Resistenza partigiana

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Testo

Michela Giglio-Meina
Classe III B
S.M.S. di Ivrea
LA RESISTENZA
Resistenza è il nome dato al movimento nato nel corso della seconda guerra mondiale contro l'occupazione delle truppe tedesche e italiane in Europa e contro l'occupazione giapponese in Estremo Oriente e Oceania.
In Europa non si limitò ad essere movimento di liberazione nazionale contro l'occupante, ma spinse i gruppi antifascisti a battersi contro i sostenitori dei governi fantoccio creati in quasi tutti i territori occupati dalle forze dell'Asse. Da ciò nacquero gruppi di antifascisti che assunsero quasi dovunque la direzione del movimento di liberazione nazionale. Dapprima fu un fenomeno passivo di disubbidienza civile e di resistenza morale, quindi alla lotta, alimentata da giornali clandestini, parteciparono sempre più le masse operaie e contadine con scioperi, allo scopo di ostacolare la produzione bellica; infine in varie nazioni divenne una vera e propria guerriglia. In vari paesi (essenzialmente dell'Europa orientale in cui l'influenza dell'URSS era più forte) la lotta coincise con lo sforzo per abbattere strutture sociali ed economiche arretrate e regimi conservatori preesistenti.
Storia
La tecnica della guerra partigiana
Le prime forme di lotta furono la resistenza passiva e il sabotaggio; quando si passò ad azioni di “guerra” vere e proprie, i partigiani dovettero elaborare una strategia militare particolare. Gli occupanti infatti non riconoscevano al partigiano prigioniero nessuno dei diritti previsti dal codice internazionale di guerra, e la durezza della repressione contro le “attività ribelli” raggiunse gradi di estremo rigore. L’organizzazione clandestina riuscì a lottare contro le forze naziste grazie alla solidarietà ed agli aiuti ricevuti dalla popolazione civile. Gli elementi collaborazionisti dovevano diventare per i partigiani obiettivo di rappresaglia che giungeva fino all'eliminazione fisica dei singoli individui. Il primo passo sulla via della lotta armata era rappresentato dall'attacco ai presidi isolati, soprattutto per procurarsi le armi; poi vi era un’attività di spionaggio militare a favore degli Alleati e la mobilitazione delle masse per spingerle agli scioperi e al sabotaggio.
Rapporti con gli Alleati
L'appoggio delle potenze alleate fu di grande aiuto alla lotta partigiana. Londra, sede di numerosi governi in esilio di paesi occupati, offrì con le trasmissioni della BBC informazioni, notizie, parole d'ordine per il collegamento e il coordinamento delle azioni partigiane. Sul piano dei rifornimenti militari (paracadutati per via aerea) il governo inglese si impegnò a fondo. L'URSS, che aveva da sostenere un movimento partigiano nelle retrovie nemiche sul proprio territorio nazionale, svolse un'analoga funzione per i paesi dell'Europa orientale nella seconda fase della guerra. Gli Stati Uniti si occuparono essenzialmente del teatro di guerra dell’Estremo Oriente. Va notato tuttavia che, soprattutto nel caso della Gran Bretagna, l'indirizzo prevalente era quello di chiedere alle forze della Resistenza un'azione di sabotaggio subordinata al piano militare alleato, evitando le iniziative su vasta scala.
Europa occidentale
Nei paesi dell'Europa occidentale, con l'eccezione della Francia e dell'Italia, la lotta clandestina ebbe per lo più i caratteri della resistenza ideologica e morale e si svolse prevalentemente con azioni di sabotaggio e di spionaggio a favore degli Alleati.
Norvegia
Il fallimento del tentativo hitleriano di catturare la famiglia reale al momento dell'invasione impedì al governo fantoccio filonazista di ottenere una veste almeno formalmente legittima. La Resistenza norvegese diede vita a un'organizzazione clandestina che compì vaste azioni di sabotaggio e fornì agli Inglesi una rete di informatori molto efficace. L'organizzazione continuò ad agire fino alla sconfitta dell'invasore.
Danimarca
La nascita della Resistenza fu un fatto molto lento, e cominciò dal semplice rifiuto di aderire all'ideologia nazista; nel 1943 il governo si sciolse spontaneamente e l'autorità passò a un Consiglio danese libero, clandestino. Furono armate bande, destinate alla difesa degli impianti industriali.
Paesi Bassi
La fuga della legittima autorità a Londra privò i Tedeschi dell'appoggio di un governo fantoccio rivestito di una qualsiasi autorità. Non poté svilupparsi un'attività ribellistica, e anche le azioni di sabotaggio rimasero limitate.
Belgio
Il filonazismo del partito nazionalista fiammingo costituì un grosso ostacolo per lo sviluppo del movimento di resistenza. Tra i gruppi clandestini costituitisi, i maggiori facevano capo al Fronte d'indipendenza, d'ispirazione comunista.
Francia
Dopo l'armistizio del giugno 1940 la lotta riprese grazie al generale De Gaulle, rifugiatosi a Londra. Dapprima i Francesi antifascisti, ai quali lanciava appelli da Radio Londra, e poi gli Alleati lo riconobbero come legittimo rappresentante del suo Paese. Forze francesi poterono così ricostituirsi in Gran Bretagna e nelle colonie. All'interno della Francia, sia nella zona direttamente occupata, sia nella repubblica di Vichy, le forze antifasciste cominciarono ad organizzarsi anche contro il governo Pétain che, sostenuto dalla destra, si schierava sempre più al fianco dei Tedeschi. Nei territori occupati nacquero organizzazioni partigiane e i diversi partiti, soprattutto quelli di sinistra, iniziarono un'attivissima propaganda attraverso la stampa clandestina, assai diffusa. Mentre nel Nord Africa, dove s'era insediato il governo della Francia libera, nel giugno 1943 veniva costituito il Comitato francese di liberazione nazionale diretto dai generali Giraud e De Gaulle, la Resistenza all'interno andò rafforzando il suo apparato propagandistico, la rete d'informazione, le bande armate (i maquis). Nel 1944 agivano ormai nelle zone montane del Giura, delle Alpi e del Massiccio Centrale gruppi di partigiani ottimamente organizzati. Con lo sbarco in Normandia (giugno 1944) l'area d’intervento e i compiti di questi gruppi, in via di rapido potenziamento, si allargarono, ed essi assunsero numerose iniziative che precedettero la stessa azione militare alleata.
Italia
La Resistenza assunse in Italia caratteri particolari rispetto a tutti gli altri paesi europei. Come lotta armata essa nacque dopo la dissoluzione dell'esercito, rimasto senza capi e direttive in seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943. Mentre i Tedeschi occupavano l’Italia e disarmavano oltre mezzo milione di soldati, avviandoli nei campi di concentramento, si verificarono alcuni episodi di lotta popolare contro l'ex alleato in territorio nazionale. Il 9 settembre 1943 si costituì a Roma il Comitato di liberazione nazionale (CLN), che raggruppava i principali partiti antifascisti (DC, PCI, PLI, PSIUP, partito d'azione, PRI e democrazia del lavoro).
La guerriglia armata, condotta dapprima da bande sparse nelle Marche, in Toscana, nel Cuneese, nell'Ossola, nelle Prealpi Lombarde, nel Friuli e nella Venezia Giulia, conobbe inizi abbastanza difficili. Spesso, infatti, questi primi gruppi erano costituiti da militari sbandati, i quali peraltro riuscirono talora ad impegnare duramente il nemico. Tra la fine del 1943 e gli inizi del 1944 cominciarono a sorgere le prime grosse formazioni partigiane (“Giustizia e Libertà”, “Garibaldi”, “Matteotti”, “Fiamme verdi”, “Brigate del Popolo”), collegate da comandi regionali, i quali facevano capo ad un comando militare designato dal CLN dell'Alta Italia (CLNAI). L'estate del 1944 segnò una serie di notevoli successi per le forze partigiane; accanto all'attività di guerriglia si svilupparono anche notevoli movimenti di massa, gli scioperi del marzo 1944 nell'alta Italia, dai quali venne un grave colpo al prestigio politico della repubblica di Salò. I partigiani ottennero riconoscimenti ufficiali da parte degli stessi Alleati, soprattutto grazie alle operazioni che portarono alla liberazione di Firenze (agosto 1944). Nel cuore del territorio occupato sorsero zone libere (estate-autunno 1944) sotto la diretta amministrazione partigiana (Alto Monferrato, Val d'Ossola, Carnia, Montefiorino, ecc.) in cui si cercò di dar vita a forme democratiche di autogoverno popolare. Nel novembre 1944 l'arresto delle operazioni militari alleate segnò una profonda crisi per le forze partigiane. Pur non cessando l'attività politica, propagandistica e di sabotaggio, le operazioni militari subirono così un grave colpo per la difficoltà di ottenere rifornimenti e per le avverse condizioni meteorologiche. Le grosse formazioni della montagna, anche per sfuggire ai massicci rastrellamenti dei nazifascisti (che, nel tentativo di frenare l'azione dei partigiani e l'appoggio dato a questi ultimi dalla popolazione, effettuarono feroci e sanguinose rappresaglie [Fosse Ardeatine, Boves, Marzabotto]), furono costrette a scendere in pianura. Nonostante le difficoltà, la mimetizzazione in pianura (la cosiddetta “pianurizzazione”) poté essere compiuta in modo tale da permettere, non appena superata la fase più rigida del clima invernale, la rapida ricostituzione, a partire dal febbraio, in coincidenza con la vittoriosa offensiva alleata, delle formazioni e la ripresa delle ostilità con nuovo vigore. Il crollo definitivo della struttura bellica nazifascista (colpita da una nuova ondata di scioperi nella primavera del 1945) avvenne anche per merito delle formazioni partigiane che, anticipando l'avanzata delle forze anglo-americane, diedero il via, nell'ultima decade dell'aprile 1945, all'insurrezione generale nell'alta Italia, rallentando i movimenti di ritirata delle forze tedesche e soprattutto impedendo le distruzioni degli impianti industriali. Secondo dati ufficiali i caduti italiani in territorio nazionale che operarono nelle file della Resistenza sono stati 35.828, i mutilati e invalidi 21.168, i civili uccisi per rappresaglia 9.980.
Germania
I successi diplomatici e militari dei nazisti e l'onnipresente Gestapo avevano in pratica messo a tacere ogni opposizione. Quando le sorti della Germania cominciarono a vacillare si costituirono nel paese gruppi d'opposizione e alcuni militari organizzarono complotti per eliminare Hitler. Ma il fallito attentato del 20 luglio 1944, seguito da una feroce repressione, eliminò i maggiori esponenti dell'opposizione. In realtà i nuclei antinazisti non riuscirono a far presa sulla popolazione e anche se in alcune città avvennero negli ultimi giorni di guerra episodi di lotta contro reparti tedeschi decisi a non cedere, non si può tuttavia parlare per la Germania di un vero movimento di Resistenza.
Europa orientale
Nell’ambito del cosiddetto “nuovo ordine” nazista l'Europa orientale era destinata ad essere il terreno per l'espansione delle popolazioni germaniche, secondo le teorie espresse da Hitler. Deportazioni in massa e campi di sterminio (gli ebrei erano numerosi in questi paesi) contrassegnarono un regime d'occupazione particolarmente duro e spietato.
Cecoslovacchia
Occupato dai nazisti nel 1939, il paese conobbe una precoce resistenza. Nel 1940 e nel 1941 vi furono grandi manifestazioni d'opposizione popolare, mentre divenivano sempre più frequenti gli attentati. Con l'entrata in guerra dell'URSS, il movimento si rafforzò.
Polonia
La politica nazista nei territori polacchi fu contrassegnata da un estremo rigore, ma deportazioni e massacri su larga scala non riuscirono a piegare la volontà di resistenza dei Polacchi. All'interno della Polonia le forze partigiane cominciarono ad organizzarsi a partire dal 1940. Dopo l'attacco tedesco all'URSS nacquero accordi russo-polacchi. L'episodio più drammatico della resistenza polacca fu rappresentato dall'insurrezione di Varsavia, che non fu però appoggiata dalle truppe russe. Gli insorti cercarono di resistere, ma i Tedeschi distrussero la città
URSS
Nei territori sovietici la lotta partigiana si legò alle operazioni militari delle forze dell'Armata rossa. Quando l'Armata rossa iniziò la serie di offensive vittoriose che segnarono l'inizio del crollo del III Reich, l'attività delle unità partigiane ostacolò in modo talora determinante i movimenti delle forze tedesche.
Ivrea
Il sabotaggio al ponte ferroviario di Ivrea: un bel regalo di Natale agli Eporediesi!!!
Durante l’occupazione tedesca la linea ferroviaria Torino - Aosta era percorsa da treni merci che trasportavano materiale bellico prodotto alla Cogne di Aosta, indispensabile ai Tedeschi per la loro guerra.
Gli Alleati decisero di bloccare questo rifornimento bellico nazifascista bombardando i ponti della ferrovia, tra cui quello di Ivrea.
Il bombardamento avrebbe però causato gravi danni alla città e ai suoi abitanti. Entrarono in campo a questo punto alcuni partigiani eporediesi, guidati da Mario Pelizari (detto Alimiro) che decisero di “far saltare” il ponte, salvando Ivrea dal bombardamento.
Gli Alleati fornirono il materiale necessario, paracadutandolo sul Monbarone: filo detonatore ed esplosivo per costruire le bombe.
La notte del 23 dicembre1944 Alimiro e 7 compagni, eludendo la sorveglianza delle sentinelle fasciste e tedesche, raggiunsero il ponte e sistemarono le bombe sulle due fiancate. Terminato il lavoro, cautamente si allontanarono dalla zona e si recarono sul colle nei pressi del Redentore (Salesiani).Iniziò una lunga attesa; dopo 40 minuti non era ancora accaduto nulla. Un treno passeggeri stava per partire verso Aosta. I partigiani erano angosciati, Alimiro pensava di scendere al ponte e, nonostante il pericolo, accendere la miccia. Finalmente un lampo accecante fu seguito da uno scoppio tremendo. Il ponte di ferro si spezzò !!!
La linea ferroviaria venne interrotta e Ivrea non dovette subire i bombardamenti.
I partigiani eporediesi vivevano ovviamente nella clandestinità perciò Alimiro, che desiderava far conoscere ai cittadini il motivo della distruzione del ponte, scrisse un “Dialogo tra tre ponti e una trota” e lo divulgò

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