece era un punto di incrocio commerciale. La svolta che la fece diventare polis si ha nell’VIII secolo a.C. quando i vari villaggi che si erano sviluppati sui sette colli si unirono dando origine a una nuova realtà culturale.

5) I re latino-sabini: da Romolo ad Anco Marzio
Lo sviluppo dalla metà dell’VIII secolo al settimo continuò formando una vera polis. Ci furono 4 re: dal 753 al 716 Romolo, dal 715 al 672 Numa Pompilio, dal 672 a 640 Tullo Ostilio e dal 640 al 616 Anco Marzio. Il periodo di Romolo è controverso; fonda la città e il senato. Ratto delle sabine (i romani attaccano i sabini per rapire le loro donne e si fondano le due civiltà) → la tradizione dice che questo unì Sabini e Romani. Romolo muore e viene assunto come divinità. Dopo la sua morte c’è un momento di pace in cui introdusse con Numa Pompilio l’adorazione per le divinità Greche. Tullo e Anco Marzio devono la loro fama rispettivamente per la guerra di Albalonga e la costruzione della fortificazioni sul Tevere e la fondazione di Ostia. I poteri del re erano auspicium e imperium, cioè la previsione del futuro tramite segni divini e il comando dell’esercito. Il senato elegge il nuovo re.

6) Il periodo dei re etruschi
Dinastia dei Tarquini, nel 616 sale al trono Tarquinio Prisco, introduce la cultura etrusca a Roma ma non la lingua. Il re assume sempre un carattere più sacro. Vengono costruiti templi, il primo sistema fognario e si iniziò la costruzione del circo massimo. Si introdussero la corona, la toga di porpora, lo scettro con l’aquila e i fasci littori. Morto Tarquinio sale Servio Tullio tra il 578 e il 534. si pensa che salì al trono per usurpazione. La costruzione della città era finita ed era stata circondata da mura. Vennero introdotte nuove leggi per un nuovo ordinamento militare e sociale. Viene introdotto un sistema timocratico nella divisione del censo. Questo fa capire la forza dell’influenza greca. L’ultimo dei tarquini è Tarquinio il Superbo che governò dal 530 al 509. Roma è al momento del suo massimo splendore anche sotto un tiranno. E questo è dovuto anche grazie al rapporto col mondo etrusco.

7) L’avvento della repubblica

Con Tarquinio Il Superbo (530/509) la città raggiunse il massimo splendore, questo è un dato da tener conto, perchè rilevato soprattutto dalle fonti archeologiche, mentre esso è tradizionalmente considerato un governo di dura tirannide.
Egli doveva ricostruire il potere della sua famiglia, contro alle riforme serviane, che dovevano apparire come attentati al governo aristocratico tradizionale. Voleva riaccentrare i poteri per una riorganizzazione delle città dopo un periodo di instabiltà.
Egli arricchì e migliorò roma, una città in forte sviluppo grazie ai rapporti con gli etruschi.

Roma così stava diventando la città egemone del Lazio. Essa si liberò della dominazione etrusca, cacciando il Superbo, probabilmente da alcuni esponenti oligarchici spaventati dalle idee di qst’ultimo. Quindi non ci fu più un re a roma, ma un ordinamento repubblicano, caratterizzato da 2 consoli.
I primi 2 furono: Bruto e Tarquinio Collatino, protagonisti contro il Superbo, il cui figlio aveva violentato la moglie di Collatino, che poi si suicidò.
L’avvento della repubblica segno roma con l’arrico di nuove genti che identificarono con Latini e Sabini. Speugando così l’utilizzo di 2 “capi”, uno per gruppo etnico.
Questo però fece arrivare a una specie di regresso culturale ed economico, e quindi anche ai commerci, sostituiti da attività agricola e dalla pastorizia.

8) Società e istituzioni dell’età monarchica

Roma divisa in 2 nuclei: patrizi e plebei. Le 2 ipotesi più accreditate sono per i patrizi, i discendenti degli stretti collaboratori di Romolo, con rispettive terre migliori. I plebei invece la massa popolare, terre marginali e meno fertili, quindi in una posizione di 2° piano.
Un’altra ipotesi è quella di due gruppi etnici della città, nella quale uno aveva la superiorità.

Distinzione di Romolo in tribù: Tities, Ramnes, Luceres, che forse corrispondono alle 3 etnie latina, sabina e etrusca. Esse erano a loo volta divise in 10 curie, che formavano le legioni. Fornivano all’esercito 100 fanti e 10 cavalieri, testimonianza del limite dell’esercito. I membri delle curie partecipavano ai comizi curiati, assemblea di cittadini per l’elezione del re, col nome proposto dal senato. Sempre erano poste le maggiori decisioni del senato.

Nuovo ordinamento con gli etruschi, non di tipo etnico, ma legato al censo. Timocratico, risentiva dell’influsso delle polis greche, dividendo la popolazione in 5 cassi di reddito. Organizzazione in centurie e trasformazione dell’esercito. Ogni classe doveva offrire rappresentanti per comizi,detti centuriati; sia di armati.

9) La religione a Roma nell’età dei Re

Numa Pompilio rispettoso degli dei, organizzatore di tradizioni e culti religiosi. A lui attribuita la stesura degli elenchi delle divinità venerate e la sistemazioni ufficiale del loro culto pubblico nel pantheon, intorno al IV secolo. Quella più importante è Iuppiter, Giove, poi anche molti altri. Forme di culto basate ancora su un fattore di protezione e tutela delle attività fondamentali, in questo caso l’agricoltura, mentre rimane estranea la percezione della divinità come esaltatrice dello spirito umano.

Il pontefice massimo sceglieva i flamini, i sacerdoti addetti al culto delle divinità. Nell’età repubblicana arcaica (VI/IV) venerati giove, marte e Quirino, romolo divinizzato. Accanto ai collegi sacerdotali c’erano le sacerdotesse, dal culto della dea Vesta, protettrice del focolare domestico. Il collegio quindi interpretava i sogni celesti. Gli auguri erano gli indovini dello stato, eredi e depositari del potere di auspicium, esercitato dal re, grande autorità. I romani erano molto devoti ai Lari domestici, le divinità che proteggevano il capofamiglia e garantivano il benessere, ai Penati, protezione economica della famiglia e ai Mani, gli spirti dei morti. Il culto privato-> capofamiglia in un tempietto (larario) che non poteva mancare in nessuna abitazione romana.

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