Materie: | Appunti |
Categoria: | Storia |
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Testo
“Il mondo è cambiato , deve cambiare ancora . Che vi è di comune tra quello che esiste e quello che fu? […]
Tutto è mutato nell’ordine fisico, tutto deve cambiare nell’ordine morale e politico. La metà della rivoluzione del mondo è già in atto, l’altra metà si deve compiere.
Il popolo francese sembra aver sorpassato di duemila anni il resto della specie umana, si sarebbe tentati quasi di considerarlo come d’una specie differente. L’Europa è in ginocchio dinanzi alle ombre dei tiranni che noi puniamo. In Europa un lavoratore, un artigiano, è un animale ammaestrato per il piacere di un nobile, in Francia i nobili cercano di trasformarsi in lavoratori ed in artigiani e non possono neppure giungere a questo onore. L’Europa non concepisce che si possa vivere senza re, senza nobili; e noi che si possa vivere con loro. L’Europa prodiga il suo sangue per ribadire le catene dell’umanità e noi per spezzarle.”
MAXIMILIEN ROBESPIERRE, dal Discorso alla Convenzione sull’Ente Supremo del 18 fiorile, anno II ( 7 maggio 1794 ).
Questo discorso pronunciato da Robespierre durante la Convenzione sull’Ente Supremo mette in luce quelli che erano gli ideali dell’”Incorruttibile”. Durante la gestione Robespierriana si darà voce alla politica ed agli interessi economici della piccola borghesia. Una delle prerogative di Robespierre e di tutta la piccola borghesia è quella di muoversi cercando di coinvolgere il più possibile la maggioranza della popolazione nella gestione politica. Cosi’ egli cercherà di rappresentare tale presunta maggioranza mediante forme di democrazia diretta secondo i canoni dettati da Rousseau, a volte radicalizzando anche troppo le sue posizioni di difesa degli interessi della sua parte. Fondamento del pensiero di Jean-Jacques Rousseau, tra i maggiori filosofi e scrittori dell’illuminismo, è l’idea che gli uomini siano per natura moralmente buoni e predisposti all’uguaglianza. Convinto che, a causa della civilizzazione, queste caratteristiche fossero venute meno, Rousseau proponeva di rifondare nel diritto l’uguaglianza sociale originaria. Sin dalla comune, esperienza peraltro provvisoria, quindi si agirà secondo criteri di democrazia diretta: infatti la comune stessa prenderà il potere con la forza ritenendo che l’assemblea non fosse più rappresentativa della rivoluzione. Il suffragio universale e il 21 settembre, giorno della proclamazione della repubblica, sono la prima conquista di democrazia. Con la proclamazione della repubblica viene portata a termine anche l’esecuzione del re, risposta radicale quanto indispensabile per il processo rivoluzionario. Andando alla politica di “proposizione” gioverà andare a controllare quali fossero le istanze della base giacobina. Essi erano per l’abolizione totale di ogni retaggio feudale, avevano interesse che fosse attuata una redistribuzione del reddito
( ricordiamo Saint Just:” Occorre che non vi siano né ricchi né poveri … ), portano avanti quindi le prime forme di egualitarismo sociale, e di limitazione della libertà economica muovendosi verso un assetto politico assolutamente antiliberale. Cosi facendo Robespierre rappresentava una posizione estremista nel panorama politico francese. Cosicchè in un paese che ancora andava cercando un suo equilibrio sociale e dove quindi il dibattito politico era molto forte, le opposizioni avrebbero compromesso la riuscita del suo progetto. Assistiamo cosi’ ad un altro dispotismo della libertà adoperato dal Robespierre rivoluzionario e non dal Robespierre politico e diplomatico, poiché oltre ad eliminare l’opposizione di destra, non si accorge del significato politico dell’eliminazione dell’opposizione della sinistra che sarebbe stata durante la reazione Termidoriana humus vitale per l’ideale sociale. Assistiamo anche all’attuazione del “Terrore”, uno strumento atroce, seppur necessario, di salute pubblica, indispensabile per la salvezza della patria e degli ideali della rivoluzione. All’interno della Francia infatti, l’opposizione veniva duramente repressa: il 16 ottobre fu giustiziata Maria Antonietta e, due settimane dopo, 21 girondini; migliaia di monarchici, ecclesiastici, girondini e altri, accusati di attività o simpatie controrivoluzionarie furono processati e mandati al patibolo, per un totale di 2639 esecuzioni, di cui più della metà tra giugno e luglio 1974. Il tribunale di Nantes condannò a morte oltre 8.000 persone in tre mesi e in tutta la Francia si eseguirono quasi 17.000 pene capitali che sommate ai morti nelle prigioni sovraffollate e malsane e ai rivoltosi uccisi sul campo, portarono le vittime del Terrore a circa 40.000 persone. Non si fecero distinzioni: nobili, ecclesiastici, borghesi e soprattutto contadini ed operai furono condannati come renitenti alla leva, disertori, ribelli o responsabili di altri crimini. Al clero, il gruppo proporzionalmente più colpito, fu imposta l’abolizione del calendario giuliano, sostituito da quello repubblicano. In quest’ultimo l’anno era diviso in dodici mesi, ciascuno di trenta giorni, e suddiviso in tre decadi , oltre a cinque giorni aggiunti al mese di fruttidoro; l’ultimo giorno di ogni decade era giorno di riposo. I nomi dei mesi si riferivano agli elementi naturali, escludendo ogni riferimento religioso: vendemmaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germinale, florile, pratile, messiodoro, termidoro, fruttidoro. Il calendario repubblicano fu abolito da Napoleone Bonaparte il 1° gennaio 1806. Il comitato di salute pubblica di Robespierre tentò di riformare la Francia secondo i concetti di umanitarismo, idealismo sociale e patriottismo; nello sforzo di istituire una “repubblica delle virtù”, si enfatizzò la devozione alla nazione e alla vittoria, combattendo corruzione e ribellione. Il 23 novembre 1793 la Comune di Parigi, presto seguita in tutta la Francia , chiuse le chiese, iniziando la predicazione della religione rivoluzionaria nota come “culto della Dea Ragione”. Ad esacerbare ancor di più gli animi fu il maximum sui salari, indispensabile strumento economico contro la bancarotta, che tolse fiducia alla figura di Robespierre, già in crisi per via della legge dei sospetti e per le stragi che ne derivavano. Non si può però non apprezzare la grandezza dell’ideale di Robespierre, i decreti di ventoso, peraltro mai applicati, rivelano infatti la vera matrice sociale ed intellettuale di un eroe della rivoluzione che agì in totale buona fede politica, e per il progresso dei ceti più deboli e pressati.
Concludo citando uno scritto di Immanuel Kant che penso racchiuda il significato politico e morale che ha assunto la rivoluzione francese.
“La Rivoluzione è morale nella sua essenza. Prima perché ogni popolo ha il diritto di darsi la costituzione che vuole, senza l’intervento di una potenza straniera. Poi perché questa costituzione, conforme al diritto e alla moralità, rende impossibile ogni guerra di aggressione e costituisce con ciò una nuova garanzia del progresso dell’umanità. Non si dimenticherà mai un fenomeno simile nella storia del mondo, perché esso ha scoperto nel fondo della natura umana una possibilità di progresso morale che nessun uomo politico aveva mai, fino ad oggi, sospettato. Anche se si dovesse tornare al vecchio regime, queste prime ore di libertà, in quanto testimonianza filosofica, non perderebbero nulla del loro valore.”.
IMMANUEL KANT ,da il conflitto delle facoltà ( 1798 )