Pompei e la villa dei Misteri

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Categoria:Storia

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Testo

Pompei
Pompei è un’antica città della Campania, situata alla foce del fiume Sarno, pochi chilometri a sud del Vesuvio, tra Ercolano e Stabia. Fu fondata intorno al 600 a.C.

La città, al centro di una fertile pianura, era un importante nodo commerciale e costituiva lo sbocco sul mare per Nola e altre città dell'entroterra.
Fu sepolta, con Ercolano e Stabia, nel 79 d.C. da un'eruzione del Vesuvio.
Gli scavi e i reperti archeologici
Per oltre 1500 anni Pompei restò sotto cumuli di cenere, fino a quando, a partire dal 1748, il governo borbonico di Napoli intraprese campagne sistematiche di scavo. Fra Otto e Novecento furono riportati alla luce il quartiere del foro e altre ampie porzioni della città.
Pompei è tuttora oggetto di scavi e ricerche archeologiche; più di un quarto dell'antica città è infatti ancora sepolto. Gli oggetti rinvenuti sono in buono stato di conservazione. Essi costituiscono spesso preziose testimonianze della vita quotidiana: dal pane appena sfornato ai graffiti sui muri, alle pitture che fungevano da manifesti elettorali.
La cenere e i lapilli che caddero abbondantissimi sulla città durante l’eruzione formarono una sorta di protezione ermetica che mantenne pressoché intatti gli edifici coperti (palazzi pubblici, templi, teatri, terme, botteghe, abitazioni private) insieme ai resti delle circa duemila vittime: uomini e donne in fuga, bambini, gladiatori, cani.

Coloro che non riuscirono a fuggire durante l'eruzione del Vesuvio morirono avvelenati dai gas del vulcano e furono ben presto ricoperti da uno strato di cenere. Col passare dei secoli, mentre la cenere raffreddava i corpi si riducevano in polvere: ma la loro sagoma era rimasta ormai indelebilmente impressa sulla cenere, nella posizione stessa in cui la morte li aveva colti. Gli archeologi poterono così colare, attraverso alcuni fori, gesso liquido nella cavità che era venuta a formarsi, ottenendo calchi perfetti dei corpi degli sventurati pompeiani sorpresi dalla pioggia di cenere e lapilli.
Numerosi abitanti sfuggirono tuttavia all'eruzione e in seguito tornarono tra le macerie per recuperare quanto possibile: ciononostante, moltissimi oggetti di valore rimasero sepolti e sigillati sotto la cenere e sono stati riportati alla luce solo recentemente.
Alcune delle abitazioni rinvenute risultano particolarmente ampie e lussuose, come le case dette del Fauno, del Labirinto, degli Amorini dorati, del Menandro, dei Vettii, di Sallustio, del Chirurgo. Fuori dalle porte principali della città si trovano le necropoli, ad esempio a Porta Nocera e a Porta Ercolano, lungo la via dei Sepolcri, sulla quale si affacciano anche le ville suburbane più sontuose (ad esempio quella di Diomede e quella dei Misteri).

La villa dei Misteri
La Villa dei misteri non era una vera e propria villa, ma una residenza signorile, una domus. Fu costruita nel II secolo a.C. in posizione panoramica con sale dipinte e giardini pensili.
È la più bella costruzione fuori le mura della città. E' dedicata a Dioniso, dio del vino.
La Villa dei Misteri a Pompei costituisce uno dei migliori esempi di ville suburbane, signorili e rustiche insieme, che sorsero numerose nel territorio vesuviano, unendo la parte residenziale lussuosa, ad una zona produttiva.
Il primo impianto della villa risale al II secolo avanti Cristo, e successivamente essa subì vari ampliamenti e rifacimenti. Dopo il terremoto dell'anno 62 decadde a villa rustica.
Lo scavo della Villa, condotto fra il 1909 e il 1910 dallo stesso proprietario del terreno dove fu scoperto l'importante edificio, fu ripreso in modo scientifico negli anni 1929 1930.
Fin dal primo momento la scoperta suscitò il più vivo interesse, grazie soprattutto al ritrovamento di un ciclo pittorico importantissimo, da cui la villa prende il nome, e sulla cui interpretazione oggi ancora si discute. Nel corso dello scavo non fu recuperata molto suppellettile, né oggetti di lusso, come ci si sarebbe aspettati da una dimora tanto signorile.
Ciò ha indotto gli studiosi a supporre che il settore padronale della Villa non fosse abitato al momento dell'eruzione, forse a causa dei lavori di ristrutturazione che vi si stavano eseguendo. Al contrario la presenza di numerosi attrezzi agricoli e di altro materiale, ha dimostrato che la parte rustica era abitata, così come gli alloggi per gli schiavi.
Questo dato è stato confermato anche dal ritrovamento di scheletri umani - molto probabilmente si trattava di personale di servizio - tornati alla luce proprio nella parte servile della casa. Una prima vittima si rinvenne nel vestibolo d'ingresso della Villa. Vi si riconobbe il corpo di una giovinetta che forse aveva cercato di uscire di casa per tentare una via di scampo attraverso i campi, ma era stata soffocata dalla nube di cenere e gas sprigionatasi dal vulcano nelle ultime fasi dell'eruzione.
Il corpo di un uomo fu invece ritrovato in uno stanzino, dove si era rifugiato sperando di ripararsi dalla tempesta di ceneri e lapilli che imperversava fuori.
Altre tre donne si erano rifugiate nelle stanze del piano superiore del vestibolo. Sotto il peso dei lapilli le scale erano crollate, lasciando le sventurate tagliate fuori da ogni possibilità di fuga. In seguito l'intero pavimento della stanza crollò ed i corpi precipitarono nell'ambiente sottostante, dove furono ritrovati dagli scavatori. Infine altri quattro corpi furono trovati nel criptoportico della Villa.
La Villa dei Misteri é forse l'edificio più noto ed ammirato di Pompei, e non senza motivo, sia perché é il più bello e completo esempio di una grande villa suburbana, sia perché i suoi vari ambienti sono decorati con pitture di alto livello artistico, in particolare la sala tricliniare dove vi é il grandioso fregio figurato che ha dato il nome alla villa. In questo fregio sono rappresentate dieci scene in cui si è voluta riconoscere la rappresentazione di riti misterici. L'interpretazione di queste scene è in realtà piuttosto problematica. Si è pensato anche alla rappresentazione di uno spettacolo di mimi o al ricordo dei preparativi per il matrimonio di una donna.

Non si è raggiunta una soluzione definitiva, ma sono comunque sicuramente raffigurati nell'affresco Dioniso ubriaco con Arianna o Venere sulla parete di fondo, Pan e Aura (il vento) sulla parete sinistra con le quattro Stagioni.
La decorazione parietale dipinta é di disuguale interesse e rispecchia le diverse fasi della vita dell'edificio e le diverse destinazioni che esso ebbe.
I dipinti di secondo stile furono risparmiati dai rimaneggiamenti che la villa ebbe nel suo ultimo periodo. Di tale stile é un cubicolo con figure connesse con il mito ed il culto di Dioniso. Il grande fregio della sala appartiene anch'esso al secondo stile e costituisce l'esempio più completo di un particolare tipo di decorazione che raramente s'incontra nella pittura di quell'epoca.
Lo scavo, iniziato nel 1909-10 non é ancora completato, ma ne resta sotterra soltanto una piccola parte che si presume poco possa aggiungere a quanto già conosciamo.

Esempio