Rivoluzione francese

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RIVOLUZIONE FRANCESE
La rivoluzione dure 10 anni. Si può dividere in 3 periodi principali:
1. 5 maggio ’89 → 9-10 agosto ’92 (fase monarchico-costituzionale)
2. 9-10 agosto ’92 → 27 luglio ’94 (fase repubblicano-democratica)
3. 27 luglio ’94 → 9-10 novembre ’99 (fase repubblicano-moderata)

CRISI STRISCIANTE DELL’ASSOLUTISMO
A. Crisi politica;
Morto re Sole (1715), durante il periodo di reggenza di Filippo d’Orléans, a causa di un apparato statale non solido e accentrato, c’è il ritorno politico dell’aristocrazia, prima rilegata a Versailles. L’aristocrazia ottiene concessioni di tipo fiscali e incarichi in denaro in favore del re.
B. Crisi fiscale economica;
Si da una crisi perché, anche per i costi dell’aristocrazia, ci sono più uscite e meno entrate. Per uscire dalla crisi fiscale si dovrebbero mettere in discussione le esenzioni fiscali dei nobili. Ma proprio in questo periodo nel quale lo stato è debole, gli aristocratici riescono a bloccare ogni riforma in questo senso.
Contemporaneamente la società francese è in crisi economica. La produzione agricola è debole. L’apertura dei mercati con l’Inghilterra, poi, crea uno scontento agli artigiani.

Il sovrano convoca nel ’87 un’assemblea di notabili; alla fine il re si rassegna (nel ’88) a convocare gli Stati Generali (convocati il 5 maggio del ’89). Durante le assemblee notabili, gli aristocratici si rendono conto della crisi e sono disposti a rinunciare alcuni privilegi purché gli Stati Generali sanciscano nuovi poteri politici ai nobili (→ Molla della rivoluzione francese, le richieste sono anacronistiche).
La Francia del tempo era composta da circa 24.000.000 di abitanti. Il 1,5 % erano aristocratici. Il 0,5 % facevano parte del clero. Politicamente, però, solo questo 2 % conta.
Nell’assemblea iniziata il 5 maggio ’89 il terzo stato chiede il raddoppio dei propri rappresentanti al Parlamento francese e la modifica del sistema di voto (non più per testa, ma per ordine, con lo stesso potere di voto a tutti).
I nobili ed il clero erano eletti direttamente, mentre i rappresentanti del terzo stato indirettamente.
Il 3° stato raddoppia il numero di rappresentanti, ma non ottiene il cambiamento del sistema di votazione. 580 del 3° stato contro i 380 del clero-aristocrazia.
L’abate Sieyes ed il conte di Mirabeau, anche se appartenenti a “stati” diversi, rappresentano il popolo.
Tra i rappresentanti del clero, la maggioranza proviene dal bassoclero. Della nobiltà 1/3 sono di apertura liberale.

Il 17 giugno il 3° stato si dichiara Assemblea Nazionale e chiede agli altri stati di unirsi a loro (fino a prima ogni stato aveva una propria camera di riunione).
Il 20 giugno il sovrano, per riprendere sotto controllo il tutto, chiude le aule. Il 3° stato si riunisce comunque in una palestra ed arriva ad un giuramento (della pallacorda). Giurano di non sciogliersi fino all’approvazione di una costituzione.
Il 27 giugno anche il clero e dei nobili chiedono un’unica assemblea.
Il 9 luglio l’assemblea nazionale si dichiara Assemblea Nazionale Costituente.
Il 13 luglio si forma una milizia borghese a difesa di questa assemblea perché è stato licenziato il controllore generale delle finanze (Necker) e perché il sovrano sta ammassando delle truppe alle porte di Parigi.
Il 14 luglio il popolo parigino irrompe sulla scena e va verso la Bastiglia (dove c’erano le armi). Nella Bastiglia venivano anche detenuti prigionieri politici. All’inizio, però, non c’era la consapevolezza del valore politico nella presa della Bastiglia; solo a posteriori ha assunto questa simbologia.
La rivoluzione si sposta dalla città di Parigi a tutta la Francia, per la paura di eventuali vendette degli aristocratici.
Si creano dunque tre forze politiche, ognuno con richieste differenti.
- Assemblea costituente.
- Popolo parigino.
- Popolo francese.
Si forma poi la Guardia Nazionale con La Fayette a capo della milizia cittadina.
Il 4 agosto viene abolito il sistema feudale: aboliti i diritti sulle persone, però, per quanto riguarda la terra, la proprietà è sempre dei nobili e si stabilisce la necessità di un riscatto delle terre da parte dei contadini.
Il 26 agosto viene pubblicata la dichiarazione dei diritti degli uomini e dei cittadini; sono proclamati i diritti naturali (prima ed indipendentemente dallo stato); si stabilisce che il fondamento dell’opposizione all’assolutismo non va ricercato nel passato politico, in un quadro storico. Le rivendicazioni della rivoluzione sono estese a tutti gli uomini.
Il 5-6 ottobre si da una nuova sommossa popolare perché nulla finora è stato controfirmato dal re. Tutto è ancora solo su carta (il re s’era rifiutato di firmare). Il popolo (comprese le donne) marciano sulla capitale francese e spostano la dimora del sovrano da Versailles al centro città.
Nascono molti club che discutono di politica:
• Società del ’89 → liberali che si rifanno a La Fayette.
• Club dei cordiglieri
• Società degli amici della Costituzione → (detti anche club dei giacobini) con Robespierre.
Il 2 novembre c’è una requisizione dei beni ecclesiastici per risolvere il problema fiscale. Vengono emessi degli assegnati. I beni ecclesiastici (circa il 10% della Francia) sono venduti ai privati, i quali le pagano con gli assegnati. Questi ultimi sono delle carte emesse dallo Stato con un valore nominale pari ai beni requisiti. Lo stato francese, però, ne emette più di quante terre possono essere vendute. Gli assegnati perdono, quindi, il loro valore.
Lo stato francese riconosce poi il clero come dei semplici funzionari; devono poi giurare fedeltà allo stato.
Il 12 luglio del 1790 viene redatta una costituzione civile del clero. Si creano due tipologie di preti, quelli refrattari (che devono fuggire ai margini della società) e quelli costituzionali. Questo è un grave errore politico perché si costringe il clero a prendere una posizione.
Si procede poi alla costruzione di un nuovo apparato statale.
La Francia viene divisa in 83 dipartimenti o regioni. La città di Parigi è a sua volta suddivisa in 48 sezioni.
Che sia una rivoluzione borghese si capisce dal fatto che il 14 giugno 1791 viene approvata la legge di Le Chapelier; questa proibisce coalizioni operaie (scioperi).
Il 20-21 giugno ’91 il sovrano (che spera in una monarchia assoluta) fugge. Cerca l’aiuto di altri grandi sovrani assoluti per rientrare poi in Francia con una truppa per sedare la rivoluzione. Sventata la fuga, il sovrano viene visto come un traditore. Entra in crisi anche l’idea della monarchia costituzionale e si fa strada l’idea di una repubblica, soprattutto tra i giacobini. La parte moderata (di destra con La Fayette) di questi, però, esce dal club e ne fonda uno nuovo (club dei foglianti) il 16 luglio.
Il 17 luglio, durante una manifestazione a Campo di Marte dei giacobini a favore della repubblica, la guardia nazionale La Fayette spara sulla folla.
Il 3 settembre viene approvata la Costituzione.
L’imperatore di Asburgo e il re di Prussia intanto minacciano i francesi con la dichiarazione di Pinnis a tutela del re di Francia.
Il nuovo sistema elettorale si basa sul censo. Distingue, infatti, due tipologie di cittadini, quelli attivi (pagano le imposte per almeno tre giorni lavorativi) e quelli passivi (3 milioni di francesi, rispetto ai 4 milioni di attivi). Solo i cittadini attivi possiedono il diritto di voto. Il sistema di elezione è indiretto perché in primo grado sono eleggibili i cittadini che pagano un’imposta superiore alle 10 giornate lavorative. Questi votano, in secondo grado, i veri rappresentanti della nuova assemblea legislativa (paganti un’imposta di almeno un marco d’argento).
L’assemblea legislativa dura due anni ed ha potere legislativo. Il potere esecutivo resta nelle mani del sovrano, che nominerà i propri ministri. Possiede inoltre il diritto di veto sull’assemblea.
Il 1 ottobre, sciolta l’assemblea costituente, si riunisce l’assemblea legislativa.
Nel parlamento a destra ci sono i foglianti, al centro i costituzionali ed alla sinistra i giacobini.
La Francia decide di intraprendere un’azione militare perché ritiene instabile nel lungo periodo la forma di governo instauratasi.
Il 20 aprile ’92 dichiara guerra all’Austria. A questa azione militare sono favorevoli:
- Il re (per cercare di perderla e ritornare così ad un governo assoluto).
- I foglianti (solo con una guerra il sovrano ne può uscire con una nuova immagine; i problemi di politica estera, inoltre, sono necessari per distogliere l’attenzione dai problemi interni).
- Una parte dei giacobini (solo con la guerra si possono diffondere le idee rivoluzionarie in Europa e salvare la rivoluzione).
Robespierre è contrario perché teme la possibilità di una dittatura militare (la guerra può soffocare la rivoluzione). Inoltre ritiene che le idee rivoluzionarie non si diffondono con la guerra.
La guerra scoppia e da subito si nota la catastrofe militare francese (prima l’esercito era comandato dall’aristocrazia).
Il re, il 11 giugno del ’92, pone il veto alla formazione di copri volontari per la difesa e alla deportazione dei preti refrattari (pone il veto su qualsiasi proposta che possa favorire la vittoria francese).
Il 20 giugno i Sanculotti (il popolo parigino, ovvero coloro che non indossavano le culottes-mutande) invadono il palazzo reale, ma il re non cede dalle posizioni.
A Parigi 47 sezioni su 48 chiedono la deposizione del re.
Il 9-10 agosto ’92, conquistata Parigi e dopo aver destrutturato il vecchio apparato, vengono create nuove strutture amministrative, come “La comune”.
La Fayette esce dalla scena politica quando decide di marciare su Parigi, ma il suo esercito resta a combattere sul fronte.
Dal 2 al 6 settembre si dà l’assalto alle carceri con la cacciata dei nobili e dei preti refrattari.
Il 20 settembre l’esercito francese per la prima volta non scappa davanti ai nemici e vince a Valmi. Lo stesso giorno si dà l’elezione della Convenzione nazionale con suffragio “universale”. Il primo obiettivo è la formazione di una nuova costituzione.
Il 21 settembre viene abolita la monarchia e proclamata la repubblica.
Fino al novembre del ’95 il potere esecutivo rimane nelle mani di organismi straordinari provvisori.
Il 22 settembre nasce la repubblica francese.
I nuovi obiettivi sono:
• La relazione che si deve dare tra la convenzione nazionale, il popolo, i Sanculotti e La Comune.
I Girondini (destra) vogliono frenare le aspettative del popolo.
I Giacobini Montagnardi (sinistra), ritenendo che la forza della rivoluzione stai nel popolo, vogliono rimanere in stretto contatto con i rivoluzionari.
• Cosa fare del sovrano;
I Girondini vogliono un accordo – compromesso con il re, ma non la sua morte.
I Giacobini propugnano la morte del sovrano, ritenendolo possibile rischio per il ritorno al passato.
Nel novembre del ’92 si danno le prime vittorie francesi, con la conquista del Belgio.
Il 20 gennaio ’93 il re è condannato e il giorno successivo viene decapitato.
Per la decapitazione di Luigi XVI, L’Inghilterra e i Paesi Bassi dichiarano guerra ai francesi il 1° febbraio.
Nel febbraio del ’93 si forma la prima coalizione anti francese promossa dagli inglesi perché la Francia mette in discussione il primato economico dell’Inghilterra con la conquista del Belgio.
I francesi si ritornavo contro tutti gli stati europei (esclusi Russia, Svizzera e paesi Scandinavi).
Nel marzo del ’93 si dà la controrivoluzione di Vandea (regione molto tradizionalista).
Il 18 marzo la Francia perde il Belgio e si ritrova i nemici sui confini.

Il 5-6 aprile ’93 si forma un’alleanza tra la palude (centro) ed i Giacobini Montagnardi perché ritengono l’unica soluzione per mantenere in vita la rivoluzione. Creano subito un nuova organo esecutivo provvisorio: il Comitato di salute pubblica. Questo è composto da 9 membri (senza Robespierre) con Danton (giacobino moderato). Serve soprattutto per risolvere alcuni problemi finanziari e per andare incontro alle richieste del popolo.
Il 4 maggio ’93 per quanto riguarda il prezzo dei cereali viene emanata la “Maximum dipartimentale”, che ne limita superiormente il prezzo.
Il 2 giugno ’93 nel Parlamento viene votato l’arresto dei Girondini (ma erano già fuggiti). Si intensifica così l’alleanza tra i Giacobini ed i Sanculotti. I Giacobini ottennero il controllo di 60 regioni su 82.
Il comitato di salute pubblica seda i ribelli Girondini, frena gli stranieri e seda in parte i controrivoluzionari.
Il 24 giugno viene redatta una nuova Costituzione Democratica detta dell’anno I (ma non entrerà mai in vigore).
Il 27 luglio vengono rafforzati i poteri del comitato di Salute pubblica. I membri sono aumentati fino a 12; escono i Giacobini moderati ed entrano esponenti più radicali (tra i quali c’è Robespierre); esce Danton.
Il 4-5 settembre dopo una nuova sollevazione dei Sanculotti, viene imposta una “Maximum generale” (che coinvolge gli stipendi e gli affitti).
Il 17 settembre viene approvata la legge dei sospetti con la quale si dà maggior potere al tribunale rivoluzionario.

Nella Francia governata da una minoranza di Giacobini e Sanculotti si dà una politica molto corrotta ed un grande uso della ghigliottina.
Il movimento detto federalista, nato per opporsi alla politica della Montagna e per ridimensionare l’importanza di Parigi come regione (non volevano creare una federazione), causò solo esecuzioni di massa nelle regioni dove i Giacobini avevano riacquistato il potere e la fine degli Arrabbiati.
Il 5 ottobre entrò in vigore il calendario rivoluzionario (inizia il 22 settembre ’92).
Il 16 ottobre, l’esercito riformato da Carnot, vinse in Belgio.
Anche i controrivoluzionari vandeiani furono debellati. Il 17 ottobre del ’93 subirono la decisiva sconfitta. La regione della Vandea fu sottoposta ad un regime durissimo.
Il 14 marzo ’94 vengono eliminati gli Ebertisti; Robespierre fa poi fuori l’ala destra dei Montagnardi con gli Indulgenti.
Il 10 giugno ’94 inizia la guerra del grande terrore.
I Giacobini, impegnati in fratture interne, devono affrontare la rottura con i Sanculotti.
→ Nei primi mesi del ’84, in pratica i federalisti sono messi a tacere, la questione della Vandea non è più incandescente e si ottengono anche vittorie militari grazie all’esercito ristrutturato da Carnot.
Grazie alle nuove condizioni la rivoluzione non è più in pericolo. Da parte di Robespierre è sempre forte il disegno politico per la battaglia contro la corruzione e per risolvere problemi finanziari.
Il 26 giugno si dà una vittoria sul fronte belga.
Inizia poi a farsi strada l’idea di staccarsi da Robespierre (ritenuto un dittatore, ma in realtà ogni decisione viene votata dal Comitato di Salute Pubblica). Viene poi meno l’accordo tra pianura e giacobini e Robespierre esce meno dal comitato.
Il 27 luglio ’94 si dà la congiura termidoriana (il 9-10 termidoro) con la quale viene presa la decisione dell’arresto di Robespierre.
I Sanculotti tentano l’insurrezione, ma ottengono il consenso di sole 16 sezioni su 48. Riescono a salvare Robespierre ma non hanno la forza per mutare la convenzione.
Il 28 luglio ghigliottinano Robespierre. Finisce il periodo del grande terrore.
→ terrore bianco con la caccia al giacobino.
Vengono meno tutte le riforme economiche promosse nell’ultimo biennio.
Tutti i tumulti dei giacobini vengono sedati. L’11 novembre ’94 ne viene chiuso il club.
Tra aprile e luglio del ’95 si raggiunge la pace con Prussia, Spagna, Toscana… e la guerra rimane solo contro Inghilterra e Asburgo.
Il 22 agosto ’95 viene redatta la costituzione dell’anno III, con la quale inizia la fase di una repubblica moderata. In questo testo, oltre a richiamarsi a diritti, ci si richiama anche ai doveri dell’uomo. Entra in vigore in ottobre. Prevede una legge elettorale con carattere censitario. Il potere legislativo è nelle mani di due assemblee o camere: il consiglio degli anziani e il consiglio dei 500. Con queste due camere l’approvazione delle leggi è ritardata (serve così come funzione conservatrice, ma anche per un migliore esame legislativo). Il potere esecutivo è nelle mani di un direttorio con 5 direttori. Questa costituzione è molto fragile perché contiene già in sé gli elementi della crisi. L’elezione dei membri, infatti, avviene per 1/5 ogni anno, per non avere un passaggio brusco di equilibrio politico; il clima politico, in realtà, è instabile perché si è sempre in elezione.
Il 5 ottobre si dà la insurrezione realista.
Il 26 ottobre si dà l’insediamento del direttorio. Si ritiene da subito che con il criterio censitario gli equilibri politici potrebbero premiare i monarchici, si stabilisce che i 2/3 dei componenti delle assemblee sia costituito dai rappresentanti della convenzione.
Il direttorio adotta una politica pendolare, perché cerca il consenso prima della sinistra, poi della destra per mantenere l’equilibrio.
Nel marzo del ’96 rincomincia la guerra con inglesi e Asburgo. L’obiettivo del direttorio è sconfiggere gli Asburgo. Con funzione di disturbo, l’armata comandata da Napoleone Bonaparte.
Nel aprile del ’96 firmò l’armistizio di Cherasco, detta poi pace di Parigi con il re di Sardegna; Napoleone ottenne dai piemontesi la Savoia e Nizza.
Nella primavera del ’76 c’è il tentativo rivoluzionario, sotto forma di congiura, da parte dei giacobini vicini ad idee socialistiche (il concetto dell’uguaglianza sul piano politico e soprattutto economico). Propongono una rivoluzione che mira all’eliminazione della proprietà. Questa congiura, detta di Babeuf, viene fermata con l’arresti in data 10 maggio dei Babeuf, il capo. Solo Filippo Buonarroti riesce a sfuggire alla cattura; diviene testimone ideale di quanto avvenuto in Francia durante la restaurazione; pubblico il libro “La congiura degli eguali”.
Napoleone agli inizi del ’97 ottenne vittorie decisive anche sugli austriaci. Lo stesso Papa Pio VI nel febbraio del ’97 con il trattato di Tolentino sancisce il dominio francese sul romagnolo.
Nell’aprile del ’97 Napoleone fa un armistizio, preliminare della pace a Leoben.
Il 4 settembre ’97 – il 18 fruttidoro – Parigi su occupata sotto un colpo di stato anti monarchico. Nell’aprile del ’97 si erano date, infatti, le elezioni politiche che avevano portato al rinnovo di 1/3 del consiglio, favorendo, però, la destra monarchica. Questo colpo di stato è della maggioranza del direttorio con l’appoggio delle truppe e di Napoleone. Vengono cassate (annullate) le elezioni politiche.
Napoleone, il 17 ottobre del ’97, firma la pace di Campoformio con l’Austria. Si stabilisce la Francia in Lombardia, Emilia, Belgio ed alla sinistra del Reno. All’Austria spetta il Veneto, l’Istria, la Dalmazia. È importante perché con questa pace viene sancita la fine della repubblica veneziana. Un’altra osservazione importante: la pace non è firmata dal Direttorio, bensì da Napoleone.
Il 11 maggio ’98 (22 fiorile) il Direttorio annulla anche le elezioni date nell’aprile del ’98 perché, questa volta, i Giacobini hanno ottenuto più consenso (questa volta non è necessario di un colpo di stato perché i Giacobini sono molto deboli).
L’unico nemico della Francia ora è L’Inghilterra. Il progetto politico mira a mettere in discussione il suo dominio economico. Nel maggio del ’98 si dà la campagna in Egitto per colpire il dominio inglese in Asia minore e per costringerla ad un accordo. Il 1° agosto si dà la prima sconfitta militare francese con la disfatta a Abukir grazie all’ammiraglio Nelson.
Si crea poi la seconda coalizione anti francese composta da Inghilterra, Russia, Prussia, Austria, Turchia, Regno di Napoli.
Tra il ’96 ed il ’98 si creano molte repubbliche “giacobine” in Italia. Nascono per la presenza dell’esercito francese. Sono “giacobine” perché hanno la volontà di rinnovamento, anche se non c’è affatto il rischio di un ritorno di giacobini come forza politica (sono troppo deboli).
Approfittando della lontananza di Napoleone e del suo esercito, la seconda coalizione attacca la Francia in Europa. Nell’aprile del ’99 i francesi ripiegano verso l’Italia e la Germania. Cadono intanto le varie repubbliche italiane (Cisalpina, Ligure, Transalpina, Romana, Partenopea…).

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